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Monti: ma quale Irpef, faccia ripartire la Consip!!!

Folle la proposta di aumentare le aliquote Irpef. Folle.

Anche perché lo stesso gettito lo otterremmo molto più semplicemente e senza distruggere crescita.

10 anni fa circa, abbiamo creato dentro la Consip SpA, azienda al 100% detenuta dal Ministero dell’Economia e Finanze,  la stazione centrale per l’acquisto di beni e servizi da cui poi potevano (dovevano?) rifornirsi le amministrazioni pubbliche centrali e locali. Per un periodo, 2002-2005, l’abbiamo addirittura messa al centro del programma di riduzione della spesa pubblica per acquisti di beni e servizi: nessuna amministrazione statale poteva acquistare fuori dalle convenzioni Consip, nessuna amministrazione locale poteva acquistare a prezzi più alti di quelli negoziati da Consip. La speranza era quella di ottenere sconti significativi grazie alle gare di appalto di grande dimensione ed al potere negoziale e alle economie di scala che con tale dimensione nascevano.

Sono stato Presidente Consip in quel periodo e quindi direte che ho un conflitto d’interessi nel parlarne. Vero. Ma vi dico: tanti errori furono fatti all’epoca (specie ai danni delle piccole imprese), ma una cosa è certa, i risparmi di costo ci furono eccome. L’importante lavoro di Bandiera, Prat e Valletti pubblicato sulla prestigiosissima American Economic Review dimostrò che fu così, i risparmi vennero scientificamente quantificati attorno circa al 28% di prezzo. Perché la spesa pubblica (prezzo per quantità) in quegli anni allora non scese? Semplice. Perché il Tesoro di allora non tagliò i capitoli di bilancio per l’acquisto di beni e servizi delle pubbliche amministrazioni del … 28% (cosa che non avrebbe ridotto la spesa reale ma solo gli euro spesi: si sarebbe sempre comprato 1 PC ma spendendo il 28% in meno) come invece doveva fare: le amministrazioni pubbliche si trovarono con tanti soldi in più da spendere (avevano comprato 1 PC al 28% in meno e quindi restavano fondi da spendere sul capitolo di bilancio non tagliato) e li spesero.

Poi  il progetto fu bloccato e oggi la Consip è stata ridimensionata. Anzi, Ministro Monti, lo sa che i suoi Dipartimenti stanno negoziando per ridurre ulteriormente il budget 2012 di questa società per azioni così essenziale per il sistema Paese?  Se lei decidesse di razionalizzare veramente la spesa pubblica, aumenterebbe il budget ed il ruolo della Consip per riaprire una stagione non di tagli di spesa, ma di tagli di sprechi. Ma lei sta pensando ad alzare le tasse ed io non la seguo proprio più….

9 comments

  1. Io non ho un conflitto d’interesse se non quello di aver mostrato in un lavoro IMF del 1996 (Stylized facts of government finance in the g7) che le government purchases sono l’unica voce della spesa pubblica che anticipa prociclicamente – cioè fa crescere dopo un po’- il PIl reale in tutti i paesi considerati. Il metodo era assolutamente neutrale, basandosi sui fatti stilizzati. Gli acquisti intermedi sono invece invariabilmente tagliati oltre che pagati con deliberato ritardo che si traduce poi in aumenti di prezzo e peggioramenti della qualità. Lo stesso è avvenuto anche in Spagna.

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    • E meno male che esistono gli economisti seri come Riccardo Fiorito. Ora metto in linea il post sull’articolo di stamattina di AlbertoAlesina e Francesco Giavazzi. Non ci siamo proprio.

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    • La mia risposta si non si basa su fatti stilizzati nè su teorie bocconiane, Consip ha distrutto il mercato dell’Office Automation in Italia senza portare benefici funzionali o operativi alla PA. Aspetto sempre che qualcuno dimostri il beneficio economico generato al netto della inefficienza generata, perdita di posti di lavoro, minore gettito fiscale dalle PMI ( a dispetto di capitali portati all’estero dalle multinazionali ) impoverimento delle imprese, etc.
      Un quesito ……. Se il Comune di Fosciandora, 500 abitanti in Garfagnana, ha bisogno di una fotocopiatrice da € 3.000 e deve acquistarla direttamente trattando con una Corporation Americana ( in pratica funziona così !! ) non dovrebbe porsi qualche domanda esistenziale ?

