Primo. Non è un dubbio, è una certezza. La madre di tutte le riforme è quella della Pubblica Amministrazione, come dice il Presidente della Confindustria. La forza di una economia saldamente basata sulla libertà d’impresa ha bisogno di uno Stato forte e non invasivo a supporto. Se perdiamo la battaglia della competitività con Cina, Germania e Stati Uniti è perché a loro modo il loro Stato funziona (molto) meglio del nostro. Il che significa anche che lo Stato non si rottama, si restaura, operazione su cui dovremmo essere particolarmente portati.
Eccoli, i miei 10 dubbi.
a) I restauri non si fanno in emergenza ma con pazienza. Quando in emergenza per ridurre il debito vendemmo tanti gioielli di famiglia privatizzandoli, primi anni Novanta, senza prima liberalizzare il mercato di riferimento, perdemmo un’occasione trasformando monopoli pubblici in privati o lasciando oligopoli con pari concentrazione senza permettere a più imprese di entrare aumentando benessere ed occupazione maggiormente. Oggi rischiamo di fare la stessa cosa: invece di riorganizzare la Pubblica Amministrazione, tagliare. Buttando con l’acqua sporca (quanta?) il bambino dalla finestra.
b) Abbiamo già sperimentato la chiusura di enti pentendocene, come per l’Istituto del Commercio Estero. Non faccio nomi di altri Istituti a rischio che mi pare una follia chiudere, ma ci si pensi bene a chiudere quello che va rafforzato e razionalizzato ma che ci serve tanto.
c) Siamo in recessione. I tagli faranno aumentare la portata della recessione facendo ulteriormente crollare entrate aumentando deficit e debito pubblico.
d) Tagliare la spesa per non tagliare l’IVA? Mi fa un po’ … sorridere. Da sempre insegniamo ai nostri studenti che un taglio di spesa pubblica è più recessivo di un pari aumento delle tasse, non fosse altro che perché la spesa pubblica riduce direttamente il PIL con minore domanda a imprese e occupazione, mentre l’aumento delle tasse non si traduce 1 ad 1 in minori consumi delle famiglie perché in parte quel minore reddito si traduce in minori risparmi.
e) I tagli lineari fanno male perché, colpendo le amministrazioni buone e quelle cattive parimenti, deprime lo stimolo a migliorarsi. Quando leggo che i contratti in vigore nella sanità d’imperio vedranno ridotti del 5% il loro valore, a parte pensare alle imprese in questo momento in difficoltà di liquidità e alle prese con ritardati pagamenti, penso anche che non si distingue tra quei contratti fatti bene che hanno portato tramite la concorrenza in gara a prezzi vicino ai costi con quei contratti fatti male che hanno lasciato ampi profitti ad un potenziale cartello di imprese. Perché trattare ugualmente questi due casi? Perché ancora ci manca all’appello – dopo mesi che da questo blog lo chiediamo - la capacità di non aggiudicare la gara (futura, non passata!) in mancanza di trasmissione dei dati ad una unità centrale che può approvare o bloccare un contratto dal prezzo diverso da quello considerato “normale”? Una riforma piccola piccola e allora perché non farla? Abbiamo paura di ispezionare i cantieri? Non lo sappiamo fare? Avanti!
f) I sindacati fanno la voce grossa e in parte fanno bene a tutelare i loro iscritti quando questi vengono attaccati indiscriminatamente (tagli lineari anche per i dirigenti? Quelli più bravi come quelli meno bravi devono andare a casa?) ma non c’è dubbio che il grande sindacato, quello che dialoga nel manifatturiero con il padronato per trovare modi per migliorare la propria produttività e raggiungere moderazione salariale in una fase di difficoltà, quel Dr. Jekyll là, si trasforma in Mr. Hyde quando parliamo di settore pubblico. Là il sindacato difende i peggiori dipendenti, non emarginandoli e non distinguendo tra bravi e meno bravi. Sarebbe tempo che il sindacato si facesse una bella review interna, una bella review dei suoi peccati e lavorasse anche sul fronte pubblico a favore del Paese.
g) A proposito di sindacati, un’altra battaglia da fare sarebbe quella di ancorare i salari a Nord e Sud della Pubblica Amministrazione all’inflazione locale. Aumentare i salari al Sud dei dipendenti pubblici quanto quelli del Nord porta a salari reali pubblici troppo alti al Sud e dunque minore interesse dei giovani meridionali a lavorare nel settore privato che può pagare solo salari più bassi a causa della sua minore produttività. File chilometriche ai concorsi pubblici del Sud, da ridurre per ottenere maggiore imprenditorialità là dove ci sono tante energie e idee che spesso non diventano impresa.
