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Basta Tolomeo, evviva Copernico

Da Mario Baldassarri, economista e Presidente Commissione Finanze e Tesoro al Senato, ricevo e volentieri pubblico:

Due mesi fa la Corte dei Conti ha detto: “dentro” gli 800 miliardi di euro di spesa pubblica ci sono 60 miliardi di “corruzione”, “dentro”  i 740 miliardi di euro di tasse “mancano” 120 miliardi di “evasione”. Totale, tra corruzione ed evasione, 180 miliardi di euro, cioè l’11,4% rispetto ai 1.580 miliardi di Pil del 2011.

Meno di un mese fa, quattro economisti (Ardizzi, Petraglia, Piacenza e Turati) hanno pubblicato per la serie Temi di Discussione, n.864, della Banca d’Italia, uno studio nel quale stimano le dimensioni dell’economia sommersa (quella cioè fatta per evitare di pagare tasse e contributi) e dell’economia illegale (quella cioè che oltre a non pagare tasse e contributi è totalmente fuori legge, prostituzione e droga incluse). Nella media degli anni 2005-2008, l’economia sommersa risulta pari al 16,5%, quella illegale pari ad un aggiuntivo 11%. Sempre rispetto al Pil del 2011, si tratterebbe di 260 miliardi di euro per la prima e di 174 miliardi perla seconda. Totale 434 miliardi, poco meno del 30% del Pil.

Questi “numeri” sono asettiche analisi di un Organo Costituzionale delle Repubblica Italiana e contributi scientifici di coraggiosi studiosi e pertanto vanno relegati ad un dibattito tra “tecnici ed esperti”? O al contrario toccano la carne viva della società italiana, ancor di più di fronte alla recessione in atto, a ventuno milionidi famigliein difficoltà, a circa sei milioni di senza lavoro, in gran parte giovani e donne, a circa cinquantamila piccole e medie imprese che rischiano di chiudere bottega entro sei mesi?

Qui sta il paradosso dell’economia, della società e della politica italiane.

Da un lato abbiamo i bisogni della gente (famiglie, imprese in testa), dall’altro lato abbiamo le risorse per produrre e crescere e quindi per soddisfare al meglio quei bisogni, che non sono solo economico-sociali ma anche  e sopratutto bisogni di avere “un progetto di vita” per milioni e milioni di cittadini.

Il cuneo profondo che impedisce di usare al meglio le risorse che abbiamo sostenendo una crescita della produzione e dell’occupazione che consentirebbe di soddisfare al meglio i bisogni di tutti è rappresentato da “quei numeri”! E a difendere strenuamente e con mille subdole scuse quel cuneo profondo sono impegnate le tante cosche mafiose e non, le tante aree grigie tra economia e politica, le tante connivenze trasversali e diffuse  che fanno “sguazzare” oltre mezzo milionedi italiani,che godono di quei numeri a danno degli altri 56 milioni di cittadini, con oltre 20 milioni di contribuenti onesti.

Ecco perché “quesi numeri” non possono essere silenziati e relegati a questioni da dibattere tra tecnici o da limitare ad estroverse esternazioni di un organo costituzionale dello Stato.

La politica e l’intera classe dirigente è chiamata a rispondere a quei numeri. Non con slogan buonisti pieni di pie intenzioni, non con le trafile dei quant’altristi, non con troppi si…ma, né tantomeno negando la realtà di quei numeri o nascondendo la drammaticità delle condizioni economiche e sociali della gente, come fatto fin qui per troppi anni.

L’economia, la società, l’equilibrio tra le generazioni e tra i territori si reggono solo e contestualmente su tre gambe: Rigore finanziario, Crescita economica, Equità sociale. O queste tre gambe stanno contestualmente insieme, oppure nessuna delle tre può stare in piedi.

Qui si pone la “madre”di tutte le questioni.

Partiamo dal sacrosanto obiettivo del rigore finanziario che deve mirare ad azzerare il deficit ed a piegare versoil bassoil debito pubblico il più rapidamente possibile.

