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Gioco di ombre. Salvate l’Europa per favore.

What do you see?  - Sherlock: Everything. That is my curse. Cosa vedi? – Sherlock: Tutto. E’ la mia maledizione.

Who are you?  -   Sherlock: Concerned Citizens.

Chi siete? – Sherlock: Cittadini che vogliono essere coinvolti.

Sherlock Holmes 2, Gioco di ombre.

Voi sapete che in questo momento i 17 Paesi dell’euro più altri Paesi (non il Regno Unito) dell’Unione Europea hanno deciso dopo il vertice di Marsiglia del 9 dicembre di aggiungere al trattato un Patto Fiscale (Fiscal Compact)? Penso di sì anche se la stampa non è che se ne stia occupando molto in questi giorni di feste.

Sapete anche cosa comporterà nei dettagli? Certamente no perché nulla circola. Qualcosa trovate sul sito del Consiglio Europeo.   Ma non tutto. Per esempio non trovate qualcosa che apparentemente ci sarà, la regoletta che ogni Paese che abbia un rapporto debito pubblico su PIL superiore al 60% (come l’Italia) dovrà impegnarsi a ridurlo ogni anno per 1/20 della distanza dal valore di riferimento. Per capirci: siamo oggi al 120%, del 60% superiore al valore di riferimento del 60%? Bene (mica tanto), ogni anno dovremo ridurlo del 60/20= 3 % ogni anno. Cioè ogni anno ci dobbiamo impegnare a ridurre di circa 40-50 miliardi il nostro debito (di più se siamo in recessione, con il PIL che cade).

Per capirci ancora meglio, la cosa sarebbe addirittura più dura di quel pareggio di bilancio che con il nostro appello a Monti abbiamo cercato di scongiurare. 3% di PIL di debito in meno ogni anno non è nemmeno pensabile poterlo fare con sole manovre di austerità rigoriste, anche se queste saranno – dopo l’approvazione di questa regola – addirittura più dure di quanto non lo sarebbero state con il solo obiettivo del bilancio di pareggio. Di fatto saranno un modo per obbligare i prossimi governi (e questo) a vendere i gioielli di famiglia, privatizzare il privatizzabile, da aziende strategiche a servizi pubblici locali a patrimonio pubblico. Nel momento peggiore per vendere, quando l’economia non tira. A casaccio, sotto la spinta dell’emergenza.

Insomma, questo patto fiscale è una rivoluzione vera e propria, se dovesse essere approvato con questi contenuti. Molti di noi, io per primo, sarebbero contrari perché aggrava la recessione e ci spinge a privatizzare non perché ci abbiamo ragionato sopra ma perché obbligati dalla fretta, come avvenne nei primi anni 90, una mossa rivelatasi col senno di poi disastrosa, visto che non solo non ha portato grande crescita, ma ha anche impedito di fare quello che più conta per i consumatori, le liberalizzazioni del settore (settori che, una volta privatizzati, erano in mano a privati che non ebbero nessuna intenzione di avallare liberalizzazioni che, introducendo maggiore concorrenza  e minori profitti, le avrebbero danneggiate. E così è andata). Molti di noi dunque vorrebbero esprimere un parere su di ciò, come giusto che sia in ogni democrazia.

Ed in effetti, come è corretto, pare (l’ho saputo da una fonte, mica perché è informazione pubblica) che i governi nazionali possono esprimere il proprio parere al riguardo presentando degli emendamenti. Ottimo, direte. Certo.

C’è un problema. Piccolo piccolo. La scadenza per consegnare gli emendamenti, mi dice sempre la mia fonte, è questo 29 dicembre, tra 3 giorni. Nessuno lo sapeva, vero? Già. La stampa o non lo sapeva o come a volte accade, non si rende conto dell’importanza della cosa. Oppure, lo sa bene, ma preferisce commentare a posteriori, quando è troppo tardi. Comunque sia è difficile essere come lo Sherlock Holmes del film, capaci di vedere tutto. Ma Dio sa se ce n’è bisogno. Ma torniamo a noi: che si può dire in 3 giorni nel dibattito per aiutare il nostro Governo a decidere per bene quali emendamenti meglio rappresentano i nostri interessi nazionali? Poco. Ma c’è di peggio.

La mia fonte mi ha detto un’ultima cosa. Che al Ministero dell’Economia, dove stanno studiando gli emendamenti da proporre, gira la voce che non se ne debba assolutamente parlare con l’esterno. L’esterno. Cioè noi. Noi cittadini.

