Oggi devo scappare a lezione presto ma mi è andato giù male il cappuccino a leggere Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera che ritengono per il bene dell’Europa di avere identificato 2 condizioni necessarie ed una sufficiente per la salvezza dell’euro.
La prima necessaria è quella di un Fondo garanzia sui depositi bancari. Certo avranno parlato con dei banchieri e si saranno fatti dire quello che ci dicono i banchieri in questi giorni: che la fuga di depositi verso perlomeno conti non in euro è cominciata, anche da noi. Possiamo pure aderire alla loro richiesta. Anche se ha il sapore della disperazione e dell’ennesima idea dei tecnici dell’ultimo minuto. Ma è un’idea.
La seconda condizione, quello del passaggio dei poteri di supervisione bancaria alla BCE è francamente “risibile” per usare un loro termine su altre questioni. Ma proprio tanto risibile. La crisi della Spagna mostra che le banche non sono state vigilate? Allora come soluzione diamo tutti i poteri della sorveglianza bancaria alla BCE?
Come se la BCE non avesse fallito miseramente anch’essa, contribuendo alla crisi finanziaria del 2008, mai segnalando degli abusi del credito verso la Grecia e dell’uso improprio di derivati (stiamo ancora attendendo ormai da più di un anno che la BCE informi l’agenzia di stampa Bloomberg che ha chiesto che vengano rese note le condizioni degli swap truccati greci, mentre la BCE si rifiuta di dirlo).
Come se non abbiamo da circa un anno approvato il passaggio di consegne dei poteri di vigilanza a 3 autorità finanziarie europee nel cui board siede la Banca Centrale Europea assieme alle banche centrali nazionali e dove non è stato ammesso il Parlamento Europeo.
Come ho avuto modo dire durante (20 gennaiobis) la mia audizione al Senato più di 2 anni fa:
L’indipendenza garantita a tali nuovi istituzioni è ampia. Contrariamente al Presidente della BCE, eletto appunto dai Governi, i Presidenti delle tre Autorità saranno prescelti dal Consiglio delle Autorità rispettive e sono soggetti solo a conferma da parte del solo Parlamento Europeo. Egli, dice il testo del disegno di regolamento, non chiederà né prenderà istruzioni da istituzioni comunitarie né da governi membri dell’Unione Europea. Il Consiglio delle Autorità, dice sempre il regolamento, dovrà agire con indipendenza e oggettivamente in favore degli interessi comunitari senza chiedere né ricevere istruzioni, così come il Presidente, dalle istituzioni comunitarie o dai Governi. Insomma gli “interessi comunitari” per quanto riguarda la finanza saranno lasciati alla libera interpretazione per lo più di un ristretto gruppo di banchieri e esperti di materie finanziarie.
Tali Autorità avranno infine il diritto di ricevere qualsiasi informazione riterranno necessaria dai Governi nazionali, mentre dovranno fornire informazioni ai Governi ed al Parlamento Europeo sugli sviluppi di mercato solo quando lo riterranno necessario. Addirittura, ma certamente deve esserci un errore di scrittura nel testo in inglese del regolamento, in caso di richiesta da parte del Consiglio o del Parlamento di fornire opinioni sui suoi obiettivi, “potrà” e non “dovrà” adeguarsi a tale richiesta. Ovviamente i membri di tali Autorità saranno soggetti all’obbligo di segretezza professionale e come tali protetti da intrusioni eccessive di chi volesse giudicare il loro operato.
Ecco, queste 3 autorità così onnipotenti, composte al loro interno solo dei rappresentanti delle banche centrali e della BCE, le stesse autorità che non seppero prevedere e prevenire la crisi bancaria del 2008 e che probabilmente contribuirono a causarla, dovrebbero cedere ulteriormente, a fronte dell’ennesimo fallimento del credito di quest’ultimo anno – in cui hanno potuto svolgere i loro compiti - potere ad una unica autorità chiamata BCE? Invece di renderle responsabili dei loro errori e carenze, gli diamo ancora più potere accentrando tutto a Francoforte dove le garanzie di trasparenza sono ancora minori di quelle con l’attuale struttura tripartita?