h) La spending review inglese non è solo tagli: le prime pagine della SR del governo Cameron, non certo un governo a favore della spesa pubblica, mostra i settori strategici (scuola, sanità, ecc.) dove aumentare la spesa e solo dopo mostra dove trovare i soldi. Tagliando quei rami secchi ritenuti meno importanti. Dibattito assolutamente assente in Italia. E se i 200 milioni alle scuole ed università private sono esattamente questo, beh, allora avremmo gradito su tale materia un dibattito ben più trasparente ed importante. Ah, già che siamo in tema, leggo di fondere le piccole università. Beh ecco un ottimo esempio. Stiamo combattendo una battaglia per portare nel giro di 10-15 anni il tasso di laureati al 40% della popolazione. Oggi siamo 24° su 27 in Europa, con il 18%. Un vero problema. Sappiamo bene che per fare ciò abbiamo bisogno di tante piccole università non di ricerca e scuole professionali avanzate, altro che ridurre gli atenei. Questa è una riforma che fa male al Paese ma lo vedremo solo tra 20 anni, il danno che avrà fatto.
i) Ah un dettaglio. I sudditi britannici da tempo sono abituati a non sentirsi più dire “eliminare gli sprechi senza ridurre i servizi” ma “aumentare i servizi premiando chi si sforza”. Ecco, si dice a Roma che è fuffa, ma non credo: il modo in cui si porge un messaggio conta perché rivela come si intende affrontare un problema.
j) Non è vero che il nostro settore pubblico è ampio. Le slide di Confindustria mostrano un settore ben più piccolo di quanto non sia in tanti altri Paesi. Il problema non è ridurlo ulteriormente è di metterlo dove serve di più e pretendere che lavori meglio.
05/07/2012 @ 07:24
Buongiorno prof. Piga, la seguo su Twitter. Un mio dubbio sui suoi dubbi: alla lettera d) non comprendo la parte in cui si scrive che “la riduzione delle tasse non si traduce 1 ad 1 in minori consumi delle famiglie perché in parte quel minore reddito si traduce in minori risparmi”.
Forse invece di “riduzione” intendeva “aumento”?
Grazie per essere sempre una voce di riflessione critica e pacata e garbata
Vincenzo Fiorillo
05/07/2012 @ 13:52
opppsss!! grazie mille vincenzo, corretto
05/07/2012 @ 08:50
Caro prof.,
parole sante e, guarda caso, esattamente le stesse che ho detto ieri sera a un esponente della wanna-be futura maggioranza di governo. Lui pensava che tagliare la spesa alleggerendo le tasse fosse una misura di rilancio della crescita (era l’unico rimprovero che si sentiva di fare al governo attuale): quando gli ho spiegato che non era così mi ha risposto che non “poteva” giudicare non sapendo bene e che comunque altri economisti non la pensano così (si riferiva a colleghi “rumorosi”)!
Sugli appalti (aboliti i controlli preventivi negli anni 90 da…loro) e il pubblico impiego, dopo argomentata spiegazione su alcuni elementari principi (inutile), ha risposto che “comunque la spesa pubblica è dannosa (improduttiva?) e eccessiva” e ..quando gli ho spiegato che, bisogna capire il senso del saldo primario ormai ultraventennale e che il fabbisogno incorpora l’onere degli interessi sul debito (che crescono perchè non c’è crescita in un paese che “frena” da troppo la spesa e aumenta la pressione fiscale), mi ha detto che “era la prima volta che lo sentiva…” Wow! (ed era uno dei “moderati” e più aperti)…
P.S. se ci vediamo di persona- in rari momenti di tempo libero, of course- magari mettiamo a punto qualcosa…satisfied or your money back
05/07/2012 @ 11:17
la pubblica amministrazione in italia è inutile non serve renderla efficiente bisogna renderla innocua discorsi di efficienza contro tagli lineari o curvi o a zig zag non stanno in piedi se non nei libri di scuola
05/07/2012 @ 14:28
A proposito di tasse e riallacciandomi al post sulla solidarietà fra stati come vedrebbe un aumento della tassazione per chi è oltre un certo limite di reddito diciamo “da molto ma molto benestanti” e una diminuzione per i meno abbienti?
Non sarebbe in fondo la stessa identica cosa di quella solidarietà fra stati dell’ unione negli USA che secondo lei non è dettata dalla compassione ma dalla possibilità di un effettivo ritorno in termini di efficienza economica del sistema?
