THIS SITE HAS BEEN ARCHIVED, AND IS NO LONGER UPDATED. CLICK HERE TO RETURN TO THE CURRENT SITE
Post Format

Small is beautiful

Eccomi ieri al bel convegno su Infrastrutture, finanza e crescita all’Università Lateranense (dove non ero mai stato, ma vi lascio immaginare uscire alle sei di sera nel tramonto freddo e sferzante di piazza sangiovanni, mamma mia quanto è bella questa mia città).

Vi vorrei parlare di tantissime cose che sono emerse tra tanti relatori bravissimi. Un relatore, bravissimo, mi ha fatto veramente arrabbiare. Ha descritto (slide qui accanto) il sistema industriale italiano per dimensione, notando il basso numero di aziende italiane sopra i 200 milioni di fatturato rispetto a Francia e Germania. La slide seguente, anch’essa interessante,

mostra invece come le aziende italiane più sono grandi e più sono capaci di generare profitti. Tutto rilevante, e tutto giusto.

Peccato che poi il (bravissimo) relatore se ne sia uscito dicendo: questo dimostra che PICCOLO E’ BRUTTO.  Ho fatto un salto dalla sedia. Avrei voluto dire: come? COME?

Poi ho pensato che in effetti è sempre così che finisce quando si parla del nanismo industriale italiano. Invece di dire “CRESCERE E’ BELLO” si dice “PICCOLO E’ BRUTTO”. Mi direte, c’è differenza?

Capperi! Se dici crescere è bello, se sei uomo di Governo, ti fai in 4 per aiutare le aziende a crescere. Se dici piccolo è brutto, mah, perché mi devo impicciare di questi brutti anatroccoli?

Non sto scherzando. Negli Stati Uniti, dove SMALL IS BEAUTIFUL, in nome della concorrenza e della partecipazione (potenziale e futura) dal 1953 si proteggono le piccole imprese appena nate (esatto, come fa un buon genitore con i suoi figli), riservandogli il 23% degli appalti pubblici e stabilendo regolazione differenziata per le piccole rispetto alle grandi e tanto altro. In Europa tutto ciò è vietato, confondendo protezione con protezionismo, uccidendo il liberalismo con il liberismo.

Un piccolo grande visionario, Ernst Schumacher, in uno stupendo libro un po’ folle di una quarantina di anni fa (vedi a sinistra) ebbe modo di riassumere perfettamente la questione: “Man is small, and, therefore, small is beautiful”. Ci torneremo su, tranquilli.

 

 

 

 

 

Post Format

Giornata della Memoria. E dell’apprendimento.

Sviluppo della cultura e cultura dello sviluppo passano per uno snodo comune, collante delle società nel tempo e tra luoghi: l’apprendimento, il “portare nella mente”.

 

Max Slevogt , Ritratto della famiglia Plesch – Museo ebraico – Berlino

Non a caso quando si salgono a piedi le scale del Museo ebraico di Berlino che portano, giustamente con fatica, alla conquista dell’accesso alla mostra permanente, il visitatore che nella prima stanza incontra le testimonianze del popolo ebraico nei secoli è messo di fronte al motore della continuità di questo. Vi si legge: “Nel giudaismo l’apprendimento è sempre stato considerato come il più grande bene, più della discendenza familiare o della ricchezza. Divenire istruiti è considerato assolutamente essenziale ed apprendere dalle scritture è il più alto ideale nel giudaismo. Al Rabbi come maestro è sempre stato concesso il più alto rispetto. La sua autorità fluisce dalla loro conoscenza e dalla loro opera. Nel giudaismo non vi è tradizione gerarchica con più e meno alti uffici o compiti religiosi. Fino al XIV° secolo le scuole superiori Talmudiche delle comunità sacre attrassero studenti da tutti i paesi dell’Europa Centrale… Nel Medio Evo, nel primo giorno di scuola, i bambini ebrei ricevevano una sorpresa: biscotti cotti al forno in forma di lettere per suggerire la dolcezza dell’apprendere… Ogni bambino ebreo imparava a leggere e scrivere. (mia traduzione)” La parola per “Sinagoga”, dove si prega e apprende, è “Shuh”, scuola.

