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Pistole fumanti sul credito e scudi anti austerità

Torno allora sulla questione del credito visto che molti commenti (tra cui sul blog quello di Adriano) appaiono dubbiosi sul fatto che non vi sia restrizione di credito da parte delle banche ma piuttosto calo di domanda da parte di famiglie ed imprese.

La questione è rilevante perché diversi sono i suggerimenti di policy che ne derivano.

Ovviamente la risposta vera è che non sappiamo con esattezza chi ha ragione, avremmo bisogno di studi più rigorosi con una mole di dati maggiore. E, altra precisazione, dobbiamo essere consci che nessuno dei due partiti ha piena ragione: probabilmente ambedue gli effetti sono in gioco (su questo blog spesso abbiamo richiesto che, a fronte delle garanzie concesse dal governo italiano alle banche nel finanziarsi con obbligazioni, facessero fronte maggiori prestiti alle imprese, fate ricerca su “garanzie”).

Eccomi dunque a discutere di “smoking guns”,”pistole fumanti” ovvero degli indizi lasciati dal colpevole: domanda o offerta?

Una autorevole commentatore che stimo mi rimanda ai grafici (piccoli e grandi volumi di prestito) recenti della BCE, che vi riporto, per mostrarmi come i tassi italiani siano alti.

Non mi sembra sia questo il caso. Se guardiamo nel 2012 vediamo il picco italico (freccia rossa su grafico a puntini rossi) ma vediamo anche il calo recente di cui parla la Banca d’Italia. Lo spread con altri paesi si è allargato ma non drammaticamente: 50 (100) punti base tra banche italiane e tedesche su piccoli (grandi prestiti). Significativo? Certo, ma mettiamo le cose in prospettiva. Guardate lo stesso grafico dove erano i tassi in tempi non sospetti, prima di Lehman, per esempio il 2006: ben più alti di oggi.

Ragioniamo comunque a parità di tassi, tenendo conto che una restrizione creditizia sicuramente da allora c’è stata. Immaginiamo una situazione di credito più abbondante come quella del 2006. Nel grafico da me inventato vedete l’equilibrio 2006 dove si incrociano le curve di offerta di credito verde scuro e la curva di domanda di credito blu scuro: il credito abbondante al tasso del 5% è di 150.

Ora immaginate che il credito si restringa, come è certamente avvenuto, per la poca disponibilità delle banche a prestare, a seguito della crisi finanziaria. La curva di offerta di credito si sposta in alto, verso la verde chiaro. Se null’altro accadesse il tasso d’interesse sarebbe più alto, cosa che non è (addirittura è più basso). Qualcosa dovrebbe essere successo oltre allo spostamento dell’offerta e ciò è ovviamente la minore domanda di credito da parte di imprese e famiglie che sposta la curva di domanda in basso verso quella blu chiara. Qui per non complicare il grafico ho lasciato lo stesso tasso del 5%, ma forse il tasso è sceso ancora di più a causa della ancora minore domanda di fondi. Il credito finale si è dimezzato, da 150 a 75.

Che quest’ultimo spostamento, della curva di domanda, sia quello rilevante in questo momento lo deduco sia dalla mia fissazione che questa che attraversiamo è una drammatica crisi di domanda che dall’ultimo rapporto BCE sullo stato del credito alle PMI, già riportato in altri post. Alla domanda fatta alle stesse piccole imprese (grafico a sinistra) dell’area euro, “qual è il vostro problema più importante” la riposta è stata “finding customers” (trovare clienti, cerchio rosso) più dell’accesso alla finanza (cerchio blu), anche se questo aspetto rileva per le piccole imprese italiane, ed ancora di più la mancanza di clienti era il problema principale delle grandi imprese (grafico a destra).