Quel lapsus fra aumento/riduzione potrebbe riferirsi a un interessante sottotesto che ancora non si vuol far uscire fuori, ma in seguito chissà…
05/07/2012 @ 19:50
Che si può fare certo. Ma vorrei ricordare che se la spesa è fatta bene combattere evasione diventa facile ed allora siamo nel mio mondo ideale: spesa fatta bene, meno tasse per tutti. Oh yes!
05/07/2012 @ 15:02
Concordo quasi pienamente. Al punto (g) inflazione locale ho dei dubbi in quanto questa spending review si presenta come una falciata alla cieca, quindi senza nessuna strategia per migliorare qualcosa di solido che non sia una tabellina di bilancio, che sappiamo non migliorerà comunque.
In parte è vero che al Sud il potere d’acquisto è maggiore in termini relativi rispetto al Nord, tuttavia, stiamo attenti a portare avanti tale argomentazione perché al Sud mancano i trasporti locali quindi si deve usare necessariamente l’auto. Al Sud le università sono (tranne alcuni casi) peggiori che al Nord, di conseguenza se una famiglia fa un piano interperiodale di consumi e risparmi deve mettere in conto il costo dell’istruzione dei figli al Nord, seppure pubblica costerà tantissimo. I dipendenti della Regione Sicilia, soprattutto quelli che lavorano seriamente e si accollano lavori di ispezione (anche sui cantieri) e rendicontazione dei bilanci degli enti (molti dei quali sarebbe meglio chiudere), percepiscono le retribuzioni con due o tre anni di ritardo. Questi pagamenti non sono neppure certi, dato che l’approvazione dei piani di spesa subisce improvvisi cambiamenti di destinazione a seconda della convenienza…
Sulla scuola pubblica NO Comment…
06/07/2012 @ 06:31
Buongiorno Professore,
comprendo bene i suoi dubbi, ma mi voglio soffermare sul unto in cui Lei afferma che una riduzione della spesa pubblica è immediatamente recessiva mentre invece un aumento delle tasse lo è di meno perché non si traduce in un taglio 1 a dei consumi in quanto le famiglie tenderanno ad intaccare i risparmi.
La cosa, ragionando a buon senso perché non sono economista, la comprendo e mi appare estremamente ragionevole per una situazione contingente in un paese che, godendo di una buona crescita economica, si trovi ad affontare un anno o due di difficoltà. In quel caso concordo che un’operazione di taglio della spesa pubblica risulterebbe fortemente recessiva.
Ma l’Ialia è da venti anni che non cresce e la mancata crescita, penso che Lei concorderà, deriva dalla mancanza di investimenti ovvero dalla carenza di risparmio “vero” canalizzato in Italia.
Le ragioni di ciò stanno sia nel fatto che, a forza di pagare tasse la capacità di risparmio, soprattutto delle aziende, è calata sia per il fatto che la PA fa di tutto per rendere impossibili gli investimenti con regolamenti burocratici asfissianti.
Questo, in sostanza significa che la PA spende male, addirittura in modo distruttivo per il benessere complessivo.
Ha quindi un qualche senso ridurre ulteriormente la capacità di risparmio di famiglie e imprese, già ai minimi termini, per lasciare ancora più risorse in mano a qualcuno, la PA, che ha dimostrato negli ultimi venti anni di non essere assolutamente in grado di essere motore di sviluppo?
Non dubito che all’interno della PA vi siano eccellenti persone e anche eccellenti organizzazioni, ma quando il sitema nel suo complesso è così poco efficiente, anzi dannoso in molti casi, credo che sia opportuno andare su altre strade invece che insistere su una che si è dimostrata inefficace.
E voglio sottolineare che questa mia valutazione non nasce da una visione ideologica (lo Stato è cattivo per definizione) quanto dall’analisi di quanto gli esseri umani riescono a fare qui in Italia; fossimo in Svezia o in Svizzera magari direi “avanti con la spesa pubblica”. Ma qui in italia spesa pubblica significa assumere altri “camminatori siciliani” o dare soldi agli amici degli amici.
Giunti a questo punto, come cittadino mi sento di dire che prima di dare ulteriori risorse all PA voglio prima vedere che cambi registro anzi, per il momento, forse è meglio ridurgli le dotazioni.
Preciso che non voglio neanche passare per sostenitore del “privato a tutti i costi”. Giusto ieri mi è capitato di leggere un articolo sullo stato dell’aereoporto di Fiumicino, privattizzato anni fa. Da utente piuttosto frequente di Fiumicino devo dire che l’articolo, e i commenti associati, erano addirittura fin troppo teneri nei confronti della gestione Benetton.
