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Ubriachi di spesa pubblica? Dateci la fontana di acqua per dissetarci!

The A&G weekly is out. So am I.

A & G (Alesina e Giavazzi, ma come farei senza di loro??) dicono che sono giorni cruciali per l’euro e che le infrastrutture non sono la priorità dell’Italia:

“A un Paese post industriale come l’Italia non servono più infrastrutture fisiche …”.

Non servono infrastrutture fisiche ad un paese post-industriale come l’Italia??

Non so quanto possiamo chiamarci post-industriali con un manifatturiero al 25% con la Francia al 18%, il Regno Unito al 21, gli Stati Uniti al 22, secondi solo alla Germania che ha il 28%. Se Obama si spende e spende per le infrastrutture con convinzione, se non lo facciamo deve essere per un altro motivo che l’essere post-industriali.

Forse ne abbiamo troppe, di infrastrutture? Daniele Franco della Banca d’Italia suggerisce il contrario e ricorda come il problema non sia quante infrastrutture abbiamo (anzi, a conferma, ne abbiamo troppo poche) ma lo spreco che sosteniamo rispetto agli altri partner nello spendere troppo per esse, ottenendone troppo poche.

 

Purtroppo non è ubriacandoci di asfalto e traverse ferroviarie che il Paese ricomincerà a crescere.”  Servono, secondo A&G, riforme.

Ma certo facciamole le riforme, assolutamente. Per esempio una buona riforma dell’università, su cui concordo (anche se temo che differiamo sul cosa costituisca una buona riforma dell’università). Salveremo l’euro con una buona riforma dell’università? Crescerà il Pil del 2012, 2013, 2014, 2015 con una buona riforma dell’Università? Crolleranno gli spread con una buona riforma dell’università?

Ma dai.

Altro che ubriacarsi di asfalto. Qui si muore di sete, c’è bisogno di acqua! Altro che vino, di buona o cattiva e qualità. C’è bisogno di acqua, così basica, essenziale: sono le tantissime manutenzioni, e non i nuovi progetti, di cui hanno bisogno cittadini e imprese e che aiutano l’occupazione, specie delle persone più a rischio disoccupazione, quelle con meno istruzione e che più facilmente sarebbero chiamati dalle imprese a lavorare negli appalti. Di? Di ricostruzione di ospedali, territorio (effetti sisma compresi), patrimonio culturale, scuole da mettere in sicurezza!

Nanni Moretti ci dice che “i medici sanno parlare però non sanno ascoltare e di essere stato circondato da medicine inutili prese in un anno”. Forse ci ricorda qualche economista-medico di cui non c’è più tanta voglia di sentire la parola perché non sanno ascoltare il lamento portentoso che proviene dal territorio e dal Paese?

 

Solo questa spesa pubblica, oltre a essere essenziale per tenere in buona salute il corpo del nostro Paese – come dice Nanni Moretti – e dell’euro nel lungo periodo, ci disseta e ci fa sopravvivere oggi, al nostro paese ed all’euro. Dateci una fontana.

10 comments

  1. georges dalle

    06/06/2012 @ 10:18

    concordo con lei ma il peggio, se può essercene uno, è Monti che continua a dire di aver messo i conti pubblici in sicurezza prendendo tutti i cittadini italiani per imbecilli. Con la recessione le tasse, anche se aumentate a sproposito, diminuiranno, diminuiranno i consumi e l’economia si avviterà in una spirale terribile. I conti non sono in sicurezza ma saranno sempre peggiori (lo sanno tutti). Sarebbe interessante capire perché Monti dice questo? O ci crede e quindi è un imbecille completo o è in malafede.

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  2. Giuseppe Pizzino

    06/06/2012 @ 13:09

    Ricorderete le famose liberalizzazioni che, a detta di Monti, avrebbero generato, almeno, dieci punti di pil nei prossimi anni ? Bene, meno tre del 2012 e 2013, significa che saranno tredici. Adesso togliamo anche gli investimenti in infrastrutture in un momento in cui l’edilizia perde un terzo di produzione aggiungiamo le riforme all’austerità (ricetta esclusiva Europea), e poi speriamo che da qualche clinica specializzata mandino una ambulanza. Ma siamo diventati tutti matti ? e anche ciechi ?

