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L’unica guerra che vale la pena combattere

Ecco un altro articolo (Usa) che sottolinea come la spesa pubblica per acquisti di beni e servizi aumenta il PIL mentre i trasferimenti pubblici … Cosa fanno i trasferimenti, come le pensioni o la spesa per interessi? Prendono a qualcuno e danno ad un altro? Esatto. Quindi rendono più povero uno e più ricco un altro: il primo vorrà consumare di più, il secondo di meno. In prima approssimazione (e non complico il quadro) la domanda complessiva di prodotti  non cambia e così il PIL.

Altre cosa è la spesa della P.A., intesa come domanda di beni e servizi, quella che facciamo con le gare d’appalto a cui partecipano le imprese. I trasferimenti sono una cosa diversa dall’acquisto di beni e servizi

Già il Centro Sudi di Confindustria ha avuto il merito di far vedere come in termini di spesa su prodotto interno lordo una volta esclusi i trasferimenti per interessi e per pensioni l’Italia spende meno che la media dell’area dell’euro.

Parliamone un attimo, di spesa pubblica. Ora spesso pensiamo che sia indifferente cosa ci facciamo con una certa spesa. Eh no. Immaginiamo di tassare (o prendere a prestito con debito pubblico) 300 euro. Ci compriamo ambulanze. Qualcosa di importante sia per i cittadini sia per le aziende che producono ambulanze e danno occupazione a lavoratori. Ora immaginate che con quei 300 ci si comprino 2 ambulanze identiche, ma una a 100 e una (per corruzione o incompetenza) a 200. Se fossimo bravi abbastanza ad identificare gli sprechi, taglieremmo di 100, da 300 a 200, la spesa in euro (la c.d. spesa nominale) comprando sempre 2 ambulanze (la spesa c.d. reale)  e quindi senza far perdere il posto di lavoro a nessuno: in questo caso il taglio della spesa non è recessiva. Quello che si è tagliato di 100 (anche se la contabilità nazionale non lo registra come tale) è un trasferimento: l’eccesso di profitto che guadagnava l’imprenditore che vendeva a 200 l’ambulanza va ora nelle tasche dei cittadini che pagano meno tasse (oggi o domani) a parità di servizi. Cittadini più ricchi, imprenditore più povero: è un mero trasferimento che porterà i cittadini a consumare di più e l’imprenditore a consumare di meno. Nessun effetto all’incirca sul PIL.

Ma ora immaginate che all’inizio si comprano sempre le due ambulanze, ma senza sprechi: costano ambedue 100. Se tagliassimo sempre di 100 la spesa perché non sappiamo identificare gli sprechi e prendiamo abbagli (tagli lineari?), beh, i conti son presto fatti: potremo permetterci una sola ambulanza e tutti perdiamo. Perdiamo occupazione (si producono meno ambulanze) e benessere per i cittadini (malati).  La spesa nominale cala ma così anche la spesa reale. La manovra peggiora il PIL.

Eccoci dunque alla spending review. Che taglia la spesa. Fa male o fa bene all’economia? Beh come abbiamo detto, dipende se becca gli sprechi o no. La mia opinione (poi ne parleremo ancora) è che non fa malaccio. Cioè ci sono dei (gravi) tagli di spesa reale ma si è anche messa in moto una serie di provvedimenti che potrebbero far sì che l’impatto (sempre negativo!) sul PIL non sia così alto, proprio perché molti sprechi saranno effettivamente individuati. Siccome questi tagli permettono di non aumentare l’IVA, ecco che stessa spesa, meno tasse, qualche impatto positivo sul PIL questa manovra ce l’ha. Siccome il risparmio di IVA è all’incirca di 6 miliardi, non mi stupisce troppo che Confindustria stimi un impatto positivo di 0,25%.

Ora la domanda ancora aperta. Siamo in guerra? Ok. Ma contro chi? Ovvio, contro il calo del PIL che generà instabilità anche nei conti pubblici. Una guerra di liberazione.

E allora la domanda chiave è: basta? Basta 0,25% di PIL? Di fronte ad un PIL che scende del 2,4%?

No. La spending review è una battaglia, forse anche vinta. Per vincere la guerra c’è bisogno ora di far entrare in campo le truppe corazzate che generino domanda subito. E dunque, il piano di manutenzione delle nostre infrastrutture suggerito dal Governatore Visco.

