“L’Europa si cerca. Sa che ha nelle sue mani il suo avvenire. Mai è stata così vicino a raggiungere il suo obiettivo. Che non si lasci sfuggire dalle mani l’ora del suo destino, l’unica possibilità della sua salvezza”.
Pochi giorni fa [di un anno che non è dato conoscere, NdR], nell’Aula del Parlamento Europeo, il Presidente degli Stati Uniti d’Europa ha tenuto il suo discorso sullo ”stato dell’Unione”. Qualche storiografo più tardi sulla stampa europea noterà una forte somiglianza con il discorso che aveva fatto decenni addietro un altro Presidente di un’altra unione di stati, Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti di America tra il 2008 ed il 2016 (vedi immagini di repertorio). Qui di seguito il paziente lettore troverà riportato invece un estratto del discorso del Presidente degli Stati Uniti d’Europa.
“Signore e Signori,
il Presidente degli Stati Uniti di Europa!”
Applausi bipartisan dagli scranni del Parlamento Europeo. Applausi continui, che non cessano, per una decina di minuti. Qualcuno si commuove.
In prima file notate i Comandanti delle Forze Armate Unite Europee.
Il Presidente si avvicina e stringe la mano ai parlamentari ed ai giudici della Corte Costituzionale Europea.
La commozione raggiunge il massimo quando il Presidente abbraccia il nipotino di Robert Schuman, padre fondatore dell’Unione Europea, ferito in un vile attentato in un supermercato di Parigi.
Il Presidente prende la parola. Dietro di lui, 27 bandiere. Al centro la bandiera dell’Unione Europea con le sue stelle:
Fu Robert Schuman a ricordarci che “l’Europa, prima che un’alleanza militare o un’entità economica, deve essere una comunità culturale nel senso più nobile del termine.” Quelle parole che risuonano in questa Aula del Parlamento Europeo, così antica e così piena di storia, sono ancora oggi attuali e vere. Che i nostri antenati le abbiano perseguite con testardaggine ed umiltà fa sì che siamo stati capaci di lasciare ai nostri figli gli Stati Uniti di Europa, uno dei tre grandi Stati mondiali assieme agli Stati Uniti delle Americhe e quelli dell’Asia.
Eppure, mi preme lo stesso, oggi ringraziare le nostre truppe che hanno portato pace e sviluppo nell’area del Mediterraneo, contribuendo al consolidamento delle loro giovani democrazie. In un momento in cui tante delle nostre istituzioni europee mostrano difficoltà e navigano incerte nel mezzo della crisi economica più devastante che abbiamo mai dovuto subire nella nostra pur lunga vita (l’ultima recessione essendo stata superata solo nel lontano 2013), il loro esempio di donne ed uomini, uniti, come una squadra coesa, mi fa dire: “Pensate, immaginate, cosa potremmo fare come Continente se fossimo tutti uniti e seguissimo il loro esempio, non ossessionati dalle nostre differenze. Se fossimo focalizzati, insieme, per raggiungere l’obiettivo.”
Pensate all’Europa che è a portata di mano. Un Continente che guida con l’esempio. Un’Europa dove chi lavora duro viene premiato. Lo possiamo fare. E’ a portata di mano. Perché l’abbiamo fatto prima. Una generazione, quella dei nostri avi, dopo la Seconda guerra Mondiale, trionfando sulle dittature, ci ha dato la possibilità di vivere finalmente in pace, andare all’università, attraversare i confini delle nostre terre fino a pochi giorni prima divise dalla guerra. Due uomini (vedi foto) come Kohl e Mitterand, che trovarono la forza di unire quello che era sempre stato diviso. L’Unione Europea. Che meravigliosa costruzione che fu. Oggi abbiamo costruito ancora di più: gli Stati Uniti di Europa.
Applausi convinti. Si alzano in piedi tutti i rappresentanti parlamentari.
La questione chiave di questo tempo, del nostro tempo, è di come riusciremo a mantenere viva questa eredità di pace e prosperità. Nessuna sfida è più importante ed urgente di questa.
