THIS SITE HAS BEEN ARCHIVED, AND IS NO LONGER UPDATED. CLICK HERE TO RETURN TO THE CURRENT SITE
Post Format

Sarebbe il caso che il Governo aiutasse le PMI

Come promesso, torniamo ad analizzare la situazione del credito alle PMI italiane. Ricordando comunque che ancor più che la disponibilità di credito è la mancanza di clienti che fa male (vedi post precedente) in tutta Europa alle piccole ed alle grandi imprese, è nell’accesso al credito che spicca una più forte differenza tra piccole e grandi.
Il rapporto semestrale della Banca Centrale Europea mostra come il 13% della imprese grandi considera l’accesso al credito come il problema più pressante (valore che comunque è al massimo storico dall’inizio della crisi nel 2009) risultando il quinto problema in ordine di importanza. Per le PMI rimane invece il secondo problema in ordine di importanza, ed il più importante per il 17% di esse (valore non ancora pari al massimo, raggiunto durante l’inizio della crisi).
Rispetto al secondo semestre 2011 le PMI europee:

- chiedono più credito per far fronte a carenze di fonti di finanziamento interno dovute o a minori profitti o a motivi precauzionali (e non tanto dunque per fare investimenti);

- percepiscono un deterioramento nella disponibilità di credito da parte delle banche (molto di più che le grandi imprese) a causa del peggioramento del ciclo e, in numero crescente, a causa della loro situazione aziendale specifica.

Tutti aspetti che si erano già riscontrati – molto di più anzi – durante la crisi del 2009; ma quello che spicca in questa crisi rispetto alla precedente è invece – secondo le PMI europee - la (non)disponibilità delle banche a prestare.

Se in Europa la situazione appare disomogenea per settori (più colpite le PMI nel settore delle costruzioni) ancora più diverse sono le condizioni tra Paesi. E l’Italia ha una serie di “maglie nere”, assieme a Grecia, Portogallo e Spagna, che vanno ricordate per capire meglio questa nostra crisi.

Quanto a fatturato e profitti non solo calano le PMI italiane che riportano aumenti rispetto a perdite, ma soprattutto calano a partire da una situazione dove già dominano le imprese che riportano perdite. Per capirci, in Germania è vero che diminuiscono le imprese che riportano profitti in crescita, ma queste rimangono decisamente superiori.

L’aumento della domanda di credito rispetto al 2011 è più ampio in Italia, Grecia e Spagna, specie per la mancanza di fondi interni. Ma la disponibilità di fondi declina maggiormente, specie per la mancanza di disponibilità delle banche, soprattutto in Italia, dove alti rimangono i tassi di rifiuto per quelle PMI che chiedono a prestito.

Impressionante la crescita delle imprese che dichiarano di avere subito – già, in questo periodo di bassi tassi della BCE – un aumento del costo del credito. Insieme (giallo) alle PMI irlandesi le PMI italiane sembrano quelle più colpite dal cambiamento in peggio in questi ultimi 2 anni.

 

Il Bollettino della Banca d’Italia di aprile aggiunge a questo triste scenario altri dati utili per capire il dramma delle nostre PMI:

i prestiti bancari alle imprese non finanziarie al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine, che erano cresciuti a un ritmo annuo di circa il 3 per cento fino allo scorso ottobre, hanno successivamente subito una brusca decelerazione: la variazione sui dodici mesi, divenuta negativa in gennaio, si collocava in febbraio al -1,6 per cento (fig. 18). Il calo dei prestiti bancari ha interessato tutte le classi dimensionali di impresa, riguardando in misura più accentuata quelle piccole. L’andamento ha riflesso sia la riduzione della domanda di credito dovuta all’indebolimento dell’attività produttiva sia l’inasprimento dei criteri di erogazione dei prestiti da parte delle banche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spicca in tutto ciò il ruolo negativo di supporto svolto dalle 5 grandi banche (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banca Monte dei Paschi di Siena, Unione di Banche Italiane, Banco Popolare) che contribuiscono maggiormente al calo dei prestiti. Proprio quelle banche che hanno più guadagnato (è probabile, non abbiamo i dati) dalle garanzie offerte da noi contribuenti alle loro emissioni obbligazionarie.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sarebbe il caso che il Governo condizionasse tali garanzie all’aumento del credito alle PMI. Sarebbe il caso che il Governo risolvesse la questione dei debiti della P.A. che così tanto rappresentano liquidità per le PMI. Sarebbe il caso che il Governo riservasse gli appalti sotto soglia alle PMI.

4 comments

  1. Professor Piga io ricordo un partito che lanciò la proposta
    che i prefetti sorvegliassero la concessione del credito.
    Quel partito passa per essere un partito di..barbari.
    Non dovevano essere i prefetti ? bene che fossero altri..ma qualcuno forse
    doveva farlo.
    Quel partito (sinceramente non so come visto che sono dei barbari) aveva
    visto prima di altri il problema di un credit crunch
    ossequi

    Reply
  2. Giuseppe Pizzino

    14/05/2012 @ 10:35

    Un collega imprenditore negli ultimi anni, pur avendo tenuto i conti in ordine, essere cresciuto poco ma cresciuto, non avendo contratto ulteriori debiti, si è visto negare dalla propria banca il rinnovo dei fidi, il classico anticipo riba e fatture vendita, solo perché la stessa ha ritenuto che il settore in cui l’impresa operava non era classificato, secondo loro, come strategico. Penso che è fortemente sottovalutato due grandi problemi strutturali degli Istituti di credito Italiani che sono quello della preparazione tecnica dei propri dipendenti, parliamo chiaro sono ignoranti, e della discrezionalità. O la malafede…..

    Reply
  3. Raffaele T.

    14/05/2012 @ 19:15

    Professor Piga sarebbe anche il caso che il Governo italiano imitasse per esempio il suo omologo brittanico. Infatti,Il governo di Cameron è sceso in campo per sostenere le PMI ormai soffocate dal credit crunch, concedendo maggiori garanzie agli istituti bancari che si finanziano sul mercato, in cambio di maggiori linee di credito verso le PMI; un pacchetto di 20 miliardi per rimettere in moto il canale del credito e spingere la ripresa…

    Reply

Lascia un Commento

Required fields are marked *.

*