THIS SITE HAS BEEN ARCHIVED, AND IS NO LONGER UPDATED. CLICK HERE TO RETURN TO THE CURRENT SITE
Post Format

Non ci resta che piangere

Oggi bella riunione all’Ambasciata britannica, dove si parlava di spending review comparata. Viaggiavamo con la macchina del tempo, a intermittenza.

Saltando di 20 anni ogni 20 minuti a seconda che il relatore appartenesse al governo italiano o al governo britannico.

Hanno aperto il Ministro Giarda ed il Vice-Ministro dell’Economia UK, Alexander. Bella persona Giarda. Di altri tempi, un signore. Eppure a nessuno è sfuggita nelle biografie distribuite dall’Ambasciata la differenza di età anagrafica tra i due. Viaggio temporale. Ad un certo punto Giarda ha raccontato un grazioso aneddoto della sua vita di giovane diciottenne in Inghilterra. Alexander sarebbe nato una ventina d’anni dopo.

“Siamo un paese che non dà occasioni ai giovani” era un pensiero nella testa di tutti, l’ho verificato a pranzo. Tutti avevano notato le biografie. E non che Giarda fosse meno valente di Alexander, no. Era un simbolo, tutto qua, di un Paese che tiene più porte sbarrate di quante non ne apra.

Ma la macchina del tempo vera e propria era ben altra. Era la spending review italiana che ha una biografia così vecchia da deprimere anche il più ottimista degli ottimisti.

Ad un certo punto la valente dirigente britannica (una bella donna di origini afro-americane, Sharon White, Direttore Generale della Spesa Pubblica presso il Tesoro: anche qui il confronto anagrafico, ma non solo, con Bondi metteva ansia) ci ha ricordato come nel 1998, 15 anni fa, sua Maestà la Regina ha ritenuto vetusto il modello di gestione della spesa pubblica centralizzato dall’alto dal Tesoro in cui si facevano accordi triennali di stanziamenti con i Dipartimenti con potere di spesa, le cui somme stanziate erano poi in realtà rivedibili ogni anno e ….

E noi ci siamo guardati, ben consci che il modello organizzativo che 15 anni fa il Regno Unito ha ritenuto vestuto è quello che abbiamo noi. Oggi.

Sì, quello stesso modello che fa sì che:

a) “la spending review in Italia non è come nel Regno Unito dove trattasi di decidere come allocare i soldi a disposizione (di più a sanità e istruzione di meno a tutti gli altri), ma è semplicemente taglio della spesa”. Questo me l’ha detto lo sconsolato il Consigliere A.

b) “loro hanno l’informazione sui dati degli appalti e su chi compra cosa quando, ci credo che ne discutono ogni mese col Primo Ministro, hanno qualcosa di cui discutere!”. Il Direttore Generale B mi dice aggressivo.

c) “e noi che tagliamo a casaccio perché altro non possiamo fare”, mi dice il Presidente C, come se fosse ovvio che sia così.

Eh già. Mentre esco, devo andare all’università, sta per arrivare un’altra donna, anche lei dirigente dell’amministrazione britannica. Indovinate cosa dirige. Ebbene sì bravi, lo sapevo che lo sapevate.

Io invece sono rimasto basito, come un Leonardo da Vinci a cui Troisi insegna la scopa o il funzionamento del termometro: “Director of Talent Management”. Direttore dell’ufficio “Gestione dei Talenti”. Mostra nella sua presentazione come vengono gestite le carriere pubbliche, comprese quelle nella funzione acquisti, in base a meriti e competenze.

Ecco, per gestire il talento, non c’è bisogno di Giarda-Leonardo. C’è bisogno di #giovaniTroisi-appassionati-#vicini-al-loro-tempo.

 

7 comments

  1. Riccardo Colangelo

    18/10/2012 @ 21:14

    nella mia lunghissima risposta al tuo post dell’11 ottobre dicevo:

    “Per adesso hai riferito della tua esperienza anglosassone sui fatti organizzativi. Mi aspetto che prossimamente parlerai anche di quelli sostanziali.”

    gli eventi ti ci hanno portato.

    il problema non è quello dell’età, è nella cultura e nella considerazione dello stato, del ruolo della politica, del rispetto dei cittadini, e dell’uso dell’economia come strumento operativo e non come palestra di discussione.

    il rispetto dei cittadini è anche nel rispetto del loro “borsellino” (“purse”) che continuo maniacalmente a sintetizzare con lo “spending wisely and well” della Thatcher (ma ti avranno detto che è tutt’ora nelle linee guida del NAO, come dicevo nel post).

    Reply
  2. Tiziano Micci

    19/10/2012 @ 09:42

    Mi permetta di difendere la categoria degli ultra cinquantenni… ne ho 56.
    A mio parere non è l’età anagrafica ma l’età mentale, quella che conta. Premesso che non conosco i partecipanti italiani a questo meeting, vorrei esprimere la mia opinione.

