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Supervisione bancaria europea? No supervisione europea dei supervisori

Uffa, oggi vorrei avere il tempo di scrivere e pensare su di una cosa importante, sulla scuola italiana, eppure mi distraggono i giornali dominati da altre tematiche che mi lasciano alquanto basito.

L’ho scritto ieri in inglese, lo scrivo oggi in italiano a fronte del “tam-tam” mediatico, per esempio su Repubblica, dove ben 2 autori, due bei cervelli, si schierano per la maggiore supervisione bancaria in Europa, Alberto Bisin  e Alessandro Penati.

Non so quanto i due ne abbiano scritto prima dell’intervento di Mario Draghi al Parlamento europeo, sulla necessità di ulteriore maggiore supervisione bancaria. Ma non mi paiono molto al corrente di un bel po’ di cose.

Bisin dice che la colpa è dei governi: “purtroppo se il sistema politico europeo è apparso ad oggi assolutamente incapace di gestire efficacemente la crisi del debito sovrano esso appare ancora meno in grado di di gestire una crisi bancaria di cui è in larga parte responsabile“ Più moderato Penati: “una vigilanza europea (oggi spetta alle autorità nazionali) implicherebbe però una perdita di sovranità: è una decisione politica, che i governi hanno già bocciato“.

Uh? Eh? Come? Ma non abbiamo a fine 2010 approvato una riforma europea che accentrava drammaticamente la supervisione bancaria in Europa, escludendo clamorosamente governi e Parlamenti (Europeo incluso) dai board delle nuove autorità, dotate di più indipendenza e di più mancanza di accountability di quanta non ne abbia mai avuta la BCE?

E possiamo chiedere per favore a Bisin se è a conoscenza di cosa abbiano fatto queste autorità in questi due anni per accorgersi che qualcosa non stava andando tanto bene in Spagna? Si è chiesto se non fosse il caso di interrogare queste Autorità e chiedergli di spiegare perché non hanno visto in anticipo e bloccato sul nascere i problemi spagnoli?

Forse prima di prendersela come al solito coi governi dovremmo chiederci perché la vigilanza non funziona? Pensa proprio Bisin che gli unici problemi bancari nascono quando le banche sono di proprietà pubblica o regionale? Suvvia. Non ci ha insegnato nulla la crisi del 2008 che gli stessi grandi interessi bancari privati sono alla base della cattura della regolazione e che questa cattura non può che essere magnificata se lasciamo la supervisione a Autorità indipendenti che al loro interno (come quelle di nuova creazione in Europa) hanno membri del Consiglio composti solo da componenti delle Banche Centrali nazionali? Si è chiesto Bisin, dopo la relazione del Governatore Visco che molti giornali hanno trattato di “troppo gentile” con le banche, se le banche centrali sono proprio il supervisore adatto per un sistema bancario così potente? Si è mai chiesto come mai la legislazione europea ha potentemente escluso il Parlamento europeo da qualsiasi presenza nei Board di queste Autorità?

L’unico modo di risolvere la questione di una giusta Autorità di supervisione bancaria europea è cominciare dal levare quella che c’è dalle mani delle banche centrali - che non dovrebbero sedere nel board di questa, BCE compresa - e dare al Parlamento europeo molto più potere per ottenere che tali Autorità rispondano dei loro errori di fronte ad esso. Più governo e politica europea, altro che meno politica. Poi, e solo poi, vediamo se accentrare ancora di più o no.

Ma immagino che Bisin sia poco interessato a questi dettagli di cui i Nobel Milton Friedman e George Stigler parlarono 50 anni fa. E io voglio parlare di altro, non ne posso più di chi dimentica tutto anche a distanza di soli quattro anni.

4 comments

  1. mi stupisco che legga bisin …comunque da’ la misura dell’informazione in italia su temi cosi’ salienti…

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  2. Giorgio Zintu

    03/06/2012 @ 08:39

    Professore, ragionamento logico e ineccepibile il suo. Sembra infatti, e anche Visco ha premuto su questo, che la priorità sia salvare (ricapitazzandole) le banche. Motivazione: per evitare guai maggiori. Per chi e a spese di chi?
    E’ il segnale che la memoria corta diventa un alibi o peggio una manifesta connivenza con comportamenti scorretti di banche e finanza. Il 2008 non ha insegnato nulla neanche a Obama visto che si è circondato di un board di soliti noti e soliti interessi. Non ha insegnato nulla neanche all’Europa a cui qualche studioso interessato propone la stessa ricetta sbagliata per i popoli e giusta per opportunisti e ricchi. Tutto ruota intorno a banche e finanza che sono ormai l’unico punto di riferimento del sistema politico ed economico globale. Peccato che nessuno controlli più le dimensioni raggiunte dalla spazzatuta di derivati in circolazione e chi potrà far fronte a questo uragano prossimo venturo? Ultima considerazione: l’Italia ha una riserva d’oro notevole. Non sarebbe arrivato il momento di sistemare qualcosa? Ad esempio, il sistema produttivo emiliano non aspetta di essere rimesso in moto solo con le chiacchiere sulla sismicità ma con interventi veloci, precisi e controllabili, evitando di sommare un ulteriore botto a quello del terremoto.

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  3. Forse non essendo un economista sbaglio, ma quando si parla del pil e della mancata crescita in Italia non sento mai parlare di quanto abbia e stia ancora incidendo il fermo produttivo in emilia romagna a seguito del sisma di ormai 10 mesi fa. Eppure in questa area e’ concentrata una buona parte delle aziende italiane. E che stanno cercando di mantenere le quote di mercato. Saluti Gabriele

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