La Spagna ha negoziato un ritardo di 1 anno per 1% di PIL di manovra? Bene, noi negoziamo subito 1% di PIL di spesa pubblica produttiva in più. Ma niente ferrovie per favore, binari. Niente ponti sullo Stretto, sostegno al patrimonio, culturale, naturale, scolastico. Niente trafori che fanno buchi, prigioni pulite e decenti che non siano buchi angusti. La spesa va fatta subito, senza attendere: 1% di PIL con regole emergenziali come quelle che adottò il governo coreano nel 2008, bandite e aggiudicate in 1 mese invece dei soliti 3.

La stabilità e il benessere seguiranno e la guerra di Liberazione che sconfigge la recessione sarà vinta.

9 comments

  1. Gustavo

    Ti sei scordato il Teorema di Haveelmo? Se prelievo fiscale e spesa pubblica sono uguali il moltiplicatore è uguale ad 1. Ogni aumento di spesa pubblica di un euro finanziata con le tasse aumenta di 1 euro la domanda aggregata e quindi il reddito in presenza di disoccupazione. Questo risultato è indipendente dal fatto che la spesa pubblica sia produttiva o improduttiva, se si acquistano ambulanze o si acquistano viaggi vacanza per mandare i disoccupati al mare per fargli passare la depressione…o nella triste versione di Keynes di fargli scavare buche e poi fargliele riempire.

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    • Concordo, ma se è un traferimento da imprenditore a consumatore non è spesa, è una tassazione netta pari a zero.
      Se ci aggiungo l’iva in meno, diventa riduzione netta di tasse e quindi espansiva.
      Che dici?

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  2. Forse ho capito male…
    Come mai la spesa pensionistica toglie a qualcuno per dare a qualcun altro? Cioè il pensionato (quello normale, mica l’ex padre della patria e dell’euro) vivrebbe sulle spalle altrui nonostante il pagamento dei contributi e il sistema retributivo (fermo che esistono fior di studi che sostengono che il contributivo è uno stabilizzatore del sistema finanziario e sottrae gli investimenti- o meglio gli operatori- alla trappola della liquidità)?
    Quindi il “risparmio pubblico”, prodromico ai trasferimenti (la spesa per interessi non ha niente a che vedere con il cambio fisso?), è comunque un elemento di inefficienza del sistema e non pagare le pensioni e consentire l’accumulo di profitti, lasciandoli in quelle poche mani, cioè il mercato, è fattore unico di sicura efficienza?

    Mi piacerà vedere come andrà a finire, rispetto al PIL, con la spending review, sotto la cui insegna si sopprime occupazione pubblica, dopo un ultradecennale blocco del turn over (e, certo, relative pensioni future), ma non le persone fisiche (e non è detto…chissà) che tali redditi e pensioni percepivano o avrebbero potuto percepire.

    E poi “stessa spesa, meno tasse” riferito a un aumento IVA in piena recessione e non ancora effettuato? MI sa che la logica del fiscal compact non consente nemmeno lo “stessa spesa” e il “meno tasse” non si può riferire a entrate non ancora istituite…La “illusione finanziaria” sta sui manuali, e sempre illusione è…
    I “tagli permettono di non aumentare l’IVA”: oh no, aumentare ancora l’IVA, dati i saldi prevedibilissimi dei conti pubblici, sarà fatto lo stesso e se non sarà fatto (l’ultimo aumento con quello delle accise incluso ha portato…a decremento delle stesse imposte indirette: -0,4%, ) sarà solo per non far salire l’inflazione.
    Ma si sa, “potevano scegliere tra la guerra e il disonore: hanno scelto la guerra e avranno il disonore”

    Dunque tutti “stradini”, operatori di macchina e carpentieri per PMI (che lavorano essenzialmente con lavoratori stranieri, è inutile nasconderlo, e spesso in nero) e il gioco è fatto?
    Eh sì, ridotta drasticamente l’occupazione, deflazionati per bene i salari (tra le 2 cose c’è una “leggera” relazione, la curva di Philips), questi italiani fannulloni e mammoni dovranno pur accettare di lavorare con quello che gli passa il convento!