Badate bene, non è questione se c’è o se non c’è la regola devastante del ventesimo ogni anno di debito PIL da ridurre. Anche se non ci fosse qui siamo alle prese con un problema non indifferente  di democrazia. Certo se ci fosse anche la clausola del ventesimo di debito e noi non ne sapessimo nulla potremmo certamente parlare di un gravissimo errore di questo Governo, se di errore involontario si tratta. Altrimenti di vero e proprio aggiramento del Parlamento.

Avete 3 giorni per manifestare e per richiedere di conoscere quali emendamenti il nostro Governo presenterà riguardo alla proposta di nuovo Trattato dell’Unione. Trovate voi i mezzi, io faccio fatica a fare appelli ogni 3 giorni. Ma il momento è cruciale e se di Europa trattasi deve trattarsi  di una Europa dei popoli e democratica e non di stanze chiuse e piene d’ombra anche se illuminate. Altrimenti addio Europa.

Elementare Watson.

38 comments

  1. Pingback: Non solo non votiamo, ma non decidiamo nulla. | John Maynard

  2. Tre giorni. In periodo di festività natalizie… Praticamente un’approvazione a scatola chiusa.
    Provo a condividere su FB, ma temo che la gente sia troppo presa: o a scartare regali o a cercare un modo per sopravvivere all’anno prossimo.

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      • Tiziano Micci

        27/12/2011 @ 07:45

        Professore,
        ho appena seguito il suo intervento sulla trasmissione “Uno mattina”.
        Anche se amaramente, devo farle i complimenti. Anzi ringraziarla! Lei è uno dei pochi che ha le idee chiare sulla vera soluzione dei problemi economici. Finalmente ho sentito un riferimento a colui che ha dato la ricetta per lo sviluppo dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale: Keines.
        Come possiamo fare a rendere più efficaci le sue parole? La sua è l’unica e collaudata soluzione. Mi permetto solamente di aggiungere che in Italia l’intervento dello stato potrebbe cadere nel vuoto se i fondi cadessero nelle mani della malavita organizzata, che sta entrando sempre più nella finanza.

        La prego, faccia il possibile per far sentire la sua voce!

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        • Siamo tanti a credere in questa soluzione. E concordo che la spesa richiede non solo di spendere ma di spendere molto bene: un cambiamento non facile ma certo non impossibile.

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    • non è possibile…….ci nascondono tutto e ci mettono di fronte al fatto compiuto….mi sento così arrabbiata ma anche così impotente……….facciamo qualcosa …..BASTAAAAA………

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  3. Il Fiscal Compact, come i precedenti piano Europlus e il SixPact, pestano la stessa acqua nel mortaio. Non correggono la diagnosi della situazione economica, non ampliano e riformano il bilancio della Comunità come sarebbe necessario per fare sul serio una politica di stabilitzzazione. Insistono e persistono nel metodo intergovernativo che sta indebolendo tutta la costruzione europea.

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  4. Leggo con molta attenzione e interesse questo blog. Il problema principale è la difficoltà di dialogo interculturale (con e le stesse affermazioni nello stesso inglese, capite differentemente). Se questa è una premessa per rendere possibili (comprensibili) gli eurobond, accettiamola.