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  3. Bruna Bruno

    06/06/2012 @ 13:28

    Mi sfugge un passaggio dei mitici A&G.
    Le infrastrutture servono solo all’industria?
    Oltre le strade, le fognature, le condutture di gas acqua e quant’altro (che pure servono, banalmente, ai cittadini, al turismo ed a qualsiasi impresa che non abbia sede nella stratosfera), ci sono anche le telecomunicazioni che forse servono anche al settore dei servizi (possiamo chiamarle infrastrutture oppure no?), ci sono porti e aeroporti che forse servono anche al commercio (possiamo chiamarle infrastrutture oppure no?), ci sono le scuole che crollano insieme ai capannoni (post industriali?).

    Diciamo che A&G non fanno una gran bella figura a proporre questo tipo di argomentazione per negare la necessità di infrastrutture. E’ ovviamente pretestuosa e superficiale.

    Sarebbe meglio dire che la (inesistente) alternativa proposta tra infrastrutture e riforme (perchè non si potrebbero fare entrambe?) è semplicemente un modo diverso di sottolineare la contrapposizione tra mercatismo e funzione dello Stato.

    Sarebbe meglio dire che le riforme invocate da A&G sono sicuramente quelle deregolamentatrici del mercato del lavoro (non del mercato del credito, per carità), che non costano nulla e chissenefrega se aumentano le diseguaglianze.

    Sarebbe meglio dire che negare la necessità di infrastrutture in un paese così malandato come il nostro è solo una propaggine del rigorismo a tutti i costi.

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  4. Giuseppe Pizzino

    06/06/2012 @ 13:33

    P.S.
    Egregio Professore, ho l’impressione che il suo appello al direttore del Corriere abbia sortito l’effetto contrario. Mai censurare alcuno, ma un ripassino……..?

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  5. Stefano Caiazza

    06/06/2012 @ 16:20

    In medio stat virtus?
    E se coniugassimo le due visioni?
    In fondo, l’assetato, sarà anche probabilmente affamato.
    Perché non si propone una sintesi e si dice che abbiamo bisogno di tutto perché dopo 30 anni abbiamo bruciato quel poco che avevamo?
    E perché non proviamo, non dico a fare tutto, ma a lavorare su più aspetti?
    Certo che gli investimenti in beni fisici sono fondamentali. Guardiamo l’edilizi scolastica e l’edilizia d’impresa con i capannoni venuti giù in Emilia neanche fossero fatti di cartone.
    Ma poi c’è bisogno di Scuola, Giustizia, Politica, ecc.

    Il mondo è globale anche perché ci rendiamo conto che i problemi coinvolgono molti aspetti della vita sociale, politica e culturale ed è necessario adottare un approccio “globale” per tentare di risolverli (leggi crescere).

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    • Mai in effetti mi sono permesso di andare contro le riforme, anche se vorrei dire che una università fatta bene mette al centro la didattica quanto la ricerca, per fare un esempio. Ma il mio insistere è perché l’euro non si salva con le riforme se l’euro va salvato oggi.

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  6. Giuseppe Agrillo

    07/06/2012 @ 16:21

    Io mi tengo fuori da questa discussione sulla presunta fase post-industriale e posto un link che mostra le condizioni della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli:
    http://www.youtube.com/watch?v=cIZtbLJCdCc

    Le scuole (ma non solo, purtroppo, a Sud del Garigliano) non se la passano meglio; le carceri, i tribunali e gli ospedali non ne parliamo proprio…Alesina e Giavazzi vivono in Italia?

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  7. Giacomo Gabbuti

    07/06/2012 @ 22:45

    In questo momento mi è di grande conforto la lettura di Flaiano.
    A&G sono come il suo macchinista: “L’abitudine gli aveva insegnato che bisognava rifiutare la realtà non prevista.”

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  8. Rolando Bagnoli

    08/06/2012 @ 09:22

    Si specificare bene cosa si in tende per investimenti prioritari, non opere faraoniche ma manutenzioni ed ammodernamenti, sopratutto scuola ed università. I giovani studiano in edifici insicuri e, spesso, fatiscenti. Investire sull’istruzione ed il sapere anche col debito è un vantaggio non un handicap per le generazioni future. Mi permetto però di continuare ad insistere, privilegiare gli investimenti dei Comuni che hanno proprio queste caratteristiche e spargono i benefici sul territorio. quindi cambiare subito le regole del patto di stabilità interno che penelizzano pesantemente gli investimenti degli enti locali.

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