Per dove passerà lo snodo dello sviluppo della cultura e la cultura dello sviluppo dell’Unione Europea nel nostro secolo? Nelle scuole e nelle università. Ma è lecito nutrire speranze che tale snodo sarà così potente e solido come lo è stato nel passato per quei popoli che lo hanno messo al centro della loro civiltà?

Post Format

Lo Stato dell’Unione Europea. Estratti dal futuro

“L’Europa si cerca. Sa che ha nelle sue mani il suo avvenire. Mai è stata così vicino a raggiungere il suo obiettivo. Che non si lasci sfuggire dalle mani l’ora del suo destino, l’unica possibilità della sua salvezza”.

Pochi giorni fa [di un anno che non è dato conoscere, NdR], nell’Aula del Parlamento Europeo, il Presidente degli Stati Uniti d’Europa ha tenuto il suo discorso sullo ”stato dell’Unione”. Qualche storiografo più tardi sulla stampa europea noterà una forte somiglianza  con il discorso che aveva fatto decenni addietro un altro Presidente di un’altra unione di stati, Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti di America tra il 2008 ed il 2016 (vedi immagini di repertorio). Qui di seguito il paziente lettore troverà riportato invece un estratto del discorso del Presidente degli Stati Uniti d’Europa.

“Signore e Signori,
il Presidente degli Stati Uniti di Europa!”
Applausi bipartisan dagli scranni del Parlamento Europeo. Applausi continui, che non cessano, per una decina di minuti. Qualcuno si commuove.
In prima file notate i Comandanti delle Forze Armate Unite Europee.
Il Presidente si avvicina e stringe la mano ai parlamentari ed ai giudici della Corte Costituzionale Europea.

La commozione raggiunge il massimo quando il Presidente abbraccia il nipotino di Robert Schuman, padre fondatore dell’Unione Europea, ferito in un vile attentato in un supermercato di Parigi.
Il Presidente prende la parola. Dietro di lui, 27 bandiere. Al centro la bandiera dell’Unione Europea con le sue stelle:

Fu Robert Schuman a ricordarci che “l’Europa, prima che un’alleanza militare o un’entità economica, deve essere una comunità culturale nel senso più nobile del termine.” Quelle parole che risuonano in questa Aula del Parlamento Europeo, così antica e così piena di storia, sono ancora oggi attuali e vere. Che i nostri antenati le abbiano perseguite con testardaggine ed umiltà fa sì che siamo stati capaci di lasciare ai nostri figli gli Stati Uniti di Europa, uno dei tre grandi Stati mondiali assieme agli Stati Uniti delle Americhe e quelli dell’Asia.

Eppure, mi preme lo stesso, oggi ringraziare le nostre truppe che hanno portato pace e sviluppo nell’area del Mediterraneo, contribuendo al consolidamento delle loro giovani democrazie.  In un momento in cui tante delle nostre istituzioni europee mostrano difficoltà e navigano incerte nel mezzo della crisi economica più devastante che abbiamo mai dovuto subire nella nostra pur lunga vita (l’ultima recessione essendo stata superata solo nel lontano 2013), il loro esempio di donne ed uomini, uniti, come una squadra coesa, mi fa dire: “Pensate, immaginate, cosa potremmo fare come Continente se fossimo tutti uniti e seguissimo il loro esempio, non ossessionati dalle nostre differenze. Se fossimo focalizzati, insieme, per raggiungere l’obiettivo.”

Pensate all’Europa che è a portata di mano. Un Continente che guida con l’esempio. Un’Europa dove chi lavora duro viene premiato. Lo possiamo fare. E’ a portata di mano. Perché l’abbiamo fatto prima. Una generazione, quella dei nostri avi, dopo la Seconda guerra Mondiale, trionfando sulle dittature, ci ha dato la possibilità di vivere finalmente in pace, andare all’università, attraversare i confini delle nostre terre fino a pochi giorni prima divise dalla guerra. Due uomini (vedi foto) come Kohl e Mitterand, che trovarono la forza di unire quello che era sempre stato diviso. L’Unione Europea. Che meravigliosa costruzione che fu. Oggi abbiamo costruito ancora di più: gli Stati Uniti di Europa.

Applausi convinti. Si alzano in piedi tutti i rappresentanti parlamentari.