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  5. La regola della riduzione di 1/20 del gap tra livello corrente del rapporto Debito/PIL e valore obiettivo 60% era già stata stabilita dall’Ecofin del Marzo 2011: in quella occasione, tuttavia, la regola era pensata come “transitoria” per i tre anni immediatamente successivi. Nessuno se ne era preoccupato molto. E questo e’ sorprendente.
    [Per inciso, Posso segnalare proprio sulla applicazione di questa regola, un mio intervento su VoxEu.org: "Consequences of the new EU debt-reduction rule", http://www.voxeu.org/index.php?q=node/7207; certamente, ormai e' un contributo molto datato; da semplicissimi -e quindi criticabili- esercizi di simulazione (condotti sotto criticabili assunti di "ceteris paribus", soprattutto in riferimento alla crescita del PIL di lungo periodo) emergeva che gli aggiustamenti fiscali piu' pesanti non sarebbero stati in capo all'Italia].
    Sembra, da quello ce riferisce Gustavo che la regola della riduzione di 1/20 del gap entri ora come “regola permanente” nel nuovo Patto fiscale.
    Sorprende doppiamente che non se ne parli, se la regola viene pensata come “strutturale”!
    Concordo che richiedere che su questi temi il confronto sia aperto è una richiesta per il rispetto di un contenuto minimale di democrazia – nella forma e nella sostanza.
    Al tempo stesso, io penso che l’Italia debba con chiarezza affermare che l’impegno a onorare il proprio debito e’ prioritario (lo vedrei come una questione quasi “etica”); sono portato a giudicare non-condivisibile qualsiasi richiesta che dia l’idea che questa convinzione non e’ una priorità per l’agendo politica.
    L’interrogativo a questo punto è: “quale tipo di impegni e di politiche rende credibile il nostro impegno a onorare davvero il debito?”.
    Le posizioni come quelle di Gustavo suggeriscono che politiche di bilancio troppo rigorose (e “meccanicistiche”) deprimono il PIL e aggravano la dinamica Debito/PIL, rendendo l’onorabilità del debito ancora piu’ difficile. Questa visione e’ sicuramente confortata da evidenze empiriche, che testimoniano che politiche attive di aggiustamento dei bilanci pubblici non hanno generato nell’immediato significativi miglioramenti nella dinamica debito/PIL.
    Al tempo stesso, pero’, rivendicare la possibilta’ di non fare correzioni, mi sembra un pessimo segnale per la nostra volonta’ di onorare gli impegni debitori.
    Per questo ho perplessita’ nel firmare l’appello (il primo) proposto da Gustavo.
    Rivendico invece il diritto-dovere di tutti i cittadini di essere informati e di potere dibattere sul tipo di regole che vogliamo per la costruzione della casa Europea: per questo firmerei senza esitazione l’appello (il secondo?) prospettato da Gustavo!

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    • Mi pare un commento perfetto quello di Roberto in cui le diversità si smussano e quasi si incontrano e in cui ci accomuna comunque il desiderio-diritto di discutere apertamente.
      In un prossimo blog cercherò di riprendere il tema lanciato da Roberto di come conciliare politiche espansive nel breve con politiche di rientro una volta ripreso il ciclo. Ne parla David Romer e comunque mi sembra questione cruciale.

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  6. Grazie, carissimo Collega del tuo intelligente e opportuno intervento.
    Purtroppo sulla qualita’ politica dei nostri Colleghi “tecnici” governanti non mi faccio illusioni. Il passato insegna; il futuro non promette.
    Comunque sia, auguri e speriamo bene.
    Giuseppe Calzoni
    Uniwersytet Ekonomiczny
    Wrocław

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  7. Sergio Polini

    27/12/2011 @ 14:52

    Non capisco.
    Basta guardare un po’ di dati per vedere che chi ha guadagnato dall’euro è la Germania. Gli altri ci hanno rimesso. Chi più (i cosiddetti PIIGS) chi meno (Francia, Olanda).
    Non si vuole?
    Bene. E allora guardiamo i documenti della stessa Commissione Europea: diceva da anni che andavano monitorati gli squilibri nei tassi d’inflazione e nei conti con l’estero, non solo quelli nei conti pubblici. Ma non si è fatto.
    È forse stupido chiedersi se, per puro caso, non è stato fatto perché non piaceva alla Germania?

    Non esiste un’Europa-Paradiso terrestre in cui tutto è buono e giusto da un lato, paesi colpevoli di aver mangiato la mela dall’altro.
    Gli squilibri nei conti correnti delle bilance dei pagamenti sono presenti da quando è nato l’euro e tendono ad aumentare. Tanto che è facile distinguere i paesi “virtuosi” da quelli “peccaminosi”: fino al 2007 compreso, i primi avevano differenze positive tra reddito nazionale e PIL, i secondi negative (a partire dal 2008 persino Francia e Olanda hanno avuto problemi). Basta guardare Eurostat.
    Qualcuno è forse disposto a sostenere, su voxeu o altrove, che la causa di tutto ciò è il debito pubblico? Un debito pubblico che, per l’Italia, aveva livelli paragonabili agli attuali anche alla metà degli anni ’90?
    Dobbiamo sentirci colpevoli, e autoflagellarci, mentre la Germania ragiona lucidamente dei propri interessi?
    Alla Germania va bene l’euro come è perché le ha garantito surplus commerciali da paura. Alla Germania andrebbe bene anche un crollo dell’euro purché restasse la “libertà” (la sudditanza) nei movimenti di capitali.
    Cosa occorrerebbe? Semplice: una trattativa fondata sulla espressa contrapposizione di interessi. Vuoi l’euro? Aumenta la domanda interna. Non lo fai? E allora io ristrutturo il mio debito (altro che impegni “etici” nei confronti di chi ci sta strangolando!), esco dall’euro e chiudo le porte ai tuoi capitali.
    Forse, forse (ammesso e non concesso che sia desiderabile) così si potrebbe “salvare l’euro”. Forse.