Nel 2011 abbiamo avuto 800 miliardi di spesa pubblica, 740 miliardi di entrate e quindi 60 miliardi di deficit che si sono aggiunti al debito esistente a fine 2010. Rispetto al Pil rappresentano rispettivamente quasi il 51% la spesa totale, quasi il 47% le entrate totali e circa il 4% il deficit.

Come direbbe anche il vecchio Catalano, per azzerare il deficit possiamo o aumentare le tasse a 800 miliardi, oppure tagliare la spesa a 740 miliardi, oppure ancora qualunque combinazione tra le due azioni.

Ebbene, nel Documento di Economia e Finanza del 18 aprile scorso, sta scritto che tra il 2011 ed il 2014 (anno in cui faremo sul serio il deficit zero secondo i dati del Def) le tasse aumentano di circa 90 miliardi, dei quali 60 serviranno ad azzerare il deficit e 30 serviranno a finanziare ulteriori aumenti di spesa pubblica, con + 31 miliardi di spesa corrente e -1 miliardo di investimenti pubblici.

Questo significa due cose precise.

La prima è che l’effetto freno sulla crescita economica rischia di ripetere la scena degli scorsi anni del cane che si morde la coda e cioè che la minore crescita allontani e non avvicini l’obiettivo del pareggio di bilancio, introducendo per di più crescenti iniquità sociali. Ma detto così sembrerebbe solo un errore di politica economica.

La seconda e più grave cosa precisa è che si tratterebbe di perseguire apparentemente il rigore finanziario lasciando che “quei numeri” rimangano nel bilancio pubblico, nell’economia e nella società italiane da qui all’eternità. Cioè senza “toccare”  i 60 miliardi di corruzione che stanno ogni anno dentro la spesa pubblica ed i 120 miliardi di evasione che mancano ogni anno dentro le entrate.

E questo sarebbe economicamente impraticabile, socialmente insostenibile e politicamente irresponsabile.

Sono anni, forse decenni, che voci isolate tentano di ragionare e far capire quei numeri.

La necessità di una severa lotta all’evasione poggiata su rigorosi incroci di banche dati e conflitto di interessi con deduzioni da dare alle famiglie ed ai cittadini era alla base del Programma di Riforma della Amministrazione Finanziaria,  atto presentato in Parlamento nel 1978 dall’allora ministro delle FinanzeFranco Maria Malfatti, trentaquattro anni fa.

La Spending Reviewla cominciò il prof. Nino Andreatta, quando fu ministro del Tesoro nel 1981, trentuno anni fa.

L’Italia è in recessione, le difficoltà delle famiglie e delle imprese crescono di giorno in giorno, le tensioni sociali aumentano. Non c’è più tempo per i giri di valzer mascherati da “approndimenti di analisi”, in attesa di chissà che cosa di salvifico possa accadere fuori dall’Italia. Al contrario qualcosa di nuvoloso si prospetta in Europa ed anche i segnali di rallentamento della crescita mondiale guidato dalla frenata cinese non lasciano presagire molto di buono.

Ecco perché occorre smetterla con i troppi Tolomeo degli ultimi anni e finalmente navigare con le carte di Copernico. Occorre cioè una rivoluzione copernicana della politica e della società italiane.

E non è forse questo che la gente si aspetterebbe dalla politica, forse anche per tornare a capire e “sentire” che senza la Polis non c’è democrazia? Occorre capire bene che la gente è sempre più tentata di rifugiarsi nella protesta perché quella protesta propone radici vere e profonde. Il problema è che la protesta non prospetta soluzioni, salvo quello del dissolvimento e del disfacimento putrido dell’intero quadro politico, economico e sociale del paese. E’ capitato con la Lega tanti anni fa, sembrava capitasse con IDV e SEL fino a poche settimane fa, ora capita con Grillo ed il Movimento Cinque Stelle.

Senza risposte forti, sagge, tempestive i risultati delle ultime amministrative non sarebbero però che un piccolo campanello d’allarme

Senza citare i fantasmi neonazisti in Grecia o le snasate all’aria che tira di neo BR a Genova, non è difficile pensare quale situazione di potrebbe prospettare entro la fine dell’anno con un’economia che va giù del -2%, con 400.000 disoccupati in più rispetto e con 50.000 imprese in meno rispetto ad oggi.