Ma di cosa parliamo?
Si rendono conto A&G che il credito manca, e manca anche per la disastrosa politica sui coefficienti patrimoniali delle banche voluta dalla European Banking Authority, approvata da BCE e da tutte le banche centrali che nel board dell’EBA siedono?
Un grande luminare, lui sì vero esperto di banche e che da decenni urla al vento le sue critiche alle tendenze pro cicliche (in recessione meno credito, criteri che massacrano soprattutto le piccole imprese) della regolazione di Basilea senza essere ascoltato, il Prof. Giorgio Szego, mi ha scritto questa mail 2 giorni fa:
La BCE ha recentemente pubblicato i risultati relativi ai criteri per la concessione del credito. I fattori considerati sono: la capacità della banca di finanziarsi, la prospettive macroeconomiche, le prospettive delle singola impresa ed i costi connessi ai requisiti patrimoniali (Basilea). La grande iniezione di liquidità effettuata dalla BCE ha de-facto eliminato il primo fattore. Le prospettive macroeconomiche quelle delle singole imprese sono fortemente influenzate dal livello di concessione del credito in una spece di circuito vizioso. L’imporre requisiti patrimoniali fa aumentare il costo del credito e oggi ne limita fortemente l’erogazione. I vari Stati hanno adottato un comportamento diversificato su questo vincolo: negli USA le banche non sono tenute e seguire queste prescrizioni ed il livello del credito è ben maggiore che in Eurolandia e le imprese meno penalizzate. Dal 2008 ad oggi in Eurolandia il livello totale dei prestiti bancari alle imprese è aumentato di un misero 5,34% nello stesso intervallo di tempo negli USA il credito alle imprese di produzione è aumentato dal 18,2! Ma anche all’interno dei paesi aderenti all’Euro esistono forti differenze: le attività di “bankassurance”, molto sviluppate in Francia, hanno un trattamento di favore, come pure le landesbank tedesche. Come sempre l’Italia è un vaso di coccio.
Allora invece di accentrare potere senza alcuna responsabilità, pretendiamo che queste Autorità già così poco trasparenti facciano sul serio il loro lavoro e permettano, come negli Usa, di non ascoltare le sirene di Basilea durante, almeno questa crisi.
Concludo con la richiesta di condizione sufficiente di A&G: un modello sociale diverso, basato su meno spesa e soprattutto niente risibili infrastrutture.
Credo che un modello sociale diverso dove lo Stato spenda meglio e di più ma solo per coloro che necessitano veramente aiuti sia necessario. Credo che non ci sia bisogno di infrastrutture fisiche perché non ne abbiamo bisogno e perché non scatenano che lentamente il reddito.
Credo tuttavia che, detto questo, A&G non abbiano capito qual è l’unica condizione sufficiente per non far chiudere le nostre imprese e aumentare la disoccupazione: riavviare la domanda interna in condizioni tali da generare stabilità dei conti pubblici che ci scappano di mano giorno dopo giorno. Usare i soldi delle tasse che sono già state approvate e quelli che verranno dai tagli agli sprechi per dare lavoro subito.
Io non credo che A&G parlino con i piccoli imprenditori e credo che non sappiano in che situazione di disperazione si trovi una parte del tessuto produttivo italiano (un’altra parte per bravura si lega fortemente alle fortune attuali del ciclo mondiale, oggi comunque in bilico a causa dell’euro e della mancanza di leadership dei suoi governanti). Ci si trova, quella parte, per colpe non sue e certamente non per colpa dell’”attuale modello sociale” ma per ragioni meramente cicliche e di scellerata gestione bancaria negli Usa (ma anche qui da noi nell’euro) dell’ultimo decennio.
No, leader europei, non fate ferrovie e autostrade, ma rifate carceri, ospedali, scuole, università, territorio, cultura. Altrimenti faremo fatica a chiamarvi leader.
23/05/2012 @ 15:43
“Credo tuttavia che, detto questo, A&G non abbiano capito qual è l’unica condizione sufficiente per non far chiudere le nostre imprese e aumentare la disoccupazione: riavviare la domanda interna in condizioni tali da generare stabilità dei conti pubblici che ci scappano di mano giorno dopo giorno.”
