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2011: Un anno vissuto stupidamente

Bollettino Economico della Banca d’Italia appena uscito.

Istruttivo leggere il confronto tra gli obiettivi che il Governo si poneva per il 2011 nel maggio del 2010 e i risultati a consuntivo raggiunti per il 2011.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’indebitamento netto sul PIL era previsto al 3,9% e così è stato; l’avanzo primario sul Pil era previsto allo 1% e così è stato; mentre il debito sul PIL da 118,7% è salito a 120,1%.

Festeggiamo? Ora vi spiego perché io stasera non festeggio.

Breve storia di 1 anno trascorso invano: il masochistico desiderio di conformarsi ai diktat europei sul deficit ha permesso di mantenere la barra dritta sull’obiettivo dello stesso. Ma la coperta è corta e per farlo i sacrifici sono stati immensi.

Già, perché mi ero scordato di un dettaglio: la crescita economica del PIL prevista per il 2011 – nella primavera del 2010 – era del +1,5%. E’ stata invece del + 0,4%. A forza di aumentare le tasse per raggiungere il ridicolo obiettivo di deficit abbiamo ucciso l’economia.

Gli stessi risultati – compresi quelli di deficit su PIL e dunque di stabilità - li avremmo dunque potuti raggiungere con una sana crescita del 2%, spinta da maggiore spesa pubblica. Già, perché la maggiore spesa pubblica avrebbe generato tanto maggiore PIL e tante entrate addizionali da far sì che il deficit in rapporto al PIL sarebbe sempre stato del 3,9%. Ma con tanti disoccupati in meno.

Poi c’è sempre l’interpretazione che di questi dati dà la Banca d’Italia che da quando il Prof. Monti è Presidente del Consiglio è diventata il difensore d’ufficio dell’azione governativa, rinunciando al suo essenziale stimolo propulsivo che aveva sempre avuto, quando forniva analisi  e spunti critici ma precisi e costruttivi a qualsiasi governo in carica, fosse esso di destra o sinistra. Così dobbiamo leggere frasi come questa:

Nel 2011 l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche è sceso di sette decimi di punto rispetto al 2010, al 3,9 per cento del PIL. Al netto della spesa per interessi si è registrato un avanzo di un punto percentuale del PIL. Questi progressi hanno limitato a 1,5 punti percentuali l’aumento del rapporto tra debito e  prodotto, che ha raggiunto il 120,1 per cento. Per effetto delle misure correttive decise nella seconda metà del 2011, il rapporto tra debito e PIL dovrebbe cominciare a ridursi nel 2013; per l’anno in corso si prevede un ampio miglioramento dei conti pubblici, nonostante la caduta attesa del prodotto.

e prendere atto della pochezza di analisi economica che la sottintende.

Almeno potevano dire “per l’anno in corso si prevede un ampio miglioramento dei conti pubblici che causerà una caduta, attesa, del prodotto”. Ma di questi tempi, questo è quello che ci passa Via Nazionale.

6 comments

  1. Riccardo Colangelo

    17/04/2012 @ 22:11

    “Il debito pubblico italiano, che nel 2011 si e’ attestato al 120,1% del pil, vola quest’anno al 123,4%. E’ quanto prevedono le nuove stime contenute nella bozza del Def che domani sara’ esaminata dal Consiglio dei Ministri. Il debito poi inizia la fase di ridiscesa, toccando il 121,6% nel 2013 e il 118,3% nel 2014.”

    è un’ANSA di stasera.
    non è solo il 2011 un anno vissuto stupidamente, ma prevediamo già (è il governo a prevederlo, la minuscola è voluta) che vivremo stupidamente anche il 2012 e il 2013, per tornare dove eravamo.

    E IO PAGO!!!!!

    quanti altri aumenti di tasse, quanti altri suicidi, quanti disoccupati in più, quanti spazi di mercato persi a favore di concorrenti stranieri??

    ma forse sono io che non capisco

    Reply
    • a me ricorda la Grecia, proprio oggi ho riletto un articolo che parlava di quei disgraziati.. Come da noi: facilitazione licenziamenti, tasse tasse tasse ecc.