Quasi per paradosso, avremmo invece motivi veri per essere ottimisti perché tutto, o quasi, è nelle nostre mani, nelle nostre decisioni. I numeri citati all’inizio che bloccano la crescita e soffocano i bisogni della gente (corruzione ed evasione), noi italiani li abbiamo più degli altri….quindi se li aggrediamo abbiamo più risorse degli altri paesi per uscire dalla nostra crisi, per fare cioè sia rigore, sia crescita, sia equità e dare un contributo solido per costruire gli Stati Uniti d’Europa e la nuova Governance Mondiale.

L’unica risorsa scarsa e limitata che abbiamo è il “tempo per decidere”.

18 comments

  1. roccobarbaro

    23/05/2012 @ 21:17

    scusate faccio un conto della “serva” non certo da economista
    fatto 100 il pil italiano il 30% fra corruzione sommerso ed evasione fa 30 aggiunto al pil fa 130 oppure abbiamo un pil di 70

    ps mi scuso per la castroneria in anticipo

    ps ps comunque lìevasione va combattuta

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  2. “avremmo invece motivi veri per essere ottimisti perché tutto, o quasi, è nelle nostre mani, nelle nostre decisioni”

    Abbiamo un governo non eletto, nell’Unione nessuno ci ha chiesto se volevamo entrare, fanno referendum fregandosene dei risultati…

    Posso chiedere alle mani di chi si riferisce l’aggettivo “nostre”?

    Per me lei è uno dei rari economisti seri, preparati e onesti in Italia. La seguo con interesse da tempo, le sono grato per l’impegno e per il tempo che riesce a trovare per diffondere le sue conoscenze, solo non riesco a capire come possa essere tanto ottimista. Come possa pensare che ci sia ancora qualcosa di nostro o che dipenda da noi…

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  3. Giuseppe Pizzino

    24/05/2012 @ 07:06

    Mi permetto di sollecitare una riflessione che riguarda il sommerso, non tanto l’evasione vera e propria: un mio amico piccolo artigiano, idraulico, mi ha detto di esser andato in Camera di Commercio e di aver chiesto la cancellazione dalla categoria perché, non ho motivo di non credergli conoscendolo da tanti anni, mi ha confidato che più lavorava più si sforzava di essere in regola, più si indebitava in banca e stava sempre in giro per uffici pubblici e consulenti. Negli ultimi due anni non era più riuscito a pagare le rate del mutuo da artigiano mettendo a rischio la propria abitazione. Conclusione, mi ha detto che continuerà a fare il suo mestiere come si suol dire “in nero”. Penso che questo tipo di sommerso sia quasi una necessità esistenziale. Non me la sento di catalogare questo artigiano nel computo del sommerso. Discorso diverso per il costo della corruzione sulla spesa pubblica dove veramente bisognerebbe usare tutti gli strumenti per estirparla. Penso che per tutti i Governanti l’evasione stia costituendo un alibi per la loro incapacità di risolvere i veri problemi. Vorrei aggiungere una nota: se fosse vero che pagando tutti le tasse pagheremmo meno tutti, mi chiedo come mai dopo che nello scorso anno sono stati recuperati circa 15 miliardi dalla lotta all’evasione invece di diminuire di due punti la pressione fiscale è salita di tre ? Queste somme non erano state computate nelle previsioni di entrate e dovevano essere utilizzate per scopo. Non avrà ragione Grillo che più ne hanno e più …….?
    Infine mi permetto di fare rilevare che nei conti di sopra manca un elemento essenziale che è rappresentato dal costo del debito che è arrivato quasi al 10% della spesa e che ai tassi che ci vengono applicati sarà molto difficile ripagare.
    Non sarebbe meglio per Grecia, Portogallo, Spagna e Italia fare una ristrutturazione del debito prima che, come sta già accadendo, nessuno comprerà il nostro debito?
    Tutti gli investitori in titoli di Stato Italiano stanno scappando. Attenzione !

