THIS SITE HAS BEEN ARCHIVED, AND IS NO LONGER UPDATED. CLICK HERE TO RETURN TO THE CURRENT SITE
Post Format

PS ad Alesina e Giavazzi sull’indebitarsi al 6%

PS ad A&G di oggi sul Corriere.

Non sono un Cavaliere della Tavola Rotonda del finanziamento in deficit della essenziale spesa pubblica. Penso che la Germania possa farlo meglio di noi e che a noi spetti di farlo con quell’aumento di tasse già deciso da Berlusconi e confermato da Monti. Mi schiero insomma con l’approccio del Nobel Stiglitz alla questione.

Ma non per le ragioni che sottolineano A & G oggi sul Corriere ovvero che:

senza contare che con tassi sul debito pubblico al 6 per cento non è certo un buon momento per indebitarsi”.

Strana teoria. Indebitarsi oggi al 6%, rispetto ad essere tassati oggi, vuol dire non tassare i cittadini oggi e permettergli di risparmiare quei soldi  al 6% per ripagarci domani le spese per interessi del 6%. Non cambia nulla.

Sono per il finanziamento della spesa in deficit da parte della Germania e non dell’Italia perché capisco che vi è una qualche maggiore credibilità quando questa operazione è posta in essere dalla Germania che non dall’Italia e che dunque gli spread italiani sarebbero leggermente superiori con il deficit che con le tasse. Tutto qui.

E, aggiungo per chi mi legge per la prima volta, sono per una mossa simultanea di aumento di spesa pubblica (finanziata in modo appunto diverso) da parte di ambedue i Paesi. Anche qui, come dice Stiglitz.

7 comments

  1. Giuseppe Pizzino

    06/06/2012 @ 14:21

    Mi chiedo, o meglio chiedo a voi, se non non è conveniente per lo Stato fare investimenti a debito con tassi del 6 % e se lo Stato non crede che sia bene investire, in questo momento, per innescare un circuito virtuoso di crescita, il segnale per gli investitori privati, le imprese, che devono investire ad un costo pari al doppio, quale può essere se non di sfiducia ? Qualcuno si dovrà prendere la responsabilità di promuovere gli investimenti sia che siano essi pubblici che privati.

    Reply
  2. Stefano Caiazza

    06/06/2012 @ 16:31

    Questa tua riflessione mi trova in parziale disaccordo.

    La vera crisi del debito che è emersa in questi anni non è, tanto né solo, quella economica ma soprattutto la crisi ETICA, ossia il far pagare alle generazioni future i debiti che contraggono le generazioni passate.

    Paghiamo quasi 50 mld di interessi sul debito.
    L’italiano che percepisce la cedola e consuma perché ritiene di essere più ricco diventa doppiamente povero poiché oggi spende e domani sarà chiamato, lui o i suoi eredi, a rimborsare capitale più interessi. Il 6% è caro!

    Meglio le tasse a meno di creare debito oggi per avere maggiore crescita domani con cui ripagare in via prioritaria il debito (ad esempio creare debito per una riforma fiscale che rimoduli il peso della tassazione se questa potrà portare maggior gettito e, aggiungo, maggiore equità in futuro).

    Maggior debito per una maggiore equità non è invece sostenibile, a mio avviso, senza crescita poiché alla maggiore equità infra-generazionale si assocerebbe una maggiore iniquità inter-generazionale.

    Sulla Germania concordo. Ma perché dovrebbe indebitarsi se non ne ha bisogno e lo farebbe solo per una Europa a cui, forse, non crede più?

    Reply
    • domanda chiave fatta da ben altri economisti che il sottoscritto: il debito è ricchezza? io non credo che la gente lo senta come tale, se non in situazioni particolari. parlando tu giustamente del lungo periodo ti confermo che quel che conta per le future generazioni è come si spendono quei soldi presti dalla collettività con tasse presenti o future.

      Reply
    • georges dalle

      07/06/2012 @ 06:21

      Sono in parziale disaccordo. Occorre stabilire a chi viene pagato l’interesse del 6%, cioè occorre ridefinire tutta la struttura dell’economia liberale (predatoria) che ha espropriato i beni comuni, quali le banche centrali. E’ mai possibile che la BCE presti alle banche il denaro all’1% e questi possono finanziare il debito pubblico con un margine netto del 5%? E’ esemplare il caso della Francia che, prima della privatizzazione della Banca Nazionale Francese non aveva debito sovrano. Dopo che si è dovuta finanziare sul mercato ha un debito quasi pari a quello Italiano. Privatizzare (e nel caso depredare) i beni pubblici non è sostenibile; si uscrà dalla crisi solo quando si ritornerà ad una economia più umana e meno tecnocratica. Prima di salvare le banche bisogna salvare i cittadini e così le banche si salveranno da sole.
      Inoltre desiderei un commento sul fatto che in Italia ci sono 9 milioni di persone che non possono avere l’assistenza medica. Io lo trovo terribile.

      Reply
    • Giacomo Gabbuti

      07/06/2012 @ 22:41

      Io credo che impostare la crisi del debito come crisi etica sia accettare la narrazione della realtà di chi l’ha creata a suo beneficio.
      Provo a spiegarmi: io avrei messo la firma su un anno di stipendio futuro in cambio di una fermata metro che mi permettesse di scendere direttamente a Tor Vergata. Se vivessi in uno Stato tarato sui miei bisogni – studentati, mezzi di trasporto, assistenza medica – potrei vivere con poche decine di euro al mese.
      Invece i pochi e farraginosi servizi che lo Stato mi fornisce – e le tonnellate di incentivi prodotti da due repubbliche in 60 anni, per primi gli scandalosi aiuti alla Fiat che le politiche europee ci hanno costretto a chiamare “ecoincentivi” e che ci hanno trasformato nel paese con il più alto numero di automobili pro capite – li pagano i salariati che non possono evadere. La tassazione del reddito da lavoro (dipendente) è incredibilmente più alta di quella che si ottiene dalle attività finanziarie. Lo stato ha speso soldi per autostrade, circonvallazioni ed infrastrutture a servizio dei consumi privati ad alta esternalità, mentre si indebitava con quelli che evadevano, ottenevano tasse più basse e nel contempo riscuotevano interessi sul debito.
      Io a 22 anni non accetto di dover fare la guerra a mio padre e mio nonno, perché so che se vado all’università lo devo a loro e non alle politiche di sostegno all’istruzione. Rifiuto l’argomento dell’aver vissuto al di sopra delle possibilità, perché siamo una delle più grandi economie al mondo, un paese che si permette il lusso di esportare la democrazia e non può garantire la dignità delle borse di studio a chi risponde ai criteri scandalosamente restrittivi per ottenerle.

      Reply
  3. Stefano Caiazza

    07/06/2012 @ 14:18

    Mi piace la tua onestà intellettuale. Per questo sei destinato a non andare oltre…

    Reply

Lascia un Commento

Required fields are marked *.

*