    Chiedo scusa, ma gli appelli degli economisti – consiglieri del principe non mai hanno sortito alcun effetto. Qualcuno forse, lì dove si prendono le decisioni, ha mai ascoltato quelli dell’EuroMemo Group? E vogliamo continuare a…. consigliare Keynes al principe?
    Il principe sa benissimo come scegliersi i propri “consiglieri” (propagandisti). Devo forse farne i nomi?

    Ho un desiderio per l’anno nuovo: maggiore lucidità.
    È in atto uno scontro tra interessi contrapposti, non un confronto tra “buoni” e “cattivi”.
    La soluzione per non finire strangolati del tutto è una sola: alle minacce dell’altro (non stimolo la mia domanda interna, non ti faccio comprare i titoli dalla BCE, voglio costringerti a “liberalizzare” e “privatizzare” così mi ti compro), contrapporre le proprie: ristrutturazione del debito, uscita dall’euro, limitazioni ai movimenti dei capitali.

    Interessi contrapposti. Ci vuole così tanto a vederli? Quanto vale un ragionamento che non li veda^

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  8. Sergio Polini

    27/12/2011 @ 15:56

    Ne sono lieto. E allora, se posso, una preghiera.
    Non vorrei più vedere “appelli di economisti”.
    Vorrei vedere economisti che studiano e propongono un piano in tre mosse:
    1) Ristrutturazione del nostro debito. In che misura? Secondo Roubini del 25%. Sarebbe sufficiente? Come tutelare i risparmiatori italiani? La Deutsche Bank ha proposto titoli indicizzati nel “nuovo marco” per tutelare i risparmiatori tedeschi in caso di un’uscita della Germania dall’euro, noi cosa potremmo proporre?
    2) Uscita dall’euro. Dirk Meyer ha elaborato un piano piuttosto articolato, che – in alcuni suoi scritti – prefigura un nord-euro. E noi? Sarebbe preferibile un ritorno alla vecchia lira, oppure un’area valutaria più ampia insieme a Grecia, Spagna, forse anche Irlanda?
    3) Limitazioni ai movimenti di capitali. Uscire dall’euro, anche per entrare in un sud-euro, vorrebbe dire rendere ancora più appetibili quegli investimenti dall’estero che, osannati da Blanchard e Giavazzi nel 2002, si sono rivelati una iattura. Come evitarlo? Forse seguendo il modello francese?
    4) Analisi dei costi/benefici per i diversi scenari (più o meno come Dirk Meyer ha fatto per la Germania).

    Ovviamente le mosse potrebbero anche essere altre.
    Ma vorrei che in Germania si sentisse che in Italia c’è qualcuno che non si limita ad autoflagellarsi e, invece, è pronto a rispondere colpo su colpo.

    Si vuole provare a “salvare l’euro”? Personalmente ormai mi interessa poco. Ma se proprio si volesse, vale la vecchia massima: patti chiari, amicizia lunga.
    Agli interessi tedeschi – articolati da Deutsche Bank, Dirk Meyer e altri – dovrebbero essere contrapposti i nostri. Articolati da economisti non subalterni.
    Anche perché gli economisti italiani hanno sempre dato punti a quelli tedeschi.
    E allora… cosa aspettano? ;-)

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  9. Ottimo, davvero. Oggi faccio un riferimento al problema in una intervista alla stampa. Ciao, stefano

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  10. Pingback: Il furto di monti: 150 miliardi senza fattura - Pagina 2 - DaiDeGas Forum

  11. @Sergio: concordo. Occorre elaborare alternative e fare anche presto. Accodarsi alla scelte della Germania non paga, tutelano i loro interessi nazionali, a differenza nostra. Il problema è trovare economisti non subalterni come dicevi giustamente tu ma anche politici con le pa@@e che vadano in europa ad imporsi e a tutelare gli interessi italiani. Gravissima è l’assenza totale di democrazia su scelte che limiteranno sempre più la nostra sovranità, in un europa dove le istituzioni elette non contano nulla e le scelte vengono prese da pochi e all’oscuro di tutti. Vi segnalo un mio recente articolo sull’euro:
    http://www.usirdbricerca.info/index.php?option=com_content&view=article&id=1643:crisi-ecco-le-ragioni-degli-euroscettici&catid=107:lavoro&Itemid=522

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    • si l’intervista di delors è giusta sul decennio passato a non guardare/sorvegliare. E’ vaga sulla nuova architettura da costruire, ma bella da leggere.

