THIS SITE HAS BEEN ARCHIVED, AND IS NO LONGER UPDATED. CLICK HERE TO RETURN TO THE CURRENT SITE
Post Format

Per favore, non rimandate al mittente le riforme della P.A.

“Burocrazia e corruzione”, Italia prima in Europa, titola stamattina Repubblica citando uno studio di Confcommercio, basato su “grado di soddisfazione” dei cittadini.  Quanto rilevante come tema? Moltissimo.

Peccato che le dichiarazioni dei cittadini sono misure soggettive che hanno una credibilità tutta da accertare e, soprattutto, che restiamo sempre con lo stesso dubbio: burocrazia O corruzione?

Perché le due cose influenzano ambedue la qualità del governo della cosa pubblica, minandola, ma richiedono rimedi diversi: sarebbe essenziale distinguerle. Eppure è difficilissimo. Bandiera, Prat e Valletti, tre ricercatori di grande qualità, si sono cimentati in un lavoro di risonanza mondiale per evidenziare gli sprechi negli acquisti pubblici di beni e servizi (a proposito Bondi, perché non li assume come consulenti? Perché non adotta la loro metodologia per individuare gli sprechi? farebbero un lavoro che vale milioni di euro), arrivando al risultato importantissimo che 83% degli sprechi sono radicati nell’incompetenza piuttosto che nella corruzione!

4 ricercatori di prestigio, Alberto Chong, Rafael La Porta, Florencio Lopez-de-Silanes e Andrei Shleifer, hanno appena dato alle stampe (si fa per dire, lo trovate su internet) un lavoro geniale che genera una classifica mondiale dei Governi per bontà della burocrazia senza che quest’indicatore (oggettivo!) risenta del livello di corruzione.

Sentite un po’ cosa si sono inventati.

Hanno scritto, nel 2010, 10 lettere per ognuno dei Paesi (sono 159) che ha sottoscritto la Convenzione Postale Universale che, tra le altre cose, obbliga i sistemi nazionali postali a rinviare al mittente entro 90 giorni una lettera il cui destinatario risulta sconosciuto.

10 lettere, verso le 5 città più grandi del paese, 2 lettere per città. Insomma 1590 lettere in tutto. Tutte finte, queste lettere. Anzi meglio: indirizzate a persona inesistente, presso una via inesistente, ma correttamente menzionanti città e codice postale. Il nome del mittente (uno dei 4 professori) era chiaramente indicato, così come chiaramente indicato era l’indirizzo del professore a cui rinviare la lettera in caso di mancato recapito. Il contenuto della lettera, firmata ma finta, adottava un tono di una qualche urgenza, nel caso fosse stata inopinatamente aperta da qualche funzionario delle poste locali.

Idea geniale. Perché così, con santa pazienza, si sono messi ad aspettare. Ed a vedere quante delle 10 lettere tornavano indietro da ogni singolo paese, quante delle lettere tornavano indietro in meno dei 3 mesi previsti dalla Convenzione e quanto tempo medio impiegavano le lettere a tornare.

Tre indicatori oggettivi perfetti della qualità delle istituzioni pubbliche locali, indicatori non sporcati da problemi di corruzione (nessuno aveva da guadagnare dal non rimandare indietro le lettere: se non tornano è perché la macchina amministrativa non funziona).

Risultati? Interessantissimi. “Malgrado la facilità del compito … scopriamo enorme diversità tra efficienza pubblica così come misurata dai 3 indicatori. Abbiamo ricevuto il 100% delle (10) lettere indietro da 21 dei 159 paesi, inclusi i soliti sospetti  (Canada, Norvegia, Germania e Giappone) ma anche da Uruguay, Barbados ed Algeria. Allo stesso tempo nessuna lettera è tornata indietro da 16 paesi, la più parte africani ma anche Tajikistan, Cambogia e Russia. In tutto, abbiamo ricevuto indietro il 59% delle lettere entro un anno dalla loro spedizione …  “. Oltre agli Stati Uniti (che non valgono tanto essendo state inviate dagli Usa stessi), solo El Salvador, la Repubblica Ceca ed il Lussemburgo hanno restituito entro i 3 mesi previsti tutte le lettere, mentre 42 paesi nessuna. Solo 35% delle lettere sono rientrate entro 3 mesi. In media, ci sono voluti 228 giorni per le lettere a tornare indietro.

L’Italia? Come ci siamo piazzati? (ringrazio gli autori per avermi messo a disposizione come dei fulmini i loro dati).

Non è una bella storia. Siamo 50mi quanto a percentuale di lettere tornate indietro (l’80%), 13mi nell’area dell’euro dietro alla Grecia. Quanto a percentuale entro i 90 giorni prescritti, siamo al 40% delle lettere inviate, 14mi, dietro anche Cipro, nell’area euro. Come media di giorni per le lettere restituite, 173 giorni, 6 mesi, 62mi al mondo.

Ecco, dove dobbiamo migliorare per far sì che le nostre imprese possano imporsi nel mondo, in una lotta altrimenti impari.

E come migliorare? Il lavoro degli studiosi ha qualcosa da dire anche a questo riguardo.

Trovano un chiarissimo legame tra reddito pro-capite (più un Paese è ricco e migliore è la qualità del governo, in parte ricordandoci che la causalità tra queste due variabili è bi-direzionale) ma anche con i livelli di istruzione (il che significa che l’amministrazione pubblica funziona bene se assume persone con maggiore istruzione, o, detta in altro modo, governi per favore concentratevi a fare istruire più persone nel vostro paese, i ritorni ci sono). E soprattutto scoprono che c’è un legame forte e chiaro con la bontà delle “pratiche manageriali” di quel Paese: se un paese sa organizzare bene il lavoro delle strutture (buoni dirigenti? buoni capi? capi ufficio motivati?), per esempio svolgendo controlli a campione sui dipendenti, quel Paese migliora nella sua qualità dei servizi pubblici.

Ed eccoci qua, il cerchio si chiude magicamente: con migliori controlli, dirigenti più bravi, una politica che remunera e rende merito ai dirigenti bravi, la qualità dei servizi pubblici migliora. Ed è ovvio che anche la lotta contro la corruzione migliora nella sua efficacia, rendendo gustose come non mai le riforme, come il cacio sui maccheroni.

Io non so se Bondi stia combattendo da solo la sua battaglia. So però che da solo non la vincerà mai e mi aspetto che Monti crei al più presto le giuste motivazioni, le giuste responsabilizzazioni, le giuste nomine, la giusta pressione, la giusta leadership per far sentire i nostri dirigenti ed ispettori al centro della politica economica italiana. Altrimenti non basteranno tutte le leggi del mondo per cambiare questo mondo.

One comment

  1. Non so quanto attendibile sia uno studio basato su un fattore oserei dire anedottico, quale la restituzione di una lettera, per avere un indicatore dell’efficienza della pubblica amministrazione, e tuttavia mi convince molto la considerazione che “il pesce puzza sempre dalla stessa” e che sia molto più comodo – ed ideologicamente conveniente – sostenere che tutto ciò che è pubblico è brutto e ciò che è privato è bello. Un solo esempio fra tutti: quanto migliorerebbe l’efficienza del servizio sanitario nazionale se si imponesse a tutti coloro che ci lavorano di lavorare solo ed esclusivamente per il SSN? Credete che ci sarebbero ancora liste di attesa chilometriche per una visita o un esame che poi, per miracolo, si azzerano se ci rivolgiamo al medico che opera intramoenia?

    Reply

Lascia un Commento

Required fields are marked *.

*