THIS SITE HAS BEEN ARCHIVED, AND IS NO LONGER UPDATED. CLICK HERE TO RETURN TO THE CURRENT SITE
Post Format

Salviamo quei due gemelli europei

Bellissimo l’articolo di oggi di sul Corriere della Sera di Bernard Henri Levy (BHL) su Atene e Roma e l’Europa. Il suo giusto argomento è che questa crisi che ci attanaglia non è dell’economia, né della finanza, ma della stessa Europa (forse dell’Occidente?). La cultura dell’Europa: “Il suo cuore che batte sempre meno. La sua anima. La sua grammatica comune e nascosta. La distinzione, che essa ha inventato, fra legge e diritto, o fra uomo e cittadino. L’articolazione, che le è propria, delle tante forme del Multiplo e del nome unico dell’Uno. Insomma, il suo essere. La sua sostanza. Di modo che, per comprendere quel che accade, per sapere di che si tratta quando parliamo di crisi del debito o dell’euro, per capire, solo capire, quello che dicono i movimenti popolari di protesta che scuotono le due grandi capitali dell’intelligenza europea che sono Roma e Atene, più che Keynes o Friedman, bisogna rileggere Gibbon, Humboldt o anche Polibio: teorici del destino e della caduta del paradigma ateniese o del modello romano”. E dunque, “anche la soluzione della crisi non sarà né finanziaria né economica ma — di nuovo, e a scelta — spirituale, morale o politica”.

Eppure in altro articolo apparso sullo Huffington Post BHL sembra dire il contrario, che la soluzione è fondamentalmente economica:  “L’integrazione europea ed il federalismo sono la sola possibilità … Concretamente? Non solo unos forzo di solidarietà ma di supporto attivo dei paesi più ricchi …. Uno sforzo rigoroso … che ogni paese in difficoltà si accolla, non più imposto ed accettato in maniera riluttante … (mia vaga traduzione, NdR)

 Quindi il punto chiave è il seguente: è la cultura, la politica (P maiuscola) che portano a risolvere il problema economico europeo? O viceversa? BHL sembra prediligere la seconda via: “Da parte di tutti, una armonizzazione delle regole nazionali, una convergenza delle politiche fiscali e di bilancio, l’istituzione di un nuovo governo economico, anche un Ministro Europeo delle Finanze, … gli eurobond …. In breve, questa nuova rinuncia di sovranità senza laquale vi è caos … recessione … (uno sogna di un’Europa dove la bancarotta di un suo stato avesse conseguenze simili a quelle che avrebbe per gli Stati Uniti l’incapacità della California di ripagare i suoi debiti)”. E nel pezzo di oggi del Corriere quando parla “di arconti, dei polemarchi, che siano fedeli a quel che di meglio esiste nell’eredità europea” non parla certo di dittature militari per risolvere i problemi europei, ma auspica immagino una forte leadership che ci guidi in questo momento di grande difficoltà intellettuale e civile, fuori dal deserto, inutilmente annaffiato dai burocrati (li chiama “l’amministrazione”) europei.

Beh, non siamo d’accordo BHL. Noi stiamo qui a rappresentare il fronte del no a questa visione. Noi siamo quelli che dicono che senza una unità culturale e politica (che comporta il desiderio dei cittadini di voler essere governati dagli stessi politici)  niente può essere fatto per tirarci fuori da questi tempi drammatici senza traumi. Niente. Né un leader “forte”, una contraddizione in termini visto che presiederebbe un concetto astratto (un sogno direbbe BHL) e non un popolo unito e che rifiuta ai moderni Greci quello che gli antichi Greci mai avrebbero rifiutato, la sfida della democrazia. Né una vuota unione fiscale, senza rappresentanza, visto che ancora dobbiamo divenire quella unione fatta di rispetto delle nostre diversità (la Grecia bancarotta trattata non come la California ma come una colonia).

 Prima dunque creiamo gli Europei, poi creeremo l’Europa. “Ma” direte, “l’Europa già esiste, l’abbiamo creata!”. Ma come?

Pensate all’Europa come a due gemelli nati con la testa attaccata. Non separarli con una rapida e dolorosa operazione chirurgica comporterebbe la loro morte. Separarli ora, significherà la loro sopravvivenza, la loro crescita, e, pian piano, il loro mutuo riconoscersi, uguali ma diversi, la loro coesistenza, il loro reciproco amore e rispetto, la loro unità. Separiamo coloro che abbiamo attaccato insieme, perché solo così l’Europa potrà salvarsi.

One comment

  1. stefano rossi

    24/11/2011 @ 20:33

    Buonasera professore.Dopo avere visionato questo video,che ora le andro’ a linkare, ho deciso che tutto quel che si dice -e si e’ detto- riguardo a rimedi contro la crisi, e tutte le possibili soluzioni ad essa correlate ,NON han piu’ senso di essere discusse.

    http://www.youtube.com/watch?v=HORaWaxi6io

    Che tristezza

    Reply

Lascia un Commento

Required fields are marked *.

*