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Lo spread cala se la spending review non è una scorciatoia

I mercati vogliono, come gli italiani, riforme di lungo periodo credibili e sostanziali. E vogliono crescita economica, subito.

Ecco perché provo una qualche perplessità e preoccupazione per questi tagli di sprechi per 4,2 miliardi. Perché potrebbero rivelarsi recessivi e potrebbero non cambiare nulla nel modo in cui compra la Pubblica Amministrazione, finendo per spaventare i mercati invece di rassicurarli.

Ma forse mi sbaglio. Comunque meglio esprimerle, certe preoccupazioni, che tacerle.

Prima cosa. Non bisogna tagliare a casaccio. Come si fece coi tagli lineari che colpivano le amministrazioni pubbliche brave come quelle pessime, gettando le prime nel cinismo e non incoraggiando al miglioramento le seconde. Tagli senza dubbio recessivi che, riducendo le commesse pubbliche, hanno ridotto il PIL, l’occupazione e la sostenibilità delle imprese.

Se oggi tagliassimo la spesa di chi spende di più, rischieremmo di fare la stessa cosa: spesso (non sempre) quella amministrazione pubblice che paga di più è perché compra qualità e sa ottenerla dal fornitore. E chi compra a prezzo basso spesso lo fa perché punta a non garantire al cittadino i servizi necessari. Uccideremmo con spirito nuovamente non meritocratico le imprese migliori, acuendo nel contempo la recessione. E sminuendo l’impatto di qualsiasi blocco di aumento dell’Iva che volessimo finanziare con questi tagli di spesa.

Che fare dunque?

Ottenere i dati a livello centralizzato di ogni gara che si intende fare e soprattutto i dati di come è stata conclusa (prezzo/qualità in primis). E’ stata messa a gara da Bondi la piattaforma da comprare dove immagazzinare questi dati? Senza questi dati quello che potrebbe sembrare un taglio di spreco potrebbe solo essere un (recessivo) taglio di spesa, che sarebbe stato necessario e utile all’economia.

Avuti i dati, non basta. Potremmo scrivere tanti bei saggi scientifici avendo quei dati ma la politica qui non ci sta per fare ricco qualche professore ma per fare cambiamento. E allora dovremo immediatamente obbligare le singole stazioni appaltanti a ottenere l’autorizzazione a procedere con l’aggiudicazione solo una volta che si sia verificato che non abbia speso più del dovuto; confronto reso possibile dalla disponibilità in tempo reale dei dati. E’ stato fatto da Monti il disegno di legge che instaura tale obbligo di autorizzazione?

A questo punto, e solo a questo punto, siamo pronti per i tagli che non creano recessione ma espansione e che riformano per sempre la Pubblica Amministrazione, convincendo i mercati, facendo crollare lo spread, e lanciando il circolo virtuoso che ci tiene nell’area dell’euro.
Ecco come.

Immaginate due amministrazioni pubbliche regionali, una che compra una TAC a 100 euro ed un’altra a 300 euro. Spesa totale 400, spreco 200 euro. Bloccando lo spreco, si riduce il conto corrente all’estero della seconda azienda di 200 euro e si danno ai cittadini sempre 2 TAC, senza minori servizi sanitari. Ma si può fare di meglio. Usando i 200 euro risparmiati per comprare altre 2 TAC si aumenta la domanda pubblica, l’occupazione e il PIL. Ecco perché i tagli diventano PIL: e se la singola impresa ci perde dal taglio degli sprechi le imprese nel loro complesso guadagnano grazie alle maggiori vendite, le famiglie col maggiore reddito, i lavoratori con maggiore occupazione.

Ma c’è di più. Vi dicevo che la P.A. a quel punto subirebbe la rivoluzionaria trasformazione culturale che tanto stanno aspettando i mercati finanziari: la riforma di lungo periodo credibile e sostanziale. Di che parlo? Parlo del fatto che per la prima volta nessuna stazione appaltante sprecona potrebbe più urlare contro i tagli “perché io sono la più brava” e riuscire a bloccare il taglio degli sprechi.
Perché ci sarebbero i dati. Belli, puliti, chiari come una bella giornata di sole, ad illuminare i loro sprechi, a fare tacere e a rendere inverosimili le loro proteste, ad obbligarle a migliorarsi. E con loro, il Paese.

Avanti tutta dunque, ma senza scorciatoie e maquillage, ai quali il mercato è insofferente. Avanti con calma, organizzazione, senso della direzione, sicurezza, convinzione, integrità, leadership, merito. E il Paese ripartirà.

