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La morte di Melissa Bassi a Brindisi

La scuola Morvillo-Falcone. Una scuola. Dedicata all’amore di un nostro eroe, vivo fortissimamente dentro di noi.

Quanti più simboli sa scegliere il male, tanto più appare malefico. Quanto più sradica i deboli e i loro sogni tanto più appare malefico.

Quello che hanno sradicato, interrotto, questi piccoli mezzi-uomini non lo sanno nemmeno. Ecco cosa raccontava il poeta francese Jacques Prévert che succedeva ad un ragazzo ogni giorno che usciva da scuola.

 

 

 

En sortant de l’école

nous avons rencontré

un grand chemin de fer

qui nous a emmenés

tout autour de la terre

dans un wagon doré

Tout autour de la terre

nous avons rencontré

la mer qui se promenait

avec tous ses coquillages

ses îles parfumées

et puis ses beaux naufrages

et ses saumons fumés

Au-dessus de la mer

nous avons rencontré

la lune et les étoiles

sur un bateau à voiles

partant pour le Japon

et les trois mousquetaires

des cinq doigts de la main

tournant ma manivelle

d’un petit sous-marin

plongeant au fond des mers

pour chercher des oursins

Revenant sur la terre

nous avons rencontré

sur la voie de chemin de fer

une maison qui fuyait

fuyait tout autour de la Terre

fuyait tout autour de la mer

fuyait devant l’hiver

qui voulait l’attraper

Mais nous sur notre chemin de fer

on s’est mis à rouler

rouler derrière l’hiver

et on l’a écrasé

et la maison s’est arrêtée

et le printemps nous a salués

C’était lui le garde-barrière

et il nous a bien remerciés

et toutes les fleurs de toute la terre

soudain se sont mises à pousser

pousser à tort et à travers

sur la voie du chemin de fer

qui ne voulait plus avancer

de peur de les abîmer

Alors on est revenu à pied

à pied tout autour de la terre

à pied tout autour de la mer

tout autour du soleil

de la lune et des étoiles

A pied à cheval en voiture

et en bateau à voiles.

In italiano:

Uscendo da scuola abbiamo incontrato una strada ferrata che ci ha trasportati intorno alla terra in un vagone dorato. Intorno alla terra abbiamo incontrato il mare vagabondo con le sue conchiglie le isole profumate e poi i bei naufragi e i salmoni affumicati. Al di sopra del mare abbiamo incontrato la luna e le stelle sopra una barca a vela che partiva pel Giappone ed i tre moschettieri delle cinque dita della mano giravano la manovella di un piccolo sottomarino che immerso in fondo al mare cerca ricci di mare. Tornando sulla Terra abbiamo incontrato sulla via della ferrovia una casa che scappava via intorno alla Terra ed intorno al mare davanti all’inverno che voleva raggiungerla. Noi però sulla nostra ferrovia ci siamo messi a correre a correre dietro all’inverno e l’abbiamo schiacciato la casa si è fermata e la primavera ci ha salutati. Era lei la casellante e ci ha detto grazie tante e tutti i fiori di tutta la terra ecco che d’improvviso spuntan su e spuntano a casaccio sulla via della ferrovia che non voleva andar più via per paura di rovinarli. Allora siamo ritornati a piedi a piedi intorno alla terra a piedi intorno al mare a piedi intorno al sole alla luna e alle stelle. A piedi a cavallo in vettura e in barca a vela.

Possiate essere bruciati vivi per sempre dal rimorso che da ora non vi lascerà più.

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Parole in libertà

Oggi non ho tempo di postare, scusatemi. Per noi di Tor Vergata è stata una bellissima giornata, abbiamo dato la laurea Honoris Causa ad un grande economista francese, Jean Tirole, dell’Université de Toulouse. E’ stato un evento importante, che unisce di più due Facoltà di Economia che ambiscono. Ambiscono a diventare internazionali e capaci di generare opportunità. Toulouse già ce l’ha fatta, grazie a quest’uomo, Jean Tirole, che ha dedicato la sua vita a tirare su una macchina di formazione e ricerca di eccellenza. Per noi è un modello da seguire e speriamo di farlo ancora di più negli anni a venire.

