Carissimi, pensavo utile solleticarvi a pensare entro domani mattina chi è l’autore di questa lettera e a chi è stata indirizzata. Domani mattina prima di partire per la Turchia vi aggiungerò i nomi del mittente e del destinatario. Cari saluti. GP
Caro Signor Presidente,
… Lei si è lanciato in un duplice compito, ripresa e riforma: ripresa dalla recessione ed il passaggio di quelle riforme sociali e di mercato che sono ormai da tempo necessarie. Per quanto riguarda il primo compito, velocità e risultati rapidi sono essenziali. Il secondo può essere anch’esso urgente: ma troppa fretta potrebbe essere nefasta e ci vuole in questo caso la saggezza del lungo periodo, qui più necessaria del risultato immediato. Sarà grazie al prestigio derivante per il suo Governo dal conseguire la ripresa nel breve periodo che avrà la forza per compiere le riforme di lungo periodo. Affrontare ora una riforma, anche se questa è saggia e necessaria, può per certi versi stravolgere la fiducia del mondo imprenditoriale …
In generale, un incremento della produzione non può che avvenire con uno di questi 3 modi:
1) le famiglie devono essere indotte a spendere di più,
2) le imprese devono essere indotte, o tramite maggiore fiducia sulle prospettive future o tramite minori tassi d’interesse, a generare più reddito nelle mani della propria forza lavoro o …
3) le autorità pubbliche devono essere invocate in supporto della creazione di maggiore reddito tramite la spesa di denaro preso a prestito o stampato.
In tempi cattivi il primo fattore non può funzionare su larga scala. Il secondo fattore entrerà in gioco solo dopo, come successivo attacco alla recessione, una volta che la marea sia stata respinta dalla spesa pubblica, da cui ci possiamo aspettare il maggiore impulso.
Gli insuccessi di questi primi sei mesi del suo mandato sono da addebitare all’ovvia conseguenza del fallimento da parte del suo Governo di apportare incrementi sostanziali alla spesa pubblica via deficit. La situazione tra 6 mesi dunque dipenderà interamente dal fatto che abbiate costruito o meno le fondamenta per un programma più ampio di spesa per il futuro.
Se mi chiedesse cosa fare per il futuro immediato Le direi quanto segue:
Nel campo della politica economica, prima di tutto è necessario un ampio programma di spesa. … Non rientra nelle mie funzioni indicare in quali campi della spesa pubblica. Ma darei preferenza a quei progetti che possono maturare rapidamente così da raggiungere una dimensione notevole …Secondo poi, si dovrà mantenere ampio ed abbondante credito, curando in particolare la riduzione dei tassi a lungo termine.
Con questi adattamenti o ampliamenti delle vostre attuali politiche, mi attenderei un esito di successo con grande sicurezza. Quanto ciò sarebbe significativo non solo per la nostra prosperità materiale e del mondo intero, ma anche conforto ai crucci delle persone tramite un ritorno della loro fiducia nella saggezza e nel potere del Governo!
Con grande rispetto. Suo,
???
24/04/2012 @ 22:13
Si tratta della lettera aperta di John Maynard Keynes al Presidente Franklin Delano Roosevelt, pubblicata sul New York Times nel Dicembre del 1933. Giusto?
Buon viaggio, Professore!
25/04/2012 @ 04:46
perfetto!!
24/04/2012 @ 23:51
Risposta scontata come dovrebbe essere la politica keynesiana in recessione
26/04/2012 @ 13:27
Vanno “evitate scorciatoie illusorie”, ha detto il premier, ma “certe spese di investimento vanno trattate in modo più appropriato nei conti pubblici senza compromettere la disciplina di bilancio e con l’obiettivo di renderla sostenibile nel medio termine”. Nessun deficit spending…allora come si dovrebbe far ripartire l’economia? Per dirla alla Keynes dove si prendono le risorse per dare “preferenza a quei progetti che possono maturare rapidamente così da raggiungere una dimensione notevole”….prima di tutto occorre individuare questi progetti, poi per finanziarli l’alternativa è o dismettere patrimonio pubblico e con i proventi finanziare con una parte la spesa pubblica e con l’altra la riduzione del debito; o far partire la famosa spending review, che si sposa bene con una logica zero budget, e tagliare la spesa improduttiva. C’è il tempo per fare tutto ciò e respingere la marea? Soprattutto c’è la volontà e la forza politica di toccare clientele sedimentate nel corso degli anni? Ci sono altre alternative?