8 comments

  1. Giuseppe Pizzino

    05/05/2012 @ 10:08

    Tutto ha avuto inizio dal debito, e dalla mancata crescita del Pil.
    Il combinato disposto tra il debito crescente e la mancata crescita hanno determinato, così ci era stato detto, la diffidenza dei mercati finanziari nei confronti del nostro Paese, che ha fatto schizzare lo spread, che ha fatto cadere il Governo, sostituito dai tecnici della Bocconi, che adesso parlano, come tutti, di spending review. E il debito e la crescita e lo spread ? Boh !
    Ricapitoliamo. Il debito è, segna un contatore, 1.951…..alle ore 12 di oggi e sembra continuare a girare in modo inarrestabile. Fatto qualcosa per il debito che continua a salire e che genera al momento circa 75 di costo l’anno, che dopo le nuove negoziazioni, che si faranno al nuovo costo del 6% , mediato complessivamente al 5%, determineranno quasi 100 di costo l’anno ? Nulla però, intanto si discute di 4,2 di spending review che più o meno, mi sembra di capire, non incideranno su nulla. Si interviene con una forbicina per eliminare le pellicine quanto servirebbe una amputazione dell’arto tumefatto. Se a fronte del debito hai un patrimonio attivo, devi vendere parte del patrimonio per ridurre il debito, acquisire credibilità, fare abbassare lo spread e rinegoziare il debito. Risparmi 50/60 l’anno, utilizzi parte per ridurre ulteriormente il debito capitale e parte per investimenti.
    Crescita. Se vuoi favorire la crescita devi rimuovere gli ostacoli quindi, in primis, eliminare l’Irap da cui si ricavano 40 di tasse, compensate con i contributi e i finanziamenti, che in modo discriminato servono solo a favorire Confindustria, OO.SS. e lobby.

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  2. Chissà se i nostri tecnici abbiano in mente che in questo momento, più che di riduzione, c’è bisogno di riqualificazione della spesa: o verso investimenti o verso riduzione delle tasse per dare ai cittadini (? oggi piuttosto sudditi) maggiore capacità di consumo.
    Diversamente ogni euro di spesa risparmiato comporterà una pari riduzione del PIL, e il famigerato rapporto Debito/PIL non farà che peggiorare. Per questo ritengo che nell’esempio delle TAC comprarne 2 in più è non solo “fare di meglio”, ma addirittura – di questi tempi – una scelta obbligata.
    O mi sbaglio?

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  3. Riccardo Colangelo

    05/05/2012 @ 13:14

    Nell’ultima sessione di esami, ho chiesto a una mia allieva: se lei fosse Monti, cosa ci farebbe con la spending review? Mi ha risposto: cercherei di capire come riqualificare la spesa.
    Le ho dato 30, mi restano due dubbi:
    cosa avrebbe risposto Monti?
    Non sara’ che magari ne ho fatto una disadattata che non potra’ mai ricoprire un incarico pubblico?

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  4. roberto nastri

    06/05/2012 @ 14:47

    Caro professore,

    torno a segnalare l’esperimento condotto in Liguria tra il 2003 ed il 2006 che, distribuendo un particolare “pacchetto” di applicativi in modalità ASP a tutti i responsabili di procedimento d’acquisto operanti nel territorio regionale consentiva di creare una base dati centrale trasparente ad ogni altro responsabile di procedimento ed ai cittadini e di operare qualunque aggregazione e confronto di dati per rintracciare eventuali anomalie e scostamenti da standard e medie.
    Consentiva, inoltre, di creare una “comunità” di RUP per mettere in comune le competenze necessarie per acquistare meglio.
    Basterebbe che Bondi ripartisse da quell’esperimento, che, per quanto so, è l’unico di questo tipo mai tentato e lo diffondesse a livello nazionale: sarebbe necessario non più di un anno.

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  5. roberto nastri

    06/05/2012 @ 15:01

    Aggiungo: non basta acquistare un software, bisogna anche creare, come in parte facemmo, una organizzazione territoriale basata sugli osservatori regionali dei contratti (ci sono, ma nessuno se ne ricorda), che consenta di migliorare la qualità della spesa operando giornalmente sui comportamenti dei responsabili dei procedimenti d’acquisto: a mio avviso non è possibile nessuna scorciatoia nè alcuna soluzione “centrale”.
    Ci vorrà un pò di tempo, ma è l’unica strada da percorrere per evitare che i “tagli” si traducano, come penso, in minori servizi ai cittadini ed in accrescimento delle disuguaglianze sociali.

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