La questione chiave di questo tempo, del nostro tempo, è di come riusciremo a mantenere viva questa eredità di pace e prosperità. Nessuna sfida è più importante ed urgente di questa.
Dobbiamo ricreare uno spazio economico dove si smetta di creare più ricchezza per pochi e meno per tanti. Ognuno nell’Europa che dobbiamo ricostruire dovrà avere dignità di pari opportunità, pari regole, pari doveri. Mai più dovrà essere permesso alle banche di prestare scommettendo e ai regolatori di far finta di nulla. Mai più crisi come queste. Mai più regole assenti o aggirate.
Non torneremo indietro. Non torneremo ad un’economia che delocalizza le sue aziende. Abbiamo bisogno di imprese che creino occupazione per i nostri lavoratori europei. Che investano all’interno delle nostre frontiere. L’occupazione, non l’austerità, sarà al centro di ogni Patto che il Consiglio dei Saggi Europeo dovesse adottare. Ad ogni Governatore Europeo chiederò: chiediti cosa puoi fare per far tornare le imprese ed il lavoro all’interno del tuo stato ed io come Presidente dell’Europa unita ti aiuterò in tutti i modi possibili per raggiungere il tuo obiettivo.
 Applausi.


Mai più lasceremo indietro le nostre piccole imprese.
Il mercato degli appalti pubblici sarà riservato per tutto il sotto soglia alle piccole imprese europee. Nessun governo sarà più autorizzato a pagare i suoi fornitori con più di 30 giorni di ritardo. Una multa dello 0,1% del PIL sarà fissata ed utilizzata per pagare le imprese i danni subiti per tale ritardo.
Mettiamo i giovani imprenditori che vogliono innovare al centro della nostra agenda: basta con le regolazione che impedisce alle loro idee di trasformarsi in ricchezza. Nessuna regolazione dovrà essere approvata in Europa se si dimostra di avere un effetto più negativo sulle piccole che sulle grandi senza adottare i necessari correttivi.
Così l’Europa vincerà la sua battaglia per tornare ad essere l’economia di mercato più potente al mondo. Lo siamo stati. Torneremo ad esserlo.
Mai più una comunità locale colpita dalla globalizzazione sarà lasciata sola. Nessun paese potrà esportare in Europa prodotti di scarsa qualità spacciandoli come di eguale qualità. Quella comunità verrà aiutata a ritrovare forza e senso della propria storia. I lavoratori che avranno perso il lavoro verranno aiutati a ritrovare dignità ed opportunità con training ed istruzione per il mantenimento delle e miglioramento delle loro competenze. Alle 1000 università che si creeranno in ogni Stato presso queste comunità sarà rivolto il nostro supporto europeo.

Ma dovremo cominciare da prima ad affinare le competenze dei nostri cittadini europei. Dalla scuola. Dai maestri. Ogni maestro che vale, lo sappiamo, può aumentare il reddito nella vita degli studenti di una classe di 200.000 euro. Lavorano tanto, spesso mal pagati, spesso trovando le risorse per conto proprio per insegnare. I maestri sono così importanti. Rimettiamoli al centro della nostra Europa. I bravi maestri trattengono gli studenti, li entusiasmano, li fanno diplomare in tempo, li tengono lontani dalla strade. I bravi maestri insegnano ad uno studente olandese della bellezza dell’Italia, ad un francese delle grandezza dei vichinghi. Una istruzione europea solidifica la nostra fratellanza. Dovremo aumentare le possibilità per i nostri alunni di almeno un anno obbligatorio all’interno del loro percorso si liceo.
La discriminazione di genere deve cessare all’interno dei nostri confini: salari uguali per uguale produttività, tra donne ed uomini. La partecipazione femminile nel mercato del lavoro deve essere supportata, riducendo i costi che impediscono il loro ingresso nelle aziende del nostri Paesi.

Chiederemo ad ogni Pubblica Amministrazione europea di acquistare energia pulita, sviluppando gli standard e le competenze presso le imprese fornitrici che permetteranno ai nostri figli di vivere in un’Europa verde. Ogni Paese membro dovrà avere un suo campione nazionale di energia pulita capace di innovare, occupare lavoratori, esportare energia e progresso tecnico nel mondo.