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  2. ma di cosa stiamo parlando anche lei è tra gli eletti che allarga i portafogli ai politici… consip è un mostro che vuole concentrare come nella vecchia unione sovietica il potere economico, facendo morire tutte le piccole aziende! PRESTOIL VASO DI PANDORA SI SCOPERCHIERA’ E NE VEDREMO DELLE BELLE!!
    consip è UNA vergogna italiana, speriamo in tanti che Monti la usi per risparmiare: palazzi dipendenti super- pagati e sedie politiche voti voti soltanto voti…è una VERGOGNA

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    • Buonasera Paola, grazie dell’intervento. Non so bene a cosa si riferisce quando parla di “eletti”. La Consip di cui lei parla è effettivamente, in parte, esistita, sotto la mia presidenza, tra il 2002 ed il 2005, quando la grande centralizzazione delle gare portò a mettere in significativa difficoltà le piccole imprese. Da allora, sicuramente anche per senso di colpa, ho passato la mia vita da economista a perorare la causa di un serio Small Business Act europeo come quello Americano che mettesse il mondo della domanda pubblica al servizio della piccola impresa e, indirettamente, del cittadino. Sono temi che vanno ripresi.
      Se per il vaso di pandora (ed il presto) si riferisce a consip, la avverto che si è già scoperto quando ci cacciarono da Consip (2005). Da allora il ruolo di Consip come aggregatore di domanda pubblica è stato vastamente ridotto. E le assicuro che Consip non è vergogna italiana. E’ un’azienda fatta di tanti uomini e donne che lavorano con passione per il Paese, di grande competenza tecnica.
      Non c’è nulla di male a pagare molto dipendenti che portano grande valore aggiunto, sono certo che lei concorderebbe. E’ quello che avviene in tutte le Consip del mondo (già, ogni paese ha la sua) e dove queste strutture di eccellenza vengono messe a servizio del Paese. Per far sì che il valore aggiunto di queste persone sia alto e in un certo senso possano rispondere alla sua critica e meritarsi la loro paga, dovrebbe però esistere – come esiste in moltissimi paesi sviluppati e non – un piano coordinato nazionale di come spendere per gli appalti pubblici. Quel piano che mancò sempre, nel 2002-2005 e anche successivamente.
      Ne parlerò presto. Quando parlo di far ripartire Consip non parlo di far ripartire quella Consip di allora che mise in diffcioltà il territorio ma un Consip che sia volano di una strategia nazionale degli appalti dove organizzazione, coordinamento, competenza portino a fare risparmi dell’ordine del 2% del PIL che possano essere re-immessi nell’economia non come sprechi ma come domanda pubblica vera (e certamente non per rimborsare il debito, vera idiozia, questa sì).
      Non è utopia, lo fanno tantissimi paesi, poggiano appunto sulla loro Consip come luogo dove aggregare l’informazione di chi acquista e cosa si acquista e da lì valutare performance, raggiungimento obiettivo, razionalizzare la struttura delle stazioni appaltanti e procedere ai risparmi per finanziare maggiore spesa (se le sta molto antipatica la consip lo possiamo fare altrove questo centro di raccolta dati ed elaborazione strategia, ma sarebbe una duplicazione di spesa perché lì abbiamo tutti gli strumenti per farlo).
      Non possiamo pensare che si risolva il problema dell’Italia tagliando la spesa solo perché sinora abbiamo speso male. Siamo capaci come sistema paese di fare di meglio di ciò, visto che altri paesi, lo ripeto, lo fanno. Rimango ottimista e spero che anche Monti veda la luce.

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      • Prof. Piga , sa meglio di me che i servizi erogati alle PMI danno un ritorno allo stato maggiore rispetto a quelli di una Multinazionale.
        Faccio anche riferimento agli altri sistemi Consip che utilizzano gli altri stati, come sempre gli Stati Uniti fanno scuola in organizzazione aziendale e utilizzo di internet.
        Lo stato di New York quando deve acquistare fotocopiatrici stipula convenzioni con 5 o 6 produttori i quali vengono selezionati in base ai prezzi e al livello di servizio che erogano ( SLA uniforme ). Solitamente i prezzi sono equivalenti a quanto i Partner, rivenditori, pagano i prodotti dalle case produttrici ovvero uno sconto dal 35 al 50% ed i rispettivi servizi di installazione, consegna e assistenza tecnica sono erogati dai rivenditori nelle varie aree, a prezzi bassi ma vicini a quelli di mercato. L’Ente può selezionare il prodotto in base alle caratteristiche del produttore e al livello qualitativo del servizio ( in italia non si parla mai di affidabilità del fornitore ) all’interno di una selezione già effettuata da esperti ed a prezzi stabiliti.
        Con Consip in Italia si tratta per l’acquisto di 5.000 fotocopiatrici alla volta, direttamente con le Corporation Americane o Giapponesi che fanno transitare il prodotto tramite le Spa italiane a tasse zero, tagliando completamente la filiera fatta da distributori, rivenditori e impiegati tecnici. Consip ha portato nel settore specifico un mare di disservizi, non efficienze.
        Spendiamo meglio, meno, ma con intelligenza.

