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E’ o non è una manovra recessiva?

Appena tornato da una bellissima conferenza piena di dibattito al Premio Ezio Tarantelli conferito a Mario Baldassarri.

Bellissimo è stato il ricordo di Ezio Tarantelli della moglie Carol e di Mario Baldassarri, suo compagno di studi al MIT di Boston: era un uomo pieno di luce, speranza, carità, intelligenza critica, coraggio ed utopia costruttiva, tutte cose che mancano molto all’Italia di oggi, barbaramente ucciso da due idioti afferenti alle Brigate Rosse.

L’argomento dominante – alla conferenza - di chi difende la manovra Monti: NON è una manovra recessiva, perché altrimenti ci sarebbe stato il baratro e comunque guardate cosa è successo con lo spread.

Si chiama non sequitur. Cerchiamo di essere chiari. Non è recessiva perché prevede una crescita     -0,5% per il 2012 e zero per il 2013: queste sono stime “tendenziali” (OCSE) che valevano anche prima di questa manovra. Al massimo saranno state recessive, per quanto hanno contribuito (oltre al ciclo mondiale) a queste cifre, le precedenti manovre. Il ViceMinistro Grilli non ha voluto fornire ulteriori stime su come varierà il PIL dopo la manovra. Ha anzi detto che con le riforme il PIL migliorerà. Se avesse ragione la manovra non è recessiva. Io credo che sbagli. In questo senso, anche se i numeri ufficiali non lo rivelano, la manovra tecnicamente è recessiva perché peggiorerà l’andamento di una economia. Per di più di una economia già in recessione.

Ma mi interessa di più discutere della questione “altrimenti ci sarebbe stato il baratro e comunque guardate cosa è successo con lo spread”.

Altrimenti in che senso? Se non ci fosse stato Monti. Ma la questione non è questa. Senza Monti, già l’OCSE aveva chiarito dove andavamo (vedi sopra), un disastro. Ma Monti c’è e dunque devo giudicare se questo è il meglio che poteva fare, spread incluso (poteva scendere di più?).  E la mia risposta è: accipicchia se poteva fare di meglio, ma così tanto. Con tutti gli interventi pro-crescita che si potevano ideare e proporre (bastava finanziare con tagli agli sprechi – non nei costi della politica, ma quelli negli appalti pubblici - e l’IVA una forte e intelligente spesa pubblica produttiva), avremmo avuto una crescita non solo positiva ma compatibile con migliori dinamiche di debito e deficit, minore tassazione e minore iniquità. Cioè una manovra non recessiva compatibile con l’obiettivo di pareggio di bilancio 2013, con minore disoccupazione di breve e lunga durata.

Se vi pare poco.

2 comments

  1. Buongiorno professore. Volevo innanzitutto ringraziarla per lo sforzo impiegato in questo blog e per l’opportunità di dibattito che concede a molti.

    Detto questo, si potrebbe parlare a lungo della manovra Monti e dei suoi potenziali effetti recessivi. Anch’io come lei (e come molti) ho avuto i miei dubbi sul testo finale, in particolare dati dalla sensazione di aver “sprecato” un’opportunità per fare qualcosa di piu’. Come lei stesso sostiene, il potere negoziale era senza dubbio massimo (devo comunque dire di essere stato rincuorato dall’intervento del ministro Passera a Porta a Porta l’altra sera).

    Il punto che volevo qui sottolineare e’ tuttavia altro.

    Ho assistito ieri a Palazzo Wedekind alla conferenza finale del ciclo di seminari su “Money, Banking and Finance” organizzato dall’università di Tor Vergata. Tra i partecipanti lo stesso Mario Baldassarri che lei cita ed il giovanissimo viceministro al lavoro Michel Martone. Sulla posizione di quest’ultimo volevo in particolar modo soffermarmi. Il viceministro ha sottolineato come risulti importante capire che la posizione (e le potenzialità) del nuovo governo rappresentano una realtà da lui definita come purtroppo “a valle”. La linea di pensiero da lui espressa e’ stata infatti sostanzialmente condivisa da tutti. Oltre i meriti e non meriti della manovra Monti non potrà esserci comunque uscita da questa crisi dell’Euro se non tramite una profonda riforma dell’architettura Europea. Sia che questo avvenga come da lei spesso auspicato tramite riforma dell’euro e creazione di due aree valutarie ad euro forte e debole, sia come (leit motiv di ormai molti mesi a questa parte) tramite correzione degli squilibri di base, ovvero tramite BCE “lender of last resort” e tramite creazione di un’unione fiscale se non addirittura (come auspicato da Mario Baldassarri ieri) politica tramite la creazione degli “Stati Uniti d’Europa”. Come il gioco si sposti al piano Europeo mi sembra fortemente sottolineato dai fatti. L’ennesima dichiarazione di un funzionario tedesco (di cui mi scuso ma non ricordo il nome) sul pessimismo legato all’esito del vertice europeo di questi giorni giorni fa schizzare lo spread (precedentemente sceso a seguito dell’annuncio della manovra Monti attorno ai 330) ai 385 punti base, dove e’ ancora al momento assestato. Come spesso si e’ visto negli ultimi tempi, temo sia a questo punto piuttosto evidente come al momento siamo sempre piu’ noi i maggiori nemici di noi stessi.

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    • Grazie Andrea. Concordo con Michel solo in parte. Se tutti sono a valle, chi è a monte? La verità è che l’Europa non è l’Europa, l’Europa siamo noi. Un po’ come diceva Francesco De Gregori con la Storia, no? Se l’Italia dicesse “no, al dogma stupido del consolidamento fiscale non ci stiamo”, stia sicuro che ci troveremmo nuovi alleati e creeeremmo un’alleanza potente per la salvezza dell’Europa.

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