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Grazie Presidente, ora continuiamo a discutere?

Dopo la conferenza stampa. Diamo al Presidente Monti quel che è del Presidente Monti. Ha affrontato le questioni che i firmatari dell’appello gli hanno posto. Ne ha parlato, le ha esposte, vi ha ribattuto. Siccome non accade spesso che la rappresentanza trovi questi spazi a questi livelli, anche se sembrano piccoli, sono un segnale importante. Dico grazie ai firmatari dell’appello per avere sospinto in avanti le istanze di tantissime persone e grazie al nostro Presidente del Consiglio per la sua sensibilità.

Ecco cosa ha detto il Presidente Monti su quanto ci interessa, così ad analizzarlo:

“Io ho ricevuto e sono grato ai colleghi economisti che hanno abbondato … (con) appelli … dell’attenzione che stanno riservando … all’attività di questo governo … mi rendo perfettamente conto che la manovra che abbiamo dovuto fare … ha molti incovenienti. In particolare si vede criticamente il fatto che l’Italia si sia assunta l’impegno di conseguire il pareggio di bilancio nel 2013, l’Italia si sia assunta come gli altri paesi l’obiettivo – il vincolo – di ridurre di 5 punti percentuali all’anno l’eccesso nel rapporto debito-PIL  rispetto al 60% prescritto dall’Europa.  Signori economisti non è questo Governo che ha sottoscritto questi impegni. Altri governi hanno preso questi impegni…. Noi ci siamo trovati il giorno 16 novembre del 2011 incaricati di operare in Italia e in Europa col tentativo di ristabilire una dignità, una stabilità ed una autorevolezza di un paese che avva comuqnue accettato quegli obiettivi…. E’ possibile pensare che un nuovo Governo italiano che prende il testimone il 16 novembre 2011 possa rimettere in discussione impegni europei sottoscritti anche in contropartita – morale non legale – di interventi della Banca centrale europea peraltro nel frattempo notevolmente assottigliatisi? Era assolutamente impensabile. Quindi tengo molto a sottolineare che stiamo dando puntuale, tempestiva e credibile attuazione ad impegni che l’Italia aveva già preso e che non vogliamo né possiamo discutere nel merito. Sarebbe stato rovinoso per l’Italia, mantenendo quei forti dubbi di credibilità che la caratterizzavano fino a quel momento, non passare ad una fase di rigorosa e tempestiva attuazione. Era un atto dovuto. L’atto voluto del mio governo comincia oggi … “

Bene. Ora abbiamo di che discutere (anche se il Presidente giustamente ha detto che non ha molto tempo per farlo!). Quattro i passaggi fondamentali:

Questione chiave numero 1. “L’Italia si sia assunta come gli altri paesi l’obiettivo – il vincolo – di ridurre di 5 punti percentuali all’anno l’eccesso nel rapporto debito-PIL  rispetto al 60% prescritto dall’Europa.”

Quindi ora sappiamo che esiste la questione della decisione della riduzione del rapporto debito PIL nel nuovo trattato, nella nuova Costituzione europea. E’ molto importante parlarne ora, perché una volta approvato sarà difficilissimo eliminarlo dal Trattato. E’ qualcosa che nessun giornalista ha ripreso in conferenza stampa.

Intanto speriamo che il Presidente si sia confuso e che non sia 5% ma 3% ogni anno: 5% ogni anno vorrebbe dire che (costante il PIL nominale) ci metteremmo 12 e non 20 anni a portare il debito-PIL al 60%. E’ un impegno, comunque, durissimo solo per Italia e Grecia, molto più blando per gli altri paesi.

Interessante notare come prima il Presidente abbia detto “obiettivo” e poi “vincolo”. C’è una bella differenza tra le due cose: quale delle 2 propone l’Italia?

Questione chiave numero 2. Non è questo Governo che ha sottoscritto questi impegni. Altri governi hanno preso questi impegni…. E’ possibile pensare che un nuovo Governo italiano che prende il testimone il 16 novembre 2011 possa rimettere in discussione impegni europei sottoscritti ?