Dobbiamo ricreare uno spazio economico dove si smetta di creare più ricchezza per pochi e meno per tanti. Ognuno nell’Europa che dobbiamo ricostruire dovrà avere dignità di pari opportunità, pari regole, pari doveri. Mai più dovrà essere permesso alle banche di prestare scommettendo e ai regolatori di far finta di nulla. Mai più crisi come queste. Mai più regole assenti o aggirate.
Non torneremo indietro. Non torneremo ad un’economia che delocalizza le sue aziende. Abbiamo bisogno di imprese che creino occupazione per i nostri lavoratori europei. Che investano all’interno delle nostre frontiere. L’occupazione, non l’austerità, sarà al centro di ogni Patto che il Consiglio dei Saggi Europeo dovesse adottare. Ad ogni Governatore Europeo chiederò: chiediti cosa puoi fare per far tornare le imprese ed il lavoro all’interno del tuo stato ed io come Presidente dell’Europa unita ti aiuterò in tutti i modi possibili per raggiungere il tuo obiettivo.
Applausi.
Mai più lasceremo indietro le nostre piccole imprese.
Il mercato degli appalti pubblici sarà riservato per tutto il sotto soglia alle piccole imprese europee. Nessun governo sarà più autorizzato a pagare i suoi fornitori con più di 30 giorni di ritardo. Una multa dello 0,1% del PIL sarà fissata ed utilizzata per pagare le imprese i danni subiti per tale ritardo.
Mettiamo i giovani imprenditori che vogliono innovare al centro della nostra agenda: basta con le regolazione che impedisce alle loro idee di trasformarsi in ricchezza. Nessuna regolazione dovrà essere approvata in Europa se si dimostra di avere un effetto più negativo sulle piccole che sulle grandi senza adottare i necessari correttivi.
Così l’Europa vincerà la sua battaglia per tornare ad essere l’economia di mercato più potente al mondo. Lo siamo stati. Torneremo ad esserlo.
Mai più una comunità locale colpita dalla globalizzazione sarà lasciata sola. Nessun paese potrà esportare in Europa prodotti di scarsa qualità spacciandoli come di eguale qualità. Quella comunità verrà aiutata a ritrovare forza e senso della propria storia. I lavoratori che avranno perso il lavoro verranno aiutati a ritrovare dignità ed opportunità con training ed istruzione per il mantenimento delle e miglioramento delle loro competenze. Alle 1000 università che si creeranno in ogni Stato presso queste comunità sarà rivolto il nostro supporto europeo.
Ma dovremo cominciare da prima ad affinare le competenze dei nostri cittadini europei. Dalla scuola. Dai maestri. Ogni maestro che vale, lo sappiamo, può aumentare il reddito nella vita degli studenti di una classe di 200.000 euro. Lavorano tanto, spesso mal pagati, spesso trovando le risorse per conto proprio per insegnare. I maestri sono così importanti. Rimettiamoli al centro della nostra Europa. I bravi maestri trattengono gli studenti, li entusiasmano, li fanno diplomare in tempo, li tengono lontani dalla strade. I bravi maestri insegnano ad uno studente olandese della bellezza dell’Italia, ad un francese delle grandezza dei vichinghi. Una istruzione europea solidifica la nostra fratellanza. Dovremo aumentare le possibilità per i nostri alunni di almeno un anno obbligatorio all’interno del loro percorso si liceo.
La discriminazione di genere deve cessare all’interno dei nostri confini: salari uguali per uguale produttività, tra donne ed uomini. La partecipazione femminile nel mercato del lavoro deve essere supportata, riducendo i costi che impediscono il loro ingresso nelle aziende del nostri Paesi.
Chiederemo ad ogni Pubblica Amministrazione europea di acquistare energia pulita, sviluppando gli standard e le competenze presso le imprese fornitrici che permetteranno ai nostri figli di vivere in un’Europa verde. Ogni Paese membro dovrà avere un suo campione nazionale di energia pulita capace di innovare, occupare lavoratori, esportare energia e progresso tecnico nel mondo.