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  12. Pingback: Gioco di ombre. Salvate l’Europa per favore « Terracina Social Forum

  13. Purtroppo fra qualche mese – con questa manovra – arriveremo alla stagnazione dell’economia – i capitali dei notabili sono all’estero e la spesa pubblica non diminuisce , ma diamo 7 milioni d’euro a RADIO RADICALE – quelli che sono per lo spinello libero e sputano veleno contro le istituzioni. ( vedasi decreto milleproroghe )

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  14. Giovanna Romeo

    28/12/2011 @ 15:08

    Non sono una studiosa. Solo da qualche tempo sto cercando di capire cosa succede alla nostro economia. Vorrei porre delle domande, che poi sono auelle che decice e decine di cittadini pongono a me in qualità di consigliere municipale di Roma. “Perchè siamo arrivati a questo punto? A chi può essere ascritta la colpa? Perchè nel momento dell’ingresso nell’euro non si è avuto il coraggio di negoziare un cambio più giusto? Perchè nella firma del Trattato di Maastricht non si è avuto il coraggio di dare un’impronta più “europeista” all’accordo? Perchè nessuno ha il coraggio, oggi, di puntare il dito contro coloro che sono stati artefici di tutto ciò? E, soprattutto, perchè nessuno ha il coraggio di dire che il tutto questo marasma gli unici a beneficiarne sono solo le grandi finanziarie mondiali?
    Non ho, ovviamente, le risposte. Mi auguro che qualcuino possa darmene al più presto, anche per girarle ai cittadini sempre più sconcertati.

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    • Il cambio era giustissimo. Basti vedersi il grafico 1 di
      http://www.economonitor.com/edwardhugh/2011/12/26/italy-braces-itself-for-the-full-monti/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=italy-braces-itself-for-the-full-monti&utm_medium=twitter&utm_source=twitterfeed
      per capire quanto abbiamo perso in questi 10 anni di competitività.
      La Germania ha delle piccole colpe. Non ha sorvegliato la formica italiana sulle cose che contavano, ostinandosi a pretendere degli irrilevanti deficit pubblici sotto il 3% del PIL, piuttosto che chiedere riforme in maniera forte. Ma è difficile rimproverarla più di tanto, visto che era così immersa nel riformarsi essa stessa di fronte alla sfida cinese. Le formiche pianificano bene. Maggiore ben più maggiore la colpa tedesca di avere autorizzato le proprie banche a partecipare al festino greco facendo finta di non vedere i trucchi contabili ed anzi incoraggiandoli (vedi la faccenda della vendita di sottomarini tedeschi al governo greco finanziata da prestiti delle banche tedesche, non contabilizzata nel deficit e finita con processo in Germania per corruzione di funzionari greci da parte di imprese tedesche).
      L’Italia ha grandi colpe, ma sono le colpe ataviche di chi aveva sempre imparato a risolvere i suoi problemi con svalutazioni e poco con aggiustamenti di costi e organizzazione interna, come sanno fare i tedeschi: forse però era difficile arrivare a vedere arrivare la tempesta in così poco tempo. E la crisi non ha aiutato, abbreviando i tempi a disposizione per diventare più simili ai tedeschi.
      Detto tutto ciò la questione chiave è : che fare ora? Tutto sta nelle mani dei tedeschi. Se vogliono uno Stato europeo, devono sapere ergersi a leader dell’Unione fiscale e far quello che si fa in un’Unione fiscale quando una parte dell’organismo soffre: non tagliarlo ma curarlo, venendo a soccorso (così divenire più europei, cioè più italiani). E noi, soccorsi, promettere credibilmente riforme così che tra 10 anni saremo più europei (tedeschi).

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      • Sono d’accordo che da un punto di vista economico dovrebbe/potrebbe essere questa la soluzione. Ma se consideriamo gli interessi nazionali in gioco (è sempre un governo di nazioni distinte l’europa) è realistico attendersi questo dalla Germania? Come diceva lei Professore la Germania ha fatto la sua bella ristrutturazione quando era opportuna, ora si sobbarcherebbe i costi economici di una vera europa? Aggiungo poi un altra considerazione: parliamo sempre di stati con lingua, cultura e persino religioni diverse che da sempre e fino a qualche decennio fa si sono scannati in sanguinose guerre. Davvero è ipotizzabile un’europa tipo stati uniti? (che erano tutt’altro). Se ragioniamo mettendo insieme i pezzi forse dovremmo prendere atto di questi ostacoli senza più farci illusioni e trovare, magari tutti insieme, una exit strategy da euro e UE prima che davvero sia troppo, ma veramente, troppo tardi.

