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E se il Fondo salva stati non bastasse?

E così una nuova battaglia si profila all’orizzonte tra tedeschi e non tedeschi all’interno dell’Europa.  Quella del fondo salva stati, FSS, oggi ha 500 miliardi di euro ed è pronto a divenire presto operativo, che interverrebbe in caso di crisi di liquidità di un Governo per finanziare il suo debito.

FSS che, secondo il Governo francese (nonché altri paesi come Spagna ed Italia, l’”Alleanza”), “tanto più è ampio, tanto meno verrà utilizzato”. Questo perché i mercati – con davanti agli occhi un FSS enorme – si rassicureranno e accetteranno l’idea che scommettere contro i paesi dell’euro con spread alti è una strategia perdente, visto che qualsiasi problema di liquidità di questi Stati sarà presa in carico dal Fondo salva stati. E dunque, così si ragiona nelle stanze della politica dell’Alleanza, gli spread non faranno che calare e questo renderà auto-realizzate le aspettative di mancanza di crisi, visto che gli Stati stessi non dovranno più affannarsi a trovare risorse per pagare le alte spese per interessi.

Di qui la pressione politica dell’Alleanza per portarlo dagli attuali 500 miliardi a 750 o 1000 miliardi.

Ma i tedeschi, toh, la pensano altrimenti. Sia la Merkel che il ministro delle Finanze Schäuble sostengono infatti che un aumento della dimensione dello FSS ridurrebbe gli incentivi per una disciplina fiscale e per l’accelerazione delle riforme nei singoli stati in difficoltà. “Nessun Fondo funzionerà se i problemi reali non verranno affrontati”.

Chi ha ragione? Non è facile prendere posizione in questo dibattito perché ambedue gli argomenti hanno una loro validità, una volta tanto. Ma hanno anche una, grande, criticità in comune: non fanno i conti con il convitato di pietra, la crescita che non c’è.

I miei problemi sul FSS sono di due tipi. Primo. Non potrebbe essere che quando la crisi arriva ed il FSS si attiva sia troppo tardi? Immaginiamo una possibile situazione. Il Governo (greco? Portoghese?) appena eletto da una popolazione stanca di sacrifici, effettua una nuova manovra di austerità. In Europa si plaude al Governo (non sarebbe la prima volta). Ma la piazza irrompe, la gente sciopera, protesta e nel giro di 3 giorni chiede l’uscita dall’euro. Il Governo accetta. In 3 giorni è tutto finito. Il FSS non è servito a nulla, non c’è stato nemmeno il tempo di convocare la prima riunione per decidere se erogare i fondi. Il paese, nell’euro, non c’è più.

Secondo. Attualmente il FSS recita che esso si attiverà nell’assistere i Paesi condizionatamente al fatto che questi attuino “un severo programma di aggiustamento economico e fiscale, in linea con gli accordi esistenti”. Mmmm. Quindi: ti daremo i soldi, se sei in crisi, se fai politiche fiscali restrittive. Grecia-style insomma. Esperimento, quello greco, che come sappiamo ha portato anche il Fondo Monetario Internazionale a dire “scusate, ci siamo sbagliati!” perché l’austerità in periodi di crisi ha fatto male, non fa bene. Allora mettetevi nei panni dei mercati che vedono annunciato ed approvato il FSS: se il Portogallo entra in crisi e chiede supporto (ed è probabile che se lo fa è perché l’economia stessa, e non solo il suo debito, stanno messi male) – si dice l’operatore di mercato – gli chiederanno di fare altre misure di austerità. Ma, continuerà l’operatore, questa è una ricetta che porterà, come in Grecia, al baratro! Il Paese si ribellerà e, anche in presenza di un ampio FSS, uscirà dall’euro! No, io li spread non li abbasso, concluderà, qui salta lo stesso tutto. Vanificando dunque il ruolo del FSS così come pensato dai paesi dell’Alleanza.

Ma anche la teoria tedesca fa acqua. “Nessun Fondo funzionerà se i problemi reali non verranno affrontati”, dicono. Bene. Affrontiamo i problemi reali allora! Ma i modo in cui i tedeschi vogliono affrontarli, è noto, sono i seguenti: riforme (bene, ma il PIL sale tra 5-10 anni) ed austerità. Male! Malissimo! Se infatti non c’è crescita subito il rischio enorme è che le società “del Mediterraneo europeo” 1) non attiveranno le riforme se non in maniera blanda (vedi proteste e arrendevolezze governative) e 2) scenderanno in piazza contro l’euro.

Insomma notate bene: c’è il rischio che né le ricette Merkel né il FSS reggeranno l’urto della protesta. E per un motivo comune: l’assenza di contestuale crescita economica. E’ possibile cioè che non ci sia tempo, che la marea che ha già sommerso la Grecia e morde alle ginocchia il Portogallo, cominci a lambire le caviglie spagnole ed italiane.

Come uscirne? E’ ora di salire sulla scialuppa di salvataggio che solo una politica fiscale di più spesa pubblica (in deficit in Germania, in pareggio di bilancio nei paesi cicala come il nostro) può attivare: la crescita oggi che sconfigge la recessione.

4 comments

  1. Caro Gustavo, hai ragione ma alla crescita in Europa si danno solo lip services. nell’eurozona ormai si parla tedesco ma occorre dare atto che oltre Reno hanno sofferto per vent’anni per mettersi al passo con l’integrazione economica internazionale
    Complimenti per l’incarico a Formiche. Come sai collaborerò al meglio
    Giuseppe

    Reply
  2. Molto bello questo articolo prof. Piga, comprensibile anche a chi comprende poco le dinamiche dell’economia.

    Io mi chiedo come è possibile che il fondo monetario internazionale e il fondo salvastati europeo, con tutto quello che sappiamo oggi sul funzionamento dell’economia, prevedano ancora condizioni di forte austerità che nella maggior parte dei casi finiscono per fare più male (perlomeno nel breve periodo) che bene.

    L’unica spiegazione che mi dò è che avendo poco controllo sulle politiche di crescita (perché la crescità è un effetto, e come tale non è qualcosa che può essere prodotto in modo automatico applicando politiche standard), si preferisce andare sul sicuro agendo su ciò che è invece certo, ovvero i tagli alle spese.

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