Che impressione paradossale mi fa leggere questo articolo sul viaggio della Cancelliera Merkel in Cina. C’è, dentro queste scarne righe, tutta la storia della nostra Europa, il nostro dramma, la nostra speranza.
C’è la Merkel che va in Cina per aprire ulteriormente le vie commerciali per le sue imprese, confermando che la formica tedesca è sempre viva e vegeta, formidabilmente conscia della sua forza e della bontà di un’etica del lavoro indefesso, anche presso i suoi governanti. E’ la Germania che in 20 anni di sacrifici si è meritata la crescita ed il benessere che ha generato per se stessa ed anche per gli altri, con le sue esportazioni e le sue importazioni, anche di beni prodotti da aziende italiane. E’ la Germania che ora ha un surplus commerciale straordinario a fronte di quei paesi cicala che non hanno saputo organizzare al loro interno un Sistema paese coordinato e voglioso di sopravvivere grazie all’unità delle sue parti. Quei paesi cicala che ora mettono a repentaglio, con la loro inevitabile tentazione di svalutare per recuperare la competitività persa, la costruzione stessa dell’euro.
C’è la Merkel che va in Cina per difendere la reputazione dell’euro, per aprire ulteriore spazio per il nostro sistema finanziario, largamente dominato da banche tedesche non sempre floride, all’interno del portafoglio delle riserva valutarie della grande formica cinese. La Merkel che garantisce della stabilità della nostra valuta perché i conti pubblici delle economie dell’euro verranno messi a posto.
C’è la Merkel che si pone come interlocutore privilegiato tra Stati Uniti e Cina nello scacchiere planetario della geopolitica medio-orientale.
C’è la Merkel dunque che viaggia da sola per il mondo, con questo enorme conflitto d’interessi nella valigia, rappresentando la sua nazione dall’alto dell’euro, rappresentando l’euro dall’alto della posizione austera tedesca. E’ tutta qui la crisi dell’euro, il paradosso dell’euro: la Germania senza l’euro sarebbe poca cosa, così come l’euro senza la formica tedesca; ma il lavorare separati e disuniti porta a non comprendere questa fondamentale e salvifica sinergia.
Sono certo che i Cinesi, con il loro senso della storia, dietro il loro imperscrutabile sguardo hanno dovuto pensare a questo quando ascoltavano la Merkel perorare la sua (o la nostra?) causa, percependo l’inevitabile debolezza della sua posizione.
Qualcuno, diverso dalla Merkel, forse un leader greco, deve accompagnare la Merkel nei suoi viaggi, per convincere interlocutori così potenti che si è decisi nel volere vincere la partita come Stati Uniti d’Europa. Ma per avere gli Stati Uniti d’Europa bisognerà, come ogni Stato-nazione, avere nel frattempo messo in piedi accordi di solidarietà per fronteggiare i momenti di difficoltà per i singoli compagni di viaggio, non clausole di espulsione. Anche se i compagni di viaggio sono stati monelli e indisciplinati. Insomma un compagno di viaggio greco non accondiscendente, ma indipendente e alleato.
Bisogna farsi forti delle proprie differenze e non ambire all’omogeneità. L’Europa delle differenze e della solidarietà ha un potenziale ben più solido e duraturo di questa Europa della solitaria Merkel.
“Il genio dell’Europa è … il genio di una diversità linguistica, culturale, sociale, di un mosaico ricchissimo che spesso trasforma una distanza irrilevante, una ventina di chilometri, nella frontiera tra due mondi … l’Europa morirà se non combatte per difendere le sue lingue, le sue tradizioni locali, le sue autonomia sociali. Perirà se dimentica che “Dio si trova nei dettagli” “. George Steiner
02/02/2012 @ 19:48
Prof. Piga,
leggendo il suo articolo non ho potuto fare a meno di notare la sua affermazione secondo la quale l’europa sarebbe poca cosa senza la Germania. Proprio su questo volevo interrogarla, perché io a differenza sua non lo penso affatto in questo modo. Anzio penso che ora più che mai l’Europa (dei 17, o meglio dei 16 se escludiamo la Germania) potrebbe fare a meno della Germaia, proprio grazie a quello che la Germani ha fatto imponendo il patto fisscale (sarebbe una strana legge del contrappasso).
Senza la Germania l’Europa sarebbe comunque forte (avrebbe complessivamente semre un grande PIL), e dotata di una BCE che può stampare denaro potrebbe difendersi benissimo dai mercati, e al limite svalutare l’euro rispetto al dollaro, facendogli assumere il vero valore che dovrebbe avere in base alla competitività delle esportazioni europee (in assenza della Germania).