    E quanto agli italiani laureati “giovani” , carini e disoccupati, da quando la maggior domanda di beni e servizi pubblici si traduce in maggior loro occupazione? Sì come precari a livelli dequalificati, mica per fare quello che le imprese “non” richiedono debbano fare, visto che i profitti “contabilizzati” e le sedi finanziarie sono portati in Lussemburgo, i profitti in nero sono esportati off records (e mica poco 115 miliardi al 2011, secondo bankitalia, en passant) e investimenti in RSI sono una chimera.
    I trasferimenti da “corruzione-incompetenza” poi rimarranno, perchè non è certo con la logica del far cassa per l’inutile inseguimento alla riduzione dell’indebitamento ( che incrementando la riduzione dl PIL NON SI REALIZZERA’) che si eliminano le relative cause, su cui nessuna nuova norma è stata dettata: controllo politico delle decisioni di spesa, specie a livello locale (ma le vistose deroghe a livello centrale- eh se ce ne sono!_ fanno il resto) e sistema delle società partecipate, il tutto in assenza degli (ancor oggi) abrogati controlli preventivi su deliberazioni di contrattare e di assunzione…

    Ah dimenticavo: c’è da privatizzare ovviamente il sistema pensionistico, in modo che le stesse finanziarie che investono così oculatamente in OTC-derivati ( e che operano con gli stessi algoritmi dettati negli oscuri recessi dello shadow banking) abbiano in mano completamente il nostro futuro…

    E perchè non risolvere con una bella assicurazione presso compagnie private l’assistenza sanitaria, magari in parte fiscalizzata (eh sì qualche centinaio di migliaio di disoccupati “aggiuntivi”, grazie all’austerity, tutta gente assurda che voleva che il sindacato contrattasse aumenti salariali, facendo salire l’inflazione, e che non capiscono l’importanza di poter cambiare lavoro riqualificandosi e approdando in qualche impresa che non c’è…più, sono proprio una seccatura) ?

    E’ il mercato bellezza! Si ripeta la partita e si modifichino le regole finchè non vince (e stiamo ancora aspettando da un paio di secoli che ci riesca)

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  3. Trasferimento da imprenditore a consumatore significa che si trasferisce l’ eccesso di profitto dell’ imprenditore ottenuto tramite corruzione o incompetenza (eccesso che verrebbe risparmiato grazie a una spending review fatta bene)?

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  4. All’inizio della crisi (che nessuno degli economisti “eminenti” aveva previsto) ci avevano detto che era di tipo “finanziario” che era dovuta alle “bolle” di questo e di quello (derivati, immobili etc.). Al perdurare di essa ci hanno poi detto che era “economica”, poi che era “sistemica”. Ora è anche “politica”. Io direi ormai che è “culturale”, di una cultura (la nostra, europea, occidentale etc.) che non ha più lo straccio di una idea per andare avanti. La “spending review” (cioè i tagli lineari alle spese) saranno solo l’ennesima legnata che servirà, in attesa del possibile ritorno al governo del nano di Arcore, a togliere potere di acquisto ai ceti medi e medio-bassi, col risultato di deprimere ulteriormente il Pil e farci sprofondare ancora di più.

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  5. Penso che quando molti, come io stesso faccio, pensano e magari parlano di taglio della spesa pubblica si riferiscano in effetti al taglio dei trasferimenti, non al taglio delle ambulanze. Trasferimenti legati a corruzione, trasferimenti legati a clientelismo, trasferimenti dovuti al fatto che non si ha il coraggio di dire a burocrati inutili se non incapaci e dannosi che devono cercare un altro lavoro, magari sempre pagato dalla PA ma in altra funzione e in altro luogo, trasferimenti legati a pensioni d’oro o baby-pensioni erogate con generosità, trasferimenti legati ad acquisti inutili, le cattedrali nel deserto.
    Per il resto, non due ma tre ambulanze

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  6. il grande piano di manutenzione è quello che scrivevamo oltre un anno fa quando avevamo previsto tutto quello che sta succedendo.
    Vanno bene le manutenzioni a patto che a farle siano organizzazioni che redistribuiscono i vantaggi con salari adeguati e sostenibilità.

    Ora ci siamo stancati e aspettiamo il disastro. I nostri nuovi scenari non sono affatto luminosi

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