Ora scappo ad un seminario. Vi lascio con alcune riflessioni sul futuro del nostro Paese che ho discusso qualche giorno fa ad un incontro dove mi si chiedeva di dire cosa dovrebbe fare una nuova forza politica. Non sono un tuttologo, ma mi sono sforzato di elaborare qualche pensiero.

*

… Il mantra attuale, espresso anche da Hollande che sì il rigore non è più sufficiente (chi potrebbe contraddirlo?) ma rimane condizione necessaria, ci condurrà alla rovina. Il rigore, l’austerità, nelle condizioni attuali, generano decrescita e dunque in ultima analisi instabilità dei saldi di finanza pubblica. In questo contesto necessitiamo di crescita per generare stabilità. La Grecia parla chiaro, così come parlano chiari i dati sull’andamento del rapporto Debito sul PIL in Italia.

Prescindo dalla gravissima situazione occidentale, in cui Stati Uniti ed Europa hanno cessato di essere da decenni la locomotiva mondiale, e da quella attuale europea. Ma esprimo su quest’ultima un enorme disagio per l’atteggiamento di un’area comune che aspira invano a paragonarsi al progetto statunitense. Paragone fallace: negli Usa la California produttiva non chiede l’uscita del permanentemente meno produttivo Tennessee.

Ma torniamo a noi. Bisogna spendere meno? Non così, ha detto il Premio Nobel Stiglitz al Presidente Monti pochi giorni fa (“usate le tasse per spendere e non rimborsare il debito: crescerà il PIL”). Non così, dice tutta l’evidenza empirica disponibile sia dal Fondo Monetario che dalla BCE, che dalla Banca d’Italia: più spesa pubblica, più domanda, più produzione, più reddito, più occupazione. Specie in periodi di crisi come questi.

Non è vero che (mantra numero 2) “non ci sono i soldi”. Ci sono per pagare i debiti della P.A. (basta emettere più titoli di Stato e questo senza ridurre il vero stock di debito complessivo pubblico). Ci sono per spendere lì dove c’è bisogno, in spesa per acquisti di beni e servizi, riducendo gli sprechi che spesa non sono, ma meri trasferimenti su conti correnti bancari (magari all’estero) di alcuni imprenditori.

La riqualificazione della spesa, che permette di spendere gli stessi euro per più ecotomografi e macchine TAC, genera meno profitti per il singolo imprenditore che ha vissuto di rendita ma più profitti e più occupazione per il sistema delle imprese e per il Paese. Così ragiona anche la spending review inglese che non parla di tagli ma di individuare dove spendere di più e dove trovare i fondi per finanziare tali maggiori spese nei settori strategici.

Questa riqualificazione va tuttavia inserita in un ambito più ampio. Non può essere fatta da tecnici ed in maniera casuale. Va fatta da dal popolo italiano e dunque dalla politica. Deve trovare un faro che li guida: e questo faro sono i “valori”, che devono essere espressi nel tipo di domanda pubblica che vogliamo portare nel territorio. In un contesto, ovviamente, globalizzato, ossia una domanda pubblica che aiuti le nostre imprese ad imporsi – grazie ad uno Stato che le supporta con intelligenza strategica – nel mondo.

Valori che non possono chiamarsi “meritocrazia”: quella, come diceva il Premio Nobel Sen, permette ai più ricchi di vincere sempre, perché partono avvantaggiati nella gara per essere più bravi. No, valori che ogni partito politico deve sposare sono quelli che garantiscono”le pari opportunità di partenza”.

E tali pari opportunità devono poggiare dunque su cosa? Sul soddisfacimento delle domande che provengono a voce alta e a volte disperata dal territorio: domanda di protezione di tali pari opportunità. Combinare dunque una crescita economica non tanto con mera sostenibilità, come va di moda dire oggi, ma con le pari opportunità di partenza.