    Un ultracinquantenne di normali capacità, è colui che è in grado di comparare, ad esempio, il modello di gestione della spesa pubblica del suo stato con quello di un altro.
    Non basta: fatta la comparazione deve essere in grado di capire, di pianificare, ed implementare quelle modifiche che sono migliorative del proprio sistema.
    Dal di fuori ho l’impressione che i vari rappresentanti partecipino a queste conferenze preoccupati del loro intervento senza cercare di portare a casa nulla di nuovo.
    Ma questo non dipende dall’età, dipende dall’approccio ai problemi, come purtroppo vedo spesso nel mio ambiente.

    Reply
  3. Buongiorno Professore,
    sarà pure vero che bisognerebbe svecchiare ma spesso mi sembra che comunque la mentalità non differisca granché tra giovani e meno giovani.
    L’altro giorno sono rimasto basito nel leggere le parole del presidente dell’INPS, collezionista di poltrone in vari CdA, e che non è certo un anziano avendo 54 anni ed essendo in quella posizione già da alcuni anni, quando, parlando a proposito della fusione INPS-INPDAP ha affermato che lui si batterà contro qualsiasi ipotesi di tagli al personale seguente la fusione. Eppure dovrebbe essere ovvio che la fusione porterà sicuramente a svariate duplicazioni di posizioni e che sarebbe un’ottimo punto da cui fare partire una spending review. Peraltro il personale tagliato potrebbe essere riallocato in altre amministrazioni che ne avessero bisogno.
    E a quel punto mi è salito il desiderio di averlo di fronte a me faccia a faccia, anzi di rivederlo ragazzino quando frequentava casa mia (stava in classe con mio fratello alle elementari e alle medie) e dirgli: “Tonino, ma che cosa dici? come ti ha corrotto il potere?”

    Comunque a proposito di spending review la invito a riascoltare la trasmissione di Radio24 “Nove in punto, la versione di Oscar” di ieri 19 ottobre, dal titolo ComplicaItalia. Ecco, se noi continuiamo a pagare burocrati e ppolitci il cui scopo non è favorire l’avvio di attività produttive quanto piuttosto il renderlo difficile non ci sarà spazio per nessuno.

    Reply
    • Su riforme anti burocratiche non c’è dubbio che vanno fatte. Ma spesso è questione di rivoluzionare mentalità: e su questo leadership, motivazione, organizzazione, giocano un ruolo più importante che fare leggi di semplificazione. E’ un processo lungo che richiede costruzione di competenze e voglia di incidere, come nel Regno Unito, più che voglia di (de)legiferare, da parte di chi comanda. Così come i sindacati devono nella P.A. rivoluzionare la loro mentalità.
      Sui giovani, e risponderò anche a Tiziano, sapevo di creare questa reazione quando scrivevo. E certamente sono lungi di fare di tutta l’erba un fascio: abbiamo creato i viaggiatori in movimento in contrasto a fermare il declino proprio per questa visione “filosofica” sulle persone diametralmente opposta, disegnando un ponte che unisse le generazioni, sapendo bene che in ambedue i gruppi ci sono forze mostruose e che non si deve fare di tutta l’erba un fascio. Ma.
      Ma i giovani hanno delle cose speciali che noi anziani non abbiamo, come è vero il viceversa. Hanno più energia, nuove idee, più speranza di noi (in media). E hanno meno accesso al network di relazioni. Questa media maggiore e questo minore accesso si combinano in Italia nel generare (in media) uno sfruttamento decisamente minore del loro potenziale che non quello degli anziani.
      Detto in altri termini la somma delle energie che perdiamo con la nostra struttura sono a maggioranza energie giovanili.
      Per recuperare queste energie bisogna mettere “quote per l’infanzia” nei posti decisivi per le decisioni. Non c’è scampo, è così. Oggi lo proporrò. Grazie per lo stimolo.

      Reply
  4. Esattamente quello che ho pensato quando ho visto la foto del governo Monti al completo la prima volta: non ne conoscevo uno ma la sensazione era di vecchiume e di stantio. Peggio, mi sembravano becchini. All’epoca sapevo poco di politica e niente di economia, ma l’istinto non ha sbagliato.

    A parte questo, anch’io non penso sia una questione di età. Magari i nostri politici fossero tanto vecchi (e saggi) da ricordare Keynes o Roosevelt!
    Ma tanto finché restiamo in Europa nessuno di loro conta nulla; è la politica europea che è vecchia e stantia, imperialista, antidemocratica, mercantilista e oligarchica. La Germania (intesa come politica imposta da Berlino che trova largo consenso nella popolazione quando addirittura non è ritenuta eccessivamente blanda nei confronti dei PIIGS) ci sta rovinando per la terza volta in un secolo.

    Comunque anche sull’Inghilterra sono abbastanza critica: dalla shock economy di Margaret Thatcher in poi, è regredita in senso democratico e sociale.
    Però, almeno loro hanno avuto il buonsenso di non entrare nell’euro e hanno l’euro-parlamentare più schietto e coraggioso di tutto il parlamento (Nigel Farage, l’unico che dice la verità sull’euro).

    Reply

Lascia un Commento

Required fields are marked *.

*