Abbiamo bisogno di un nuovo Patto. Un Patto per la Ricostruzione dell’Europa. Un Patto che mira a rimettere in piedi le nostre infrastrutture. Così tanta parte della nostra Unione Europea ha bisogno di essere ricostruita. Abbiamo strade, ponti, ospedali, scuole, carceri che cadono a pezzi. Una rete elettrica che spreca troppa energia. Delle condutture che perdono troppa acqua. Una banda larga che non permette ancora alle nostre imprese di vendere I loro prodotti in tutto il mondo. Dopo la seconda guerra mondiale abbiamo collegato i nostri Paesi con autostrade, tedeschi ed italiani hanno investito in grandi progetti che hanno beneficiato tutti, dalle famiglie dei lavoratori che le hanno costruite alle imprese che ancora oggi le utilizzano. Nelle prossime settimane firmerò una Direttiva per gli appalti pubblici che elimina tutte le regole assurde che rallentano i nostri progetti di costruzioni. Abbiamo bisogno di risorse per ricostruire il nostro Continente? Abbiamo i soldi che provengono dai risparmi per avere creato un solo esercito. Abbiamo i soldi che derivano dal taglio degli sprechi. Prendiamo quei soldi e non li utilizziamo solo per ridurre il nostro debito ma per ricostruire gli Stati Uniti d’Europa. (passo tratto verbatim dal discorso di Obama, con qualche correzione… NdR).
Dobbiamo pensare a ridurre il nostro debito ed investire nel nostro futuro. Adesso la nostra priorità numero uno è fermare l’aumento delle tasse su 160 milioni di lavoratori europei mentre siamo in mezzo ad una recessione. Le persone non si possono permettere di perdere 40 euro su ogni stipendio che ricevono mensilmente. Ci sono mille modi per evitare ciò. Tagliamo i contributi e rendiamo le assunzioni per le imprese meno costose. Certo, tagliamo il deficit. Ma dobbiamo fare di più e ciò significa fare delle scelte. Basta con aumenti delle tasse su coloro che soffrono di più. Basta. Basta con l’evasione in quei Paesi membri dove questa ingiustizia è ancora presente. Senza lotta all’evasione non c’è lo spazio che serve per gli investimenti per i nostri giovani. L’Europa si schiererà accanto a questi paesi, supportandoli con strutture, basi informative, finanziamenti per combattere questo fenomeno intollerabile.

Applausi scroscianti, specie dalle fila dei rappresentanti degli stati mediterranei.


Dobbiamo tornare a costruire una politica europea vicino ai cittadini, in cui la corruzione sia scoraggiata e combattuta. Creeremo un’Autorità Anti corruzione europea che avrà poteri speciali di dimostrare e punire i parlamentari nazionali che si saranno dimostrati corrotti. I conflitti di interessi dei politici e degli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione verranno da questa Autorità segnalati pubblicamente e rimedi a questi conflitti dovranno essere adottati pena la decadenza dall’incarico. Solo un’Autorità Europea, lontana dagli interessi locali, potrà combattere questa cancrena delle nostre democrazie.

Dobbiamo lavorare assieme per uscire da questa crisi. Greci e tedeschi, italiani e francesi, britannici e spagnoli. Quando lavoriamo assieme vinciamo. Con rispetto e supporto per quei Paesi che vivono situazioni di shock economici, che più di altri devono riformarsi al loro interno per migliorare la loro società. Noi li aspetteremo, consci che “Roma non è stata costruita in un giorno”. Non li lasceremo indietro, li ascolteremo, li aiuteremo. Non gli chiederemo di effettuare politiche di austerità quando sono già in austerità.
Come Robert Schuman disse anni addietro: ”L’Europa si cerca. Sa che ha nelle sue mani il suo avvenire. Mai è stata così vicino a raggiungere il suo obiettivo. Che non si lasci sfuggire dalle mani l’ora del suo destino, l’unica possibilità della sua salvezza”.

Viva l’Europa. Viva la libertà. Viva la fratellanza.

Grazie.

Post Format

Zero Chitarra? Si può imparare a suonare

Gary Marcus è un noto Professore della New York University, psicologo cognitivo di fama. Ma oggi è agli onori delle cronache per il suo ultimo libro, “Guitar Zero” (che non ho letto!). Dove racconta come si è messo per 3 anni alla prova cercando,  da quarantenne, di apprendere a suonare la chitarra, da zero appunto.

Uno dei temi trattati nel libro è quello del come si fa a quarant’anni ad acquisire una nuova abilità, se non la si possiede in maniera innata. Non facile. Ma con allenamenti pedanti e pignoli dopo 3 anni oggi possiamo dire che se Gary Marcus suona ad un matrimonio la gente non scappa più via. Vale dunque (sembrerebbe) la regola delle 10,000 ore di allenamento per farcela, contro la teoria del “periodo critico” che sostiene che se vuoi imparare qualcosa meglio iniziare da giovane.

