Ecco la notizia del giorno, dopo quella del suicidio del pensionato greco nella Piazza del Parlamento e prima di quella delle riforme del lavoro che non salvano il Paese, su cui però troveremo, ne siamo certi, un accordo in Parlamento.
La notizia del giorno ce la dà il Wall Street Journal, nel suo articolo, che suona l’allarme austerity, minaccia che incombe sull’Italia deprimendone l’economia. Ma va. Abbiniamo questa notizia al vocio che si metterà di nuovo mano al bilancio con maggiori tasse per riequilibrare i conti (smentito da Monti).
Ma riequilibrare cosa? Ma dai.
Da mesi diciamo su questo blog che non si sarebbero mai raggiunti gli obiettivi di stabilità dei conti pubblici con questa austerità. E ora diciamo un po’ stanchi e nuovamente che tassare nuovamente peggiorerebbe i conti pubblici tramite maggiore depressione economica. Tanto facciano finta di non sentire, la bellezza dei dati è che non si possono intortare (quasi mai).
Ma ora mi preme dire che mi preoccupa anche il partito del “tagliamo le tasse tagliando la spesa”. Mi preoccupa perché se riduci tasse e spese pubbliche non è che risollevi l’economia da questa crisi. Certo è meglio che aumentare le tasse e basta. Ma ambedue le formule generano più recessione (lo insegnamo all’università da 50 anni). Si può fare di meglio? Voi che dite? Certo.
Meglio è aumentare la spesa pubblica senza abbassare le tasse. “Come! La spesa che è al livello scandaloso del 51% del PIL! Ma sei pazzo!”
Vero è al 51%. Ma è il PIL che è a un livello scandaloso, non la spesa pubblica. Guardate il grafico qui sotto. Mostra, in nero (giustamente in nero), l’orribile andamento del rapporto spesa pubblica su PIL dall’avvio della crisi. Alto? No, altissimo.

Peccato che è così alto non a causa della maggiore spesa pubblica ma a causa del bassissimo livello di crescita del PIL di questi ultimi anni.
Per vederlo, basta chiedersi cosa sarebbe successo al peso della spesa pubblica sul PIL se avessimo stimolato l’economia in maniera tale da … raggiungere un livello zero (zero!! mica +5%!) nel tasso di crescita reale della nostra economia e non i livelli negativi che abbiamo permesso con la maledettamente stupida austerità voluta da Bruxelles e da noi supinamente accettata. Vedi il grafico blu.
Ma ora guardate il grafico rosa, una misera crescita del +1% (+1%. Mica il +4%!) avrebbe permesso oggi di contemplare un rapporto spesa pubblica su PIL del 46%, minore di quello del Regno Unito, della Germania, e in linea con la media Ocse!
Certo ma come generare quella crescita in più? Con meno spesa come suggeriscono i colleghi Alesina e Giavazzi da mesi? No, assolutamente no. Con l’unico modo per generare crescita in questo periodo di recessione, tramite maggiore spesa pubblica, come già dimostrato da Fondo Monetario Internazionale e economisti del caòlibro di Larry Summers negli Usa.
Ah! Lo vedi, allora replicheranno i miei adorati detrattori, se per fare crescita per ridurre il rapporto spesa pubblica su PIL dobbiamo aumentare la spesa pubblica stessa, è un cane che si morde la coda! Ci volevi ingannare!
E’ vero vi ho ingannato. E’ falso, non è un cane che si morde la coda, e per 3 ordini di motivi.
Primo. Il mio obiettivo non è la riduzione della spesa su PIL. Ma la crescita del PIL, con la connessa riduzione di disoccupazione e sofferenza, e anche con il miglioramento delle prospettive di rimanere nell’area euro. Se vi pare poco.
Secondo. Evitare disoccupazione oggi non significa solo alleviare per qualche periodo la vita di migliaia di persone che perdono temporaneamente il lavoro nella stupida recessione. No, molte di queste persone che oggi perdono il lavoro, non lo cercheranno più. Molte delle imprese che oggi chiudono, non riapriranno più. Per questi (e dunque per noi) il vantaggio della crescita sarebbe non “di qualche periodo” , ma di lunga durata.
Terzo. La maggiore spesa pubblica in tempo di crisi da domanda ha un effetto moltiplicativo sul PIL molto ampio, vicino spesso al 2. Paghi 1, prendi 2? Esatto.
E dunque è vero che non avremo la linea rosa, vi ho ingannato. Aumentando la spesa per generare crescita dell’1% non saremmo alla linea rosa, ma forse a quella blu. Certo non quella nera di oggi. Capiamoci bene sul cosa ci sarebbe dietro quella linea blu: non solo più basso rapporto spesa pubblica su PIL, ma più posti di lavoro, maggiore reddito, meno insicurezza. E minori deficit e debiti pubblici.
Che cosa aspettiamo? Cosa?
Ah. PSper chi non conosce ancora come la penso: ovviamente più spesa non vuol dire non combattere gli sprechi nella spesa, i trasferimenti da stazioni appaltanti corruttibili a imprese corruttrici. Basta che quegli sprechi di spesa indentificati (aspettiamo ancora notizie sulla spending review) vengano usati per spendere nuovamente e rifare bello e produttivo il Paese e non ripagare le banche e il debito che detengono. Perché senza crescita il debito alla fine non si ripaga.
Grazie Paolo, grazie Marco.