Che a non capirlo siano A&G potremmo anche farcene una ragione, Il problema è che è l’Europa germano-centrica quella che continua a non afferrare il concetto. Monti mi pare che incominci a farsi delle domande, ma ancora troppo timidamente. Speriamo in Hollande?
23/05/2012 @ 16:04
Professore,
mi dispiace per il cappuccino che le è andato di traverso, ma questa volta se l’è andata proprio a cercare: tutti sanno che la lettura del Corriere è sconsigliata all’ora dei pasti.
Lo tenga in bagno.
23/05/2012 @ 17:25
Io non sono un luminare, come i professori e/o tecnici e/o giornalisti, sono un misero imprenditore che ha dovuto chiudere la sua impresa per mancato credito bancario associato alla recessione ma, chiedo a Lei, di cui condivido molto delle cose che scrive e che ringrazio per la disponibilità che ci offre con questo spazio di discussione, questi A&G si rendono conto di quanto scrivono ? Può un organo che deve controllare essere di proprietà dei controllati ? Ma nessuno si rende conto che la BCE e con essa tutto il SBCE, alla fine della fiera sono dei privati ? Se la BCE continua a dare i soldi alle banche al 1%, perché queste risolvano prima i loro problemi prestandoli agli Stati bisognosi ai tassi che sappiamo, senza che questi, poi, anche con una discreta marginalità li immettano nel sistema produttivo allora stiamo belli freschi. E A&G continueranno a filosofeggiare non solo dalla prima pagina del Corriere ma anche dal banco del Governo……. tecnico/editoriale.
Cordialità
Giuseppe Pizzino
23/05/2012 @ 17:35
Ormai commentare Alesina e Giavazzi è come sparare sulla croce rossa.
Concordo su tutto.
Il tema della corsa agli sportelli è però concreto. Il Fondo interbancario italiano non ha le risorse per coprire i depositi se si verifica un run sulle grandi banche.
La Banca d’Italia non può più stampare moneta e il Governo non ha i soldi per garantire i depositi perchè se si verificassero runs gli investitori scapperebbero e non avremmo soldi neanche per pagare gli stipendi.
D’altra parte, come stai vedendo, l’euro ha cominciato a scontare i problemi. Se saltasse l’euro dovremmo tutti ritirare il giorno prima e cambiare moneta buona contro la nuova lira svalutata, come stanno facendo in Grecia.
Si stanno addensando nuvoloni di tempesta all’orizzonte.
Il pregio di G&A è di porre un problema PRIMA che effettivamente acccada.
Nel caso dei depositi la B.C.E. dovrebbe garantire il 100% dei depositi. Solo così si eviterebbero i runs. E solo la BCE può farlo perchè è la sola che può stampare moneta.
Szego non si commenta. E’ una cassandra inascoltata da anni.
Ma, ahimè, né tu né lui siete bocconiani…
23/05/2012 @ 19:46
Non so se A&G capisconomo no.
Non so se A&G sanno quello che dicono.
Non so se A&G filosofeggiano.
Non so se Monti comincia a farsi domande, ne’ quali domande.
Pero’ una cosa la so:
MONTI HA PRESO &G COME CONSULENTE!!!!
ps la “&” e’ voluta
24/05/2012 @ 07:41
Professore, a proposito della sua proposta di “riavviare la domanda interna”, che ne pensa dell’espressione più (ab)usata di questi giorni: fuoco di paglia (rectius, strohfeuer)?
“La crescita è importante, ma bisogna evitare il ricorso a misure keyenesiane che costituirebbero solo un fuoco di paglia”, “politiche di stimolo alla domanda sarebbero solo un fuoco di paglia per la crescita” et similia…
A me personalmente fanno venire l’orticaria, come del resto l’altra espressione secondo cui “l’Italia deve fare i propri compiti a casa”, “la Grecia ha fatto i propri compiti a casa”….
Grazie ancora per il suo blog.
Michele