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La spesa pubblica Usa per i geometri e la ghiaia. Meglio di Harvard

So much of America needs to be rebuilt right now.

Che bello se sentissimo i nostri leader europei dire la stessa cosa che dice Obama: “così tanta parte del nostro Paese ha bisogno di essere ricostruita adesso” (sotto vedi video sottotitolato in inglese). Ma non lo fanno.

Né si chiedono che servizi pubblici desiderano i nostri concittadini. Nel rapporto allegato dell’Amministrazione Usa, invece, si legge che “4 americani su 5 condivide la frase: “affinché gli Stati Uniti rimangano la prima superpotenza mondiale abbiamo bisogno di modernizzare la nostra infrastruttura di trasporti e mantenerla”. Siamo più abituati a sentirci dire, di solito dalla Commissione europea, cosa è buono per noi.

C’è tanto di bello – come approccio – nella proposta Usa verso una ricostruzione massiccia dell’infrastruttura viaria. Una attenzione alle infrastrutture, sì, ma anche al momento di farle (ORA, durante la crisi), al loro forte e positivo impatto distributivo (a favore dei disoccupati nel settore edile e della classe media), al loro contenuto qualitativo, eco-compatibile e volto a ridurre i rischi di trasporto. E, non ultimo, ad una quantità rilevante di spesa pubblica per sospingere l’economia americana e raccogliere la sfida mondiale (non a caso Obama menziona nel discorso sotto solo Cina e Germania) .

Eccoli i perni dell’azione pubblica Usa.

Le quantità. Ampie. Un appello alla Camera bassa del Congresso per sbloccare immediatamente i fondi. Nemmeno tantissimi. 476 miliardi di dollari per 6 anni, a cui sommare ora uno sblocco immediato di 50 miliardi addizionali. Circa lo 0,6% di PIL ogni anno per 6 anni. Come se noi in Italia (che abbiamo un deficit pubblico minore di quello Usa) sbloccassimo domani per 6 anni 9 miliardi annualmente di euro in più, per far fronte alla crisi e per rilanciare il paese.

Il timing. Obama sottolinea il vantaggio economico di effettuare investimenti se si reggono sulle proprie gambE quanto a rendimento sociale. Per questo l’analisi sul timing è corretta: ora c’è, nel settore delle costruzioni, un numero alto di lavoratori disoccupati ma con abbondanti capacità, inutilizzate. Farlo ora, l’investimento, costerà di meno che domani quando l’economia tira e si dovranno assumere lavoratori meno esperti con costi addizionali di addestramento. Farlo ora aiuterà le amministrazioni locali che in tempo di recessione tagliano prima di altri capitoli quelli relativi agli investimenti.

La distribuzione dei vantaggi occupazionali. L’analisi suggerisce che il 61% dei lavori creati sarebbe nelle costruzioni, 12% nel manifatturiero e 7% nei servizi. Il 90% di questi posti di lavoro vanno alla classe media. Leggiamo ancora: “la spesa pubblica in infrastrutture genera domanda di prodotti e servizi da una varietà di industrie. Per esempio la costruzione di strade non solo richiede lavoratori nelle costruzioni, ma anche macchinari per la pavimentazione, gasolio e diesel per queste macchine, una varietà di attrezzi, e poi cemento, ghiaia ed asfalto, ingegneri e progettisti, geometri, ed anche ragionieri per seguire il budget”. E’ bella questa poesia dei mestieri scritta dal Presidente degli Stati Uniti non trovate? Mai sentito parlare così i nostri leader? Si interessano per caso alla ghiaia che verrà venduta in più ed ai geometri che troveranno lavoro?

La distribuzione dei vantaggi agli utenti. La famiglia media americana spende più di $7,600 l’anno nel trasporto, più di quanto non spendono per cibo ed il doppio di quanto spendono su prodotti medici. Per il 90% degli americani i costi di trasporto assorbono un settimo del reddito.  Un costo che potrà essere ridotto riducendo tramite infrastrutture viarie congestione e perdita di tempo.

La valutazione della qualità. Tramite la creazione di una Banca di Infrastrutture Nazionali che possa valutare la qualità di progetti e attirare finanziamenti privati. Ma gli Usa già si stanno muovendo in questa direzione da qualche tempo. Non a caso quando il rapporto parla del 5% di progetti infrastrutturali approvati (i migliori), fa riferimento orgogliosamente ad un tasso di accettazione dei progetti “più basso di quello di Harvard al primo anno”, a conferma della scrematura e del focus attenti alla qualità dell’investimento.

Più spesa pubblica per i settori strategici. Gli americani scommettono sul trasporto, ma noi abbiamo altre priorità: scuole ed ospedali da ridipingere e mettere a norma, per esempio. Anche noi dando lavoro a piccole imprese, imbianchini, geometri, elettricisti, anche noi comprando attrezzature sanitarie, informatiche. Ma ce lo vedete voi un leader europeo che parla di elettricisti? Verrà quel giorno. Verrà l’Europa.

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