06/07/2012 @ 09:29
condivido i punti , sarebbe da pubblicare su qualche giornale
ed inviare per conoscenza a politici e partiti…
quanto ai costi della vita la differenza fra zone dele sud e del nord
è abissale (senza contare costi per i riscaldamento per la casa ecc…) la mia proposta sarebbe lasciare una quota variabile per gli stimpendi degli statali agganciata al costo -reale- della casa (o affitti) delle varie zone (costo molto variabile anche al nord fra citta’centrali e periferia ) poi si facciano degli veri sgravi per chi
costruisce o ristruttura le abitazioni con parametri simili a quelli
tedeschi e inglesi…il risparmio ecco come hanno vinto la guerra dell’inflazione i tedeschi (oltre che la moderazione salariale!)
06/07/2012 @ 13:45
non c’è che chiedere l’applicazione dell’equo canone in molte città del nord (a Trieste 10 anni fa era già applicato) …si creino meccanismi di incentivi. Detesto le rendite che vessano cittadini, emigranti e immigrati. Evitiamo di fare guerre tra poveri. Nella cultura italiana se lasciamo parte variabile come dice lei, bisognerà guardare al domicilio più che alla residenza, altirmenti la truffa è davvero un gioco da ragazzi, tuttavia così facendo si complica il mecanismo: pensi a un individuo che vive sei mesi a Milano e tre mesi a Reggio Calabria e 6 mesi a colle Valdelsa..facciamo una media del potere d’acquisto epr determinare quanto dovrà percepire per la quota variabile?..
Un buon prof una volta in classe disse. “adesso vi mostro come si fa a rendere difficile una cosa facile passando per l’inutile”…
06/07/2012 @ 10:39
caro Prof.,
qualsiasi intervento nella PA tocca una massa di interessi aggrovigliati potenzialmente paralizzanti anche per il governante più illuminato e potente.
la lotta per una Pa più agile va combattuta giorno dopo giorno, soprattutto a livello culturale. Deve essere un vero e proprio bombardamento che interessa tutti i media e le istituzioni per modificare progressivamente la mentalità del popolo italiano. una cura da cavallo dopo 40-50 anni nei quali è stata suonata un’altra musica.
06/07/2012 @ 15:16
Sono d’ accordo, se non si comincia a denunciare con chiarezza quali sono questi “interessi aggrovigliati” non si otterrà nulla. E’ interessante la parola “aggrovigliati” perché in realtà significa che tutti sono coinvolti dai più alti ai più bassi livelli e una denuncia di questi interessi sarebbe tutto meno che populista visto che si tratta di un vizio assolutamente trasversale (diffuso fra tutti gli strati sociali).
Insomma una lotta alla corruzione non la si fa con atteggiamenti neutrali o buonisti.
06/07/2012 @ 12:26
Gentile Professore,
posso aggiungere un undicesimo dubbio?
“- Fondi Università -200 milioni. Dal 2013 il fondo per il finanziamento ordinario delle università sarà ridotto di 200 milioni. [...]
- Fondi alle scuole non statali. Per le scuole non statali arrivano fondi per 200 milioni.”
http://www.repubblica.it/politica/2012/07/03/news/spending_review_contenuti-38462783/
06/07/2012 @ 12:39
E un dodicesimo dubbio:
“DIFESA
La bozza prevede un incremento di un miliardo di euro per la proroga nel 2013 delle missioni internazionali di pace: “Ai fini della proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali – si legge nel testo – la dotazione del fondo di cui all’articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è incrementata di 1.000 milioni di euro per l’anno 2013″.
Ma è vero? Perché riesco a trovare la notizia solo qui?
http://it.finance.yahoo.com/notizie/ecco-la-spending-review-università-200-milioni-difesa-204946930–finance.html
06/07/2012 @ 12:54
Da notare la “chicca” della cosmetica “buona notizia” che l’aumento dell’IVA è “rinviato” al luglio del 2013 (gioiamo, come sono buoni!): cioè è certo, ormai, che i saldi non torneranno e che quindi tale misura “condizionata” alla riduzione dell’indebitamento si farà (nonostante che, secondo il “loro” bizzarro modo di calcolare i flussi di cassa la maggior parte dei tagli sia appostata nel 2013 e seguenti).
Ciò ci dà la misura della consapevolezza che non solo sanno che la recessione (da costoro stessi causata con il consolidamento pro-ciclico) intendono prolungarla al 2013, ma anche che essa verrà deliberatamente accentuata con ulteriori tagli e aumenti di imposta (in cui conteggiare, non dimentichiamolo l’attuazione della delega fiscale che, in base alla manovra di dicembre dovrebbe portare gettito aggiuntivo per oltre 16 miliardi, senza includere la riforma delle rendite catastali, con aumento del registro e dell’imponibile IMU).