Ripeto, non vuol dire tutto ciò che non bisogna fare di tutto per dare maggiore liquidità alle imprese. Mi scrive un altro  autorevole lettore del blog:

conosco un’impresa che lavora con tecniche di assoluta eccellenza nel settore dei prefabbricati. Un’azienda sana, sempre in crescita, con 450 dipendenti diretti più un migliaio di indotti e molta ricerca. Ebbene, se va avanti così, fra pochi mesi chiude PERCHE’ gli enti pubblici …  non pagano da troppo tempo ciò che gli debbono. Ha vinto le aste (senza trucchi), ha fornito per tempo manufatti eccellenti, ha pagato i suoi fornitori e i suoi dipendenti. E adesso deve fallire per COLPA dello Stato che, essendo Stato, può permettersi di non mantenere i suoi impegni contrattuali. La prima misura macroeconomica di tipo keynesiano (se si trovano, o si inventano, i soldi per farla) non sarebbe quella di costringere le Pa a pagare i loro debiti? Cioè a fare il loro dovere? Cioè adempiere ai loro obblighi?  Se salta questa impresa (e, con questa, moltissime altre)  quanto tempo ci vorrà poi a ricrearne altre simili?

Ecco, io faccio fatica da solo a seguire ogni giorno tutti i buchi che andrebbero tappati in una nave che sta affondando per cattiva manutenzione. E dunque mi scordo pure di chiedere a questo Governo a che punto stiamo con il rimborso dei crediti della P.A., che soli pochi mesi fa sembrava al centro dell’attenzione di questo esecutivo. Cosa avete fatto? A che punto siamo?

Ora esce fuori che la BCE, di fronte alla crisi delle aziende italiane, è pronta ad entrare a … supporto dell’economia italiana se chiediamo l’aiuto anti-spread, ovvero se accettiamo l’austerità. Vi prego, non so se ridere o piangere.

Quello che dobbiamo fare è chiaro. Chiarissimo. E anche coloro che credono che il problema sia l’offerta e non la domanda di credito sono d’accordo con me: ci vuole crescita. Ora, che la crescita si ottenga con l’austerità è come dire a Bolt o Phelps che vinceranno la medaglia d’oro andando il più lentamente possibile.

Rifiutiamo lo scudo a favore dell’austerità e chiediamo l’unico scudo che ci protegge dalla fine dell’euro: la crescita con espansione fiscale.

7 comments

    • Silvia per favore, la parola nazista la tenga per altri blog. La prossima volta dovrò censurare commenti di questo tipo. Ma solo per rendere chiaro che blog è questo, piaccia o non piaccia, a tutti, la pubblico.

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      • Professore, mi scusi ma l’allusione al nazismo, seppur più indiretta della mia, era del sole24ore:
        “Ma stavolta, specialmente quando fa riferimento al concetto di «liberarsi dei deboli», rischia di non aiutare la Germania a respingere le accuse, magari semplicistiche, di alcuni osservatori secondo cui Berlino sembra riproporre al resto d’Europa la mentalità egemonica dei tempi del nazismo.”

        Comunque, il blog è suo e quindi è ovvio che è libero di pubblicare quello che ritiene opportuno.

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  1. Professore,
    se Lei è in contatto con quei “bravi” europarlamentari italiani, quelli che ha nominato e che non gli passano mai la palla (non mi ricordo, come si chiamano? esistono davvero o sono personaggi immaginari?) per favore gli chieda perché devo sentire solo due stranieri (l’altro è Farage) denunciare certe cose?

    http://www.youtube.com/watch?v=IRHjGMgEm_0&feature=youtu.be

    ps lo so che quello che dicono i parlamentari conta meno di niente, dal momento che la democrazia è stata soppressa, ma se la democrazia è stata soppressa è colpa di parlamentari come loro che invece di rappresentare i cittadini e i valori della democrazia asserviscono la dittatura.

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    • Serracchiani? Dominici?

      Silvia, rimane il fatto che anche in altri blog dove si fanno analisi più polemiche di questo (che rimane uno dei punti fermi per chiunque voglia informarsi seriamente) non si dice nulla di nulla su come ottenere gli obiettivi concreti che si indicano o si sbandierano. Il prof. Piga sostiene la mediazione e l’ understatement (forse un po’ troppo uderstatement) a tutti i costi e non ottiene nulla; l’ altro lancia proclami infuocati anche condivisibili ma continua a dire che l’ unica cosa che si può fare è “informare” e non ottiene nulla anche lui.
      Perché senza di noi lettori, noi gente non otterranno nulla ovviamente, ma noi NON ci stiamo muovendo, questa è la verità!!!

