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La Cina e l’aragosta europea al tavolo con gli americani

Il piano cinese per trasformare la sua moneta, il renminbi, in una valuta rivale al dollaro, avrà successo? 

….

… dilemma per la Cina (per rispondere positivamente alal domanda di cui sopra, NdR): il sistema politico cinese è un ostacolo all’internazionalizzazione del renminbi?

Un motivo per il quale la democrazia potrà essere decisiva al fine di avere una moneta con status di riserva internazionale è che governi democraticamente eletti sono nella posizione migliore per prendere impegni credibili per sviluppare mercati liquidi e di ampie dimensioni. Possono impegnarsi a non espropriare i creditori, visto che altrimenti questi li cacceranno al momento delle elezioni.  E lo stesso rispetto per i diritti dei creditori che rassicura gli investitori nazionali rassicura quelli esteri, sia ufficiali che privati…

Dall’inizio del XIX° secolo le valute internazionali di riserva sono state quelle di paesi con sistemi politici democratici, dove l’azione arbitraria ufficiale è vincolata ed i creditori hanno diritto di rappresentanza.

Stimolante il problema posto dallo storico economico Barry Eichengreen che descrive come le autorità cinesi stiano aggressivamente perseguendo l’obiettivo di ottenere lo status di valuta internazionale per la loro moneta e si chiede se vi riusciranno.

E secondo Eichengreen per dare una risposta bisogna interrogarsi sul legame tra democrazia e forza di una moneta. Esiste un legame?

Beh la forza di una moneta è nella forza del sovrano, no?

La credibilità del sovrano, la sua capacità di mantenere intatta la reputazione del valore intrinseco di quanto viene battuto dal conio, è risultanza diretta della forza del sovrano, del suo potere sulla società sulla quale esercita la sua volontà. Un potere che può derivare da un mandato espresso da voto democratico, ma non è detto che debba essere così. Piuttosto deriva dalla soddisfazione del suo popolo, e dunque anche dalla crescita che riesce a garantire con le sue scelte. E, va ricordato, il legame causale che va dalla democrazia alla crescita economica è secondo molti studi assai tenue. Benjamin Friedman si spinge a ricordare come più forte possa invece essere il legame inverso che dalla crescita economica spinge ad affermarsi la democrazia.

Uno stato forte non è dunque necessariamente uno stato (fortemente) democratico. Non lo era nel passato, forse non lo è oggi, chissà se lo sarà tra 100 anni. Forse tra 100 anni sarà il modello autoritario “à la cinese” a dominare le società del mondo e dunque l’assunto di Eichengreen avrà mostrato la sua fallibilità.

Ma chi sarà seduto sul trono del mondo tra 100 anni? Quale modello politico s’imporrà così da imporre il suo conio?

Molto dipende da cosa scaturirà da questo nostro decennio. Non a caso la Cina si sta dando da fare, come mostra Eichengreen, per sedersi al tavolo decisionale del mondo con gli Stati Uniti. “Se non ti siedi al tavolo sei sul menù“, queste parole del mio collega catalano a Creta risuonano sempre nella mia testa.

E dunque molto dipende da cosa succederà all’euro. Se questo salterà, saremo sul menù cino-americano. Assisteremo alla vera balcanizzazione dell’Europa, indifferenti alle sorti di ognuno dei nostri vicini, tutti felici di sfidarci a suon di svalutazioni competitive, come tante stupide aragoste nell’acquario che salgono le une sulle altre per sconfiggersi o (pensare di) sopravvivere, con le chele bloccate dall’elastico e pronte ad essere bollite.

E un mondo senza l’Europa al tavolo decisionale sarà un mondo meno democratico e più pronto a divenire autoritario. Perché tre è meglio di due. Perché nella vene dell’Europa scorre il sangue pulito della democrazia.

Ma. C’è un ma.

Ma d’altro canto, mi dico, non è un caso che questo euro sia in crisi, ed in questo devo dare ragione a Eichengreen: forse è in crisi perché oggi è in crisi la democrazia europea. Che non ascolta il suo popolo nelle strade che protesta, perché tanto  - come dicono quelli di “fermare il declino” - la congiuntura è “irrilevante”, conta solo il lungo periodo e non le vittime che si mietono nel frattempo con la stupida recessione, indebolendo la democrazia.

Se l’Europa getta a mare la sua solidarietà getta a mare la sua democrazia. E nel fare questo diventa aragosta da bollire sul menù del prossimo secolo. Perché se è vero che la democrazia non garantisce sempre una moneta forte, è anche vero che l’Europa non può diventare forte nel mondo che essendo democratica. Nel suo DNA c’è questo, e nessuna Troika potrà mai avere potere al tavolo con Stati Uniti e Cina, perché sarà ogni giorno distratta e indebolita dalla rabbia quotidiana di un popolo che solo di democrazia sa ed ha imparato a nutrirsi.

2 comments

  1. francesco russo

    20/10/2012 @ 09:30

    Mah, l’ europa non è solo democrazia e diritti, è oggi anche quello ma è anche – storicamente – uso della forza, violenza e sopraffazione. Anzi, ad essere più precisi è la Grecia – oggi misera e sconfitta dall’ Euro (e da se stessa) – storicamente la DEMOCRAZIA E LA FONTE DEL DIRITTO, mentre se andiamo a vedere la storia europea solo dal 1700 in avanti con la incazzatura dei francesi l’ Europa diventò la culla del welfare e della democrazia passando tuttavia dalla necessaria rivoluzione industriale. Prima Roma aveva militarizzato TUTTA l’ europa fino all’ Elba e poi fino al Reno (grazie ad Augusto e Quintilio Varo) ed aveva imposto con il sangue e con le armi la cd PAX ROMANA ed aveva imposto a tutti i popoli conquistati il DIRITTO ROMANO ma non certo la democrazia.
    Il punto è esattamente questo: cosa dà in più oggi di plusvalore l’ Europa al mondo intero ?? La rivoluzione industriale è del XIX secolo ed oggi cosa facciamo per MERITARCI il posto a tavola e non essere inseriti nella lista del menu ?? A me sembra che tutte le popolazioni europee mediamente newgli ultimi trenta anni si siano infiacchite progressivamente nella capacità e produttività del lavoro e che la capacità innovativa e tecnologica prodotta dall’ europa si stia riducendo in senso comparativo e che soprattutto la capacità di avere valida classe dirigente meritocratica e non parassitaria in europa stia scemando rapidamente. Da lì i guai della moneta EURO che è solo il sintomo, ma non è la malattia in se

    Franco Russo
    E

    Reply
    • In realtà il tasso di crescita potenziale europeo (europeo, cioè medio) non pare dai dati inferiore a quello Usa. E’ ovviamente minore di quello cinese, ma lì c’è una presenza di crescita da investimenti con maggiore produttività in un processo di convergenza che lo spiega.
      Al tavolo globale si portano culture che poi conducono a scelte. Credo fortemente che al tavolo a 3 il valore aggiunto europeo sia quello di pace radicato su confronto democratico, proprio per la conoscenza della storia sulla propria pelle che lei ben descrive. A meno che non si butti tutto in aria con le attuali politiche.
      Concordo su euro sintomo.

      Reply

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