L’unico problema sarebbe stato il rischio che alcune nazioni senza la Germania tornassero a fare le cicale, e proprio questo si riallaccia al discorso precedente del patto fiscale. Infatti il patto fiscale ha la potenza per tenere in riga d’ora in poi le nazioni, rendendo di fatto nullo l’unico vantaggio di prospettiva che garantisce la presenza della Germania.
Prof. Piga, io non ho la pretesa di avere ragione, né tantomeno voglio sostenere che la Germania debba essere cacciata, anzi ben me ne guardo, perché i tedeschi meritano di stare un europa come tutti gli altri popoli europei. Però io sostengo che se la Germania se ne volesse andare l’Europa non avrebbe problemi, e ho argomentato il motivo di questa opinione.
Visto che lei la pensa differentemente, è probabile che nel mio ragionamento manchi qualche importante riflessione e pertanto le chiedo se ne ha voglia di argomentare la sua affermazione secondo la quale senza la Germania l’europa sarebbe ben poca cosa.
P.S.
La frase di Geoge Steiner con la quale chiude il suo articolo la trovo a dir poco orribile. Non riesco a capire come si possa sostenere che la diversità linguistica sia una ricchezza. La trovo una cosa di una grandissima ottusità, perché è proprio la differenza tra le lingue che più di ogni altra cosa separa e separerà (ahimé) i popoli dell’europa. La lingua infatti è a mio parere un formidabile strumento di separazione tra i popoli (e di converso di unione se la lingua è la medesima).
Cerco di essere più chiaro: finché i vari popoli europei parleranno lingue differenti non riusciremo ad avere gli stati uniti d’europa.
L’esistenza di uno stato federale con lingue differenti come la Svizzera non lo ritengo una confutazione del mio pensiero, perché se è vero che in Svizzera ci sono più lingue, è anche vero che i cittadini dei diversi cantoni conoscono più lingue e possono comunque comunicare tra loro.
02/02/2012 @ 22:40
Sono tutti punti interessanti, grazie. Non esiste un’Europa senza la Germania. Se parliamo cioè della stessa Europa, quella che abbiamo voluto costruire nel dopo guerra con motivazioni chiarissime ben ribadite dai Padri fondatori. L’Europa geografica in mille altre salse con confini svariati non mi interessa, non ha un progetto culturale dietro. L’Europa economica mi interessa sì ma solo nei limiti in cui questa aiuti a preservare e proteggere la nostra cultura ed i nostri valori.
Sulle lingue differisco nuovamente. La lingua è cultura. Non si butta via una cultura. Quale lingua preferisce che si adotti? Ne scelga una a caso, e vedrà che l’Europa cambierà a seconda di questa, adottando modelli culturali del paese la cui lingua ha adottato. Una dittatura casuale che cancella la storia dei singoli Paesi.Imparare una lingua è bellissimo, perché imparo di più su un popolo. Diventeremo tutti bilingue, senza problemi, tra pochi anni. Ma mai cancellare la nostra lingua, magari è roba per “tra 100 anni”.
Cari saluti, grazie della sua bella e appassionata mail.
02/02/2012 @ 22:53
ps: http://www.anderson.ucla.edu/faculty_pages/romain.wacziarg/downloads/cleavages.pdf dove troverà che la maggiore diversità linguistica in india rispetto alla cina spiega in partela minore crescita economica indiana.
Il che non va al cuore del nostro disaccordo, anche perché penso che su questo nessuno di noi 2 è sorpreso. Il punto che lei ed io facciamo riguarda la bontà dell’unione misurata anche su altri criteri che non la crescita.
03/02/2012 @ 13:44
L’obiezione su Steiner denota la non consapevolezza (a essere buoni) del fatto che la lingua è espressione di una identità culturale che rappresenta un valore della tradizione da custodire e di cui andare fieri. Sarebbe come ritenere che la difesa della biodiversità del mondo animale sia stupida. Conoscere altre lingue (oltre la propria) è un condivisibile obiettivo della Comunità Europea.
02/02/2012 @ 21:15
Professore,
ha detto bene.
La Germania, senza l’euro, sarebbe poca cosa.
La Sua frase la metto in bacheca.
Mi fermo qui.
03/02/2012 @ 09:29
Caro Maurizio, Stiamo attenti! “la Germania, senza l’euro e’ poca cosa così come l’euro senza la formica tedesca”. La frase va intesa per intero, perche’ storpiare le frasi che sono concetti, sono idee sono a volte sogni fa male. E’ come dire “a tutti secondo i propri bisogni” dimenticandoci “e da tutti secondo le proprie capacita’” (K.M.)