Poichè, insisto, il “moltiplicatore” esiste, ciò significa anche che, matematicamente, partendo dalla recessione di quest’anno (realisticamente vicina ai 3 punti e con saldo primario inferiore ai 3,9 punti programmati ignorando il moltiplicatore), il pareggio di bilancio non sarà raggiunto entro il 2014 (cioè non sarà raggiunto un saldo primario di almeno 6 punti in quell’anno e di almeno 5 nell’anno precedente).
In compenso la disoccupazione sarà cresciuta, trasferendosi pure al settore pubblico (già in prolungato blocco assunzioni per i giovani)…e gli spread non caleranno, peggiorando il rapporto debito\PIL: però i salari-stipendi sì e potremo avere tanti IDE senza che la “burocrazia” cattiva possa fermarli (ci scommetterei).
Ma è probabilissimo, che vista la “piùeuropa” immaginata da costoro, nel 2014 (anche prima) non ci sarà più l’euro.
Oddio, come faremo senza il “sogno” e senza la recessione ventennale da fiscal compact? A chi ci rivolgeremo per legittimare roboanti “riforme strutturali”?
PS: ma la miracolosa esenzione degli investimenti pubblici dal calcolo del deficit (peraltro da riassorbire comunque dal 2014, cioè con tagli differiti), da concordare con la merkel nel ritrovato clima di credibilità, dov’è finita?
06/07/2012 @ 18:14
Concordo Luca,
e aggiungo che le “chicche cosmetiche” e i “giochi di prestigio” dell’informazione “mainstream” stanno rendendo impossibile la soluzione democratica e cooperativa (tra stati e tra classi sociali) dei problemi.
Il Quarto Potere ha una responsabilità immensa, da un certo punto di vista più grave e più grande di quelle della politica, che tu ben riassumi.
Marco, la tassazione è già molto alta, anche a livelli alti. Il professor Piga suggerisce tante soluzioni migliori, perché sempre tasse, solo tasse e ancora tasse?
06/07/2012 @ 22:57
Dove ho scritto più tasse, scusa? Ho parlato di una diversa distribuzione dei carichi fiscali e mi sembrano due cose differenti.
07/07/2012 @ 12:33
Ciao Marco,
a me pare di capire che tu chieda una ridistribuzione che si traduce in meno tasse per la fascia di popolazione di fascia economica media e bassa (e fino a qui non ho nulla da obiettare), e in un aumento di tasse per le fasce alte, o altissime.
Penso, mi correggerà il professor Piga se sbaglio, che molte grosse imprese cercherebbero di spostarsi all’estero (come già hanno fatto tante), dove la tassazione è già attualmente minore. E questo sarebbe un danno per tutti.
Ti assicuro che non appartengo alla fascia in questione, ma non non credo che appesantire una già pesante percentuale di tassazione sia la soluzione, quando, come dice anche il professor Piga, basterebbe che le tasse le pagassero tutti ed esistono soluzioni migliori e più “premianti” per risollevare le sorti dell’economia italiana.
E se la proposta fosse meno tasse, ma stipendi più alti ai dipendenti? Non sono pratica di queste cose e forse è una stupidaggine, però come idea mi sembra meno “punitiva”.
Avevo studiato il caso Frod (solo dal punto di vista del design) ma ricordo di aver letto qualcosa del tipo: “se pago di più i miei dipendenti e riduco il loro orario, avranno più tempo libero e più soldi, quindi probabilmente acquisteranno le mie auto”.
In questo modo si ottengono vantaggi per il dipendente, vantaggi per l’imprenditore e, visto che sulle auto ci sono delle tasse, alla fine ci guadagna anche lo stato e l’economia gira.
Da totale ignorante in economia non so quanto sia corretto, ma mi piace di più pensare che tutti stiano meglio, piuttosto che “daje addosso al signor Ford”.
Professore, se ho detto delle stupidaggini, la prego di correggermi. E se ha già scritto qualcosa in proposito, potrebbe per cortesia darmi il link?
07/07/2012 @ 05:45
Leggendo il comunicato stampa http://www.lastampa.it/_web/tmplframe/default.asp?indirizzo=http://www.lastampa.it/_web/download/pdf/comunicato_spending.pdf mi pare che alcuni dubbi si chiariscono (per esempio quello sulla presunta linearità dei tagli, visto che le % indicate sono generali, al netto della mobilità verso le amministrazioni che hanno bisogno di personale.
Per quanto riguarda la recessività della diminuzione della spesa pubblica, mi chiedo come possa essere recessiva l’eliminazione di attività inutili e di costi esorbitanti (siringhe che costano 5 volte di piu’) se contemporaneamente non si intacca la qualità dei servizi erogati.