Questo forse è vero per l’impegno del bilancio in pareggio (anche se la recessione in Italia è stata ufficializzata dall’OCSE il 28 novembre 2011, quindi a governo Monti in carica e dunque ben potendo egli invocare come da noi richiesto la clausola di eccezionalità non invocata da Berlusconi) ma certo non per il nuovo Trattato su cui il Governo Monti deve esprimere – per la prima volta – un parere con eventuali emendamenti.

Vorrei dire una cosa che parrà eresia  a molti, che mi è venuta in mente oggi mentre ascoltavo un Presidente che di fatto diceva “non possiamo chiedere nulla all’Europa”. Invece. Nessuno in Europa ha in questo momento il potere che ha l’Italia al tavolo delle negoziazioni. Sembrerà paradossale, ma dopo l’uscita del Regno Unito nessun altro Paese, tantomeno uno dell’area dell’euro, può dire no perché crollerebbe tutto il tavolo negoziale. L’Italia, uno dei paesi fondatori dell’Unione che ha più da perdere dall’approvazione della clausola sulla riduzione del debito, può ben chiedere che essa non sia applicata che più lentamente e/o tenendo conto delle fasi del ciclo, cosa che se capiamo bene ad oggi non è prevista. Se l’Italia minacciasse il suo no, lo ripetiamo, il nuovo Trattato si fermerebbe. E non sarebbe un ricatto perché, lo ribadiamo per la centesima volta, il problema dell’euro non è il debito italiano, è la mancanza di una unione fiscale che preveda di soccorrere i paesi in difficoltà. Sarebbe il modo per forzare la Germania a capire che o ci si salva tutti insieme senza recessione o l’euro scompare.

Questione numero 3. Quindi tengo molto a sottolineare che stiamo dando puntuale, tempestiva e credibile attuazione ad impegni che l’Italia aveva già preso e che non vogliamo né possiamo discutere nel merito.

Non vogliamo né possiamo discutere nel merito? E perché mai? Vogliamo? Possiamo? E’ sulla carenza di informazioni che è nata la crisi dell’euro con i derivati greci. Come pensiamo di potere abbassare gli spread se manteniamo segrete materie economiche di questa rilevanza?

Questione numero 4. rimettere in discussione impegni europei sottoscritti anche in contropartita – morale non legale – di interventi della Banca centrale europea peraltro nel frattempo notevolmente assottigliatisi?

Passaggio importante. Dunque sembrerebbe che la nostra capacità negoziale sia esaurita perché già spesa. Come? Ottenendo in cambio del nostro accordo su clausole dure sul deficit e sul debito una politica monetaria espansiva … a tempo, già terminata. Questo non è comprensibile.

Quanto dobbiamo chiedere alla Germania è il supporto a politiche fiscali europee espansive in cambio di riforme. Nente di più niente di meno, ma comunque quanto sopra è poco comprensibile e non costituisce ragione per arrestarsi nel negoziare con i tedeschi.

Di tutto il resto: del fatto che lo spread spagnolo è più basso di quello italiano per motivi strutturali, dei pagamenti alle PMi in tempo ne parliamo un’altra volta.

36 comments

  1. vittorio beltrami

    29/12/2011 @ 21:36

    la sto vedendo a piazza pulita, mi creda, è la prima persona che dice qualcosa di sensato da quando si parla di crisi in TV. e non a caso lei è un professore giovane…ce ne fossero! cercherò di seguirla nel suo lavoro, le teste pensanti sono sempre più preziose!

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    • Grazie. Non so se sono uno di quelli ma, le assicuro, ce ne sono tanti altri eccezionali che aspettano solo di essere chiamati a lavorare per le istituzioni.

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  2. Gentile Professore,

    Sono un collega economista cercherò di contenere il mio commento anche per non annoiarla troppo, consapevole che un tema di siffatta portata richiede a mio avviso riflessioni lunghe e complesse.

    In effetti come lei ha ribadito l’altra sera in TV il nostro è un problema di mancata domanda di beni e servizi, ciò è tanto evidente quanto negato dalla gran parte sia dei politici che degli economisti o sedicenti tali.

    E’ sufficiente fare piccole valutazioni legate al fatturato degli esercizi commerciali, o delle imprese manufatturiere per giungere a simili conclusioni.

