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Fitch, Monti e la crescente necessità di mettere il veto alla proposta tedesca

Un rendimento dei titoli italiani del 4% superiore al Bund tedesco, accompagnato da una crescita nulla del PIL reale potrebbe dimostrarsi “esplosivo” per l’Italia, mentre uno spread di 1,5% ed una crescita dell’1,5% lascerebbe il paese solvente, asserisce Fitch.

Ecco il mio primo pensiero: che questa non è un’affermazione degna di un’agenzia di rating.

Primo. Siamo già dunque nello scenario esplosivo di Fitch, con una recessione ed uno spread al 5%. Eppure nulla esplode. Ma Fitch si cautela dicendo “potrebbe dimostrarsi”, quindi avrà sempre ragione. Che coraggio. Chissà quale profonda teoria economica si nasconde dietro a questi numeri giocati al lotto di 4 e zero.

Secondo. Per fortuna che se I numeri giocati al lotto sono 1,5 e 1,5 invece dell’esplosione abbiamo la salvezza (=solvenza). Chissà se possono, lì a Fitch, dimostrare anche questo o se anche questo potrebbe dimostrarsi vero.

Ora però, da due bruttezze può nascere un fiore? Forse. In effetti se mettiamo assieme le due argomentazioni qualcosa di logico vien fuori: che il confine tra solvenza ed esplosione passa per una simultanea riduzione degli spread ed una maggiore crescita.

Ora, come si fa ad avere spread più bassi e crescita più alta. Vedo 3 possibilità.

a)     spread minori che causano maggiore crescita;

b)    maggiore crescita causa minori spread;

c)     minori spread e maggiore crescita sono causati entrambi da un terzo fattore.

a) richiederebbe una qualche sorta di crescita economica generata da maggiori investimenti, stimolati a loro volta dai minori tassi d’interesse (spread): ma cosa genererebbe i minori spread? b) implicherebbe una qualche sorta di discesa degli spread derivante da una sorta di entusiasmo generato da maggiore crescita: ma cosa genererebbe quest’ultima? c) è quella giusta. E qui si aprono 2 ulteriori scenari per l’Italia. O la causa (il terzo fattore) è una crescita mondiale che genera nostra crescita via export  (ma ci credete voi, nell’attuale clima internazionale?) oppure la causa è una politica economica avviata con decisione.

Una politica economica a sua volta può essere di due tipi. O basata su riforme (dal lato dunque dell’offerta) o via spesa pubblica (dal lato della domanda). Che, se di successo, abbasserebbero gli spread assieme alla rinnovata crescita economica. Tertium non datur.

Ora. Mi dite per favore cosa è che porterà in breve tempo (1 anno?) la crescita italiana da -1% a 1,5%? Le riforme dei tassisti? E dell’art. 18? E dell’orario dei negozi? E delle farmacie? Posso sorridere? Dai….

Siamo dunque rimasti con l’unica soluzione a disposizione, quella  a cui il consenso Europeo pare sempre negare il diritto di dimostrare la sua forza, e cioè un piano di forte espansione della domanda pubblica (anche non in deficit) a cui, grazie allo sblocco della crescita economica, farebbe d’accompagno un declino degli spread, creando ulteriore spazio fiscale per maggiori spese utili per lo sviluppo.

Certo ciò significa una sola cosa. Che il Presidente Monti deve porre il veto sulla proposta tedesca della riduzione annuale del debito come clausola da inserire nel Trattato Europeo. Ma sarebbe facile da spiegarsi, il nostro veto: senza di esso lo scenario esplosivo Fitch ci esploderebbe in faccia con tutta la sua violenza, cancellando in un istante quel magnifico progetto di unione pacifica chiamato euro.

8 comments

  1. Super complimenti: è un dovere professionale degli economisti commentare così analiticamente le indicazioni “eruttate” dalle agenzie di rating.
    Un grande grazie.

