Eccomi a Ravenna, la città col più alto numero di votanti per la repubblica al referendum sulla monarchia. A discutere di guelfi e ghibellini e di come metterli d’accordo per un Paese migliore col Dottor Gabriele, Cicerone inatteso che si materializza dal nulla e che ci scorta in giro per le strade affollate, sfiorando i cancelli di san Vitale al calar del sole. Mia figlia Chiara pazienta e prende foto, ma capisce poco quest’ansia tutta italiana di discutere per strada di un futuro migliore invece che di andare in bicicletta. Dirle che è per lei rafforzerebbe le sue perplessità. Stasera la porto alla Ca’ de Ven per recuperare, e per bere bene (io). Ma quanto è bello questo Paese, questo sì, lo capisce anche lei.
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Esce il rapporto semestrale della BCE sullo stato delle piccole imprese europee e del loro accesso al credito. Forse una delle informative più rilevanti costruite dai ricercatori della BCE.
Ce ne eravamo occupati 6 mesi fa, ce ne occupiamo ora, perché per noi viaggiatori che vogliamo fare politica economica forse non c’è nulla di così importante come le PMI e come i giovani. Da proteggere, da curare, da sospingere, da lanciare nel mondo quando pronti: come fa per dei giovani figli un buon padre di famiglia.
E, come 6 mesi fa, le cose non vanno bene. Per niente. Peggiorano? Certo. Rispetto al già critico semestre precedente peggiora il fatturato e peggiorano i profitti delle PMI.
Mentre l’accesso al credito continua ad essere un problema notevole per le PMI (ma non tanto per le grandi), si conferma la mia fissazione: il problema peggiore – il nemico numero 1 – per le piccole e per le grandi senza distinzione, non è la condizione del credito ma la MANCANZA DI CLIENTI (“finding customers”). Già, la maledetta domanda interna europea che non c’è.
Per le piccole ….
Comunque la novità è che la situazione del credito peggiora: quando alle PMI si chiede del loro successo quando chiedono un prestito, il tasso di quelle con un rifiuto cresce al 15% paragonato al 13% del semestre precedente, la percentuale più alta dal picco del secondo semestre 2009. Il dato è molto alto per le microimprese (1 a 9 occupati) i cui prestiti chiesti e rifiutati dalle banche salgono dal 20 al 24%. Le parole della BCE sono misurate: “ciò potrebbe riflettere la continuazione della cautela delle banche nel concedere prestiti”.
E le cose non vanno meglio se si prova a chiedere alle PMI la loro opinione su scenari futuri ed aspettative, anzi, sono sempre più pessimiste: per il semestre Ottobre 2012-Marzo 2013 si aspettano ancora minore accesso al credito e minori finanziamenti interni a causa del peggioramento dell’attività economica.
E le PMI italiane? Tutti i dati negativi che ho citato sopra sulle PMI europee sono, nell’area euro-Sud, ancora più accentuati. Vero è che mai così tante PMI italiane, nemmeno nel 2009, avevano citato la finanza come problema numero 1 per loro (anche se la mancanza di clienti rimane la preoccupazione principale).
Il questionario BCE non si domanda o non ci dice tuttavia quante PMI tra quelle intervistate per il precedente rapporto non ci sono più perché uccise dalla recessione. Sarebbe bene saperlo, solo per rendere più preciso il mandato d’arresto per il colpevole principale di questo crimine.
La stupida austerità.