      Accanto c’era un articolo che parlava della spesa per la difesa (Italiana) e dei 15 miliardi per 131 cacciabombardieri f35.. chissà se avremo poi il carburante per farli volare.. mah

      Reply
  2. Riccardo Colangelo

    17/04/2012 @ 22:19

    scusa, dimenticavo:
    “PESO FISCO RECORD, 45,1% IN 2012, POI 45,4% – Vola la pressione fiscale e tocca un nuovo record assoluto: quest’anno il peso del fisco si attestera’ al 45,1%, salendo dal 42,5% del 2011. Il livello di tassazione salira’ poi al 45,4% nel 2013, per poi attestarsi al 45,3% nel 2014 e al 44,9% nel 2015. E’ quanto prevede la bozza del Def che domani arriva all’esame del Cdm.”

    “FMI: PIL 2012 ITALIA -1,9%, 2013 -0,3% – L’economia italiana si contrarrà nel 2012 dell’1,9% e nel 2013 dello 0,3%. La stima è del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), che rivede così AL RIALZO (per fortuna, Ndr) le precedenti previsioni di gennaio rispettivamente di 0,2 e 0,3 punti percentuali.”

    è sempre la stessa ANSA

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  3. Stefano Caiazza

    18/04/2012 @ 12:24

    Dal punto di vista meramente formale non si puà confrontare un preventivo fatto da un Governo con il consuntivo che risente della politica economica di un altro Governo.
    Nella sostanza, ovviamente, concordo, poiché il piatto in cui si mangia è quello, indipendentemente da chi lo ha cucinato.

    Quanto tu scrivi sulla pochezza dell’analisi economica è illuminante, per noi stessi e per il nostro lavoro.
    Il dato non è, in economia sicuramente, oggettivo.
    Il dato non dice.
    Il dato è.

    Dal dato si estrae l’informazione. E la modalità con cui si costruisce l’informazione, a partire dal dato, contiene da una parte la precomprensione del fenomeno e dall’altra ciò che vuoi far dire al dato.

    Dall’informazione, poi, deriva la conoscenza da cui si parte per i successivi passi di politica economia.

    E il cerchio si chiude.
    (Lezione di Economia della Conoscenza)

    Reply
  4. Le cose sono due: o la teoria economica che ho studiato durante il mio percorso di studi è stata superata e più precisamente capovolta oppure la politica economia dell’Eurozona è completamente sbagliata. Il punto di arrivo di un corso di macroeconomia nella maggior parte delle facoltà italiane, è che secondo l’autorevole teoria Keynesiana una recessione è neutralizzabile e contrastabile attraverso una politica fiscale espansiva o un’aumento della spesa pubblica. Mediante questi due strumenti è infatti possibile stimolare la domanda aggregata e riportare l’economia verso la crescita. Detto ciò, è chiarissimo che siamo nel bel mezzo di una recessione economica così come è altrettanto chiaro che il nostro governo (ma non è il solo) sta adottando politiche economiche volte alla riduzione della spesa pubblica e all’aumento delle imposte. Forse la teoria di Keynes ad essere inadeguata? O forse è l’Europa che sta percorrendo la strada sbagliata?. I dati storici, oltre alla maggior parte dei premi Nobel all’economia (uno su tutti J. Stiglitz), sembrerebbero stare dalla parte di Keynes. Ma è possibile che i governi non se ne rendano conto? Io credo che sebbene la notizia buona sia che ogni recessione prima o poi finisce, il fattore che divide gli economisti non affrontano con sufficiente chiarezza è il tempo. Quanto durerà questa crisi? Perché sebbene entrambe le politiche economiche, a mio avviso, ci porteranno fuori dalla recessione, c’è da dire che altri due anni con questa pressione fiscale ridimensionerebbe irreversibilmente il nostro sistema produttivo oltre che a causare molti danni sociali. Credo che questa sia la chiave di lettura delle diverse visioni di politica economica e mai come oggi il tempo stringe.

    Reply
    • Io sono un ignorante in economia, ma vorrei che qualcuno mi spiegasse un paradosso. Come mai la spesa pubblica in Italia negli ultimi anni è sempre cresciuta, siamo quasi al 50 %, e nonostante ciò stiamo in depressione. E’ mai sorto il dubbio che la spesa pubblica sia ciò che causa la depressione perché sottrae ricchezza che potrebbbe essere meglio impiegata solo per nutrire gente che fa poco di utile (basta vedere l’orgia di regolamenti in cui affoga qualsiasi attività)?

      Reply

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