    Francamente poi, dal prof. Monti ci si aspettava di più, è troppo facile fare una manovra portando la pressione fiscale al 45% e oltre, ma è anche troppo sbagliato a mio avviso.
    Un manovra così ha effetti qusiesclusivamente recessivi e rischia peraltro di non centrare il suo contributo al risanamento di bilancio.
    Qualunque studente del 1 anno di economia sa quali sono le conseguenze, insomma voglio dirla tutta se monti fosse stato mio studenti l’avrei bocciato senza dubbi.

    Il “buco” di domanda va colmato se non si vuole procedere ad una seconda manovra prima dell’estate.
    E’ possibile a mio avviso percorrere altre strade quali: la rimodulazione della presisone fiscale, di cui non si trova nulla di significativo nell’attuale manovra. A parità di gettito una differente distribuzione delle imposte può avere effetti virtuosi tra l’1 e il 2% del PIL, ci sono studi in questa direzione.

    Il nostro è essenzialmente un problema di crescita derivante da mancata domanda e da mancate riforme volte ad incrementare la produttività.

    Sono d’accordo con lei sul fatto che non è la riforma dell’ordine delle professioni forensi, ne quella delle licenze dei tassisti, che potrà far ripartire la produzione ne questo è il momento per realizzare svendite del patrimonio pubblico a prezzi irrisori come qualcuno suggerisce.

    E’ possibile al contrario, dare sostengno alle imprese esportatrici in modo da innescare un circolo virtuoso, attraverso la riduzione di burocrazia, e la semplificazione amministrativa che rappresenta un costo non trascurabile.

    Le riforme sull’assistenza sociale non possono essere realizzate in un momento del genere, poicheé le resistenze sono fortissime da aprte delle parti sociali che temono giustamente che il governo punti solo a far cassa e non a cercare configurazioni più eque, come sbandierato.

    Il prof. Monti sbandierando l’equità ha creato un’aspettativa da parte di milioni di italiani, poi non è stato all’altezza della situazione all’atto pratico.
    Siccome come amava dire un vecchio economista:
    ad ogni illusione corrisponde una delusione uguale e contraria, il consenso si è ridotto tra i partiti e le parti sociali.

    Ultima domanda che rivolgo a lei,
    Perché allo stato attuale nessuno sembra prendere in seria considerazione le teorie Keynesiane.

    Perché l’unione europea a scelto di “ingessare” le economie dei paesi membri medianti rigidi target di deficit.
    E’ quanto meno preoccupante se non addirittura pericoloso che venga costituzionalizzato il vincolo al pareggio di bilancio, perché non si specifica a quale costo può e deve essere raggiunto, ma poi che senso fissare una data certa per il pareggio senza considerare il tasso di crescita effettivo dell’economia ?

    Con i migliori saluti ed auguri per un buon 2012.

    Andrea Vicini

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    • In parte resta la possibilità di invocare una recessione per non pareggiare il bilancio. Ma a quanto pare siamo entrati in un periodo in cui è sempre più difficile invocarla.

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  3. laura saibene

    29/12/2011 @ 23:44

    E’ sempre un piacere ascoltare e leggere menti che non si arrestano di fronte a ciò che dai più viene considerato inevitabile destino di questa nostra Italia; tuttavia, mi domando, ci saranno volontà, forza, e coraggio sufficienti per presentare tali istanze, o prevarrà il solito timore reverenziale nei confronti della grande e forte Germania?

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  4. Egregio professore, ho visto ieri la puntata in TV di Piazza Pulita, mi ha rincuorato, da tempo discuto con le persone attorno a me, sono una sociologa, del fatto che l’unica possibilità sarebbe stata attuare una politica keinesiana, e mi chiedo come non lo hanno capito, addiritura in TV il sottosegretario ha ripetuto un categorico no alla sua proposta, si leggano la storia, abbiamo cicli e ricicli, l’unica possibilità a mio avviso, come ha detto lei, è far ripartire la domanda. Sarebbe così cortese da spiegarmi perchè, a suo parere, non lo vogliono fare?
    Grazie

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    • Hanno timore di farlo. Regna un forte consenso a Bruxelles che si nutre di prassi, abitudini, processi organizzativi consolidati che rendono difficile aggiustare il tiro rispetto ad eventi eccezionali. L’unica molla è quella della leadership che scarta e inventa nuovi paradigmi di intervento. Non credo che essere 27 su questo sia un problema, basta la volontà di pochi, Francia e Germania. Ma la cosa splendida è che Monti ha potere di veto. Se solo volesse esercitarlo, sarebbe a posto. Ma mi pare difficile.

