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Aggiorniamo ma non innoviamo e così perdiamo

Tempo di bilanci sulla finanza pubblica di questo Governo. Sono passati 5 mesi circa da quando il Governo Monti presentò il suo Documento di Economia e Finanza e come è ormai consuetudine, a settembre esce la nota di aggiornamento. Grazie al buon lavoro degli Uffici del Tesoro ed alla trasparenza dei dati forniti possiamo fare delle considerazioni utili sullo stato della nostra politica economica. E non sono considerazioni esaltanti, di certo no.

Guardiamo ovviamente solo a 2012 e 2013, tutto il resto è poco credibile (PIL a 1,3% nel 2015? Chissà e forse … magari)! Accomodatevi, ma reggetevi forte:

Tutto viene spiegato dai pessimi dati sul PIL, rivisti al ribasso. Guardateveli bene: debito pubblico su PIL, spesa per interessi sul PIL, deficit su PIL, saldo primario strutturale su PIL. Sale il peso delle entrate fiscali, sale il peso della spesa pubblica malgrado i tagli. Non ce n’è uno che ne esce salvo, un massacro.

La spesa per interessi sale? Guardatevi bene dal dire che è tutta colpa degli spread, anche qui il PIL gioca il suo ruolo. Ecco come. IL PIL va male? Diminuiscono le entrate, aumenta il deficit, aumenta il debito, aumenta la spesa per interessi. Quasi la metà dell’aumento della spesa per interessi nel 2012 è dovuta all’aumento di debito, anche se gli spread fossero rimasti costanti. Un altro modo di vederla è considerare che la spesa per interessi in percentuale del PIL per il 2014, stimata al 6% del PIL contro il 5,5% di quanto stimavano nel 2011, sarebbe stata al 5,75% se solo il PIL avesse avuto la dinamica (non certo eccezionale) che speravamo avesse nel 2011. Ma le cose non sono andate per il verso giusto.

Nulla va nel verso giusto se si fanno le politiche sbagliate.

Perché il PIL va male lo sappiamo. Al di là dell’impatto del terremoto, la domanda interna crolla e crolla anche perché non viene sostenuta dalla domanda pubblica. Ciò genera instabilità nei conti pubblici. Cornuti e mazziati si dice a Roma: non solo non abbiamo la crescita, ma nemmeno la stabilità dei conti.

Rovesciando il paradigma, un credibile sostegno, approvato a livello europeo, della domanda pubblica all’economia lancerebbe il circolo virtuoso della crescita, occupazione, riduzione del peso del debito. Senza fare più deficit, ovviamente.

Purtroppo c’è ancora chi pensa che fare spesa pubblica significhi vestirsi di toghe romane e girare in SUV: noi dei Viaggiatori crediamo che questo Governo possa fare ben meglio, per le nostre scuole, università, carceri, musei, ospedali, tribunali, infrastrutture idriche, portuali, logistiche, per i parchi, per il turismo, per le nostre forze dell’ordine. Senza peggiorare e anzi migliorando i conti pubblici.

PS: sui musei, leggo oggi di una frase di Carlo  De Benedetti sul Sole 24 Ore significativa: “A proposito di statue e di Firenze, Bill Gates mi diceva: se avessi avuto l’archivio degli Uffizi ci avrei fatto più utile che con Windows. Era forse un paradosso, ma ricordiamocelo quando parliamo del futuro dell’occupazione in Italia: il territorio e la cultura sono una forza straordinaria per la nostra capacità di produrre e creare ricchezza.”. Ricordiamocelo come Dott. De Benedetti?

Mi rimangono  due dubbi ulteriori sulla manovra così come aggiornata: da privatizzazioni e vendita patrimonio dovremmo ottenere 1, 2 e addirittura 3% di PIL tra il 2013 ed il 2015. Se ciò non fosse vero, il rapporto debito PIL peggiorebbe ancora di più (ecco perché ho messo la stella sul rapporto debito PIL in tabella).

Secondo poi, il governo fa meritoriamente emergere l’impatto della spending review: di fatto nullo sul PIL malgrado esso vada (in parte meritoriamente) a finanziare il non aumento dell’IVA.

Stiamo parlando di circa 0,7% di PIL annuo per 4 anni che non dovrebbe avere effetti recessivi quanto a tagli di spesa e dovrebbe averne di positivi via IVA. Come mai l’impatto netto è nullo? Noto che mentre l’IVA ha un minuscolo (0,2%) impatto positivo, questo è compensato dall’andamento dei consumi pubblici che calano in termini reali, e di molto.

Strano. Se taglio gli sprechi, compro la stessa cosa a prezzi più bassi, il PIL reale, il prodotto, non dovrebbe calare. Cala, il PIL, se non taglio gli sprechi ma la spesa, quella che serve. Come dicevano Fassina e Giavazzi l’altro giorno, per favore sveliamo se dunque è vero che la spending review non è fatta per tagliare gli sprechi ma per tagliare e basta. Sarebbe l’ennesima assurdità di una politica economica (anche europea) che non capisce come si gestisce una fase negativa del ciclo e, così facendo, rinvia e aggrava il problema piuttosto che risolverlo.

2 comments

  1. “che questo Governo possa fare ben meglio”
    Che si possa far meglio, e di parecchio, non ho alcun dubbio.
    Che possa farlo questo governo proprio no. Questo governo ha una missione che sta portando avanti in maniera perfetta (dal loro punto di vista) e i risultati si vedono: a noi non piacciono, è chiaro, ma stiamo andando esattamente dove volevano portarci. Con buona pace di chi a novembre (qualcuno ancora oggi) festeggiava…

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  2. francesco russo

    27/09/2012 @ 20:47

    E’ plausibile e ragionevole pensare che solo con misure di rigore e di taglio di spesa pubblica si rinvigorisca l’ economia italiana ?? Io penso di no soprattutto perchè ci sono due macroregioni italiane di cui una industrializzata come la baviera e forse più e la restante che è industrialmente desertificata e vive de facto di sovvenzioni pubbliche più o meno mascherate da welfare state. Ci conviene tagliare a priori la spesa pubblica oppure – così facendo – facciamo un grosso favore a qualche nostro competitor europeo ?? Secondo me la seconda !! Ho una mia cara amica che lavora alla vigilanza della Banca di Italia e quando ci vediamo spesso ci “scontriamo” amabilmente sul nocciolo della politica monetaristica che i governi tecnici e non solo da trentanni infliggono al nostro Paese. Io sostegno viceversa che la moneta sia l’ effetto del SENTIMENTO e non il contrario e che il compito principale di chi governa sia quello di infondere fiducia al popolo stimolando afare ed a lavorare ed a crescere, con un occhio importante anche alla spesa pubblica naturalmente …

    Franco Russo

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