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Meglio due euro che nessun euro

Pensate all’Europa come a due gemelli nati con la  testa attaccata. Non separarli con una rapida e  dolorosa operazione chirurgica comporterebbe la loro morte. Separarli ora, significherà la loro sopravvivenza, la loro crescita, e, pian piano, il loro mutuo riconoscersi, uguali ma diversi, la loro coesistenza, il loro reciproco amore e rispetto, la loro unità. Separiamo coloro che abbiamo attaccato insieme, perché solo così l’Europa potrà salvarsi. Io, questo blog, qualche giorno fa.

Tra pochi giorni uscirà dal magico cilindro della Signora Merkel, con il plauso della Commissione Europea, l’ultimo coniglio. No, non la BCE “all’americana”, che poco in effetti serve per salvarci da una crisi che non è monetaria ma reale e che (forse) aiuta tutti senza sanare gli squilibri interni  causa della crisi (ma su questo in un prossimo blog). No, non sarà l’eurobond, trucco cartaceo che fa poca differenza e che crea mal di pancia ai tedeschi. No, non è un nuovo Patto di Stabilità fatto solo di rigore, per fortuna.

Teniamoci forte, la proposta sarà quella di creare nientepopodimeno che … l’unione fiscale oltre che di quella monetaria, con un ruolo rafforzato per la Commissione Europea.  Senza per ora chiederci cosa faranno i paesi dell’Unione che non adottano l’euro (area celeste), possiamo così sperare che i paesi dell’euro (area blu scura) saranno
finalmente al sicuro? L’Europa darà così facendo un calcio alla crisi? La risposta è articolata. Non daranno un calcio alla crisi economica dell’Europa nel suo complesso, ovviamente. Che dipende da fattori, come innovazione tecnologica e culturale e riforme, che sono o (la prima) indipendente da un bilancio fiscale unico o (le seconde) in mano a legislazioni nazionali ed
europee che solo nel tempo daranno i frutti, con o senza bilancio fiscale centralizzato. Ma forse una unione fiscale potrebbe dare un calcio agli squilibri tra paesi membri (Italia vs. Germania? Grecia vs. Germania?) che tanto sembrano mettere a rischio i c.d. paesi virtuosi (ed i bilanci delle loro banche, aggiungerebbe qualcuno) dell’area dell’euro, la stabilità della nostra moneta
unica e del suo guardiano, la BCE? Così sembra pensarla chi questa riforma proporrà. E certamente, una volta uscita la proposta, sentiremo il corteo vociante di coloro che diranno che sì, è arrivato il tempo di accelerare verso una unione fiscale per questo motivo. Di nuovo, accelerare. Peccato che queste asimmetrie, nella mente della Merkel e forse anche di Sarkozy, dovranno essere
sanate da politiche economiche fiscali da Bruxelles fatte di austerità di bilancio. E cioè proprio quelle politiche che darebbero il colpo di grazia, in questo momento, al nostro Continente. E allora?
Che fare? Come salvare euro ed Europa? Non c’è una soluzione migliore? Certo che c’è. Ben più lungimirante e piena di prospettive per la salvezza dell’Europa (sempre che la Germania non decida di espandere lei, ma questo ne parliamo un’altra volta e comunque pare impossibile visto l’atteggiamento merkeliano). La soluzione la vedete nella seconda cartina: una Europa con 2,
anzi 3, euri.

Il terzo euro è quello (verde) delle grandi monarchie, Regno Unito, Svezia, Danimarca, che testardamente (ma forse il tempo ha dimostrato, saggiamente) non rinunciano all’Europa ma nemmeno alla loro valuta nazionale, in attesa di un processo di integrazione culturale più forte e simile a quello tra gli stati degli Stati Uniti, con stessa lingua, mobilità del lavoro e un solo esercito.

Gli altri due euri, ecco la novità, sono quelli in giallo ed in blu. Da un lato c’è l’euro dei paesi desiderosi di stabilità, quello blu, che si apprezzerà subito rispetto al vecchio euro. Il vecchio euro sarà abbandonato perché alcuni Paesi ne usciranno e sarà costituito da Francia, Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Austria, cechi e slovacchi, sloveni, e perché no, islandesi, finlandesi, estoni e pure lituani e lettoni.

Dall’altro lato ci sarà l’euro dei paesi desiderosi di crescita, quello giallo (come il sole del Mediterraneo), che si deprezzerà rispetto al vecchio euro per rilanciare l’export dei suoi stati: Italia, capofila ovviamente, Spagna, Irlanda, Portogallo, Grecia (ma certo!)Malta, Cipro e ecco Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, e anche Macedonia, Montenegro, e finalmente perché no (sognare non fa male), la Turchia che così stupidamente abbiamo regalato agli interessi degli Stati Uniti e del Medio Oriente invece che ai nostri.

Questa unione monetaria, dell’euro giallo, sarà il simbolo di una crescente vicinanza culturale tra i suoi paesi membri, che potranno permettersi una politica economica un poco più inflazionista e un poco più attenta alla crescita di quello sinora adottata. L’altra unione monetaria, dell’euro blu,
sarà comunque legata ai paesi dell’euro giallo da un’area economica di libero scambio per i commerci delle proprie aziende, in coerenza con il Trattato dell’Unione Europea, e al contempo potrà raggiungere politiche volte al rafforzamento della supremazia monetaria, bene a loro caro.

Insieme, le due aree dialogheranno per, nel tempo, adottare una moneta unica, dandosi venti (?) anni per farlo, mentre continueranno a rinsaldare nel frattempo i loro legami culturali, precondizione per il successo di una valuta unica. In questi 20 anni i paesi blu parleranno con Russia e Cina. I paesi gialli con Africa e Medio Oriente (e non è una diminutio, credetemi, lo sanno bene i cinesi). In questi 20 anni i paesi blu diventeranno un po’ più colombe e i paesi gialli un po’ più falchi nella lotta all’inflazione e torneranno alla fine ad avere un solo Governatore di una sola
banca centrale. Potremo addirittura pensare, in segno di credibile promessa di tornare insieme, di mandare un nostro concittadino a dirigere la BCE blu e avere un concittadino tedesco a dirigere la nostra BCE gialla. Tanto alla fine, si è capito, i banchieri sempre si piegano volenti o nolenti, come è giusto che sia, ai voleri della politica, cioè dei cittadini di riferimento.

E’ fattibile. Pensiamoci dunque bene, prima di dire sì all’ennesimo atto di masochismo (l’unione fiscale) che ci porterà un passo più vicino al baratro, cioè alla fine duratura e permanente di una unione monetaria e forse di una unione europea. Meglio due euri, che nessuno.

Uscito sul Foglio del 25.11.2011. Grazie ad Alessandro per l’aiuto.

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