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In nome di Dio e dell’Europa, piantatela!

Pubblicata da Repubblica (brano da me tradotto) la richiesta di chiarimenti della Commissione Europea e del Consiglio Europeo sulla lettera del Presidente del Consiglio Berlusconi. Tra i tanti, uno spicca. Quello che richiede una ulteriore manovra restrittiva per mantenere l’obiettivo di pareggio di  bilancio nel 2013 a fronte del peggioramento economico e della spesa per interessi (si presume):

“La lettera (di Berlusconi NdR) conferma la ferma intenzione del governo verso il pianificato consolidamento fiscale e riconosce la necessità per un’azione correttiva rapida “se un deterioramento del ciclo economico portasse ad un peggioramento del deficit”. Capiamo con ciò  che nuove misure fiscali di consolidamento saranno adottate appena una deviazione dal sentiero fiscale previsto diventi apparente. Dato che stimiamo che nell’attuale contesto economico la strategia fiscale prevista non assicura il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, misure addizionali saranno necessarie per raggiungere gli obiettivi 2012 e 2013. Si stanno già preparando misure di risposta e, se così, che tipo di misure sono?  Prenderanno la forma di ulteriori restrizioni  di spesa, basati sulle risultanze di una completa “spending review?”

Chiunque governi nei prossimi mesi, destra o sinistra o centro, dovrà prendere atto di questa lettera. Se vi si adeguerà, darà il de profundis dell’Italia nell’Europa dell’euro. Una politica così suicida, che non tiene conto di decenni e decenni di risultati di ricerca scientifica che in una recessione da bassa domanda si risponde con maggiore spesa pubblica e non meno spesa e più tasse, segna il punto più basso della politica economica europea. Se vogliamo salvare l’Europa dobbiamo far sì che i lavoratori e le imprese che in Europa vivono non trovino desiderabile
sopprimere l’euro perché simbolo delle loro difficoltà. Solo una politica per la crescita porterà stabilità. Una politica ora per la stabilità come quella suggerita da Bruxelles si ritorcerà contro di essa, e porterà all’implosione dell’Europa Unita che vogliamo invece costruire.

PS: Nel frattempo, la disoccupazione giovanile è al suo massimo dal 2004 al 29,3%. E noi vogliamo fare politica fiscale restrittiva? Perché? Perché?

4 comments

  1. Caro Prof,
    per dirla in poche parole, siamo finiti. Tutti. Scordiamoci lo Stato Sociale, scordiamoci lo Statuto dei Lavoratori, scordiamoci tutto quello che è stato.
    Arriverà il governo tecnico ed attuerà tutte le misure impopolari che in anni di inutile “Berlusconismo/anti-Berlusconismo” nessuno ha mai avuto il coraggio di attuare.

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  2. Grazie del commento. Sull’aspetto politico rimango agnostico e non mi pronuncio. Mi pare di capire che lei dica che ci vogliono le riforme di lungo periodo (mercato del lavoro, ordini professionali ecc.). D’accordissimo. Ma quelle riforme genereranno crescita nel lungo periodo, tra 10 anni. Se va bene non ci faranno male da qui a 10 anni, se va male all’inizio faranno più male che bene. Ma alla lunga saranno utili, forse anche molto utili, concordo.
    Ma resta il problema: e da qui a 10 anni? Come resistere senza crescita per 10 anni? Come sosterremo il debito pubblico senza crescita? Come sopporteremo anzi la decrescita che Bruxelles ci ordina quando ci dice che dobbiamo – in questa fase così drammatica della storia economica mondiale – aumentare le tasse e ridurre la spesa pubblica?
    Sono convinto che le riforme di lungo periodo stesse che lei ed io auspichiamo dovranno essere bloccate perché nel medio periodo (cioè da qui a 2-3 anni) non avremo fatte quelle restanti azioni che ci consentirebbero di restare all’interno dell’Europa: spesa pubblica per ricostruire scuole, ospedali, università, infrastrutture fisiche e ICT, patrimonio artistico, prevenire dissesto geologico e promuovere tecnologie eco-compatibili. Questa domanda pubblica genera occupazione e ricchezza che rilancerà l’inizativa privata, ora immobile.

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  3. Complimenti a Repubblica e Mercegaglia per la stima della correlazione positiva fra l’uscita di Berlu e la rimonta dei mercati e/o la discesa de o’ spread …

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    • Il mercato vuole crescita. La vuole subito nei decreti ma anche subito negli impatti economici. Se nel decreto ci scriviamo, per l’impatto a breve, come vuole la Commissione, un’altra manovra finanziaria restrittiva e basta, gli spread non calano.

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