Non può sfuggire ai più come vi debba essere una fortissima correlazione positiva tra spread sui tassi del debito e prospettive di crescita di un Paese. Un debito diventa più rischioso se peggiorano le aspettative dei creditori che questo venga ripagato. E ovviamente se un’economia non tira, non convince, non affascina gli investitori con le sue prospettive di dinamicità, lo spread sale perché sale il rischio che non vi siano risorse per ripagarlo.
Con una doppia botta, conseguenza inevitabile del ragionamento di cui sopra, sui conti pubblici: meno entrate e più spese dall’andamento negativo dell’economia, più spesa per interessi.
Governi che non hanno saputo, con la giusta politica economica e le giuste riforme (già, non quelle sbagliate!) di cui abbisogniamo veramente per la crescita, dare ossigeno all’economia hanno sempre cercato meccanismi artificiali per tenersi in vita coi loro conti pubblici. Tipicamente, con la sovrastima del PIL futuro, inserito sempre in maniera birichina nelle stime dei conti per l’anno che verrà. Un trucco seguito da quasi tutti i governi che ricordo, un trucco che addormenta il Paese, destinato l’anno successivo a risvegliarsi sempre con conti sempre peggiori che nel frattempo, come logica conseguenza, non sono stati messi in ordine da chi li ha truccati. Era troppo impegnato ad imbellettarli per pensare ad altro.
Ma ora il gioco è al rialzo. Nessun Governo ha mai osato quanto fatto da Saccomanni: non solo gonfiare il PIL, e passi (ma lo certificheremo solo l’anno prossimo, tranquilli), ma – e in un certo senso coerentemente, in una logica perversa – sgonfiare le spese per interessi. Dell’1% del PIL, 16 miliardi, una cifra colossale, argomentando che i tassi di mercato previsti dagli operatori sono troppo pessimisti (peccato che dal 95 usavamo sempre il loro parere!) e scommettendo che gli spread caleranno ben di più di quanto previsto oggi.
In effetti, si potrebbe dire, se si fosse governanti da strapazzo: se il PIL tira, grazie alle mie stime fasulle, allora anche lo spread scenderà. Peccato che da una crescita fasulla non potrà che discendere una discesa di spread …. anch’essa fasulla.
Una bugia da 16 miliardi fatta per evitare che impietosamente i conti pubblici raccontassero la vera sconfitta di questo Governo: la sua incapacità di governare i conti pubblici. Non riusciamo a stare nei conti che ci chiede di rispettare l’Europa? Semplice, abbattiamo “virtualmente” la spesa per interessi, così sembrerà che ce l’abbiamo fatta.
Ma da dove nasce questa incapacità? Ovvio, dalla incredibile incapacità di saper fare politica economica. Incapacità che a sua volta discende da un’altra incredibile incapacità: quella di non saper spiegare a Bruxelles quello che sa anche un bambino, ovvero che solo con maggiore domanda interna da vera spesa pubblica (finanziata senza addizionale debito) la ripresa sarà vera e non meramente una menzogna scritta e firmata sulla carta del DEF.
Ma le bugie hanno le gambe corte. Tenetevi forte: tra un paio d’anni Saccomanni, o un suo successore equivalente, vi diranno che ohibò, la spesa per interessi è stata sottostimata di 16 miliardi di euro e che, ohibò, bisognerà trovare 16 miliardi in più, magari rimettendo l’IMU e l’IVA e la Service Tax e la Patrimoniale, per far …. quadrare i conti.
Ma il crimine più grave non sarà stato quello di questa pietosa bugia: sarà stato quello di aver fatto perdere due anni al nostro Paese, nell’illusione che tutto andava bene, facendo fuggire tanti altri giovani all’estero, facendo scivolare tanti altri lavoratori verso la disoccupazione e l’abbandono della forza lavoro, facendo spegnere la fiammella del sogno di chi ancora crede che questo Paese può e deve meritare di più.
Bonanotte popolo.