07/07/2012 @ 06:32
Lei presume che queste siano attività inutili e che siamo capaci di identificarle. Se li identifichiamo correttamente questi sprechi, studi rigorosi puntano a circa 2% di PIL, il 20% della spesa per acquisti di beni e servizi. Abbattiamoli. Subito. Piccolo problema: in tutti i paesi del mondo per abbatterli non l’hanno fatto in 2 giorni ma in 10 anni responsabilizzando e premiando le stazioni appaltanti efficaci. Comunque, andiamo avanti. Le abbiamo abbattute (senza cambiamento culturale le dobbiamo ritrovare ogni anno, fatica tripla, comunque, andiamo avanti). Ora le rimane del 9% di PIL di partenza il 7% di PIL. Quindi ha 2% di PIl che risorse che non hanno generato recessione ma solo un trasferimento da imprenditore corrotto a contribuente. Bene. Il PIL sta fermo all’incirca (trasferimenti hanno effetto sul PIL a seconda della propensione al consumo diversa tra chi perde e chi guadagna, ma facciamo che propensione sia uguale). Domanda chiave: che ci fa del 2% di PIL? Le ricordo che oggi siamo al meno 2,4% di crescita PIl con debito su PIL che sale (grazie alla geniale austerità tafazziana).
Opzione 1: ci riduce le tasse del 2% del PIL, con debito che rimane lì e PIL che …
Opzione 2: ci aumenta la spesa pubblica (visto che sa individuare gli sprechi questa ora è spesa vera non trasferimenti) del 2% del PIL, con debito che rimane lì e PIL che …
Opione 3: ci riduce il debito con PIL che …
Confronto opzione 1 e 2: in recessione da domanda la gente non spende le minori tasse. Il PIL aumenta di meno con opzione 1. Il debito PIL diminuisce di più con opzione 2.
Confronto opzione 2 e 3: il PIL con opzione 3 sta fermo al -2,4 mentre con opzione 2 sta al … Studi che trova su questo blog di Banca d’Italia mostrano come sia il debito diminuisce dopo poco tempo rispetto all’opzione 3 (aumentano entrate grazie a maggiore PIL) sia PIL aumenta così tanto che riduzione debito PIL è maggiore con opzione 2 che con 3. E la disoccupazione è minore.
Faccia lei.
07/07/2012 @ 07:50
A mio avviso se non fossimo nella situazione in cui siamo (50% di spesa pubblica su PIL e 120% di debito) allora si potrebbe seguire il percorso svedese (abbattimento graduale del debito pubblico e della spesa pubblica) ma siamo in emergenza. Quello che non è stato fatto prima (e doveva essere fatto prima) ora sarà inevitabilmente piu’ doloroso. Ritengo che l’attuale 50% di spesa pubblica sia un peso eccessivo che sottrae risorse allo sviluppo, il vero freno alla crescita. Un buon obiettivo puo’ essere ridurre la spesa pubblica al 40% del PIL in 10 anni. E ritengo che con il 40% di risorse una nazione possa predisporre ottimi servizi scolastici, sanitari, di welfare assistenziale ed avere una buona quota di invenstimenti. Certo, non potrà piu’ avere spesa clientelare e corruttiva ma lo stato migliorerà. Se si seguisse con determinazione questa strada i mercati darebbero fiducia e si potrebbe invertire l’attuale tendenza al declino. Non sono un economista e nemmeno uno studente di economia ma considero con il buon senso che piu’ quota di PIL è statale, meno quota è privata (che poi è quelle che crea valore aggiunto, sviluppo, crescita) per cui un 2% in meno di PIL “inutile” allo stato diventerà un 2% in piu’ di possibilità di sviluppo. La gente non spende? Allora risparmia e se non mette i soldi sotto il materasso significa che li mette a disposizione di chi vuole fare investimenti. E costui (anche straniero) li farà con maggiore probabilità in presenza di uno stato meno burocratico e meno costoso, meno invasivo. La penso cosi’ perché da quasi 25 anni ho abbandonato l’Italia per trasferirmi in un altro paese (federale) dove ho trovato ottimi servizi pubblici a fronte di una tassazione decisamente moderata. Il mio “faccia lei” è stato questo. E vedo in questi due anni tantissimi italiani fare la stessa scelta.