Lo dico perché leggendo di Marcus mi è subito venuto in mente il discorso di Obama sullo Stato dell’Unione e l’importante passaggio in cui si preoccupa di coloro che perdono un lavoro:

“io parlo con gli imprenditori,  che vogliono assumere negli Stati Uniti ma che non trovano I lavoratori con le abilità adatte … Industrie  in pieno boom in settori di scienza e tecnologia hanno 2 volte più posti disponibili dei lavoratori che abbiamo per svolgere quella mansione. Pensateci: richieste di lavoro insoddisfatte quando milioni di americani cercano lavoro. Ciò non è accettabile. E sappiamo come risolverlo.

Jackie Bray è una madre single del North Carolina, licenziata come meccanico. Poi Siemens ha aperto un impianto di gas a turbine in Charlotte, e ha dato vita ad un accordo con il Central Piedmont Community College. L’azienda ha aiutato l’università a progettare corsi in laser e robotics. Ha pagato le tasse d’iscrizione di Jackie, e l’ha assunta per operare nell’impianto.

Voglio che tutti gli Americani che cercano lavoro abbiano le stesse opportunità di Jackie…. Dobbiamo dare alle università vicino a comunità le risorse affinché diventino dei centri per lo sviluppo di una carriera lavorativa, posti in cui insegnare alle persone quelle competenze di cui hanno bisogno ora le aziende locali.”  (mia traduzione)”

Roba seria di cui parlare durante un a recessione, in cui il rischio più grande è che la perdita di lavoro si tramuti in disoccupazione di lunga durata e poi in uscita dalla forza lavoro per incapacità di aggiornare le proprie conoscenze, competenze e abilità.

Post Format

Evolution matters

Depressing for the youngest, uplifting for the dinosaurs like me. There is hope.

Grazie Stefano

 

 

Post Format

Mais oui, le spread et le PIL

Ora che la battaglia sta per cominciare il mare si increspa e comincia a raccontare dei segreti movimenti delle correnti e della fauna marina.

Leggerete casualmente di alti dirigenti del Fondo Monetario Internazionale (italiani, e di valore) che esprimono le loro perplessità sulla capacità dell’Italia di farcela da sola e della necessità di manovre europee. Prontamente smentite, ovviamente.

Leggerete poi - toh, fonte nuovamente fonte Fondo Monetario - che una restrizione di politica fiscale (meno spesa, più tasse) può ALZARE e non ridurre gli spread se ad essa si accompagna un declino ulteriore del PIL: migliora l’avanzo primario per le maggiori tasse e le minori spese ma … indovina un po’? Peggiora il rapporto debito-PIL (a causa appunto dell’austerità che abbassa il denominatore PIL)  e gli spread salgono.

PS: Ieri ero a cena con degli investitori americani che mi hanno detto la stessa cosa rovesciata: come scendono gli spread? Solo con una crescita immediata del PIL generata da …. più spesa pubblica.

Ah, mi scordavo di dire che il capo economista del Fondo Monetario Internazionale è Olivier Blanchard, professore al MIT di Boston, passaporto francese.

Che nel suo rapporto sostiene come “ulteriori restrizioni durante questo rallentamento potrebbero esacerbare piuttosto che alleviare le tensioni nei mercati via impatto negativo sulla crescita”. Rovesciate di nuovo questo bel linguaggio e leggereste che con appropriate espansioni di breve termine nella politica fiscale i mercati  migliorerebbero e con loro gli spread via impatto positivo sulla crescita. Come mostra il grafico sopra che lega crescita e spread.

Era ora, qualcosa si muove.

Insomma com’è profondo il mare. Come spesso accade, il migliore alleato nelle battaglie epocali è a volte il meno atteso. Il francesissimo Fondo Monetario Internazionale di Christine Lagarde e del suo azionista principale Obama stanno giocando le loro carte per spingere la Merkel ad affiorare gentilmente e godersi il sole della crescita in acque tranquille. Prima che la corrente sposti tutti via in alto mare, balene, delfini e pescetti, nel turbinio di una tempesta che purtoppo potrà soltanto essere perfetta.

