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Cala la stima della Commissione europea

Ogni 6 mesi siamo deliziati dalle previsioni della Commissione Europea sull’andamento futuro dell’economia italiana. Appena uscite quelle della primavera 2012.

Stime che possono dimostrarsi errate perché non hanno tenuto conto di qualche evento imprevedibile, oppure perché non hanno tenuto conto di qualche evento prevedibile, oppure perché essendo la Commissione coinvolta nella valutazione dei Paesi questa non è indipendente nelle sue stime, che vengono mascherate e dunque aggiornate solo con ritardo quando i fatti rendono insostenibile ”imbellettare” ulteriormente i dati.

Penso a questo quando paragono le stime per l’economia italiana 2012 e 2013 a distanza di 6 mesi, oggi che sono uscite quelle aggiornate rispetto a novembre 2011.

Un bollettino di guerra di una economia, quella italiana, che si scioglie al sole di un’estate finalmente arrivata. Le stime fatte nel 2011 non includevano la manovra Monti, ma siccome una parte di essa conteneva le ultime decisioni del governo Berlusconi possiamo dire che in parte nelle stime  novembre 2011 la manovra Monti era inclusa nelle stime della Commissione.

Un po’ di confronti.

Stima tasso di crescita del PIL Italia 2012 (2013): abbassata di 1,5% la prima (siamo a -1,4% contro il +0,1% previsto a novembre!!) alzata di 0,3 la seconda. Certamente poco credibili i rialzi di PIL 2013, certamente molto credibili i crolli 2012. Lasciamo dunque perdere il 2013 in quanto segue per questo motivo e concentriamoci sul 2012.

Consumi privati: abbassata di 2,4% la stima (siamo a -2,3% per il 2012!). Chissà come mai. Forse la folle austerità voluta dalla Commissione europea?

Investimenti, peggio ancora, stima per il 2012 peggiorata del 2,6%: ora siamo a -3,8%.

Anche l’export cala, ma meno del resto: dal +2,3% di novembre siamo al +1,1%. Il minore calo si spiega con il fatto che il resto del mondo non UE non dà retta alla Commissione europea e non si spinge a suicidarsi con la crescente austerità.

Poi però per fortuna ci sono alcune sicurezze nella vita e su quelle sì che possiamo fare affidamento. Il taglio del deficit per esempio: state tranquilli che quello la Commissione non lo sbaglia quando si tratta di stimarlo. Certo, perché la Commissione pretende che si raggiunga l’obiettivo a costo di rinunciare a qualsiasi altra cosa. E dunque se l’obiettivo a novembre era di un rapporto deficit PIL del 2%, tranquilli, sforiamo solo di 0,3%, siamo a 2,3%. Il paese è salvo. A danno della crescita, ma sono dettagli.

Certo c’è questo paradosso che il debito sul Pil 2012 previsto a novembre era del 120,5% e ora salirà a 123,5%. Non tutte le ciambelle riescono col buco alla Commissione: la coperta è corta, se vuoi stabilità con austerità non c’è crescita e dunque non c’è nemmeno stabilità. Ma vaglielo a dire che la perversione non paga.

L’ultima chicca per chiudere in bellezza. Il rapporto debito pubblico PIL nel 2013 è oggi stimato in discesa (tutto va bene nel… 2013) al 121,8%, che è tuttavia valore più alto del debito sul PIL 2012 stimato nel novembre 2011, quando si pensava che nel 2012 le cose sarebbero andate male ma il futuro dopo il 2012 sarebbe stato più roseo (so che è complicato, ma rileggete un paio di volte e si capisce).

Insomma, spostiamo al futuro la felicità, certi che – con queste politiche – non arriverà mai.

3 comments

  1. Giuseppe Agrillo

    11/05/2012 @ 20:36

    Abbiamo quasi superato la soglia di sopportazione del dolore sociale. Peccato che, per colpa della miopia di qualche irresponsabile, l’Europa debba essere costretta a vivere tensioni che credevamo ormai irripetibili.
    Gli europei dovranno essere forti…molto forti.

    Reply
  2. e li pagano pure salatamente.
    Potrebbero lasciarci qualche posto di lavoro? o, sarebbe sufficiente, qualche firma per presa di responsabilità in calce ad ogni stima?

    Reply
  3. Caro prof.
    vengo da una assemblea generale dei paesi membri di un’organizzazione europea diciamo (per riservatezza) di “settore”.
    Le posso dire un paradosso: i nord europei sono accaniti tagliatori di spesa “a prescindere” e non tollerano alcun tipo di ragionamento sugli effetti pro-ciclici dei tagli, assumendo non solo un atteggiamento negazionista delle teorie keynesiane (che i loro “esperti” ignorano- pare proprio a livello di formazione- come se si trattasse di dicerie di un passato leggendario) ma non sanno spiegare perchè un miglioramento (neppure più parlano di crescita del GNP: è “miglioramento” e basta) sarebbe legato al consolidamento forzato del bilancio pubblico. Insomma, si tratta di “migliorismo” etico allo stato puro, la spesa pubblica è tutta inefficiente ” se non tagliata” e comunque “cattiva” (malum in se, se sapessero cosa significa, cosa che escluderei).

    Se parli di politiche anticicliche keynesiane, con illustrazione dei relativi principi della domanda aggregata, solo gli inglesi (!), (che infatti avevano tutti i poliziotti schierati in piazza nello stesso momento, causa tagli selvaggi), si risvegliano e dicono che hai ragione ma che bisogna capire i vari rappresentanti dei paesi “core”, perchè non si può mettere in difficoltà, in sede europea, il proprio governo! Salvo poi che i rispettivi governi giustificano le loro politiche come un’imposizione UE…
    I francesi fanno i pesci in barile ma si sono risvegliati quando gli ho citato Candide, Pangloss e il “migliore dei mondi possibile” come registrazione del reale…L’impressione è che non sappiano che pesci prendere…

    Parlando con una funzionaria diretta collaboratrice di un “commissario UE” (una commissaria nel caso), quando gli espongo i problemi derivanti dal non aver tenuto conto dei requisiti essenziali per il funzionamento di una optimum currency area, mi guarda sorpresa (eppure è incaricata di stabilire le analisti di impatto su volumi e criteri di spending cuts, altro che “review”, da imporre agli Stati nel settore…).
    Nulla sapeva della strutturazione di squilibri commerciali dovuti a cambio fisso senza compensazioni di bilancio, e quando le spiego le dinamiche dei tassi di cambio reale (con effetti sul rispettivo PIL dei paesi “apprezzati” e effetti distorsivi dei differenziali di inflazione e dei rispettivi tassi di interesse “reali”…sui prestiti esteri, con creazione di flussi perversi e bolle), mi risponde che “quando avevamo creato in questo modo l’euro…”we didn’t know”!!! Le ho promesso di inviarle un pò di letteratura anglosassone (e non solo) sulle prospettive del trattato UEM e suoi effetti, scritta negli anni ’90 (I said “and they were NOT psychics or oracles”).

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