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  4. Buongiorno prof. Se non ho capito male, dunque, lei riceve dal Dott. Baldassarri questa comunicazione “as is” e la pubblica senza l’aggiunta di sue considerazioni personali in proposito. Se ne può dedurre quindi che “quis tacet consentire videtur”?

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      • Il che le fa onore prof e la ringrazio per la risposta e la pazienza che mi dimostra. Ora, premesso che non sono un (macro)economista e non ho alcuna istruzione/preparazione sistematica nel suo campo, ero tuttavia a chiedermi se, a prescindere dal lavoro citato di Ardizzi, Petraglia, Piacenza e Turati il dott. Baldassarri fosse consapevole del fatto che un “bene” e/o un “male” non esistono mai in maniera intrinseca ma sempre ed esclusivamente al’interno di un rapporto. In quest’ottica, ferma restando l’incoerenza dei comportamenti di tipo evasivo/corruttivo rispetto ad una norma prefissata e condivisa, a me pare che noi potremmo invocare l’evasione e la corruzione in senso causale per giustificare le difficoltà presenti se, e soltanto se, fossimo in grado di dimostrare che questo problema ha subito un incremento rispetto ai quei tempi ed a quelle epoche in cui, invece, l’economia italiana era in espansione e/o non risentiva di particolari problemi. Esistono, a sua conoscenza, prof, lavori scientifici che possano confermare/smentire l’asserto di cui sopra?
        Grazie.

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        • Che l’evasione sia anti-ciclica è dimostrato da vari lavori, soprattutto da Bruno Chiarini che ci lavora da tempo. Che la corruzione sia anti-ciclica è un tema che mi stuzzica da tempo. Ci fu nel periodo di mani pulite uno shock anti corruzione che fece crollare il PIL perché i corrotti avevano paura di fare gare e investimenti pubblici. Ma quando il ciclo va male di per sé mi aspetterei a naso più disperazione per aggiudicarsi contratti andando sottocosto con mazzette. Ma adesso cerco se ci sono lavori.
          Al di là di questo, concordo con lei: sono problemi ampiamente strutturali e non ciclici. Non per questo meno rilevanti in un momento in cui l’alternativa per fare bilancio in pareggio sono tagli di spesa e aumento di IVA….

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  5. Giorgio Zintu

    24/05/2012 @ 09:42

    L’analisi di Baldassarri è giusta. Comprendo che il problema di fondo non è economico, è semplicemente politico. I soldi ci sono (i180 miliardi tra corruzione ed evasione a cui aggiungo lo spreco e i privilegi, droni e missili) ma alla classe politica costa prendere una decisione perché dovrebbe decretare il proprio fallimento, anzi il proprio suicidio. D’altra parte cosa aspettarsi da un ceto di privilegiati che negli ultimi 35 anni ha acquistato o preso in affitto tutti gli immobili del centro storico di Roma. Persino il Segretariato generale della presidenza del consiglio è allocata fuori da Palazzo Chigi.
    Si sta navigando verso l’iceberg è meglio cambiare direzione oppure l’impatto sarà inevitabile.

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  6. ‘Partiamo dal sacrosanto obiettivo del rigore finanziario che deve mirare ad azzerare il deficit ed a piegare versoil bassoil debito pubblico il più rapidamente possibile.’

    e gia’ qui abbiamo capito perchè le cose in italia andranno sempre peggio….

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  7. Ma professor Baldassare a cosa perchè parla dell’ ^ l’obiettivo del pareggio di bilancio ^

    A cosa serve concretamente il pareggio di bilancio (a parte pareggiare il bilancio , tautologicamente…) cosa cambia quando
    uno stato ha un pareggio di bilancio (?)…per la sua economia per la vita della gente per la signora merkel per i mercati ….

