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Non lasciare solo Giarda

Ovviamente non credo una parola di quanto riportano i giornali oggi sui piani dei tagli di spesa. Sarebbe folle che la questione fosse posta così come raccontata. Tipo: ”Tagli ai Ministeri: questi si rifiutano.”

Se così fosse, fanno bene i Ministeri a rifiutarsi.

La parola “spending review” ha insito dentro di essa il concetto di “rassegna”, “controllo”, “verifica”. Altrimenti l’avrebbero chiamata “spending reduction plan”.

Nessun Governo di qualità affronterebbe ora la questione spesa tagliando i capitoli di bilancio dei Ministeri.

Primo perché tagliare ora e non piuttosto riqualificare farebbe crollare ulteriormente il PIL: meno imprese vendono alla P.A., meno occupazione, più licenziamenti.

Secondo, perché non sappiamo cosa tagliare. Va scoperto prima dove si compra male: lo stesso computer ad un prezzo più alto, troppi computer, un computer di eccessiva qualità.

Terzo, perché la ciccia degli sprechi è nella Sanità e nelle spese delle regioni, che si controllano dal centro usando sapientemente i trasferimenti statali (tanti ai migliori, pochi ai peggiori, ma una volta che questi sono stati identificati).

Nessun Governo di qualità affronterebbe ora la questione spesa accentrando gli appalti (presso Consip? chissà, ma non importa), come qualche giornale menziona.

Primo, perché l’accentramento uccide le PMI e non garantisce qualità della commessa. Lo so bene io, che ero Presidente Consip (stazione appaltante dello Stato che accentrava gli acquisti) nel triennio 2002-2005. Dobbiamo, spero, aver imparato dai nostri (compresi i miei) errori.

Secondo, perché quella che va accentrata è la raccolta in tempo reale delle informazioni su chi compra quando, cosa, quanto. Così che si possa poi procedere ad autorizzare l’acquisto una volta valutata la bontà dell’acquisto.

Per ultimo, vi allego un passo tratto dalla spending review inglese 2010, di cui non dobbiamo solo copiare le parole ad effetto ma anche la sostanza:

The Spending Review makes choices. Particular focus has been given to reducing welfare costs and wasteful spending. This has enabled the Coalition Government to prioritise the NHS, schools, early years provision and the capital investments that support long term economic growth, setting the country on a new path towards long term prosperity and fairness.

“La Spending Review effettua scelte. Un focus particolare è stato dato (quest’anno, NdR) alla riduzione dei costi del welfare e degli sprechi. Ciò ha permesso al Governo di dare priorità alla sanità, le scuole, infanzia e infrastrutture che sostengano la crescita di lungo periodo, portando il paese su un nuovo sentiero di prosperità di lungo termine e di giustizia.”

Così difficile fare scelte? Così difficile ottenere i dati e dire no a coloro che comprano male?

Certo se Giarda lavora da solo come qualche pettegolezzo sembrerebbe far capire, sì. Ci vorrebbe uno squadrone di esperti che lo supportino, con il contributo on-line di tutti quei pezzi di società che sanno, possono e vogliono contribuire, per il bene del Paese. Se Monti non lo aiuterà, la responsabilità sarà ovviamente solo sua.

15 comments

  1. Con il suo ragionamento, tagliare la spesa pubblica e’ un utopia.
    Allora e’ inutile lamentarsi ,che, non ci sono denari per pagare gli stipendi della P.A Che si mettano in fila ed attendano il loro turno quando verra’, se verra’, cosi’ come accade spesso in questo periodo ai dipendenti privati, Alternativa che vada tutto a remengo, forse sara’ la volta buona per una lezione storica!