07/07/2012 @ 10:34
Intanto che se lo chiede le confiderò alcuni “segreti” dell’economia (da approfondire per capire meglio quello che succede):
-la spesa pubblica è un aggregato, al di là dei singoli settori della contabilità pubblica (corrispondenti a diversi macro-compiti della p.a.), che entra nel suo complesso (cioè globalmente) a determinare il PIL;
- le variazioni in + 0 in – della spesa pubblica non si riflettono sul PIL per il loro valore nominale ma in base a un moltiplicatore che ne accentua (indicativamente da 2 a 2,5 volte) l’effetto incrementale o decrementale del reddito nazionale;
- in quanto aggregato, il taglio netto della “complessiva” spesa pubblica si riflette in questo effetto moltiplicato a prescindere dal settore in cui si realizza, a meno che non “riqualifico” la spesa, cioè effettuo la vera spending review, tramite lo spostamento del risparmio realizzato a un settore di spesa più efficiente o prioritario rispetto alla congiuntura (es; istruzione\ricerca, realizzando il sistema di borse di studio previsto dalla Costituzione, appalti di manutenzione diffusa del territorio di sostegno più elastico e immediato alla occupazione e al reddito delle famiglie, sussidi alle imprese che ausilino il problema del credit crunch per consentire investimenti in RS&I…cioè quello che NON si sta facendo);
- un taglio netto della spesa è sempre recessivo, salvo che per la quota di superprofitto (determinato da negoziazioni-erogazioni > ai prezzi di mercato) che l’impresa beneficiaria trasforma essenzialmente in esportazione di capitali off-record.
Ma questo è un problema di vigilanza bancaria efficiente (che dipende anche dalla indipendenza del vigilante dai vigilati) e di trattato con la svizzera (o paesi analoghi) che faccia emergere per il passato e prevenga per il futuro il flusso di capitali esportati illecitamente (frutto di evasione e corruzione, che in gran parte si sovrappongono)…
07/07/2012 @ 10:43
Ooops, ho risposto non avendo visto la replica dell’illustre prof…(a cui non intendevo sovrappormi). Naturalmente le risposte coincidono (considero l’opzione 2 scontatamente come quella ottimale)…
08/07/2012 @ 07:51
Caro Luca B, grazie per i “segreti” che in effetti non conoscevo.
Visto il suo incipit scherzoso sui segreti da confidare spero nessuno si offenda se proseguo sullo stesso spartito.
Mi chiedo infatti se questo “segreto moltiplicatore” è indicato in qualche studio scientifico oppure è veramente cosi’ segreto, da essere nascosto nascosto anche nella letteratura del settore. E mi chiedo anche come mai allora non seguiamo la strada di un aumento all’infinito della spesa pubblica, fino al 100% come ai bei tempi bolscevichi. E perché paesi come Svezia e Svizzera, che nell’ultimo decennio hanno intrapreso strade di rigore per ridurre spesa e debito, non sembrano mostrare segni di recessione interna (anche se naturalmente sentono gli effetti della recessione degli altri). Anzi il PIL procapite PPP di Svezia e Svizzera è piu’ alto di quello italiano e cresce a ritmi superiori. Io questo effetto moltiplicatore proprio non lo vedo. Che oltre ad essere segreto sia anche inesitente e contestato da altre scuole economiche?
E’ poi da stabilire se il presunto moltiplicatore è legato al servizio erogato ed alla sua qualità oppure al solo volume di spesa, anche se non generasse servizi (la classiche buche da scavare e riempire)? Perché nel primo caso potremmo anche ridurre la spesa lasciando inalterata la qualità. Come si muoverebbe il citato moltiplicatore?
Tornando alla discussione, è chiaro che sprechi ce ne sono, perché notoriamente l’Italia ha un volume di spesa eccessivo (50% del PIL, praticamente come la spesa svedese oggi che pero’ tenderà al 47% entro il 2017) senza avere la qualità dei servizi svedesi. Ora se sprechi ci sono, spetta alla politica individuarli (e chi altrimenti?) e se non sono capaci di individuare ottimizzazioni allora se ne vadano a casa. Quindi do’ per scontato che ci siano sprechi e sia possibili (e doveroso) individuarli.
Ma perché parlare di “sprechi”. Parliamo di diseconomie. Se posso erogare lo stesso servizio con metà personale, perché non ridurlo? Se mi mancano poliziotti cosa faccio, trasferisco in polizia postini cinquantenni? È chiaro che ogni servizio comporta una precise professionalità e competenze e non tutto sarà risolvibile con la mobilità interna verso servizi che (sono d’accordo) devono aumentare. Che poi nel campo delle forze di polizia c’è da chiedersi se per esempio la riunificazione sotto un unico nucleo degli innumerevoli corpi di polizia non sia una mossa che aumenta la qualità e diminuisce la spesa.