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  2. Rudy Colacicco

    11/01/2012 @ 13:55

    Faccio notare che, in una prospettiva di medio periodo, le proposte a) e b), così come vengono presentate, l’una genera l’altra: per esempio, meno spread e quindi più crescita, che a sua volta abbassa lo spread, e così via…

    Sarebbe un avvitamento virtuoso che potrebbe generare gli effetti della proposta c), facendo leva però su un solo fattore scatenante l’avvitamento sopra detto (o solo spread o solo creascita).

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  3. Dostoevskij

    11/01/2012 @ 20:16

    Salve professore, spero di non approfittare della sua disponibilità chiedendole altre delucidazioni.

    Ma perchè dopo le chiare prove di inadeguatezza (forse esagero?) nella valutazione di alcuni rating da parte delle 3 agenzie americane (Fitch,Standard & Poor’s e Moody’s) come i casi eclatanti dei Bond Argentini, dei Titoli Parmalat, di quelli delle Banche Islandesi, dei Titoli Lehman Brothers..ecc.
    I mercati e, soprattutto gli Stati Europei continuano a fidarsi e soprattutto continuano a lasciarli operare senza alcuna condizionalità?
    Perchè nei vertici europei si parla solamente di debiti pubblici alti e mai ci si pone il problema di contrastare questa dittatura delle agenzie USA?

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    • Domanda attuale! Comunque hanno fatto downgrading degli Stati Uniti pure. Non cercherei troppo in questo caso di colpevolizzarli, prendono atto con ritardo di una situazione oggettivamente grave.

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  4. Prof. Piga,
    a me sembra evidente che Monti non metterà il veto alla proposta di riduzione annuale del debito, perché l’Italia ha una posizione strategiamente debole: non è in grado di cavarsela da sola, e quindi i suoi margini di manovra sono bassi (ha bisogno della Germania per uscire dalla crisi, e quindi non può permettersi di fare ciò che fa la Gran Bretagna).
    Probabilmente Monti potrà usare la minaccia del veto per ottenere degli emendamenti che lo rendano più sopportabile, ma questo è il massimo che potrà fare.

    Io non mi fido dei politici quindi ritengo opportuno che ci sia una regola (ma non pesante) sul rientro del bedito, perché altrimenti i nostri politici continueranno ad aumentarlo.

    Il problema secondo me è agganciare il rientro del debito solo a periodi di crescita, in modo che in stagnazione/recessione lo stato possa usare i soldi per stimolare la crescita, e non per erodere il debito.

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  5. Gentile Professore Piga, la leggo con piacere e interesse anche perchè, non nascondo il mio conflitto di interesse, sono, la moglie di un conducente di taxi. Sono anche un’educatrice precaria più che precaria, convinta ciclista, over50 e sotto casa passeranno i tunnel dell’AV di Firenze…ma questa è un’altra storia (o forse no?).
    Mi rivolgo a lei per riuscire a fare luce sul tema più generale delle liberalizzazioni. Sento intorno a me la corsa alla ricerca del capro espiatorio. Cui prodest? La ringrazio e le auguro Buona Vita. Alessandra

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    • Scusi il ritardo! Io credo che le liberalizzazioni siano importanti ma certamente non decisive in questa fase se l’obiettivo è salvare l’euro. Anzi, le proteste attuali mostrano la necessità di pensarle bene le liberalizzazioni perché le inevitabili proteste non distraggano dall’obiettivo principale.
      Supponiamo che l’obiettivo sia invece: che si resti o non si resti nell’euro dobbiamo crescere. Bene (anzi, male, perché rinunciare all’euro è una follia). Allora prima delle liberalizzazioni le dico che va aumentato l’aiuto alle piccole imprese, come si fa negli Stati Uniti. Aiuto non cieco e cretino, non alle imprese piccole degli amici ma a quelle che un giorno possono diventare trainanti per l’economia.
      Sa che le dico? Ora scrivo un post su questo. Grazie.

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