“Come primo ministro, Mario Monti ha promesso riforme e ha finito per aumentare le tasse. Il suo governo ha tentato di introdurre riforme modeste ma che sono state annacquate fino a divenire macroeconomicamente insignificanti.”
Munchau, ieri, Financial Times
“L’evidenza empirica – ammesso che tale metodo interessi ancora qualcuno in questo dibattito – dimostra che tagli di spesa, accompagnati da liberalizzazioni e riforme nel mercato dei beni e del lavoro comportano costi di gran lunga inferiori (in alcuni casi addirittura nessun costo) rispetto ad aumenti di imposte. Se il governo Monti avesse perseguito l’austerità in questo modo, cioè tagliando la spesa, la recessione sarebbe stata molto meno grave… Mario Monti – lo ripetiamo da oltre un anno – avrebbe dovuto correggere i conti pubblici in modo diverso, tagliando la spesa anziché limitarsi ad aumentare le tasse.”
Alesina e Giavazzi oggi sul Corriere (a pagina 18 sul link)
“Quello che questo governo ha fatto per abbassare i prezzi e creare più lavoro nel settore dei servizi è senza precedenti in un periodo di tempo così breve di tempo e data la mancanza di una vera e propria maggioranza. … Con i conti pubblici ora più sani e tra i più sostenibili al mondo, così come notato dal Fondo Monetario Internazionale, l’Italia si può ora permettere un po’ di spazio per sostenere l’attività economica e l’occupazione ed essere più equa”.
Mario Monti in risposta a Munchau, sul Financial Times di oggi
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Degli economisti conosco abbastanza i trucchi del mestiere. Specie dei più bravi. E dunque quando leggo frasi incredibili non mi metto a ridere, né mi scandalizzo. Ma cerco di capire qual è il trucco che rende la finzione simile alla realtà.Come direbbe Sciascia, verosimile, anche se non vera.
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Avrei una cinquantina di frasi che smentiscono Alesina e Gavazzi, di autorevoli economisti ed istituzioni che con la forza dell’evidenza empirica dimostrano che tagliare la spesa, specie in una recessione, è una pura follia, ancora più folle di aumentare le tasse in recessione. Ma sono stanco, ed i lettori del blog annoiati dall’ovvio.
E poi non è quello che A&G dicono, notate bene. Loro dicono “accompagnati da liberalizzazioni e riforme nel mercato dei beni”. Geniale. Cioè non parlano se meno spesa pubblica è recessiva o meno, sostengono piuttosto di avere evidenza che meno spesa pubblica non è recessiva quando accompagnata da riforme.
Sarà vero o non sarà vero? Verosimile, ma non vero.
E’ verosimile che quando un Paese fa le riforme giuste ed il PIL si espande ridurre la spesa fa poco male anzi può fare bene: il Paese è a capacità produttiva e gode di meno tasse e meno inflazione quando si abbassa la spesa. Come negarlo?
Ma, ed ecco il trucco del coniglio dal cappello dei nostri eroi, dove sono le riforme del Governo Monti? A & G non fiatano su questo perché sanno che le riforme del governo Monti, come dice Munchau sul Financial Times nel pezzo che ha scatenato i nostri amici, sono state riforme modeste. Ed è interessante capire perché lo sono state: perché, e lo sa anche un bambino, come lo sa il Fondo Monetario Internazionale che si è arreso di fronte all’evidenza greca, quando un Paese soffre ed è in recessione, le riforme non si fanno. Perché le riforme implicano redistribuzione e compensi per i perdenti, e chi ha soldi per compensare i perdenti in recessione? Nessuno. Così in Grecia, come in Italia, durante questa orribile recessione non si sono fatte riforme, ovviamente.
Quindi ecco che A & G non hanno uno straccio di evidenza empirica a loro favore per l’attuale caso italiano o greco. Mai riforme in recessione.
In realtà, pare non sia vero. Che una osservazione, nella storia del mondo, ci sia.
Se ricordo bene ce la raccontò a Tor Vergata Michele Boldrin, che tentava di convincere la platea di studenti che riforme durante le recessioni si possono fare. E diede questo esempio: la Spagna degli anni 50. Ora io non so cosa successe nella Spagna degli anni 50 con le riforme, ma so cosa successe nella Spagna in quegli anni: un piccolo dettaglio, non c’era democrazia. Ed allora fatemi ridire meglio il mio “teorema” verosimile e vero: in una democrazia, durante una recessione, le riforme non si fanno perché non si riescono a fare.
E se allora non si fanno le riforme … A & G con la loro evidenza emprica non ci raccontano nulla di rilevante sull’Italia. Forse ci raccontano qualcosa su loro stessi e la loro speranza che la realtà si adatti ai modelli. Ma dovrebbe, sempre, esser il contrario.
E allora siamo tornati da dove eravamo partiti. Vista l’assenza di quelle riforme che Monti ovviamente non è riuscito a fare, perché c’era la recessione, siamo in un mondo dove A&G rifiutano di avventurarsi, quello della realtà, dove i trucchi del mago non valgono più: quello dove la spesa pubblica ed i suoi tagli distruggono l’economia e aumentano la disoccupazione ancora di più dell’aumento di imposte.
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Certo poi c’è l’incredibile risposta di Monti a Munchau.
“Quello che questo governo ha fatto per abbassare i prezzi e creare più lavoro nel settore dei servizi è senza precedenti in un periodo di tempo così breve di tempo e data la mancanza di una vera e propria maggioranza. … Con i conti pubblici ora più sani e tra i più sostenibili al mondo, così come notato dal Fondo Monetario Internazionale, l’Italia si può ora permettere un po’ di spazio per sostenere l’attività economica e l’occupazione ed essere più equa”.
Abbassare i prezzi? Creare più lavoro? Stiamo scherzando? Come può un primo ministro dire queste cose? Anche qui, il diavolo è nei dettagli, in quell’incomprensibile e misterioso riferimento non all’economia italiana ma al “settore dei servizi”. Ohibò. Forse ha dei dati che a noi comuni mortali sfuggono sul “settore dei servizi”? Comunque sia il coniglio dal cappello è piccolo piccolo, sembra piuttosto una bandiera bianca.
E che sia una bandiera bianca lo dimostrano altre affermazioni che sfidano l’incredibile ma che un Primo Ministro dovrebbe trovare modo di ammantare sotto migliori (sempre false ma pur comprensibili) verosimiglianze per poter essere pronunciate:
a) Conti pubblici tra i più sostenibili al mondo? Vuol dire il debito pubblico su PIL più alto da quasi 100 anni?
b) E cosa intende il premier quando dice che ci possiamo “permettere un po’ di spazio per sostenere l’attività economica”, quando il DEF da lui firmato e portato a Bruxelles ha promesso di portare il rapporto tra entrate e PIL dal 48,9% del 2012 al 49,6% del 2013?
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No, preferisco leggere Mario Baldassarri sul Corriere e parlarvene domani. Lì la sfida è intellettualmente più stimolante e le regole del gioco più corrette.