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    • Laura, viviamo in un mondo che il grande JMK non poteva nemmeno immaginare.

      Le sue politiche economiche non sono necessaramente idonee alle problematiche globali correnti. Certo, i suoi insegnamenti sempre !!!!

      Io sono uno di quelli che ritiene che l’intervento del governo (la famosa “G” della spesa pubblica) va annientata come strumento di poliltica economica, ora, in questo particolare momento, in questa particolare nazione. In parole povere in Italia, la “G” ci ha ROVINATO, ha causato un logorio continuo del paese che dura dal dopoguerra.

      Fonti di inefficienza imperdonabili, sprechi e soprattutto (caro Gustavo) una corruzione rampante, e il crimine instituzionalizzato.

      Sveglia ragazzi !

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  5. Gentile Prof.Piga,

    ci avete insegnato all’università un concetto che teoricamente non fa una piega: la relazione positiva tra rischio e rendimento. Ma è giusto perseguire sempre questa strada? E’ giusto allontanarsi da questa strada attraverso il ricorso agli EuroBond? Credo che questa retta che tende ad infinito vada spezzata, ora. Concordare un tasso cap è secondo me un’alternativa; in fondo qualcuno un favore ( le banche ) ce lo deve; non le pare? Faremmo anche noi un favore a loro, visto che non riescono a fare funding perchè per collocare bond devono emetterli offrendo rendimenti elevati. Questo è parte del mio pensiero. Quello che mi piacerebbe che lei facesse è dedicare un articolo all’argomento GIOVANI. Quali misure per noi; magari un regime fiscale agevolato; chissà..

    Sinceramente

    OB

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  6. Professore, incredibile io ho scritto tutt’altro, ho ha scritto casualmente un’altro orazio oppure devo credere che Lei mi censura.
    Incredibile

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  7. Tiziano Micci

    30/12/2011 @ 10:17

    Professore,

    la seguo da poco ma mi rendo sempre più conto che lei rappresenta quel buon senso che da anni vedo smarrito sempre più.
    Non sono economista, semplicemente un laureato in sociologia ad in dirizzo economico che lavora in una multinazionale americana da oltre 36 anni.
    Dall’inizio della mia attività ho assistito alla mutazione della gestione d’impresa: a partire dagli imprenditori con figura paterna, che investivano nell’ottica di ritorni economici decennali, al management moderno che effettua scelte per determinare la quotazione delle azioni il giorno dopo.

    Sentire che qualcuno parla di incentivare l’esportazione non può che farmi felice, da un lato. Dall’altro lato provo un senso di timore e frustrazione se penso che quanto lei dice non è sufficientemente divulgato. E’ urgente che le sue argomentazioni vengano prese in considerazione!

    Vorrei ora parlarle di quanto ho visto con i miei occhi nell’ambito delle imprese manifatturiere: con la scusa della competitività è stato fatto ricorso alla delocalizzazione. Il profitto per gli imprenditori è aumentato a dismisura ed il gap tra ricchi e classe meduia si è ampliato.
    Ci troviamo ora ad importare prodotti e semilavorati da paesi extra UE, paesi dove spesso non c’è nemmeno il rispetto dei diritti umani.

    La mia domanda è semplice: Oltre al sostegno all’esportazione, perché non facciamo come il Brasile che impone il 40% di tassa di importazione per i beni importati?

    Grazie dell’attenzione
    Tiziano Micci

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  8. Orazio Bassano

    30/12/2011 @ 10:21

    Meglio nome e cognome, evitiamo l’omonimia.

    1- fissando un tetto sul costo del debito potremmo aiutare lo Stato a mitigare l’onerosità e ad evitare che le manovre servano in gran parte a coprire la spesa per interessi, oramai crescente. Fissare un cap aiuterebbe le banche a competere con lo Stato nell’emissione di bond senza però che si riduca la domanda di titoli governativi in sede di asta; come: inducendo la BCE ad applicare haircuts minori per titoli di stato.
    Fissato il tasso, rimane il non-problema dello spread: lasciamo pure che fluttui e che incida sul fair value dei titoli. Scommetto che riducendo l’onerosità del debito sia destinato a diminuire ( migliorerebbero dunque i conti delle banche ); il risparmio della spesa per interessi potrebbe essere destinata al finanziamento di investimenti statali.