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        • che devo dirle. Spero lei abbia torto ma la sfida pare improba. Io rimango ottimista. Quando atterro in un aeroporto tedesco, spagnolo, belga non mi sento a casa ma sempre di più mi ritrovo a gradirne l’esperienza come una di cambiamento e miglioramento verso una cultura comune che eviterà guerre e conflitti interni. L’importante è guadagnare tempo e questo lo si fa solo se si debella la recessione là dove avviene, spegnendo i fuochi prima che dilaghino.

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  15. Giovanna Romeo

    29/12/2011 @ 14:00

    Oltre tutti questi tecnicismi….. di cosa sia giusto o non giusto fare nell’emergenza… Uno Stato-famiglia degno di questo nome, piuttosto che affamare il proprio Popolo-figli, deciderebbe di non pagare il debito ( tra l’altro non dovuto). Il debito non è un assunto religioso. Non abbiamo i soldi, non paghiamo! Se deve crollare il sistema (che affama e uccide ogni giorni PERSONE) che crolli! Chi di voi farebbe morire i propri figli di fame pur di pagare i debiti.
    Almeno io no.

    Reply
  16. Domenico Raciti

    30/12/2011 @ 10:28

    Egr. Prof. Piga,
    a Lei tutta la mia stima e gratitudine per aver rappresentato ieri sera, nella trasmissione Piazza Pulita, una fetta di Italia onesta e di italiani che vogliono il bene della nazione.
    Ho purtroppo avvertito in Lei un certo disagio quando, il sottosegretario dissentiva dal Suo dire e, se questo è vero, Le chiedo solo di rappresentarci con più forza e determinazione. L’Italia e noi, onesti italiani abbiamo bisogno di persone come Lei, quindi conti pure sul mio piccolo semmai possa servirLe per andare avanti.
    Detto questo se mi permette di chiederLe:
    Se uscissimo dalla zona euro e ritornassimo alla vecchia lira sarebbe meglio o peggio per il nostro paese ?
    Se il popolo non andasse in massa a votare cosa accadrebbe ?
    Infine, pensa sia attuabile una petizione al Capo dello Stato per mandare a casa tutti i politici e i vari movimenti ?
    Sono solo delle domande che appaiono su vari forum di cittadini onesti e nauseati da questa politica e che, come me, chiedono delle risposte che Lei sicuramente saprà dare.
    RinnovandoLe la mia stima e nell’augurarLe buon anno e buon lavoro,
    distintamente la saluto.

    Reply
    • Concordo su tutto quanto detto da Domenico..
      Mi sono iscritto subito al Suo blog Professore perchè per la prima volta ho udito parole e metodologie di ripresa economica sensate..
      Spero vivamente in un cambiamento di rotta..
      Io ho 24 anni,studio economia e,contemporaneamente, lavoro in uno studio commercialista e,sinceramente,non credo più nel mio paese..
      Questo mio pensiero è sbagliatissimo,lo sò, e comprendo bene che non dovrebbe esistere nelle menti dei cittadini (ancor più nei giovani)..Eppure è un pensiero molto comune..
      Purtroppo siamo diventati apatici..
      Chi mi motiva a lavorare,a studiare,a creare impresa in un paese con un carico fiscale che mi schiaccia,con istituti finanziari che non finanziano (ovvio, in un momento come questo)e con le mille altre problematiche che tutti noi sappiamo bene..?
      Ecco perchè mi sono iscritto,perchè le Sue parole Professore sono state le uniche che io abbia sentito che differiscono dalle altre, basate non sul mero aumento di imposte e tributi, ma, come affermato anche dal Prof.Robert Solow (di cui Lei ha pubblicato un bel intervento video) su un rilancio economico che parte dalla spesa pubblica per dare forza alle piccole imprese,che parte dal diminuire gli sprechi in tutti i settori economici italiani,che parte dal rinnovo delle infrastrutture e dei trasporti per arrivare,forse,all’idea di Italia che tutti noi sognamo..Un paese che attiri i cervelli invece di farli fuggire..Un paese che crei futuro…
      Spero di non aver tediato nessuno con questo intervento..
      La ringrazio ancora Professore e le auguro un buon anno..