    SE NON C’è CRESCITA E C’è STAGNAZIONE ECONOMICA E CON L’AUMENTO DI TASSAZIONE E LA DISOCCUPAZIONE peggiora tutti gli indici (che tanto la politica sull’offerta in italia non puo’ funzionare…)

    MA NON SI RENDE CONTE CONTO professor baldassare CHE IL PAESE STA’ ANDANDO INCONTRO AD UNA GRAVE CRISI ECONOMICA SENZA PRECEDENTI E AD UN GRAVE IMPOVERIMENTO?

    comunque se non altro mi conferma l’impressione che avevo che futuro e liberta’ i-l partito di gianfranco fini -sia il peggior partito della storia politica italiana…

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  8. a cosi lei Baldassare vorrebbe fare ripartire l’economia del paese tagliando i miliardi di corruzione implicita della spesa statale

    e sareste capaci di farlo VOI , Voi che per anni avete avuto
    i dati in mani di un paese che lentamente stava ripetendo e perseguendo la traittoria dell’ Argentina prima del fallimento
    Voi che avete VOTATO uno scudo fiscale VERGOGNOSO (perchè in maniera diversa si poteva ancha accettare ) VOI che avete abbuonato tasse per 100miliardi alle concessionare dei giochi d’azzardo (…e chi c’è dientro lo sa meglio di me )
    VOI che avete messo in mano il paese a tecnici IN UNA MODO ADEMOCRATICO e al limite del golpismo . VOI ora vorreste
    fare ripartire il paese riqualificando la spesa pubblica? CI sta’
    dicendo questo ? Ci sta’ dicendo che ha paura di Grillo e dei Neonazisti ? Bene sa cosa le dico ? Le dico che lei è parte
    del problema non parte della soluzione (e do per scontanto che se Piga la pubblica è perchè la ritiene una brava persona e senza macchia ma non è quello il punto , mi comprenda)
    Le dico che preferisco il grillino con la terza media a VOI (e
    Piga mi è testimone che non ho fiducia in grillo e m5s) che preferisco il neonazista a VOI . Che VOI VE LE MERITATE I GRILLINI E I NEONAZISTI ! PERCHè LI AVETE CREATI VOI

    non potete avere credibilita’ VOI , l’avete esaurita , ed è fortunato
    che la sua lettera è abbastanza complessa da non essrere compresa dall’italiano medio …perchè i suoi ragionamenti sono semplicemente offensivi , VOI li state creando i grillini e i neonazisti
    si anche LEI

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    • Totale disaccordo con questa sua lettera Robert. Tutti gli uomini e le donne sono rispettabili quando esprimono una opinione che non offende. Fare di tutta l’erba un fascio è uno dei motivi che mettono in ginocchio questo paese. Argomenti, senza timore, le sue opinioni contro gli argomenti di Baldassarri che ha assolutamente tutto il diritti di parlare ma che io pubblico perché condivido alcune delle sue idee con forza. Che Baldassarri non sia stato sentito ed ascoltato quando le diceva negli ultimi 5 anni e che lui non abbia preso il fucile per farsi sentire non gli deve essere addebitato.

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  9. Giacomo Gabbuti

    24/05/2012 @ 15:54

    Non ricordo se l’ha già pubblicato sul sito, ma è uscito anche questo interessantissimo paper che stima l’impatto negativo sulla crescita della criminalità organizzata sul Meridione, confrontando i trend di Puglia e Basilicata prima e dopo l’espansione della mafia in queste regioni nei ’70, e poi paragonandoli con quelli delle regioni “storicamente” interessate dal fenomeno.
    Ecco il link per chi fosse interessato: http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/temidi/td12/td868_12/td868

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  10. Grazie. Il Chiarini che, ovviamente, non conosco, provo un attimo a guglarmelo. Se lei sente il dott. Baldassarri lo ringrazi da parte mia per essersi, quanto meno, messo in gioco per il tramite del suo blog. Mi piacerebbe essere un po’ più giovane per potermi riciclare ed affrontare qualche esame con lei ma, in fin dei conti, non mi consta che né Platone né Aristotele richiedessero frequenze a corsi o sostegno d’esami. Indipendentemente da questo, dunque, cercherò di sfruttare la sua disponibilità per fare la mia educazione nel suo campo. Buona serata.