    2- Regime fiscale per i giovani agevolato. E’ indubbio che con l’entrata nel mondo del lavoro ( non scontata ) i bisogni dei giovani siano superiori a quelli di una persona prossima al pensionamento o addirittura pensionata. Seppur la propensione al risparmio rimanga elevata, per esperienza personale sono sicuro che la propensione al consumo dei giovani è più elevata rispetto a quella dei 40 -50 -60enni. E’ ovvio che con il primo stipendio vogliamo comprarci la casa, ma anche toglierci qualche sfizio. Il mio è un discorso privo di un fondamento teorico, ma sono sicuro che con qualche esercizio matematico è possibile, a parità di risultato, rimodulare il regime fiscale tenendo conto dell’età e del reddito.
    La ringrazio di avermi dato la possibilità di esprimermi.

    Reply
  9. Professore io avevo scritto all’incirca questo. Caro Professore, le voglio sottoporle il mio pensiero e una breve riflessione sulla crisi. Perché dovremmo chiedere qualcosa alla Merkel come l’emissione degli eurobond che non sarebbe la soluzione ma solo un pagliativo ? E poi perché mai l’euro dovrebbe essere in pericolo ? Perché gli stati Europei dovrebbero rischiare il default ? Queste affermazioni in un mondo di buon senso dovrebbero essere affermazioni ridicole, ma ahimè con questo sistema monetario e con l’ottusità o l’ignoranza del mondo politico queste affermazioni potrebbero diventare “ stupidamente “ realtà. Mantenere ancora oggi questo sistema monetario non solo è stupido ma anche criminale. Il Perché è presto spiegato. Tutti gli Stati Europei e i loro cittadini sono molto più ricchi del proprio debito pubblico pertanto tutti insieme sono in grado di garantirlo e pagarlo in un medio periodo con qualche semplice accorgimento che qui di seguito verrà spiegato. Il pagamento di interessi sul debito pubblico non solo non è deleterio, stupido e criminale ma sopratutto non è neanche necessario. Infatti se tutti gli stati si dotassero di un proprio “ Sistema dei Pagamenti Nazionale “ potrebbero non pagare più alcun interesse sul debito pubblico e non sarebbe più necessario emettere ulteriori titoli e sopratutto potrebbero eliminare lo stesso debito pubblico nell’arco di 15/20 anni o qualcosina in più. La domanda di tutti certamente sarà si ma cosa è questo Sistema Nazionale dei Pagamenti e come dovrebbe funzionare? Proviamo a fare l’esempio di come potrebbe funzionare in Italia.
    Tutti i cittadini residenti in Italia sono in possesso di codice fiscale e la stragrande maggioranza è anche tessera sanitaria. Ora se ad ogni codice fiscale o partita iva ( per le imprese o associazioni o altro ) sarebbe abbinata una carta dei pagamenti ( conosciuta ora come carta bancomat o carta prepagata ) tutti potrebbero effettuare dei pagamenti e ricevere accrediti in modo elettronico e tutti i movimenti oltre ad avere una tracciabilità, che consentirebbe da sola ad una maggiore fedeltà fiscale a limitare la corruzione e un pò anche la criminalità. Quindi ogni cittadino società ente associazione o altro deterrebbe la propria disponibilità sulla propria carta dei pagamenti all’interno di questo circuito che sarebbe il Sistema dei Pagamenti Nazionale. Quindi con l’approvazione di una semplice legge che reciterebbe “ tutte le somme giacenti sulle carte dei pagamenti all’interno del Sistema dei Pagamenti Nazionale sono proprietà dello Stato, che tuttavia ne consente al suo legittimo possessore l’uso dell’intera somma in giacenza per qualsiasi sua esigenza “ Questa “ legge “ che a prima vista può spaventare qualcuno è simile all’art 1834 c.c. Che recita :
    -Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria (1272), alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l´osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi (1782). -
    Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si e costituito il rapporto.