Proteggere chi? Chi è più debole. Chi è più debole? Vedo tre attori.

Le piccole e nuove imprese. Che sono svantaggiate nel credito, negli appalti pubblici, nella regolazione, nelle competenze senza che tutto ciò gli possa essere addebitato. Perdere una gara con una grande impresa in una gara d’appalto per una piccola è inevitabile, ma il mantra del “merito” che aggiudica la gara alla grande perché sa fare prezzi più bassi va contro le pari opportunità. Lo sanno gli Usa che riservano il 25% delle gare di appalti solo alle piccole, in nome della concorrenza, del dinamismo, delle pari opportunità.

I giovani. Che sono svantaggiati nell’accesso al mondo del lavoro, che non hanno un accesso a esperienze adulte che fanno crescere come le avemmo noi (il servizio militare e civile per un anno), e che sono – come le piccole nuove imprese – il seme del futuro. L’unico seme del futuro.

Gli esclusi. I disoccupati, gli scoraggiati, i carcerati, gli oppressi dalle mafie, gli sconfitti dalla corruzione.

Se lasciamo soli questi attori deboli senza creare pari opportunità il Paese muore. Una forza politica che si rispetti deve trovare la forza, appunto, di sostenere e proteggere queste fasce dominanti della popolazione, dargli speranza, coraggio, futuro.

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Fare la review della spending review

Ho letto il decreto legge che riguarda, dice la premessa, le “disposizioni  per  la  razionalizzazione della spesa per acquisti di beni e servizi, migliorando  la  qualità delle  procedure  di  acquisto centralizzato   ed   incrementandone significativamente l’utilizzo”.

Strana premessa per una legge che parrebbe dunque centralizzare gli appalti mentre poi, per fortuna, nel suo testo sembra volere più centralizzare il comando (è da lì che nasce la nomina a Bondi) che non le gare. E per fortuna! Ci mancava solo che andassimo a rendere, in un momento come questo, impossibile la vita alle piccole imprese anche nelle commesse pubbliche.

Cosa mi piace di questa legge? L’idea che si debba cominciare a (e si cerchi di) prendere in mano con una qualche organizzazione strategica la questione della spesa pubblica per acquisti ed appalti.

Ma ci sono tanti buchi. Che andrebbero corretti se vogliamo che il progetto si tenga in piedi.

Primo. C’è un  Comitato interministeriale per la revisione della spesa pubblica  (art. 1), inevitabile, che indirizza e coordina,  “in  particolare,  in  materia  di revisione dei programmi di  spesa  e  dei  trasferimenti  a  imprese, razionalizzazione delle attività e dei servizi offerti, ridimensionamento delle strutture, riduzione delle spese per acquisto di beni e servizi, ottimizzazione dell’uso  degli  immobili” ecc.  Ecco il primo problema. La frase “riduzione delle spese per acquisto di beni e servizi” (mentre nell’incipit si parla correttamente di “razionalizzazione”)si chiama stupida austerità. Nessun Paese con queste decreti riduce la spesa, ma la riqualifica. Vi pare semantica? No, è sostanza. Ridurre e basta, oggi, invece di ridurre gli sprechi ed aumentare con le risorse liberate la domanda pubblica alle imprese, è una ulteriore riduzione della domanda aggregata in una economia che non domanda. Se è questo che faremo, se faremo il contrario di quel che ha fatto Obama negli Stati Uniti, addio Italia, addio Europa, la recessione ci mangerà.

Secondo. Mi stupisce grandemente la mancanza di riferimenti alla spesa per i lavori pubblici. Non è essa materia da affrontare con la stessa intensità dei beni e servizi? Come mai ce la siamo dimenticata? Non dobbiamo anche qui identificare sprechi, corruzione e usare le risorse risparmiate per ricostruire l’Italia? Lo stesso mandato a Bondi è solo sulla “spesa corrente”. Come mai?