Abbiamo bisogno di un nuovo Patto. Un Patto per la Ricostruzione dell’Europa. Un Patto che mira a rimettere in piedi le nostre infrastrutture. Così tanta parte della nostra Unione Europea ha bisogno di essere ricostruita. Abbiamo strade, ponti, ospedali, scuole, carceri che cadono a pezzi. Una rete elettrica che spreca troppa energia. Delle condutture che perdono troppa acqua. Una banda larga che non permette ancora alle nostre imprese di vendere I loro prodotti in tutto il mondo. Dopo la seconda guerra mondiale abbiamo collegato i nostri Paesi con autostrade, tedeschi ed italiani hanno investito in grandi progetti che hanno beneficiato tutti, dalle famiglie dei lavoratori che le hanno costruite alle imprese che ancora oggi le utilizzano. Nelle prossime settimane firmerò una Direttiva per gli appalti pubblici che elimina tutte le regole assurde che rallentano i nostri progetti di costruzioni. Abbiamo bisogno di risorse per ricostruire il nostro Continente? Abbiamo i soldi che provengono dai risparmi per avere creato un solo esercito. Abbiamo i soldi che derivano dal taglio degli sprechi. Prendiamo quei soldi e non li utilizziamo solo per ridurre il nostro debito ma per ricostruire gli Stati Uniti d’Europa. (passo tratto verbatim dal discorso di Obama, con qualche correzione… NdR).
Dobbiamo pensare a ridurre il nostro debito ed investire nel nostro futuro. Adesso la nostra priorità numero uno è fermare l’aumento delle tasse su 160 milioni di lavoratori europei mentre siamo in mezzo ad una recessione. Le persone non si possono permettere di perdere 40 euro su ogni stipendio che ricevono mensilmente. Ci sono mille modi per evitare ciò. Tagliamo i contributi e rendiamo le assunzioni per le imprese meno costose. Certo, tagliamo il deficit. Ma dobbiamo fare di più e ciò significa fare delle scelte. Basta con aumenti delle tasse su coloro che soffrono di più. Basta. Basta con l’evasione in quei Paesi membri dove questa ingiustizia è ancora presente. Senza lotta all’evasione non c’è lo spazio che serve per gli investimenti per i nostri giovani. L’Europa si schiererà accanto a questi paesi, supportandoli con strutture, basi informative, finanziamenti per combattere questo fenomeno intollerabile.
Applausi scroscianti, specie dalle fila dei rappresentanti degli stati mediterranei.
Dobbiamo tornare a costruire una politica europea vicino ai cittadini, in cui la corruzione sia scoraggiata e combattuta. Creeremo un’Autorità Anti corruzione europea che avrà poteri speciali di dimostrare e punire i parlamentari nazionali che si saranno dimostrati corrotti. I conflitti di interessi dei politici e degli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione verranno da questa Autorità segnalati pubblicamente e rimedi a questi conflitti dovranno essere adottati pena la decadenza dall’incarico. Solo un’Autorità Europea, lontana dagli interessi locali, potrà combattere questa cancrena delle nostre democrazie.
Dobbiamo lavorare assieme per uscire da questa crisi. Greci e tedeschi, italiani e francesi, britannici e spagnoli. Quando lavoriamo assieme vinciamo. Con rispetto e supporto per quei Paesi che vivono situazioni di shock economici, che più di altri devono riformarsi al loro interno per migliorare la loro società. Noi li aspetteremo, consci che “Roma non è stata costruita in un giorno”. Non li lasceremo indietro, li ascolteremo, li aiuteremo. Non gli chiederemo di effettuare politiche di austerità quando sono già in austerità.
Come Robert Schuman disse anni addietro: ”L’Europa si cerca. Sa che ha nelle sue mani il suo avvenire. Mai è stata così vicino a raggiungere il suo obiettivo. Che non si lasci sfuggire dalle mani l’ora del suo destino, l’unica possibilità della sua salvezza”.
Viva l’Europa. Viva la libertà. Viva la fratellanza.
Grazie.