Quale coalizione governerà sarà ovviamente meno importante di quello che saprà fare. Ovviamente.
Per esempio sulle piccole e medie imprese.
Avrà il coraggio di buttare dalla finestra le vecchie usanze negli appalti pubblici a favore delle grandi imprese e riservare invece una buona parte del sotto soglia (le gare d’appalto non troppo grandi) esclusivamente alle piccole imprese, come negli Stati Uniti fanno da 60 anni ed in Brasile da 6?
Come! Non si può fare (sì, si può, se solo lo si vuole).
Come! Ridurre la concorrenza?
Ma quale concorrenza. Quando sono presenti le grandi, le piccole rinunciano. Troppo impari la lotta.
E chi se ne frega! L’importante è pagare e spendere poco, non è far vincere le piccole.
Pensa che negli Stati Uniti non la pensano così. Pensano che un piccolo maggiore costo oggi si ripaga con una piccola impresa con più probabilità di sopravvivere domani, garantendo gare più competitive in futuro e un tessuto industriale più sano e competitivo capace di affermarsi con più facilità nel mondo.
E poi … chi l’ha detto che se vietiamo le gare pubbliche alle grandi, il prezzo di aggiudicazione debba per forza salire? Non abbiamo detto che parteciperebbero più piccole se le grandi rinunciano o meglio se sono obbligate a rinunciare?
In effetti… la questione è problematica: quale dei due effetti prevale: la minore partecipazione delle grandi o la maggiore delle piccole? E effettivamente partecipano più piccole?
Arriva un nuovo importante studio di 3 ricercatori della London School of Economics sul tema. Analizzano le gare del governo brasiliano sotto la soglia di 80.000 reali brasiliani (30.000 euro circa) là dove sono state vietate alle grandi imprese e là dove sono invece rimaste a queste aperte.
Scoprendo che …
Che aumenta la partecipazione delle piccole quando alle grandi non è permesso partecipare. E che il costo complessivo sulla singola gara (quello rilevante oggi per il contribuente) rimane immutato. Ma domani, domani … Quelle piccole che hanno vinto e non avrebbero vinto con la grande in gara, chissà quali cose meravigliose faranno che non avrebbero fatto altrimenti, dall’avere imparato un mestiere (fare impresa) grazie alla domanda pubblica. Chissà …
Ecco, dopo un Governo che per la PMI ha fatto poco e niente, ci auguriamo un Governo che dalla mattina alla sera pensi che piccolo è bello e soprattutto che crescere è meraviglioso. Vale per la piccola impresa come vale per un piccolo grande Paese oggi in difficoltà. Che ha voglia di tornare giovane e scommettere su un futuro di crescita e successi in giro per il mondo.
Se vince la piccola, vince il Paese.
Grazie Marta.
10/12/2012 @ 12:06
Voglio spendere una parola sulle imprese a cui vengono appaltate, dopo “regolare(?)” bando di gara, le pulizie degli uffici pubblici, ma anche delle “Spa”, tipo poste.
Non bisogna sottovalutare la presenza di una miriade di piccole e piccolissime imprese le quali, per vincere la gara, giocano al ribasso su: tempi di attuazione (mezz’ora, tre quarti d’ora per pulire 200/250 mq., a sportelli aperti); materiale per le pulizie (il meno costoso e piú inquinante possibile, nonostante per contratto vengano previsti materiali un po’ meno pericolosi per la salute e l’ambiente), una volta finiti i quali vengono rimpiazzati con una parsimonia che rasenta l’assenza; costo del lavoro (sul quale, per altro, si abbattono anche le “accise” di cui ai due punti precedenti).
Fonte: esperienza personale pluriennale.
10/12/2012 @ 13:58
Che aria bella che si respira leggendo i suoi post professore ! Anche se , guardandoci intorno, non sembra che ci siano politici pronti a proporre (e forse neanche a ragionare di) questi interventi.
13/12/2012 @ 11:24
A me le piccole imprese fanno sempre un po’ paura: sfruttamento del lavoro, scarsa presenza sindacale, padroncini, competenze limitate, irregolarità varie, evasione fiscale… Siamo sicuri che il modello italiano basato sulle piccole-medie imprese, molto diverso ad es. da quello francese o tedesco, non sia il suo principale limite ?