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L’Europa Unita, dall’utopia alla realtà. L’Italia eserciti il suo diritto di veto a proposte anti europee.

Ora che l’Europa è in ballo seriamente, ora che sta per alzarsi il sipario su un nuovo atto di una drammatica messa in scena dal finale non scontato, è bene ricordarsi di chi scrisse gli atti precedenti, di quale trama fu riempita e a quale pubblico essi si rivolgevano. Prenderò, uno per tutti, l’allegato filemonnet “L’Europa Unita, dall’utopia alla realtà” pronunciato nel 1972 da Jean Monnet, allora Presidente del Comitato d’Azione per gli Stati Uniti d’Europa, a Losanna.

Solo alcune battute tradurrò. Saranno sufficienti.

“Mi avete chiesto: gli Stati Uniti di Europa, non sono essi un’utopia? Io penso che in ogni grande impresa umana, per che possa riuscire, vi sia sempre una parte di sogno. Ma il sogno, se dura, diventa un giorno realtà, perché allora gli uomini si danno da fare per sormontare le difficoltà necessarie alla sua realizzazione. Gradualmente, il sogno si cancella e appare la sua realizzazione. E’ il nostro caso, è il caso dell’unità dell’Europa”.

“La riconciliazione tra Francia e Germania ha eliminato gran parte degli antichi antagonismi che hanno rovinato l’Europa e insanguinato il mondo. La partecipazione dell’Italia e del Benelux ha facilitato questo riavvicinamento … Ora viene l’Inghilterra. Credo che questo grande evento ci porterà la scintilla che trasformerà una comunità regionale in una comunità d’importanza universale. La Gran Bretagna ci porterà non solo i suoi elementi di forza, ma anche la comprensione e la pratica della democrazia e delle sue istituzioni, oltre che la sua esperienza degli affari mondiali. L’apporto inglese sarà un apporto morale, politico e democratico e non solo materiale.”

“Non cerchiamo la potenza, come spesso altre volte, siamo volti verso la condizione umana ed il progresso sociale e verso l’organizzazione della pace. Per raggiungere e organizzarci verso questo obiettivo … bisogna accelerare l’organizzazione dell’Europa unita.”

“I paesi della Comunità Europea sono in procinto di stabilire tra loro relazioni d’uguaglianza e solidarietà, sarebbe a dire delle relazioni simili a quelle che già esistono in seno ai nostri propri paesi. In effetti, colpisce che i nostri paesi, all’interno delle loro frontiere hanno stabilito delle regole e delle istituzioni di cui uno degli obiettivi principali è di mantenere l’uguaglianza tra cittadini, d’impedire che un gruppo possa imporre la sua volontà su altri, di assicurare una solidarietà tra regioni e categorie sociali. Per ciò delle leggi sono state fatte e delle istituzioni create. La Comunità Europea, gradualmente, persegue la creazione, tra i nostri paesi d’Europa, di relazioni simili”.

“Nessuno dei nostri paesi, separato, può regolare i principali problemi che deve fronteggiare, siano essi economici o politici”.

“Oggi, diversi paesi della Comunità Europea sperimentano grandi difficoltà … In queste situazioni, troviamo un denominatore comune: la costruzione dell’Europa”.

“E’ questa una utopia? La risposta è dentro di noi. La realizzazione dipende da noi, dalla nostra fiducia in noi stessi e dai nostri sforzi”.

Ecco cosa ci lascia la Storia. Una Europa della solidarietà e delle regole, delle uguaglianze e dell’altruismo. Abbiamo già perso un pezzo della grande Gran Bretagna sull’altare dell’egoismo nazionale. Cosa altro vogliamo perdere? E’ tempo che l’Italia diventi, assieme ad altri paesi volenterosi e forti della loro storia europea, la luce che condurrà tutti fuori dal tunnel in cui ci siamo cacciati. Esercitiamo dunque, prima che sia troppo tardi, il potere di veto a qualsiasi disegno che non rispetti la coerenza con la grandiosa rappresentazione teatrale che il mondo di oggi chiama Unione Europea.