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    • Non sono sicuro di aver capito. In che senso non ci sono i soldi per pagare gli stipendi?
      Ribadisco, per essere chiari, il mio obiettivo non è spendere meno. E’ spendere meglio, che potrebbe voler dire (forse) anche spendere di più, ma con buona probabilità spendere anche meno.
      E mai e poi mai tagliare la spesa a casaccio. Mai. E’ un insulto all’intelligenza degli italiani ed avrebbe un impatto disastroso sulle imprese italiane. Si immagini lei se taglia lo stipendio ai vigili così, perché le piace l’idea. Tutti i vigili pessimi alzeranno la loro richiesta di pagamenti ai negozi, tutti i vigili bravi smetteranno di aiutare i negozi a lavorare bene. Meglio è licenziare i vigili pessimi e, se c’è bisogno di altri vigili, assumerli con quei soldi risparmiati. Ma per fare questo ha bisogno di sapere identificare i vigili non bravi e anche di dare stimoli a quelli bravi a fare ancora meglio.
      In tutti gli altri paesi al mondo con cui vogliamo paragonarci, la PA c’è ed è importante come fattore di sviluppo. Ed è migliorata, così facendo. Negli Usa, nel Regno Unito, in Germania, in Francia: ottima P.A. non P.A. inesistente.
      Ci vuole tempo? Certo, ma non troppo se vi si dedica seriamente. Il regno unito prima della Thatcher aveva una PA come la nostra oggi. Oggi la PA inglese è una grande PA. Migliorabile, ma ottima.

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      • temo che l’ostacolo costituito dal fatto che gli italiani non sono inglesi sia troppo alto per lasciarci speranze di poter riformare qualsiasi cosa nella P.A. Giarda o chiunque altro sono parte integrante della P.A. Gli italiani poi non reagiscono per nulla alle ruberie della P.A: perchè non si sentono cittadini con dei diritti (e dei doveri) ma sudditi che vivono di concessioni del Signore di turno (e di evasione ovviamente, appena possibile). Chi ha la concessione può tutto; chi non ce l’ha non ha chances se non quella di evadere. Le opportunità nuove capitano tutte a chi ne ha già avute tante; quasi mai toccano gli esclusi; che credono di significare qualcosa iscrivendosi ad una corporazione.

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        • Non concordo. Primo perché gli inglesi negli anni 70 erano come noi. A pezzi come P.A. Secondo perché gli italiani sono sensibilissimi alla corruzione e questi dibattiti costanti sulle prime pagine dei giornali dimostrano che sta crescendo la sensibilità a cose che accadevano anche prima e che ora non sono più tollerate. Non molliamo. Pretendiamo.

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  2. Riccardo Bucella

    22/04/2012 @ 22:50

    Sono d’accordo su tutto quanto ha scritto! Ma il problema vero é politico. C’è la volontà di tagliare? Si parla da anni di spending review, penso che lo sappiano pure molto bene come é composta la spesa pubblica: dagli sprechi della sanità ai trasferimenti a fondo perduto alle imprese. Tremonti ha adottato anche i tagli lineari, la non politica, per non scontentare nessuno…….il che la dice lunga..poi c’e il trucco di tagliare il tendenziale e non il consolidato e la spesa cresce…perchè non si usa una logica zero budget così ogni anno si prende contezza perfettamente della composizione della spesa e non c’è bisogno della favola della spending review….complimenti per il taglio e i contenuti del sito.

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  3. E’ vero che serve volontà politica, senza dubbio è un ostacolo non indifferente, ma per favore non ditemi che non possiamo portare avanti questa battaglia. In Italia ovviamente esiste una porzione di cittadini che guadagna dal malaffare e dall’inefficienza, ma quanti possono essere? Sinceramente mi pare che abbiamo una gran voglia di lamentarci ma facciamo ognuno ben poco. Come diceva Gramsci bisogna non essere indifferenti, che oggi- cito parafrasando quel che ha detto la settimana scorsa Gulio Cavalli- vuol dire essere un po’ tutti nel nostro quotidiano un po’ Falcone, un po’ Peppino Impastato, un po’ Ambrosoli, un po’- direi io- Cavalli stesso. attenti, pronti a denunciare senza esitazione, senza essere mai solidali con chi ruba, neppure per amicizia, perché a dirla come Pertini ” essere solidali vuol dire essere complici”.