Post Format

The Odd Couple is Back!

I always thought that, after a brief period of mutual admiration some centuries ago, the French and the Americans could not get along so well (with the brief interlude of WWII, against the Nazi). I even seem to remember of a boycott of French Frites in the United States during one of the several recent Middle East wars.

Anyway, those days are gone. Yes, because the French-presided IMF (International Monetary Fund, the Chair being Mme Lagarde), whose shareholder of greatest weight is indeed Mr. Obama, has been recently – quite silently but not too discretely – pushing Mrs. Merkel, forceful leader of Germany  but unwilling leader of Europe, to act.

How so? Oh well, by sponsoring fiscal-led growth, which Germans have been refusing so far to consider. How do I know this? For starters, take a look at the Economist - where it is mentioned that the IMF is fearing “perverse austerities” with its “unpleasant implication … that a tightening of fiscal policy may raise rather than reduce spreads if it is accompanied by a decline of GDP (with respect to the baseline). Indeed, the estimated coefficients imply that this would happen for a fiscal multiplier higher than 1.2-1.3 (in this case the primary balance would improve, but the debt to GDP ratio and the CDS spreads would increase).”

Translated; by giving up on fiscal expansion not only you foolish Europeans (Germans?) are giving up on a boost to GDP but also to stability since both debt over GDP and spreads on governments bonds will worsen, going up.

Did I forget? That’s right, the IMF Chief Economist is also French. He is the one that must have thought of first commissioning to his staff and then publishing this Figure 4 below.

In it you see that spreads related to government bond risk go down and market perception improves together with short-term boosts in growth .

It was time. That the odd couple be back. To save Europe. Obviously each one has also its own selfish goal: M. Sarkozy has elections coming soon and can’t say too much the things he’d like to say, while Mr. Obama hopes that he does not end up facing elections with the collapse of the euro worsening the global and national outlook.

But, there also more serious issues at stake for which their fight will be deemed honorable.

In the Odd couple Jack Lemmon – Felix Ungar says: Funny, I haven’t thought of women in weeks and Walter Matthau – Oscar Madison replies I fail to see the humor. Well, I am quite sure of one thing. Neither Sarkozy nor Obama have stopped thinking about a good economy. And not seeing one in years, well, there is certainly no humor in that.

PS: if you are still not convinced, see the President of the World Bank appeal to Germany yesterday.

 

Post Format

Pace in Italia, pace in Europa: la speranza passa per l’Italia

“Non posso avere la guerra in Europa per avere la pace in Italia.”

“Non posso avere la guerra in Italia per avere la pace in Europa.”

Mario Monti, citato oggi sul Corriere della Sera.

Lo spread dei BTP italiani con i bund tedeschi è sceso, dal 9 gennaio a oggi, da 531 a 421 punti base, 110 punti. Ottima notizia. Ma il calo dello spread con la Germania può non voler dire nulla sulla bontà della percezione dell’Italia: potrebbe essere semplicemente, per esempio, che migliorino le speranze sulla sopravvivenza dell’euro grazie ad un accordo con la Grecia.

E invece non è assolutamente così. L’Italia c’entra eccome. Questo si può capire esaminando lo spread dei BTP con i titoli a 10 anni spagnoli, che sono crollati da 159 a 67 nello stesso periodo, di ben 92 punti base (vedi grafico).

Dunque 92 dei 110 punti nel declino Btp Bund sono dovuti alla migliore percezione dell’Italia, non delle prospettive europee, a cui lasciamo i rimanenti 18 punti base. In realtà, anche questi 18 punti di miglioramento delle prospettive europee non possono non essere addebitate di nuovo in parte anche queste all’Italia. Infatti, essendo noi un attore così importante per il futuro dell’Europa a causa del nostro alto debito pubblico, ogni miglioramento italiano genera a sua volta un miglioramento sulla percezione europea.

Insomma, le riforme proposte da Mario Monti sono approvate dal mercato. Benché non migliorano le prospettive a breve termine di ripresa e non è detto che modifichino enormemente la struttura produttiva del paese, quello che i mercati premiano è certamente la volontà di fare, lavorare e di incidere. Una novità nella percezione del Paese rispetto all’ultimo periodo del Governo uscente. Dicono i mercati: se l’euro non dovesse saltare, l’Italia ci appare, in questo momento, come un Paese più solido con una ripresa del suo potenziale.