7 comments

  1. follie follie !

    Ma quale diritto di veto ? prima vogliamo essere salvati dai soldi degli altri, poi vogliamo imporre le nostre unicamente nostre schifezze manageriali al resto dell’Europa ?! ma siami impazziti ! E come, col ricatto ? ma se l’italia esce dall’europa forse l’euro si salva e senz’altro si salva l’italia.

    Come ? con il sacrificio. Perche’ chi spera di risolvere i problemi senza sacrifici sogna. Per troppi anni la nazione ha imbrogliato e vissuto in una bolla che si e’ potuta sostenere solo grazie all’euro (purtroppo).

    L’euro e’ stata la rovina dell’italia in generale perche’ ha consentito al paese di nascondere l’imbroglio, non ha lasciato i normali meccanismi di aggiustamento operare. L’euro e’ una distorsione e un illusione.

    Usciamone al piu’ presto. Forza e coraggio, non accettiamo le minacce ignoranti di chissa’ quale disastro ! peggio di cosi’.

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  2. Giorgio Zintu

    12/01/2012 @ 22:56

    Sono d’accordo che tutto dipende da noi ma è anche vero che abbiamo perso molto tempo prezioso, quando ancora il numero di nazioni era limitato e non una torre di Babele.
    E nel tempo che abbiamo perso c’è anche l’incapacità di non aver sanato le grandi differenze tra nazioni e all’interno del nostro in particolare. E questo fatto rende più complicata quella tanto agognata unione politica.

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  3. Giacomo Gabbuti

    12/01/2012 @ 23:38

    Sono sinceramente stanco di sentir ripetere “la nazione ha imbrogliato – la nazione ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità”. E non solo perché ho ventuno anni, ma perché c’è chi lo ha fatto, e chi no: ci sono distorsioni che vanno sanate, la società nel suo insieme non ha saputo opporvisi – anche se c’è chi lo ha sempre fatto. La gran parte del paese non vive al di sopra degli standard che sarebbero consoni ad una economia del G8, anzi.
    La realtà è, a scapito di pochi, viviamo ben al di sotto: con mezzi pubblici fatiscenti, istituzioni non all’altezza e uno Stato spesso inefficiente. Se si dice “rimbocchiamoci le maniche tutti” ci sto, ma senza dire “tutti ladri, tutti colpevoli”, perché è il miglior modo di ritrovarci in men che non si dica da capo a dodici.

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    • comprendo benissimo la tua ben differente prospettiva, non scherzo.

      Considera forse un attimo la mia prospettiva di 45enne, che da quando ho 18 anni sono super stanco di vedere l’Italia sprofondare e gli italiani a guardare.

      Mezzi pubblici fetiscenti ? certo, siamo d’accordo
      Istituzioni non all’altezza ? certo, siamo d’accordo
      Stato spesso inefficiente ? parzialmente d’accordo: SEMPRE inefficiente.

      Mi sa che il tuo pensiero non sia poi molto distante dal mio. Bisogna pero’ adottare misure drastiche perche’ e’ essenziale riconoscere la gravita’ della situazione. Le parole carine e la diplomazia falsa dei nostri politici che combinano niente hanno stancato me, e mica da ieri.

      Ora mi racconti tu dove sono finiti i trilioni di soldi spesi dallo stato, proprio quei soldi che i giovani come te si trovano a dover ripagare per decenni a venire, oppure i pensionati ottantenni dove gli levano il pane dal tavolo. E i giovani non trovano lavoro ….

      Trilioni spesi e per cosa ? NIENTE. Come detto in parte sopra: mezzi pubblici zero, ordine pubblico zero, infrastrutture zero, difesa zero. Nemmeno manteniamo, mi pare, in maniera rispettosa le nostre opere (roba che in un paese come l’Italia dovrebbe essere una priorita’).