Terzo. A Bondi “spetta il compito di  definire il livello di spesa per acquisti di  beni  e  servizi,  per  voci  di costo, delle amministrazioni pubbliche.” Definire ok, ma vincolare? Qui si crea un altro problema perché gli organi che sprecano di più, nella sanità, sono probabilmente le regioni. Potranno il Commissario o Monti ordinargli cosa fare? Pare di no: “il  Commissario,  nel rispetto del principio di sussidiarietà e di  leale  collaborazione, formula   proposte   al   Presidente   della   regione   interessata, comunicandole al Ministero dell’economia e delle finanze”. Una pistola spuntata? E perché non condizionare i trasferimenti statali alla buona spesa? Capisco i problemi politici del farlo, ma sarebbe valsa la pena provarci e non so se sia stato fatto.

La parte certamente più impressionante della norma è quella che conferisce poteri notevoli a Bondi: “Il  Commissario  ha  diritto  di  corrispondere  con  tutte  le pubbliche amministrazioni e con gli enti di  diritto  pubblico  e  di chiedere ad essi, oltre a notizie ed informazioni, la  collaborazione per l’adempimento delle sue funzioni. In particolare, il  Commissario ha il potere  di  chiedere  informazioni  e  documenti  alle  singole amministrazioni … nonché di disporre che vengano svolte, nei confronti  delle  stesse, ispezioni a cura dell’Ispettorato per  la  funzione  pubblica  e  del Dipartimento   della   Ragioneria   generale    dello    Stato.   Il Commissario segnala al Consiglio dei Ministri e al  Consiglio regionale interessato  le  norme  di  legge  o  di  regolamento  o  i provvedimenti amministrativi di carattere generale,  che  determinano spese o voci di costo  delle  singole  amministrazioni,  che  possono essere oggetto  di  soppressione,  riduzione  o  razionalizzazione  e propone  a  tale  fine  i  necessari  provvedimenti   amministrativi, regolamentari e legislativi.  Il Commissario esprime parere circa le iniziative necessarie per rimuovere o prevenire gli eccessi di spesa e può pubblicare i pareri nei modi più congrui in relazione alla natura e all’importanza delle situazioni distorsive.”

Bene. Speriamo solo che la Ragioneria Generale si mostri più attiva di quanto non sia stata negli ultimi 10 anni nel supportare il progetto di razionalizzazione della spesa, quasi mai avendo essa verificato (a nostra conoscenza) che i parametri prezzi-qualità fossero rispettati ed uniformi tra amministrazioni. E soprattutto notiamo che l’efficacia di questi poteri si regge sulla disponibilità di dati. Aspetto che viene affrontato più avanti e su cui vi dirò i miei dubbi.

“Il  Commissario  segnala  alle  amministrazioni  le  misure  di razionalizzazione  della  spesa   e   fissa   un   termine   per   il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Alla scadenza del  termine il  Consiglio   dei   Ministri   può   autorizzare,   nel   rispetto dell’articolo  120  della   Costituzione,   l’esercizio   di   poteri sostitutivi dei vertici delle amministrazioni inadempienti.” E’ certamente un approccio che delude quanto a spinta all’autovalutazione ed al miglioramento interno delle singole amministrazioni, l’unico che motiva veramente i dipendenti pubblici. Se è vero come è vero (studi importanti mostrano) che l’83% degli sprechi non sono dovuti a corruzione ma a mancanza di competenza, non è evidente come questo decreto spinga, come invece avviene negli Usa e nel Regno Unito, verso una maggiore professionalizzazione e maggiori riconoscimenti e responsabilità per i più bravi. Ma tant’è.

C’è poi la questione chiave sull’informazione. Per fare bene le ispezioni di cui sopra non si può andare a casaccio, bisogna avere i dati, in tempo reale, a disposizione. Ed il decreto se ne occupa. Ma come? “Su proposta del Commissario, il  Presidente  del  Consiglio  dei Ministri o il Ministro da questi  delegato  o,  per  le  Regioni,  il Presidente della Regione interessata  possono  adottare  le  seguenti misure: a)  sospensione,  revoca  o  annullamento  d’ufficio  di  singole procedure relative all’acquisto di beni e servizi anche  per  ragioni di opportunità; b) introduzione di obblighi informativi a carico delle  pubbliche amministrazioni  finalizzati  alla   trasparenza   ed   all’effettivo esercizio delle funzioni di monitoraggio e supervisione attribuiti al Commissario…”.