    (Infatti è grazie a questo articolo del c.c. Che alle banche è consentito di emettere nella stragrande maggioranza dei casi moneta bancaria, ma questo è un’altro argomento. )

    Quindi lo Stato nel suo insieme anche attraverso L’ I.N.P.S gestisce oltre 800 miliardi di euro all’anno ( più della metà dell’intero pil nazionale ) potrebbe effettuare i propri pagamenti direttamente sulle carte dei pagamenti, e accreditare alla scadenza dei vari titoli di credito o anche prima della scadenza ai detentori italiani di questi titoli le somme a loro dovute senza bisogno di emettere altri titoli, perché di fatto, deterrebbe tutta la liquidità dell’intero circuito del Sistema dei Pagamenti Nazionale, Per i titoli detenuti da stranieri, se ne emetterebbero altri con scadenza massima di un anno ma sarebbero collocati solo nel mercato interno, quindi anche questi titoli alla scadenza sarebbero accreditati per le somme a loro dovute sulle rispettive carte dei pagamenti.

    E’ evidente che l’unico vero provvedimento che gli Stati dovrebbero introdurre nello specifico l’ Italia per uscire dalla attuale crisi è quello appena descritto e cioè l’introduzione del Sistema dei Pagamenti Nazionale. Non introdurre questo sistema è stupido e nello stesso tempo criminale. Ecco cosa le avevo scritto, per favore mi faccia sapere il suo pensiero in merito Grazie.
    www,lacrisi.org

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  10. Egregio Professore.
    Mi ha fatto molto piacere ascoltarLa ieri a PiazzaPulita.
    Ho ritrovato la competenza e il garbo dell’ex Presidente di Consip.
    Poi, mi è piaciuto molto il finale con cui ha ricordato a noi tutti che abbiamo “una Ferrari in parcheggio da tempo” – la nostra competenza – che va solo “accesa” e “guidata” verso la crescita.
    Buon lavoro,
    Massimo
    PS: dovrebbe correggere la parte in cui scrive “Intanto speriamo che il Presidente si sia confuso e che non sia 5% ma 3% ogni anno: 5% ogni anno vorrebbe dire che (costante il PIL nominale) ci metteremmo 12 e non 20 anni a portare il debito-PIL al 60%.” Il Premier Monti si riferisce infatti al “.. ridurre di 5 punti percentuali all’anno l’ECCESSO nel rapporto debito-PIL rispetto al 60% prescritto dall’Europa” che equivale a circa il 2,5% di debito totale (5% x 60 (120- 60) = 2,5% x 120). Ovvero si riferisce a un rientro in 20 anni

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  11. Complimenti per il suo passaggio radiofonico da Oscar Giannino, ma soprattutto per la sua presenza a Piazzapulita. Mi permetto solo un piccolo suggerimento: dovrebbe chiarire meglio che più che aumentare la spesa pubblica, la stessa deve essere riqualificata evitando sprechi (soprattutto in periferia) ed insistendo su investimenti in infrastrutture e riqualificazione dell’immenso patrimonio immobiliare. Io sono stato per 10 anni amministratore della settima fondazione bancaria italiana ( Fonfazione CR Cuneo). Ho spinto a mille perchè una parte delle erogazioni andasse proprio nella direzione da lei indicata. se va sul sito della Fondazione, dia uno sguardo al “Bando Energia”. Investendo risorse in quel settore abbiamo preso due piccioni con una fava: facciamo risparmiare spesa corrente ai comuni e nel contempo facciamo lavorare le imprese. Voglio sperare che il mio ex insegnante, Mario Monti, voglia cogliere il suo suggerimento. A Cuneo potrebbe vedere una piccola concretizzazione del pensiero. Buon lavoro e buon proseguimento

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  12. Cortese professore, ha pubblicato pure in italiano il suo libro “Revisiting Keynes”? Se sì, le dispiacerebbe indicarmi l’editore, affinchè possa acquistarlo?
    Grazie

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    • Grazie Laura, si chiama il XXI° secolo di Keynes, LUISS University Press. E’ un bellissimo libro con tantissimi grandi economisti che parlano di dove va il mondo ma …. prima della crisi. Lo legga comunque è bellissimo (alla faccia del conflitto d’interesse), poi mi dice.