      Reply
    • Ha ragione. Il problema oggettivo è che per convincere che maggiore spesa pubblica fatta bene è la sola soluzione si scontra contro un muro di diffidenza notevole. Questo non è un problema ma richiede tempo per argomentare la propria posizione e tempo ce n’è sempre poco. Comunque ci lavoro sopra!

      Uscire dall’euro sarebbe un disastro perché probabilmente arrecherebbe danni gravissimi all’altra costruzione , questa sì che ha funzionato a meraviglia, dell’Unione Europea. Ed alla pacifica convivenza, non sottostimi a capacità dei popoli di rinfacciarsi velenosamente colpe comuni.

      Auguri!

      Reply
  17. Seguire la Germania in questi modi , vedi ultima manovra del
    governo Monti, è da suicidio.facciamo come fa la Spagna, dove la liberalizzazione
    non è sulle caste(teoriche) dei piccoli, ma sulle fonti di spesa non controllate, inutili e clientelari di tutti i livelli dell’amministrazione pubblica con risparmi che sarebbero da capogiro, ma che nessuno tocca..Ma Monti non doveva essere superpartes? Se concediamo alle Authoritydi aumentare le tariffe in questo momento, è un altra manovra recessiva che toglie fiato a famiglie ed imprese,
    mettendoci in recessione ,e poi svendendo i nostri gioielli alla germania, che li comprerebbe a supersconto!!!!facciamo invece pagare alle banche francesi e tedesche il
    rischio che si sono prese nell’investire in bond greci, che rendevano bene…come dice il prof. Piga, lo stato deve spendere bene, investire per il futuro,… e tagliare
    con decisione gli sprechi, a cominciare dai più piccoli, come gli acquisti della P:A:
    che compra senza tetto di spesa per unita e tipo prodotto e tante volte senza nessuna gara, o con gare trasparenti..,possibile che la P:A: paghi prodotti più dei privati? scusate la mia ignoranza ..ma quanto spende lo stato, regioni etc per le spese correnti, escluso il personale? quanto si potrebbe risparmiare da subito su
    queste voci????èun esempio magari sciocco, ma il mare è fatto di tante gocce.

    Reply
  18. Gentile Prof. Piga,
    pur essendo una lettrice attenta Le confesso di averlo conosciuto solo da Formigli.
    Notavo il suo disagio nel controbbattere le tesi altrui e soprattutto Polillo, oggi in maniera fortuita ho saputo del suo blog. Le auguro di riuscire a rompere il muro di gomma della informazione italiana e di essere più presente per divulgare le sue interessanti tesi. Un augurio di buon 2012 e di proficuo lavoro.

    Reply
  19. Domenico Raciti

    07/01/2012 @ 12:45

    Egr. Prof Piga,
    può spiegarci cosa dobbiamo attenderci dal momento che lo spread continua ad essere elevato…..che Unicredit ha chiuso per tre giorni consecutivi con grande perdita…. che la Turchia è stata declassata…. che il Presidente Monti cerca una triplice alleanza con Francia e Inghilterra…. che ancora il Prof Monti prevede altre manovre e non si capisce verso quale direzione.
    Pensa che riusciremo ad uscirne fuori da questa crisi e ci sono i presupposti ?
    Ci può dire dal Suo punto di vista se siamo in recessione a rischio default oppure è una situazione transitoria da cui il paese Italia riuscirà a venirne fuori ?
    Certo di una Sua risposta,ringraziandoLa anticipatamente, gentilmente La saluto,
    domenico raciti

    Reply
    • Siamo a rischio di svalutazione se usciamo dall’euro, che è un default ma di tipo più nascosto e meno esplicito, tramite inflazione.
      Ne usciamo solo con una alleanza globale per una politica fiscale di crescita e non di austerity.
      I mercati le dicono che fino ad ora questo messaggio non è stato comunicato.
      Cari saluti