Bene! Ma dove sono i dati? Appaiono essere due le fonti, oltre ai non meglio specificati “obblighi informativi” su cui forse qualcosa sapremo più avanti nei prossimi giorni.

Primo. Si obbliga “l’Osservatorio dei contratti pubblici relativi a  lavori,  servizi  e forniture a rendere pubblici, attraverso il proprio portale, i dati e  le informazioni  comunicati   dalle   stazioni   appaltanti, con modalità che consentano  la  ricerca  delle informazioni    anche    aggregate    relative    all’amministrazione aggiudicatrice, all’operatore economico aggiudicatario ed all’oggetto di fornitura.” Notato en passant che rispuntano i lavori pubblici lasciati fuori dal decreto, quanto è utile un tale obbligo? Zero. I dati arrivano all’Osservatorio dalle Regioni con ritardi biblici. Chiudiamo la stalla quando i buoi sono già scappati?

Poi vi è il secondo strumento per la raccolta dati: “Il Ministero dell’economia e delle finanze mette a disposizione, a titolo gratuito, il proprio sistema informatico di negoziazione  in modalità  ASP  (Application  Service   Provider)”. Un’offerta generosa e che sarebbe utile se tutte le amministrazioni fossero obbligate ad esperire le loro gare su una unica piattaforma, così da individuare subito “gli spendaccioni” e bloccarli in tempo reale. Ma di obbligo non si parla, solo di disponibilità. Come farà Bondi a bloccare le gare che non vanno se non sa quali sono quelle che non vanno?

Un’ultima considerazione. Nessun riferimento alla carta di credito per i piccoli acquisti sotto i 2500 euro, che tanto successo ha avuto nel mondo anglosassone, riuscendo a fornire in tempo reale dati  su un numero enorme di transazioni (della Pubblica Amministrazione) di piccolo valore, circa il 70% del totale. E facendo calare gli sprechi.

Insomma un buon primo passo. Non servirà però a tantissimo se lasciato così, e non tanto per una evidente mancanza di attenzione ai dettagli (a cui si potrà forse porre rimedio se Bondi sarà ben consigliato).

Non servirà se non verrà inserito in un sistema di valori e di “politica alta” che sappia dire dove lo Stato vuole spendere per far rinascere questo Paese, come avviene nelle altre grandi democrazie occidentali. Forse è troppo da chiedere ad un tecnico, ma è normale chiederlo ad un Presidente del Consiglio democraticamente eletto.

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Gli ispettori del FMI visitino le nostre carceri per capire riforme e crescita

Il Ministro Severino è in visita negli Stati Uniti. E’ stata in Connecticut dove ha incontrato il governatore Dannel Malloy e l’assessore statale responsabile per l’amministrazione carceraria, Leo Arnone al Garner Correctional Institution.

“In questa struttura – ha spiegato Arnone – si opera diversamente rispetto ad altre carceri, ma come gestire il carcere è stato un problema di cultura, in particolare qui i minori devono frequentare la scuola. Quando arrivano da noi, decisamente, cambiano atteggiamento”.

Il ministro Severino ha spiegato al commissioner Arnone perchè ha voluto venire in Connecticut.

“Per parlare con il commissioner che ha una grande esperienza professionale. Negli Stati Uniti – ha detto il ministro – avete un problema simile al nostro di sovraffollamento e volevo comparare esperienze e progetti, la nostra esperienza è simile alla vostra e crediamo profondamente nella rieducazione attraverso il lavoro”.

Forse il Ministro avrà appreso che esistono negli Stati Uniti (e in Gran Bretagna) strumenti sofisticati, di cui parleremo in uno dei prossimi post, per stimolare progetti credibili di rieducazione dei carcerati, come i social contract bonds.