      Io richiamo all’onesta’, pura e semplice onesta’. I fatti sono fatti. L’apparato pubblico italiano ha provato nel corso di decenni di essere incapace di operare onestamente ed, ancor meno, efficientemente, perche’ troppo preso da interessi personali (e qui non importa se ci sono, come ci sono, eccezionali personalita’, evidentemente).

      E mi spieghi tu come alcuni, incluse persone certamente preparate, vadano in giro a parlare di “spesa pubblica” come strumento di politica economica al quale ricorrere adesso per stimolare la crescita ? In Italia si capisce solo lo spreco pubblico, e’ un fatto. Abbiamo trilioni di debito pubblico per provarlo, e un paese in disgrazia. Allora sei stanco di sentire la verita’ ? Lets’ do something about it.

      Come dici tu, sono d’accordissimo, non tutti hanno “rubato” ! Ma siamo tutti complici fintanto e pertanto che stiamo a guardare la classe politica e manageriale sfruttare/distruggere il paese e i pochi che pagano le tasse….. per riempire i loro conti in svizzera, lussemburgo etcc.

      Distorsioni vanno aggiustate, certo !

      Rimboccarsi le maniche e’ l’obiettivo, soprattutto per i giovani. Per arrivarci pero’ c’e’ un solo modo: convincere tutti gli italiani di alcune verita’ fondamentali … non girarci attorno. Altrimenti continuiamo a guardare.

      E’ una mera questione di vera volonta’ nazionale. Se non si smuove quella non si cambia mai. E per smuoverla occorre informazione vera…….

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      • Un’Italia senza stato sarebbe ben peggio di quanto lei vede oggi. Eppure concordo con lei. Come è possibile? E’ possibile perché crediamo che là fuori un modello giusto ci sia, che abbia più Stato e meno corruzione. Ho poco più di 45 anni e non intendo mollare ora il sogno.

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      • Giacomo Gabbuti

        15/01/2012 @ 13:51

        Condividiamo l’analisi, non capisco però le sue conclusioni. La soluzione è riformare lo stato? Cacciare tutte quelle persone che, abusivamente, lo incancreniscono da decenni? Va bene, sono d’accordo. Questo vuol dire: punire CHI ha fatto della cosa pubblica un letamaio ad uso e consumo di porci e banditi e rendere finalmente in grado di lavorare CHI INVECE, nonostante tutto, garantisce che un servizio pubblico – sempre inefficiente? va bene, posso pure starci – (r)esista, non solo sulla carta, come pure spesso avviene. Lo vediamo nelle università, negli istituti di ricerca, nei beni culturali, che sono luoghi più “appariscenti”, ma non posso dubitare sia così ovunque.
        Non posso dubitarne in primo luogo perché, seppure spesso “complice” come lei giustamente “mi” rinfaccia, non sarei in grado di mettere in atto comportamenti di questo tipo, perché così son stato educato, anche se ho innegabilmente assimilato tratti di una società fondamentalmente omertosa come quella in cui vivo. E à la Russel, noto di non avere statisticamente motivo di credere di essere meglio di chi ho intorno, né tantomeno di pensare lo stesso dei miei genitori.
        Questo non mi impedisce di vedere tutto ciò che lei dice e che io sottoscrivo, ma di vedere che c’è chi lo fa e chi no – che poi non denunci i suoi colleghi viene dopo, io ora voglio solo esser certo che c’è in questo Paese chi sarebbe in grado di lavorare nello Stato per lo Stato, basta pensare in quanti commentiamo questo e infiniti blog come questo tutti i giorni.
        E allora la soluzione non può essere: tassiamo di più tutti, tagliamo le pensioni a tutti, rendiamo la vita peggiore a tutti – questa ansia dei “sacrifici”, come fosse un rito di espiazione medievale, senza che corrispondano obiettivi conseguibili (come quando alla regina Vittoria si rimproverava di aver fatto l’anestesia durante il cesareo, perché “se non si prova dolore non è maternità”!)
        Anche perché, fuori dal mondo delle idee, i sacrifici imposti da quella politica che lei individua come male, “casualmente” colpiscono proprio chi non dovrebbe – o più semplicemente non può permettersi di – pagare.

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