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Ci sono riuscito! Ma perché allora non ci siamo riusciti?

Stamattina leggo sul Corriere della Sera di un twit del Sottosegretario alla Presidenza del Consglio Antonio Catricalà, ex Presidente dell’Antitrust, che riporto nella sua (140)-interezza:

Ci sono riuscito: #Consiglio‬ dei #Ministri‬ finalmente informatizzato! Piccola cosa ma risparmiamo carta.Ecco la foto.

Con la foto dei PC in mostra sul tavolo che devo presumere essere quello delle riunioni della Presidenza.

Ma come? E il taglio degli sprechi?

C’è, è la risposta già postata, si risparmia carta.

In realtà non si risparmia solo carta. Si lavora anche meglio con i PC. La Pubblica Amministrazione lavora meglio. E quando lavora meglio i cittadini vedono i loro soldi spesi meglio: con gli stessi soldi si fanno per loro più cose, o con meno soldi si fanno le stesse cose.

Ma per fare tutto ciò si deve pagare un costo iniziale, chiamiamolo investimento, anche se la contabilità nazionale lo chiama spese corrente (che corrente non è poi comunque perché un PC è un bene durevole). Si spende. In acquisto di beni e servizi.

Con questa spesa utile si è dato lavoro e occupazione ad un rivenditore di PC che affronterà meglio questa recessione.

Si direbbe, in orribile gergo aziendale, una situazione “win-win”: nessuno ci perde.

In realtà qualche sconfitto c’è. Perché se alla Presidenza del Consiglio dei Ministri si fa la cosa giusta, la Presidenza del Consiglio dei Ministri raccomanda ed ordina a tutti di fare la cosa sbagliata.

I tagli famosi, quelli ordinati a Bondi di essere rapidamente effettuati, impediscono ad altre amministrazioni di fare la stessa cosa che ha fatto il Sottosegretario. Gli stessi risparmi di carta, se così li vogliamo chiamare. E chissà che magari altre amministrazioni non avrebbero magari potuto risparmiare addiritttura più carta?

Non è tanto che quello che si chiede a Bondi di fare non viene fatto dalla Presidenza del Consiglio; è piuttosto che quello che fa la Presidenza del Consiglio non possono fare gli altri: e cioè fare buona spesa pubblica che genera PIL e ci salva l’Europa.

Facciamola questa spending review, allora. Ma facciamola come dice il Dott. Catricalà: spendiamo bene e meglio. Ma subito. Non c’è tempo per perdere.

4 comments

  1. sono appena tornato dall’uscita del weekend..
    interessante notizia..

    potrebbero ancora risparmiare qualche miliardo all’anno utilizzando semplicemente software libero anche per la PA.

    Per quale motivo devo utilizzare un software proprietario per usufruire dei servizi della PA già pagati con le tasse? perchè pagare due volte?

    ci sono tanti tagli intelligenti che possono essere fatti..basta volerlo..

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  2. GianMarco Tavazzani

    27/05/2012 @ 09:07

    Mi sembra di scender da un altro pianeta, Gustavo!
    L’impatto dell’informatizzazione avrebbe dovuto (uso il passato perché son stato illuminato sulla via di Cuppertino nel 1984) esser incredibilmente maggiore!
    La mia mente ebbe un fuoco d’artificio di visioni subitissimo applicate al mio lavoro che fu FIONDATO in un futuro che qui mi sembra esser ancora… futuro!
    È ASSURDO che io debba qui riassumer quel che ho potuto fare già ai tempi in cui la carta era ancora indispensabile ed internet inesistente (ma ebbi uno dei primi fax, con le istruzioni in giapponese, incoraggiandone l’adozione alle aziende che usavano il telex).
    Negli anni ’90 si è acceso il secondo stadio dando una gran botta d’accelerazione e, girando il secolo, il social networking ha acceso il terzo.
    Ma sembra che tutto questo non non abbia rivoltato la zolla nella mente di troppi che nel frattempo han raggiunto ruoli di gran livello e responsabilità.
    La vera ignoranza informatica discende dalla mancanza di quella fase di studio ed assimilazione che associo alle scuole superiori, di solito, quando si forma la personalità culturale e si impara ad imparare, s’acquisisce il gusto della curiosità che spinge alla ricerca continua, al piacere dell’approfondimento, all’incanto d’alzar lo sguardo e perdersi in un sogno.
    Credo di ricordar che fosse Feyman ad aver detto: “Quel che mi dispiace è che mia moglie non capisce che quando guardo fuori dalla finestra… io STO LAVORANDO!”
    E credo fosse proprio suo padre che disse che l’insegnamento è quasi sempre inutile, tranne in quei rari casi in cui è praticamente superfluo. Se mi sai aiutare a ritrovar la citazione, ti sarò grato.
    Infatti il resto (università) non ha solitamente un impatto sulla personalità e serve solo ad ‘imparare un mestiere’, salvo le citate lodevoli eccezioni.
    Sul tema delle applicazioni e ‘ricadute’ (‘fall out’… mi chiedo quanti ancora ricordino la genesi di tale locuzione) sull’accelerazione che sta subendo l’umanità grazie alla combinazione di di hardware, software e comunicazione potrei scrivere un libro, e lo farei come sempre in HTML con struttura Wiki!
    Come altrimenti comporre un pensiero articolato ed intraconnesso e poi interconnetterlo (coi riferimenti esterni) se non così, OGGI che abbiamo quel che avevo SOGNATO quando il mio mentore della tesi mi chiese di riassumere il mio pensiero?
    Persino i libri li voglio RICERCABILI e quindi quantomeno in PDF
    Ma non voglio farla lunga, saluto saltando a piedi pari nel piatto del Tuo sapere: l’ignoranza culturale (cioè dell’intima essenza) dell’informatica HA CREATO IL DISASTRO FINANZIARIO: apprendisti stregoni hanno illuso sé stessi ed altri colpevolmente ignoranti interlocutori (risparmiatori, Stati, politici, ‘manager’).
    Passerei ORE in una domenica così a parlarne prendendo un tè sotto un pergolato in collina!
    Scusa l’entusiasmo ed il soprassalto di sdegno a sentir parlare di ‘risparmi’, come se si limitasse a questo il completo riarrangiamento culturale ‘ignito’ (babbamia, dove l’ho pescato?) dall’informatizzazione, simile al riarrangiamento del cerebro del primate umano, alla comprensione della realtà dopo Darwin e la cosmogonia nel secolo seguente.
    Possibile che quando si è dentro la Storia… dice bene Jannacci:
    “Landolfo, cronista del Millecento, ci ha tramandato le “Storie del Comune di Milano” fra cui questa del giudizio di Dio, protagonista prete Liprando. Noi abbiamo cercato di musicarla con un certo impegno, e la dedichiamo a tutti quelli – e sono tanti – che pur essendo testimoni di fatti importantissimi e determinanti dell’avvenire della civiltà, NEANCHE SE N’ACCORGONO!

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