Considero comunque che è del tutto normale che un governo tecnico operi dei tagli, anche brutali, perché le riforme sono il lavoro di governi politici che verranno dopo e che potranno opeare su una base piu’ solida. Tutti capiscono che questo governo sta facendo il “lavoro sporco” e cio’ quello che nessun governo di CD e CS ha mai avuto il coraggio di fare. A sentire Mannheimer oggi tuttavia 7 elettori su 10 apprezzano questa spending review. Soprattutto quelli del PD.
08/07/2012 @ 17:09
Per capire il moltiplicatore basta leggersi qualsiasi manuale di macroeconomia-economia politica a cominciare da quello di Caffè (è parte della teoria keynesiana ed ha il vantaggio di azzeccarci mentre le altre storicamente non hanno mai dato i risultati dichiarati anzi, il contrario).
Quanto al perchè la spesa pubblica non è portata al 100% la risposta è semplice: perchè esiste il mercato, la libera concorrenza (come tendenziale impulso all’efficienza, sempre però da correggere per l’utilità collettiva), la proprietà privata e la libertà di iniziativa economica. Queste splendide concquiste della società post-ancien regime hanno dato luogo alla (esigenza della) moderna economia: e la spesa pubblica è un posterius, che alimenta, sostiene e corregge le dinamiche private, non un punto di partenza. Ma è comunque la valvola di sopravvivenza indispensabile del sistema economico basato sul mercato ma che crede nella democrazia costituzionale.
Quanto al quando e al come si possa trovare “eccessiva” la dinamica (cioè le serie storiche in relazione a eventi significativi che bisogna saper interpretare senza paraocchi ideologici) della spesa pubblica italiana , le confesso un altro segreto: si deve studiare e non parlare per sentito dire.
Si studi perciò anche un pò di scienza delle finanze e impari a vedere le partite della spesa corrente e delle entrate e le correlate sempici equazioni della teoria keynesiana: scoprirà che l’Italia, al di là di “diseconomie” che in realtà sono proprie di tanti altri paesi (pensionistiche e sanitarie in testa, in cui l’Italia non brilla certo per essere la peggiore sicchè la causa dei mali non è obiettivamente e scientificamente identificabile in quei volumi di spesa), è in saldo primario attivo (cioè al netto dela spesa per interessi) ormai da 20 anni.
Cioè comprimiamo la spesa pubblica e aumentiamo la pressione fiscale da 2 decenni risultando i più virtuosi nel c.d. saldo primario (secondi solo alla germania che fruisce di un tasso di cambio deprezzato e che dunque esporta-o non importa- a nostro danno).
Si studi pure la teoria delle “aree valutarie ottimali-AVO” e della bilancia dei pagamenti BdP (in particolare distinguendo il saldo-deficit CAB, dal conto capitale e loro significato in termini di crescita e stabilizzazione delle finanze pubbliche); avrà grandi sorprese: la causa dello squilibrio è SOLO la mancata crescita che, in un giro vizioso, nasce dalla austerità indotta dai parametri di maastricht unita alla rigidità del cambio euro, 2 FATTORI BEN NOTI FIN DAL 1992 E CHE AVREBBERO SCONSIGLIATO SU BASI ECONOMICHE RIGOROSE LA ENTRATA IMMEDIATA NELL’EURO (e infatti tutti i più grandi economisti lo sconsigliarono, persino alla fine Modigliani nel 2000, a rimorchio di Feldstein, Dornbusch e G.Davies: oggi ci sono Stiglitz e Krugman e De Grauwe a ricordarcelo).
Quando avrà approfondito questi argomenti (e la letteratura italiana migliore che li connette alla situazione italiana attuale), in particolare scoprendo la teoria di Thirlwall (interessantissima e, fuori dall’econometria, particolarmente intuitiva), magari potrà apprezzare perchè questo blog è una ventata di aria fresca in una follia collettiva e suicida (in cui purtroppo il dito sul grilletto e la tempia di appoggio non sono della stessa persona)
07/07/2012 @ 23:50
Buongiorno Professore,
una sola considerazione, si scambia per spending review i 295 uffici giudiziari in meno? che con la Spending Review non c’entrano perchè sono attuazione di misure precedenti del governo Berlusconi quindi a parer mio risultano essere annunci da parte del governo Monti di immagine e solo ad alzare confusione.Perchè? non rispondono a vero e persino un bambino capisce che finchè non si metterà mano alle piante organiche dei dirigenti statali queste sono soltanto grida manzoniane. Benissimo che si dia l’idea alla gente che anche nella PA si muove qualcosa ma così aumenteranno esclusivamente i centri di resistenza perchè il trade off positivo non c’è.