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  4. Concordo con l’articolo. E non capisco, anzi non mi capacito, del fatto che ancora non abbiamo sentito parlare di razionalizzazione della spesa associata ai temi dell’ICT. Avete creato il MEPA, mercato elettronico della PA, e nel 2008 avevamo mostrato come in realtà esso rimane uno strumento poco utilizzato: infatti, tra gli obiettivi del MEPA c’era il coinvolgimento sempre maggiore delle PMI nel mercato degli appalti pubblici sottosoglia, obiettivo mediocramente raggiunto. Tra l’altro, il MEPA ha il vantaggio di esser in graod id raccogliere informazioni su tutta la spesa effettuata. Quindi, perché non partire da lì: centralizziamo le informazioni unendo i dati del MEPA e degli altri e-market place come quelli delle centrali di committenza regionali??

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  5. Infine, non mi è chiaro perché dopo vent’anni di esperienza in pochi parlano di qualità: non si può pensare al risparmio in termini di prezzo quando poi la qualità viene meno. Meno qualità significa più costi di manutenzione, costi di smaltimento, ecc ecc. Queste opinioni sono anche state documentate, si ricorda prof?. Ho scritto, grazie a quella bellissima esprienza in Consip, che la centralizzazione degli appalti e l’obbligatorietà imposta, riducono la percezione della qualità degli acquisti, misurata come numero di interventi post esecuzione del contratto. In particolare, le imprese vincendo al prezzo più basso tendono a ridurre la qulità su quegli aspetti meno verificabili, ma pur contrattati: assistenza post vendita, tempistica di consegna e smaltimento..
    Le imprese quindi sembrano offrire prezzi più bassi sapendo che poi potranno risparmiare su aspetti accessori. Vi chiederete se esistono sanzioni. Esistono, eppure un altro studio Consip dimostra che tali sono applicate solo in uno scarso 3% dei casi in cui è stata accertata la non adempienza.
    Di lavoro da fare ce n’è. Non lasciamoli soli, chelo vogliano o no!

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  6. Riccardo Colangelo

    23/04/2012 @ 15:59

    che piacere sentirti parlare dei principi della spending review come viene vista all’estero!!
    secondo me bisognerebbe dare molta enfasi a come vengono fatte veramente le cose e cosa viene nascosto da tante parole che da noi si dicono. Sento discorsi in talk show che danno una immagine allucinante su come il 90% di quelli che fanno opinione parlino senza avere approfondito le cose (o forse lo hanno fatto ….!!!) e facciano un pessimo servizio alla conoscenza.

    Tu continui a focalizzare l’esigenza di ridurre i costi legati agli acquisti di funzionamento. Giusto.

    Allora guardiamo cosa fa Giarda. Cito dalla sua intervista sul Messaggero di oggi (la prendo dalla versione online):
    “la spesa corrente quest’anno dovrà scendere di 10 miliardi passando da 352 a 342 miliardi. Nel 2013 lo stesso comparto è in ulteriore dimagrimento a quota 339 miliardi. In tutto fanno 13 miliardi in due anni.”
    omissis
    ” gli stipendi dei dipendenti pubblici (sempre solo delle amministrazioni centrali, quindi non degli ospedali o dei Comuni) scenderanno di 1,5 miliardi su 95, tantissimo; i trasferimenti complessivi calano di quasi 10 miliardi; i consumi intermedi (dall’acquisto delle penne agli appalti) viaggiano su una riduzione assoluta di 3,5 miliardi”.

    Ho capito bene come si fa contenimento della spesa? -10 miliardi di trasferimenti, cioè non meno uscite, ma meno soldi all’amministrazione locale. Tanto poi c’è l’IMU che mette tutto a posto. Cioè, del tipo, noi riduciamo la spesa centrale, lasciando inalterata la spesa reale, e voi cittadini pagate di più, così pareggiamo i conti.