Quel che rimane da vedere ora è se e quanto velocemente svaniscano le prospettive di fine dell’euro che continuano ad essere prezzate dai mercati. 420 punti base è uno spread ancora enorme e gli spread in Europa continuano a permanere troppo alti. E’ ovvio che tutto dipende dalla Cancelliera Merkel e da se e quanto rapidamente riuscirà a rilanciare la crescita interna con politiche fiscali espansive che aiutino l’export dei paesi confinanti, tra cui l’Italia, senza chiedere loro stupida austerità. Ebbene, anche su questo, l’Italia conta. Perché Monti e la sua credibilità possono giocare un ruolo decisivo nel convincere la leader tedesca a fare la sua parte.

Tutto è connesso, specie la pace in Europa e la pace in Italia.

Ci deve rallegrare che l’Italia sia di nuovo al centro delle decisioni, come gli spetta. Splendido.

Post Format

Studenti e governi sfigati? No, solo masochisti

Al di là dei toni, cosa pensare del contenuto dell’intervento del Vice-Ministro Martone sul laurearsi a 28 anni come cosa da “sfigati”?

Ci sono fior fiore di studi (vedi il bellissimo lavoro di Dan Ariely e Klaus Wertenbroch) sulla tendenza delle persone a procrastinare le loro decisioni, anche se sanno che ciò le danneggerà. Imporsi delle scadenze serve a poco, mostra Ariely. Se tali scadenze sono invece imposte dall’esterno e sono vincolanti, queste migliorano la performance.

Laurearsi a 28 anni non è da sfigati, è da masochisti. Perché nel farlo i laureandi 1) rendono il loro curriculum meno attraente per le imprese (mostrandosi lenti nel fare le cose) e 2) rinunciano ad entrare subito nel mondo del lavoro ed ad una maggiore remunerazione.

Che fare dunque? Semplice. Il Vice Ministro Martone si adoperi subito per parlare con il suo collega Profumo, Ministro dell’Università, ed introduca immediatamente il divieto di laurearsi fuori corso, come presente in quasi tutti i Paesi del mondo (vedi i tanto amati Stati Uniti).

Per farlo, basterà prevedere una modifica nei voti degli studenti universitari, che saranno costituiti da una media di tutti gli esami obbligatori da fare in un anno, voti che andranno da 0 al 30. Nessun docente avrà così diritto di veto sulla prosecuzione dello studio da parte dello studente. Solo se tale media sarà sotto il 18 lo studente dovrà ripetere l’anno (con tasse universitarie, tanto per aumentare gli incentivi a fare bene, più alte per studenti ripetenti).

Il risultato? Tanti studenti non più masochisti ma felici di avere fatto, miracolosamente la scelta giusta.

Un Governo che non adottasse questa ovvia norma sarebbe un Governo di sfigati? No, ma di masochisti sì!

Post Format

Italy is at Center Stage Again.Welcome Back!

I can’t have war in Europe to have peace in Italy.

I can’t have war in Italy to have peace in Europe.

Mario Monti, quoted in today’s Corriere della Sera

Italy’s spread over Germany has declined from 531 to 421 from January 9 to today, by 110 basis points. This is good news. Even better news however is the fact that Italy’s spread over Spain is collapsing, from 159 to 67 in this same period, by 92 basis points.

So 92 of the 110 basis points decline in the Btp Bund spread is due to Italy’s overall better performance and only 18 points are due to an improvement in euro conditions. But, we might add, it is likely that since Italy is such an important actor in the perception of the riskiness of the whole area, part of those 18 points are indeed again due an improved perception of Italy.

We can certainly take this (ongoing) positive result as a sign of market approval of Monti’s proposed reforms. Since those reforms are not going to improve the short-term scenario for growth, this 10 year spread mostly indicates greater trust, in the event that the euro does not break-up, in Italy’s capacity to improve over that time span.

What now remains to be seen is how far and how fast the perception of a euro-break up can be dismissed. 420 basis points is still a huge spread and spreads all over Europe remin way way too high.  Part of this improvement again depends on Italy’s capacity to convince Mrs. Merkel to engineer a German-led growth of the euro area through expansive fiscal policies.

Everything is connected. Most importantly, peace in Italy and peace in Europe are heavily in the hands of Italy. And that can only make us proud and hopeful.