      Reply
  20. Anna Fiorani

    30/01/2012 @ 08:07

    Professore,
    sono una pensionata ignorante. Ciò non toglie che io tenti di accaparrare quante più notizie in merito a questo governo di regime, impostoci e retto da una maggioranza che non è più quella uscita dalle urne per orribile sia la legge porcellum. Vi è stato un vero e proprio colpo di stato passato sopra le nostre teste con un’attuale complicità dei mass mediatutti. Il mio interesse per questo tema, lo ripeto per me abbastanza ostico, è legato al problema delle liberalizzazioni dei taxi. In breve, per mio figlio pur laureato ma per 2 anni alla ricerca vana di uun’attività che non fosse diversa da quella del call center a 5€ l’ora, abbbiamo acquistato una licenza taxi, nel pieno della legalità. Per consentirgli di accendere un mutuo (altissimo) abbiamo ipotecato la nostra casa e dato fondo a tutti i nostri risparmi …… siamo stati gli ammortizzatori sociali laddove per decenni abbiamo pagato la latitanza dello stato… Ora questa campagna mediatica contro i taxisti è chiaramente funzionale alla creazione di un capro espiatorio che catalizzi l’attenzione pubblica distogliendola da “liberalizzazioni” non portate avanti per non intaccare i poteri forti… vedi banche e assicurazioni… Il mondo delle baronie universitarie non si è certo fatto da parte ma si è anch’esso scagliato contro i taxisti con espressioni offensive e lesive della dignità di un lavoratore. Il prof. Andrea Baitani professore di economia presso la Università cattolica di Milano, chiaramente digiuno della materia , ha comunque dichiarato che “IL REDDITO DEL TAXISTA , CONSIDERATO IL LIVELLO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE E DI ISTRUZIONE, E’ UN REDDITO ALTO. ”
    ( http://www.radio24.ilsole24ore.com/archivio.php?keyword=taxi&dal_giorno=1&dal_mese=1&dall_anno=2008&tema=&prog=&x=1&y=4 oppure http://www.youtube.com/watch?v=FpIIzIH-xbg) .
    Marcello Messori professore ordinario di Economia politica all’Università romana di Tor Vergata, ospite di Omnibus La7, ha dichiarato : «La vera anomalia italiana è nel fatto che i tassisti fanno parte del ceto medio. Non accade da nessuna altra parte del mondo. Guardate negli Stati Uniti, a fare i tassisti sono gli ultimi immigrati, dal portoricano all’india­no di turno…». (fonte Libero 24 gennaio 2012 http://www.easynewsweb.com/2012/01/24/servizio-segnalazione-articoli-11/).

    Professore, qui stiamo assitendo a un chiaro piano di proletarizzazione del ceto medio a vantaggio dei grandi potentati, quelli che una volta venivano chiamati oligopoli……
    Lei deve scusare la mia ignoranza e soprattutto deve scusarmi per aver qui riportato il mio caso personale…. Il decreto legge che interessa la regolamentazione dei taxi è volutamente fumoso e contradditorio e apre la strada ad un’authority che sarà l’equivalente di un braccio armato del potere.
    Mi scusi quindi per questo esordio….. quello che volevo da Lei sapere è che fine hanno fatto quegli emendamenti…..di qui parla nel post…. ho cercato in rete ma alla mia età la vista non premia….. e neppure la soglia di attentività…. Sono arrivata a Lei atttraverso il sito di Ida Magli e in una serie di collegamenti …. Può per cortesia darmi una risposta?
    La ringrazio… Continui a combattere… Faccia sentire la nostra voce! Voce di cittadini……
    Con stima,
    Anna Fiorani

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  21. Se entriamo troppo nei tecnicismi delle varie politiche economiche rischiamo di perdere di vista il progetto ( mondiale) che sottende a quanto accade a livello internazionale, europeo e, ovviamente, alla nostra Italia. Mi permetto di far osservare che le politiche di indebitamento di un paese, indotto attraverso organismi internazionali: FMI, Banca Mondiale, hanno il precipuo intendo di rendere politicamente instabile un popolo, ricattabile e, pertanto, soggetto alla volontà altrui. Il testo di j. Perkins: “un sicario dell’economia” chiarisce l’aspetto. Viepiù. Se osserviamo gli organismi ” Bilderberg” comprendiamo molto di quanto accade. Allora mi viene in mente che nella documentazione sequestrata nel doppio fondo della figlia di Gelli nel 1992 era scritto il programma di quando doveva accadere nei prox 30 anni. Lo ritrovate nel programma politico di Forza Italia del 1994: divisione dei sindacati, azzeramento delle professioni, abolizione delle province ecc. Intendo dire che si parte da molto in alto, da un nuovo ordine mondiale. I nostri politici e quelli Europei sono solo dei meri esecutori della volontà d’altri e, per chi non obbedisce, vi è solo la fuoriuscita dal sistema e la morte, fisica o civile e politica. La corruzione è solo un sistema per legare il soggetto. Devi essere corrotto e corruttore. Un dato deve però rincuorarci: 15 della popolazione determina le sorti del 99%. Noi siamo il 99%. allora possiamo fare molto. Possiamo fermare questo sistema. Basterebbe volerlo. In maniera pacifica ma devastante. (per loro).

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