E’ importante allora questo viaggio del Ministro. Come è importante che quando atterri a Fiumicino il Ministro si metta subito all’opera per mostrare di sapere prendere una decisione su un tema così delicato come quello del sovraffollamento delle carceri e sulla rieducazione. Sul dare una fine a questo orrore di inciviltà, un piano di azione che non ha bisogno di viaggi negli Stati Uniti per essere adottato.

Sappiamo che il Ministro non è infatti andata fin negli Stati Uniti per farsi dire che in Italia ci vogliono 12 miliardi di euro circa, meno di 1% di Pil, per rimettere in uno stato di decenza minima le strutture carcerarie attuali e per costruirne di nuove, magari anche di minore sicurezza per i prigionieri meno pericolosi, così da fermare lo scandalo del sovraffollamento e rendere quanto meno possibile un’opera di re-inserimento del carcerato nella società civile al termine della pena. Lo sa già.

Un piano di appalti di costruzioni e manutenzioni per 12 miliardi di euro che potrebbe essere riservato alle piccole imprese edili, salvandole, creando reddito, occupazione e ripresa.

Intanto “Un detenuto greco di 28 anni si e’ ucciso impiccandosi nella sua cella nel carcere di Montacuto ad Ancona. Lo rende noto Aldo Di Giacomo, segretario regionale del Sappe, il Sindacato autonomo di polizia. ”Secondo le prime informazioni – spiega Di Giacomo -, l’uomo, arrestato da poco per reati comuni, si sarebbe impiccato”. Si tratta del ”venteseiesimo suicidio in un carcere italiano nell’arco di pochi mesi. La situazione e’ ormai al limite di guardia”.

Sono passati 6 mesi di questo Governo. Come dice il Fondo Monetario Internazionale, saranno pure stati fatti incredibili miglioramenti. Forse. Ma non nelle nostre carceri. Forse gli ispettori del Fondo Monetario Internazionale avrebbero dovuto visitarle, le nostre prigioni. Forse avrebbero capito come combinare riforme e crescita per una battaglia di civiltà. Forse questo sì che avrebbe significato Europa.

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Caro Calabresi, i giovani sono bellissimi

Ogni volta che incontro un gruppo di ragazzi di una scuola o universitari che si affacciano al mondo del lavoro faccio sempre la stessa domanda: «Se vi dico la parola futuro cosa pensate?». Non ce n’è uno che mi dia una risposta positiva, incoraggiante o colorata. Le parole che sento ripetere sono: «Paura, incertezza, precarietà». I più intraprendenti mi dicono che se ne vogliono andare all’estero, che fuggiranno appena sarà possibile.

Da Mario Calabresi, sulla Stampa, 11 maggio.

Ho letto questo passo dell’articolo del bravo direttore della Stampa. E mi sono fatto 2 domande.

La prima: pensi sia cosi’? Tu Gustavo insegni da circa 20 anni, li dovresti conoscere i giovani. Mi sono risposto che non credevo fosse vero. I “miei” ragazzi sono fenomenali. Quest’anno in aula ne ho  300. Corso di Microeconomia. Dovreste vederle le facce. Piene di vita, di sorrisi. E anche di serieta’ e preoccupazioni. Forse per gli esami, forse per la noia (talvolta parlano, sbadigliano, sono stanchi, di cosa? di me? della notte scorsa? di lavorare? e’ un attimo?). Ma sono bellissime facce. Ogni anno piu’ belle. Mi dico che ogni anno che passa le capisco di piu’, queste facce, strano.

La seconda: in effetti ti piaceranno pure questi studenti, magari pensi di conoscerli, ma forse ha ragione Calabresi. E comunque sia, chiunque abbia ragione, non sarebbe interessante saperlo, cosa pensano del futuro i tuoi studenti?

Cosi’ ieri, quando erano in aula per la prova intermedia a sorpresa, li ho sorpresi 2 volte chiedendogli di scrivere accanto a nome, cognome e numero di matricola, una parola. La parola che associavano alla parola FUTURO.

