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Quel suicidio tutto italiano

Eccoli lì, accovacciati e morenti. Tisbe e Piramo, toltisi la vita per amore. E per sventura ed errori, antichi Romeo e Giulietta.

Come Pompei e noi italiani. Un amore incredibile quello tra gli italiani e la nostra Arte eppure per errori casuali e ripetuti di ognuno finiremo per scomparire entrambi. L’affresco si trova nella bellissima dimora di Loreio Tiburtino, a Pompei, appartenuta in realtà a  D. Octavius Quartio.

Oggi una colonna della dimora, uno dei pilastri del pergolato esterno della casa, è crollata, a oltre un anno dal crollo della Domus Gladiatori sempre a Pompei.

Per Pompei ed altre zone come Ercolano sono stati stanziati 105 milioni dell’Unione Europea, con tanto di visita ufficiale del Commissario Europeo Hahn. I fondi non mancano? Certo che mancano: probabilmente Pompei abbisogna di più di 105 milioni. E sono soldi che si “autofinanziano” visto che è esso è il secondo sito più visitato dai turisti dopo il Colosseo. E’ politica industriale, verrebbe da dire con gergo efficientista.

Ma i lavori a Pompei con questi 105 milioni potranno cominciare “solo tra settembre e ottobre” per i tempi tecnici necessari all’espletamento delle gare europee. Lo ha detto il ministro Lorenzo Ornaghi.  Tempi tecnici.

Poverino, il Ministro, che felicemente ricorda come a Pompei arriveranno venti nuovi assunti, tra i quali sette-otto archeologi. Attualmente in organico vi è un solo archeologo. “Grazie al cielo siamo andati un po’ in controtendenza – ha detto il ministro – e qui a Pompei, anche grazie ai prossimi pensionamenti, avremo un turn over di 20 tecnici che ci consentiranno di sopperire alle necessità più immediate”. Tra i nuovi assunti anche cinque operai.

In controtendenza. Una spesa dunque controciclica, ci verrebbe da sorridere. Se non fosse sconvolgente il pensare che la nostra mancanza di programmazione e di obiettivi alti di sviluppo per il Paese ci fa gioire addirittura per 5 operai assunti e del turnover di 20 tecnici. A Pompei. A Pompei.

Povero Ministro che se ne chiedesse 100 di tecnici, e 500 di operai, per Pompei, si sentirebbe piovere addosso una valanga di risate di chi gli direbbe che non ci sono i soldi. Come se i soldi realmente non ci fossero. Come se non si potesse realmente inondare Pompei, una priorità mondiale, di soldi pubblici e privati se solo. Se solo si dedicasse una briciola in più di spesa su Pompei e una briciola in meno a tutti quegli sprechi che con un minimo di organizzazione potremmo individuare. Se solo il povero Ministro battesse i pugni con passione sul tavolo per chiedere quei 600, girasse il mondo per trovare più fondi, chiedesse una gara a negoziazione rapida per una questione emergenziale, verificasse ogni giorno i cantieri di messa in sicurezza per non avere un giorno di ritardo. Se solo.

Un suicidio, quello tra i due amanti italiani, cittadino-patrimonio culturale, che così facilmente può essere evitato rilanciando una meravigliosa passione mai spenta. Basta volerlo.

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