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  13. @ Orazio : io non sono proprio un economista, nè studente, nè ex tale; sto solo interessandomi da un pochino di tempo (crisi, ovvio) della faccenda. Sono un piccolo imprenditore. Forse non sono in grado di interpretare l’intervento che hai stamene fatto, ma mi pare di capire che il Sistema dei Pagamenti Nazionale non possa interpretarsi altro che una ri-acquisizione del Signoraggio della moneta da parte dello Stato Italiano, ovvero gestione della moneta (per via elettronica e non fisica) in autonomia delle Banche, probabilmente piena causa della situazione attuale (mia deduzione) ?

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  14. Ciao Alfredo, hai centrato la deduzione la causa della attuale crisi è data proprio dall’attuale sistema monetario. Lo stato si approprierebbe di fatto anch’esso il diritto di emettere una sorta di moneta bancaria e sopratutto controllarne i suoi effetti negativi, moneta bancaria che oggi è a pieno suffragio delle banche commerciali. I benefici che porterebbe l’introduzione del sistema dei pagamenti nazionale sono innumerevoli, anche per le stesse banche, anche se a prima vista penso ne siano contrari. Su vuoi puoi scrivermi tramite il sito http://www.lacrisi.org Auguri a te e a tutti.

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  15. Roberto Evoli

    30/12/2011 @ 17:14

    Le faccio i miei complimenti per il suo chiarissimo intervento di ieri sera a Piazza Pulita. La cosa che mi ha sorpreso e’ l’assoluta mancanza di feedbacks dei giornalisti presenti in studio ed in collegamento. Forse perche’ ha reso dei concetti di economia semplici e quindi di difficile contraddittorio da parte dei nostri giornalisti Italiani abituati invece a ben altri scenari “azzeccarbugliani”.
    Il Suo concetto sulla necessita’ di grandi investimenti pubblici (Infrastrutture edili, aggiungerei anche informatiche) per far riavviare i “macchinari” dell’Industria Italiana non fa una piega. Questo va fatto e nelle modalita’ da Lei ben spiegate. Personalmente vedo 2 problemi all’orrizzonte :

    1. Corruzione.
    La maggior parte delle opere pubbliche vengono assegnate con gare d’appalto e sappiamo noi Italiani la difficolta’ di eseguire tali gare nella trasparenza piu’ assoluta.

    2. Arretratezza della nostra Industria.
    In questi anni in cui ci siamo addormentati nel capire come riaccendere la domanda interna ed estera, le nostre grandi Industrie (Finmeccanica per esempio) hanno perso l’eccellenza, come nei trasporti pubblici a discapito di colossi come il gruppo Siemens, Thales, Bombardier. Rappropriamoci di questa eccellenza creando referenze nel nostro territorio (con appunto grandi progetti sui trasporti e loro infrastrutture) per poi ripresentarci all’estero da numeri 1. Questa e’ certamente una sfida.

    Un saluto e sono veramente contento di aver fatto la sua conoscenza.

    Reply
    • follie follie follie

      Ma vogliamo guardare alla storia e forse imparare qualcosa. La spesa pubblica non funziona. Sono tutte belle parole, spendiamo bene e meglio, ristrutturare, etc etc. ma e;’ chiaro che non funziona, almeno nel nostro paese.

      E non sto parlando di mero “crowding-out”.

      INSOMMA, ora mi arrabbio. Ma questa crisi da dove viene infondo ? ma dalla SPESA PUBBLICA !

      E adesso improvvisamente questa spesa pubblica CATASTROFICA (questo e’ un fatto non un opinione) la facciamo diventare con la bacchetta magica la salvezza della nazione che sta distruggendo dal dopoguerra (vabbe’, dal dopo Marshall plan).

      Ma siamo matti ?

      Reply
    • Grazie!
      Corruzione: assolutamente anche se peggio della corruzione è l’incompetenza (ne ri-parleremo) e la disorganizzazione delle stazioni appaltanti. Ma ambedue si possono combattere con decisione ed efficacia.
      Imprese: sì. ma senza dimenticare una politica industriale esclusivamente dedicata alla piccola impresa, la futura grande di domani. Come negli Stati Uniti, dobbiamo dapprima proteggere la piccola, non chiederle di divenire subito grande. Come con un bambino che se protetto e instradato bene nell’infanzia, domani sarà, da solo, una persona forte. E non dimenticandosi di non continuare a proteggerla per sempre!