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  11. Ma a nessuno viene da dire che 800 miliardi di spesa pubblica sono una enormità,
    soprattutto in considerazione di come vengono spesi?
    Quanto potrebbero fruttare 100 di quei miliardi se lasciati in mano ad abili imprenditori ed artigiani invece che usati per alimentare una classe politica di parassiti, una burocrazia inetta e clientele affamate varie?

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    • Buona domanda. Non lo sappiamo. Potrebbe essere un’enormità, potrebbe essere poco. Conta molto la qualità rispetto al costo delle tasse. Direi che 2-3% di PIL sono sprechi sicuri, come minimo.
      Il punto chiave è : 1) individuarli 2) tagliarli 3) decidere che farne.
      Personalmente in tempi normali lascerei la risposta al governo o a lei: 3% di PIL in meno di tasse o in più di buona spesa non saprei scegliere così di botto.
      In una recessione come questa, non c’è dubbio: le minori tasse vengono risparmiate, le maggiori spese sono domanda che aiuta l’economia.

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      • Professore, Lei mette correttamente l’attenzione sulla qualità della spesa.
        Ma proprio questo fatto dovrebbe portare a conclusioni diverse rispetto al dilemma spesa-tasse.
        Basta analizzare cosa è successo in Italia negli ultimi mesi. A partire dalla tarda primavera-inizio estate 2011 si è iniziato a porre sui mercati il problema della sostenibilità del debito pubblico. Non mi voglio ora mettere a discutere sulle ragioni di questo fatto, ma su cosa è avvenuto dopo.
        I detentori dei titoli del debito pubblico, smettiamo di usare il termine “mercati” in quanto chi ha BOT, BTP e CCT sono alla fine, magari tramite intermediari, persone in carne e ossa, ci hanno detto che non si fidavano più delle condizioni della nostra finanza pubblica e quindi, per continuare a prestare soldi allo stato, hanno iniziato a chiedere tassi di interesse più elevati per coprirsi dal rischio. Mi sembra che io e Lei faremmo la stessa cosa nei confronti di un nostro debitore a meno che questi non ci illustri un piano credibile di riaggiustamento dei suoi conti.
        Il governo Berlusconi prima, in modo che eufemisticamente si può definire arraffazzonato, e quello Monti poi hanno risposto a questa crisi del debito, già a partire dall’estate scorsa, attraverso un aumento della pressione fiscale.
        Questo fatto ha drasticamente ridotto la capacità di spesa dei privati cittadini che in più, in un regime di incertezza (vedasi il fatto che ancora non è chiaro l’impatto dell’IMU) hanno smesso di spendere aggravando ulteriormente la situazione. Ci si aggiunga che Equitalia ha fatto di tutto per mettere in difficoltà aziende già boccheggianti e il quadro è completo.
        Nel contempo lo stato ha continuato a spendere come nulla fosse accaduto.
        A questo punto Le chiedo: ma se invece di ridurre la capacità di spesa dei cittadini attraverso l’inasprimento fiscale si fosse ridotta la spesa dello stato non sarebbe stato meglio? A quanto mi risulta, ma posso sbagliarmi, la spesa di 1 € da parte di un privato genera lo stesso effetto positivo della spesa di 1,83 € da parte dello stato. E’ un dato che dovrebbe fare riflettere e che, aldilà della sua accuratezza, è perfettamente logico.
        La spesa da parte dello stato è una spesa obbligata, in cui il cittadino non esercita la sua possibilità di scelta. Lo stato ci dice, per esempio, “spendete per la sanità” e noi siamo obbligati a farlo. Nessuno mette in dubbio che la spesa sanitaria sia importante, ma vi è un problema di libera scelta. Io potrei NON VOLERE un’assicurazione sanitaria assumendomi il rischio, in caso di malattia di pagarne in prima persona le conseguenze. Riconosco che è un caso un po’ al limite ma è utile per illustrare il concetto.
        Venendo a situazioni più realistiche, ma perché mai i Comuni devono fare pagare più tasse locali al fine di finanziare la sagra di paese? Certo, se vado alla sagra lo faccio perché la trovo divertente, ma gli stessi soldi con la stessa finalità li potrei spendere, a mia libera scelta, per andare al cinema o al teatro o in pizzeria.

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