    Il mio professore di Analisi II, l’ottimo Prof Torrigiani, persona particolarmente arguta, avrebbe detto, come diceva quando voleva sottolineare che non era facile prenderlo in giro, “mi sembra una chiappazio culi”. Scusa per l’espressione non accademica, ma a mio avviso particolarmente efficace.

    Si, non bisogna lasciarlo solo, perchè se continua così siamo persi.
    Accompagnamolo, se si fa accompagnare (non credo). O facciamolo accompagnare (da chi??).

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  7. ernesto buondonno

    23/04/2012 @ 19:58

    Capisco che in questo momento è difficile riuscire a sostenere l’importanza della spesa pubblica. Oggi, più che in altri momenti ben più felici, risulta fondamentale avere la capacità di spendere bene, e non per forza spendere meno. Significa avere le ferrovie efficienti ossia che offrono un servizio ai cittadini migliore, una sanità sempre più capace di adempiere il proprio compito di soddisfare i bisogni dei cittadini. Questo non significa sprecare probabilmente significa anche ridurre in molti casi la spesa ma per utilizzarla dove necessita,con l’ obiettivo di indirizzare la spesa in modo da produrre sinergie virtuose per lo sviluppo e non un generale impoverimento. Non è tollerabile in questo momento il costo di uno stato che non da risultati.
    Cordiali saluti

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  8. Amedeo Argentiero

    24/04/2012 @ 10:15

    Aggiungo una citazione del presidente della Corte dei Conti Giampaolino sulla “spending review” in particolare sui tagli al personale: “Se sarà necessario il personale può essere molto meglio utilizzato. Quindi basta anche poterlo meglio utilizzare”. Pertanto revisione significa per ,’appunto spendere meglio non banalmente tagliare in maniera lineare o non lineare.
    Inoltre vorrei sottolineare un altro aspetto, sempre evidenziato da Giampaolino nell’audizione per il DEF: è necessario un piano di dismissioni del patrimonio pubblico per abbattere il debito ”soprattutto perche’ consentirebbe di abbattere il ricorso netto al mercato nei due anni che ancora ci separano dal programmato raggiungimento dell’equilibrio di bilancio, con un ovvio impatto positivo sullo spread”. Ecco un’altra strada, a mio avviso percorribile con il giusto grano salis, per abbattere il debito pubblico.
    E’ necessario ”liberare per quanto possibile risorse per aumentare gli investimenti e ridurre in misura sostanziosa il cuneo fiscale”, perché esiste un vero e proprio corto circuito rigore-crescita. ”Prendendo a riferimento il 2013 ‘anno del pareggio’, l’effetto recessivo indotto – ha osservato Giampaolino – dissolverebbe circa la meta’ dei 75 miliardi di correzione netta attribuiti alla manovra di riequilibrio”. La pressione fiscale è stimata salire oltre il 45% (dice sempre Giampaolino), certo!, se il PIL cala anche se il gettito non dovesse crescere l’esito è inevitabile. Mi chiedo in maniera sempre più indignata, cosa stiamo aspettando???

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  9. Nicola Martinelli

    24/04/2012 @ 21:08

    Concordo pienamente.
    Faccio un esempio per il mio settore, il real estate.
    Confronto tra ridurre la spesa e migliorare la spesa.

    Due immobili ad ufficio uno efficiente in affitto uno inefficiente di proprietà pubblica.
    Da una analisi delle postazioni di lavoro entrambi sono adeguati alle necessità dell’ufficio pubblico.

    Chi cerca solo la riduzione della spesa punta alla riduzione dell’affitto.
    Chi cerca di migliorare la spesa guarda al total occupancy cost.

    Il costo a postazione in affitto è la metà di quello in proprietà. Meno costi di energia, meno costi di manutenzione, meno costi di pulizia, e se vendo l’immobile meno costi di interessi sul debito.

    Per ora ho visto solo taglio dei costi di affitto, a quando l’analisi del total occupancy cost?

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