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Manovra, art. 8. Garantire le banche? OK, ma prima garantiamo il Paese

L’Art. 8, “Misure per la stabilità del sistema creditizio”, così recita:
Ai sensi della Comunicazione della Commissione europea C(2011)8744 concernente l’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato alle misure di sostegno alle banche nel contesto della crisi finanziaria, il Ministro dell’economia e delle finanze, fino al 30 giugno 2012, è autorizzato a concedere la garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane …. La garanzia dello Stato di cui al comma 1 è incondizionata, irrevocabile e a prima richiesta. La garanzia dello Stato di cui al comma 1 sarà elencata nell’allegato allo stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze di cui all’articolo 31 della legge 31 dicembre 2009 n. 196. Per tale finalità è autorizzata la spesa di 200 milioni di euro annui per il periodo 2012-2016. I predetti importi sono annualmente versati su apposita contabilità speciale, per essere destinati alla copertura dell’eventuale escussione  delle suddette garanzie….. Per singola banca, l’ammontare massimo complessivo delle operazioni di cui al presente articolo non può eccedere, di norma, il patrimonio di vigilanza, ivi incluso il patrimonio di terzo livello…. La garanzia dello Stato può essere concessa su strumenti finanziari di debito … che …. a) sono emessi successivamente all’entrata in vigore del presente decreto. Nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato, il Ministro dell’Economia e  delle Finanze può rilasciare, fino al 30 giugno 2012, la garanzia statale su finanziamenti erogati  discrezionalmente dalla Banca d’Italia alle banche italiane e alle succursali di banche estere in Italia  per fronteggiare gravi crisi di liquidità (emergency liquidity assistance). Agli eventuali oneri si  provvede nell’ambito delle risorse e con le modalità di cui al comma 4 del presente articolo.

Un articolo importante, che fa sorgere domande altrettanto importanti al lettore e che speriamo ottengano maggiori chiarimenti.
Le nostra banche non sono messe proprio benissimo e fanno fatica ad ottenere finanziamenti. Il rischio è ovviamente che per ottenere liquidità addirittura facciano partire (o aggravare) un circolo vizioso richiamando i crediti alle imprese. Deduzione: la garanzia serve.
Controdeduzione: sì ma attenzione a gestirla bene. Pare infatti che sia una garanzia assai ampia in cui gli unici limiti sono quelli che riguardano il fatto che trattasi di future passività e che tali garanzie per ogni banca hanno un limite quantitativo nel patrimonio di vigilanza. Ma la dimensione è lo stesso notevole, tanto più se si considera che potrà allargarsi ai prestiti di Banca d’Italia alle banche in caso di “gravi crisi di liquidità” (terminologia alquanto vaga che potrebbe ben applicarsi anche alle condizioni odierne).
In che senso gestirla bene? Beh, che non vorremmo fosse data in maniera tale da forzare poi il  Ministero (e dunque noi contribuenti) a subentrare nel pagamento alle banche nel caso queste dovessero essere incapaci di farlo. Diventerebbe una tassazione aggiuntiva rispetto a quelle previste in manovra.
In realtà non dovrebbe essere così. Quando si estende una garanzia buone norma di contabilità  (privata e pubblica) richiederebbero l’accantonamento di cifre volte alla eventuale copertura delle somme nel caso si materializzasse l’infausto evento. Così facendo la trasparenza di bilancio permetterebbe anche di rendere noto agli azionisti (in questo ai contribuenti) l’ammontare del rischio in corso di assunzione.
Ed in effetti non è così: correttamente il Governo ha inserito ad accantonamento un ammontare per il quale, per raggiungere l’obiettivo di pareggio di bilancio nel 2013, abbiamo dovuto trovare finanziamento, immaginiamo per semplicità con una parte della tassazione sulla casa, o forse con una parte dell’IVA. L’ammontare è di 200 milioni di euro l’anno.
Ora questa cifra mi crea due ordini di problemi. Primo. Come è stata calcolata? Mi sembrano veramente briciole rispetto al rischio che corre il sistema bancario in questo momento. E’ probabile che i tecnici governativi abbiano fatto bene i loro conti e abbiano valutato che il rischio di insolvenza bancaria fosse praticamente nullo, ma allora … perché dare le garanzie? In realtà, lo ripetiamo e lo sanno tutti, il rischio c’è e dunque nulla di male a estendere la garanzia, ma perché non avvertire i cittadini che tale rischio è ben maggiore, con un accantonamento più appropriato? E’ probabile che non si sia voluto aumentare la spesa in vista degli obiettivi di pareggio di bilancio: ciò avrebbe significato tassare ancora di più. Ma allora, diciamolo chiaramente, ci esponiamo al rischio, se queste cifre non saranno sufficienti, di non raggiungere tale obiettivo o di tassare ancora. Non sarebbe stato utile farlo ora così da permettere al contribuente, quando vota tramite i suoi rappresentanti parlamentari, di adottare una decisione avendo tutta l’informazione a disposizione su quanto ci costa questo articolo della manovra?
Seconda domanda. E perché poi garantirci a priori una somma fissa da accantonare indipendentemente da quanto garantito? In fondo, se Governo e Banca d’Italia decidessero di non concederla mai questa garanzia, 200 milioni sarebbero addirittura troppo. Non sarebbe stato meglio fissare degli accantonamenti variabili al variare dell’impegno che verrà preso?
Ultima domanda. Queste banche hanno problemi di passivo per due motivi: primo, perché non sempre hanno gestito al meglio i loro affari, secondo perché la crisi dei titoli di Stato ha aggravato i loro bilanci.
Il primo fattore, come contribuente, mi porterebbe a dire che piuttosto che estendergli una garanzia, che non mi assicura dal fatto che cambierà metodi gestionali, visto che il rischio diventa mio, è che amerei diventare forse proprietario (almeno in quota parte) di questa azienda per verificarne e modificarne se del caso le prassi e assicurarmi maggiormente che non con le mere (e previste dalla norma) commissioni fideiussorie.
Se invece la crisi delle banche che sto come contribuente cercando di aiutare a risolvere dovesse dipendere dall’andamento della crisi sovrana italiana, allora mi verrebbe da dire che la garanzia sarebbe inutile, visto che non rassicurerebbe in alcun modo i mercati. Certo, forse rassicurerebbe la BCE per un po’, che prenderebbe questi titoli nella sua pancia, ma per quanto tempo?
In ogni caso, aspettiamo con ansia i chiarimenti dei tecnici. Ne va della trasparenza dell’Europa, un bene assai negletto in passato e che ci ha portato a questa crisi e che, ne sono certo, i nostri nuovi  leader non vogliono più in alcun modo disprezzare.

One comment

  1. Codesto articolo è molto interessante, come tutto il il pagina web .
    Sono un vostro lettore, complimenti.

    articolo indiscubilmente d’interesse

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