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  16. una precisazione : quando “attacco” la spesa pubblica, soprattutto come strumento di risposta ai problemi attuale, mi riferisco alla spesa pubblica all’Italiana. Altrimenti non ho niente contro la spesa pubblica come normale strumento di politica fiscale. Ma l’Italia e’ l’Italia e questi non sono tempi “normali”.

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    • ecco, allora siamo d’accordo. La differenza tra noi è che io credo che si possa fare tantissimo per migliorarla questa spesa italiana. Tantissimo. Nel giro di poche settimane. 1 mese al massimo.

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      • Gustavo, ma da dove ti viene questo ottmismo ? vorrei poter condividere.

        Come cambiamo una cultura nazionale che da decenni e generazioni dopo generazioni si basa sull’imbroglio ? Ci vorrebbe un profondo shock culturale e temo questo non sia possibile senza prima avere uno shock del sistema, e non ci siamo ancora, quasi, ma non ancora.

        Reply
  17. Riccardo Cesarei

    31/12/2011 @ 10:22

    Rieccomi qui a fare la correzione delle bozze, come 20 anni fa all’università :)

    il 5% di riduzione è inteso in proporzione alla differenza 120-60, cioè 3 punti di PIL, che moltiplicati per 20 anni ci dovrebbero riportare a un rapporto debito PIL del 60% (a parità di PIL)

    Non mi è chiaro però come faccia un paese che quando cresce lo fa a ritmi dell’1,5-2% a rimborsare 3 punti di PIL all’anno senza innescare una recessione permanente.

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    • Concordo mio caro correttore che sarà dura. Ma oggi le parole di Gianfranco Polillo sul Foglio lasciano ben sperare, nel loro mistero, che qualcosa può farsi e che conta parlarne a voce alta. Ora le metto sul blog. Auguri a tutti.

      Reply
  18. Mi permetto di segnalare agli amici Windwaves e Roberto Evoli, che, se si vuole davvero, i bandi di concorso e le gare di appalto possono essere assolutamente trasparenti. Come ho scritto nel mio post precedente sono stato per 10 anni amministratore di una fondazione bancaria. Soprattutto negli ultimi 5 anni i bandi hanno funzionato alla grande. Devo ammettere che il risultato dipende dagli uomini che se ne occupano, ma se il bando e le modalità di controllo delle operazioni di aggiudicazione sono pubbliche e trasparenti, il più è fatto. La prova sta nel fatto che quelli che si incazzano, sono gli esclusi che hanno provato a fare i furbi.

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    • certo ! ma come dici tu … “se si vuole”.

      Questa e’ la chiave di tutto. La volonta’ di cambiare. Questa non c’e', non c’e’ stata per decenni e non ci sara’ a meno che lo shock del sistema non sia cosi’ profondo da andare a colpire la volonta’ di ogni cittadino.

      Il cambiamento vero puo’ solo avere successo a questa punto se viene dal “popolo”. Monti o non Monti, non c’e’ una classe politica in grado di farlo, perche’ manca la volonta’ vera. Questo mi pare difficile negare, data la storia.

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  19. Anna Maria Rossetti

    31/12/2011 @ 21:10

    Nonostante io non sia una economista sono riuscita a capire le Sue spiegazioni riguardo i rimedi alla crisi, grazie alla semplicità con la quale sa esprimersi.
    A proposito delle piccole imprese in crisi alle quali le banche non fanno credito, nonostante i soldi che la BCE ha loro versato in questi giorni al tasso di interesse dell’1%, cosa pensa che si possa fare? Non è vergognoso che questi soldi li usino ancora per salvare sè stesse e non per salvare la ns. economia? Chi vigilerà affinchè aiutino gli imprenditori in difficoltà?
    Sto leggendo tutti i Suoi interventi e grazie a Lei sto capendo qualcosa di ciò che
    sta accadendo in questo momento.La ringrazio. Buon anno.

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