      Abbiamo a disposizione un think tank di livello stratosferico fra tutti i blog in rete ma non possiamo pensare che oltre a cantare e suonare ci portino anche la croce.
      Quando succederà ciò che mi auguro non succeda mai la colpa sarà per metà di quelli che l’ hanno causata ma per metà sarà nostra che siamo rimasti qui a starnazzare su internet.
      Dobbiamo sporcarci le manine e non possiamo pretendere di avere la certezza di avere successo, questo bisogna metterselo in testa.

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      • Marco,
        fare pressione sui parlamentari è probabilmente inutile, ma necessario.
        La classe politica è isolata dagli elettori e nelle mani delle lobby, ma non posso fare a meno di appellarmi alla democrazia, per quanto fallimentare e inesistente si stia dimostrando.

        Un altro aspetto è che l’opinione pubblica non è UNA opinione, ma ci sono tante opinioni e quella attualmente predominante è a favore dell’austerità (prova a dire che lo stato non dovrebbe tagliare la spesa, ma sostenerla e conta le reazioni).
        E anche se, per pura ipotesi, si riuscisse a informare e formare una maggioranza non credo basterebbe: quando un parlamento sovverte sfacciatamente e ripetutamente i risultati dei referundum, cosa conta la nostra opinione?
        Quando possono far cadere o instaurare un governo a loro piacimento, quando l’opinione della gente viene distorta dalla disinformazione (e comunque non conterebbe), puoi aprire tutti i “banchetti” che vuoi, il Prof. Piga può continuare a fare appelli, “l’altro” a informare e io a schiacciare i tasti… o possiamo anche smettere, non cambia nulla.

        Non so esattamente cosa tu intenda con “sporcarsi le manine” o “muoversi”, io più che parlarne con quelli che conosco e scrivere in internet, non so fare. Forse dovresti essere un po’ più chiaro e spiegare come ti stai muovendo tu e come dovremmo muoverci noi, perché non lo capisco.

        Dici che la colpa è per metà nostra che non ci “muoviamo”, come dire che la colpa è metà del pedofilo, ma metà anche del bambino che le caramelle le ha accettate. Non sono d’accordo, la responsabilità della gente è un’illusione, come la democrazia. La gente è come il bambino, non tanto (o non solo) perché è immatura e disinformata, ma perché non ha i mezzi e gli strumenti per opporsi ed è tenuta sotto ricatto.
        Quando l’1% detiene il 40% delle ricchezze, quindi, direttamente o indirettamente, il potere assoluto, pensare di contare qualcosa è solo positivismo ottocentesco.
        Scusate il mio pessimismo, ma il mio terrore è che l’alternativa sia tra la dittatura e il bagno di sangue (o la guerra?). Sia chiaro che non voglio né l’uno né l’altro (ho il terrore che si arrivi alla violenza, non la voglio assolutamente fomentare).

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  2. Caro Professore,
    io credo che la situazione sia veramente drammatica e che è difficile tirarsene fuori.
    Accadono, in concreto troppe cose inspiegabili .
    Per quanto riguarda la mia esperienza diretta, le dico che, con alle spalle un gruppo internazionale con asset per oltre 30 miliardi e che vuole investire in Italia nelle infrastrutture ed energia, la nostra controllata italiana non riesce, da 8 mesi a farsi finanziare una operazione , se non a tassi “impossibili”, con spread di 700 bps !
    La invito poi a guardarsi il caso della Tosinvest, che vanta 250 mln di crediti dalla Regione Lazio che non vengono pagati da 1 anno ! Ma come si fa ad operare in questo Paese, qui è tutto fuori controllo, ameno che, abbia ragione il buon Farage e sia tutto ben studiato.
    Un cordiale saluto.

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