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Quando la Banca d’Italia cessa di essere indipendente.

Ecco il primo Bollettino Economico del nuovo Governatore Visco. Il precedente uscì 4 giorni prima della sua nomina.

In esso troviamo alcune evidenze sulla situazione italiana che vanno citate:

a)      Il PIL 2012 è stimato decrescere dell’1,5% contro lo 0,4% delle stime governative (stime che non tenevano conto dell’impatto della manovra). In una criptica parte della sua audizione presso il Parlamento il 9 dicembre il Governatore aveva parlato di un impatto di -0,5% lungo il biennio 2012-13 dalla manovra. Ora siamo ad un impatto di 1% in 1 anno. Le cose peggiorano in fretta!

D’altronde guardate come peggiorano nell’arco di ogni mese le stime del consensus degli operatori: viene quasi da piangere.

b)      in ottobre e in novembre in Italia vi sarebbero stati un calo degli occupati e una ripresa del tasso di disoccupazione, che tra i più giovani ha raggiunto il 30,1 per cento.

c)       Nel corso del 2012 l’inflazione (area euro) tornerebbe sotto il 2 per cento

d)      Le più recenti indagini qualitative condotte presso le imprese indicano crescenti difficoltà di accesso al credito e tensioni sul fronte della liquidità: in base ai risultati dell’indagine condotta dalla Banca d’Italia in collaborazione con Il Sole 24 Ore, circa un terzo delle imprese segnala una posizione complessiva di liquidità giudicata insufficiente per il primo trimestre del 2012.

Poco di nuovo dunque. E poco di buono.

Spicca tuttavia la scarsa qualità dell’analisi Banca d’Italia sulla soluzione alla crisi. Spicca il silenzio sul ruolo che può giocare una politica fiscale espansiva (più spesa pubblica in Italia ed in Europa, senza deficit in Italia, con deficit in Germania). Va citato in particolare:

a)      L’incomprensibile giudizio sugli attuali successi della politica fiscale espansiva degli Stati Uniti. Dove nel  Bollettino si parla “ di un’elevata incertezza circa il processo di consolidamento delle finanze  pubbliche negli Stati Uniti” che causerebbe un indebolimento non meglio specificato delle “aspettative che la crescita delle economie avanzate acquisti progressivamente vigore”. In realtà più avanti si legge come “negli Stati Uniti, qualora non fossero prorogate al 2012 alcune misure di stimolo fiscale attuate gli scorsi anni, la crescita economica nell’anno in corso si ridurrebbe di due punti percentuali.” Decidiamoci: è il consolidamento fiscale o l’assenza di esso che genera minore crescita? Pare del tutto evidente che sia il primo. Tant’è che è proprio l’assenza di austerità negli Usa che fa sì che il differenziale di crescita tra questi e l’area euro cresca nel 2012 (stime OCSE riprese dal Bollettino!) a 1,8% nel 2012 e 1,1 nel 2013! Ci viene da sospettare che non si voglia parlare bene degli Usa perché sennò si dovrebbe parlar male delle politiche fiscali di stupida austerità nell’area dell’euro.

b)      Italia: “ la debolezza della domanda interna è confermata dagli indicatori più recenti e dalle opinioni delle imprese. In riduzione della domanda interna operano anche le manovre correttive di finanza pubblica, peraltro indispensabili per evitare più gravi conseguenze sull’attività economica e sulla stabilità finanziaria”. Di quali più gravi conseguenze trattasi il Bollettino non lo dirà mai. Come mai tanta vaghezza e mancanza di rigore teorico in un Bollettino della Banca d’Italia? Forse perché simulazioni potrebbero mostrare che politiche fiscali espansive genererebbero crescita senza maggiore debito/PIL e ciò andrebbe contro il consenso europeo à la Merkel? Ma la Banca d’Italia non si è mai schierata con la politica, fa analisi. Dunque perché non farle anche in questo caso?

c)       Ma c’è di peggio. Nello scenario ottimistico in cui le cose migliorano, si sostiene che tale miglioramento dell’economia italiana è dovuto a “una normalizzazione delle condizioni dei mercati finanziari e del credito, connessa con il ripristino della fiducia degli investitori nella capacità dello Stato italiano di onorare il proprio debito e, allo stesso tempo, nella piena attuazione delle misure europee.” Fantastico. Ora presumiamo a priori che la crescita sia dovuta all’attuazione delle politiche europee, qualsiasi esse siano. Su quale modello economico la Banca d’Italia basa le sue assunzioni? E da quando ciò che va dimostrato è assunto? Vorrei sapere se Franco Modigliani che ci guarda da lassù non stia storcendo la bocca di fronte a questo uso dell’economia.

d)      Non manca la ciliegia. Il documento riporta le stime del Governo sul rapporto deficit-PIL (pareggio nel 2013) senza ricordare che poche pagine prime le stime sul PIL che sottintendono tale pareggio (-0,4%) sono state smentite seccamente (-1,5%) dal Bollettino e che dunque tale obiettivo è assolutamente irrealistico. Perché non dirlo?

Se la Banca d’Italia si schiera con la politica – sia essa tedesca o italiana – perdiamo un bastione d’indipendenza e di stimolo che è sempre stato essenziale per il nostro Paese. Speriamo sia stato, questo Bollettino, un mero incidente di percorso.

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