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    • Paola sono d’accordo !! Vendo fotocopiatrici come altri 6.000 operatori in Italia…… adesso comprano direttamente dalle Corporation Americane o Giapponesi poi mandano i produttori a bussare alle nostre porte e vengono a offrirci partnership sul mercato PA per i servizi di assistenza pagandoci € 20,00 per un intervento a 100 Km di distanza dalla sede e della durata di 2-3 ore. Chi deve pagare Mensilità, Contributi 13-14a e ferie al tecnico ? Il beneficio diretto sul costo di acquisto è davvero l’unico parametro ???

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  3. Aldo Ferruzzi

    25/04/2012 @ 11:04

    Purtroppo è amaramente vero quanto afferma il prof. Piga circa l’allegra spesa per “l’acquisto di beni e servizi delle pubbliche amministrazioni del … 28%” di finanziamenti non tagliati. Basta fare un giro negli uffici per rendersi conto dello spreco, figlio dell’ignoranza informatica e dell’incuria del risparmio dei soldi pubblici, tangibile nel vedere affiancate nella stessa stanza, su scrivanie diverse (anche se non sempre diverse), stampanti (spesso di marca e tipologia diverse) e contemporaneamente nei corridoi ed in qualche stanzino, cumuli di materiale informatico forse ancora utilizzabile anche se non molto aggiornato.

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  4. Quando nacque la Consip a molti, me compreso, apparve come un doppione del PGS. Ho lavorato, dal 1981 al 2002, nel mondo delle forniture di mobili per ufficio e collettività, in Sardegna. Non mi vanto se dico che ho conosciuto e conosco realtà nazionali e internazionali legate alle forniture in genere. Ho visto e vedo ancora le famose forniture che “arrivano da fuori” e frutto di “gare centralizzate” dove, appunto tu/io piccolo imprenditore locale sei tagliato fuori. Anzi la stessa azienda di sedie in Veneto le vende a te e all’ente più o meno allo stesso prezzo. Poi magari chiamano te, che sei sul posto, perchè si sono rotte le ruote, oppure perdono i sostegni o i ganci degli scaffali o per spostare le pareti attrezzate (perchè chi le ha montate aveva il compito di montarle lì e solo lì). E tu, che già le hai presi sui denti perchè potevi fare anche tu un buon prezzo, e sopratutto essendo sul posto sapevi e vedevi cose che loro “a Roma” non possono sapere nè vedere, devi decidere se fargli avere le ruote e i pezzi di ricambio. Morale della favola, non sono convinto delle gare centrali, delle centrali di acquisto. Posso condividere, e non da oggi, che sul mio settore merceologico, ci sia sempre stata poca chiarezza: basta dire che su diversi giornali non compaiono prezzi indicativi, che la fame di vendita imponga che il costruttore sia anche fornitore, e salti tutti i passaggi (figure professionali, esseri umani) che sono agente e commerciante nonchè corriere e montatori, e partecipi a ogni gara d’appalto italiana. Nei giornali di tendenza, i cui azionisti sono anche presenti in aziende di arredamento, trovi solo ed esclusivamente la pubblicità redazionale e i prezzi orientativi, ma una presentazione di come dovrebbe o potrebbe essere un ambiente di lavoro, con una buona comparazione non c’è. Ai miei tempi fornivo i prezzi di listino, con listini nazionali e non truccati, e che si trattasse di Cagliari o di Udine, i prezzi erano gli stessi: prezzi di partenza. Per realtà piccole vedersi impedire anche la partecipazione a una piccola gara d’appalto, dato che non verrebbe nemmeno espletata, genera fastidio e demoralizza.

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