Ho avuto 267 risposte.

Catalogate cosi’: 114 parole a connotazione positiva, 51 negativa, 102 da interpretare.

Delle 114 positive, 22 riguardano il creare una famiglia. 13 la parola speranza. 16 innovazione, tecnologia, imprenditorialita’ (siamo ad Economia!). Poi tante svariate parole belle:

Crescita
Scienza
Dipende da me
Bello
Successo
Donna
Felicità
Benessere
Imprevedibile (senso positivo)
Pensiero
Orizzonte
Industria
Opportunità
Salute
Luce
Sogni
Vincere
Rinascita
Viaggio
Miglioramento sociale
Economista
Soldi
Vita
Vita migliore
Noi siamo il futuro
Io
Tranquillità
Semplice
Realizzazione
Libertà
Orgoglio
sorrisi
Speranza
Novità
Migliore
Scommessa
Manager Vodafone Italia
Laurea

Ognuno scelga la sua preferita. A me piace piu’ di tutti la parola “donna”. Perche’ non so se l’ha scritta un uomo sempre innamorato o una donna fiera di essere se stessa e di sentirsi nelle mani il suo futuro.

E poi per fortuna, c’era la visione negativa. Perche’ e’ bene tirarle fuori le parole, dargli un nome, e’ gia’ un indizio che si e’ disposti a combatterle. Spicca la parola INCERTO, 21 volte. Ci sta, forse non e’ nemmeno negativo. Forse deve essere cosi’ il futuro. E poi tante altre risposte. Tra cui NESSUNO. E IMMONDIZIA. Vorrei abbracciarli tutti questi 51. Perche’ il futuro e’ loro, e se siamo un minimo vicino a loro con la politica intelligente ed efficace, ma soprattutto con l’esempio, saranno uomini e donne che daranno forza all’Italia.

Nessuno
Fuori dall’Italia
Incerto
Sconosciuto
Paura
Recessione
Crisi
Ansia
Giovani senza lavoro
Perso
Nero
Senza speranza
Lotta per sopravvivere
Incognita
Difficile
Problemi
Preoccupazione
?
Immondizia
Precarietà
Costi futuri
Non in Italia
Vuoto

E poi c’e’ la sarabanda dei colori, di quelli che non si capiscono, chissa’ che segreti hanno in pancia, quanta poesia. Godeteveli se avete tempo.

USA
Africa
Lavoro tempo indeterminato
Lavoro
Casa
Carriera
Fama
Ambiente
Passaggio
Stabilità
Scelte
Percorso
Globalizzazione
Spazio
Universo
Salvezza
Film Ritorno al futuro
Sport
Prossimo
Infinito
Tempo
Ponte
Cielo
Esame
Presente
Dinastia
Razzo spaziale
Azioni che verranno
Astronave
Lungo periodo
Start-up
Ciliegia
Né domani né dopodomani
Tempo
Responsabilità
Aspettative
Impegno
Spazio interstellare
Nuvola
Inglese
Esami
Pessimo
Mistero
Cambiamento
Paura ma forza
Denaro, incognita

Avete notato il razzo spaziale? E la ciliegia?

Ecco Mario Calabresi, ecco Mario Monti: altro che fannulloni, altro che pessimisti, altro che sfigati. Teniamoceli stretti, questi giovani.

Sara’ una grande covata questa, specie se vorremo essere con loro, a ampliare le loro opportunita’, ad assecondare le loro speranze,  a tranquillizzare i loro giusti timori ed il loro concreto scettiscismo.

Mi dico con orgoglio. Questa e’ la mia classe, la classe del 2012.

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L’austerità che non taglia solo PIL

“Il valore di una vacanza per un marito dipende dalla possibilità della moglie di prendersi una vacanza nello stesso periodo. In caso contrario, al di là di una breve tregua dal lavoro, ciascuno preferisce il reddito suppletivo che gli proviene dallo starsene a casa da solo, oppure partire per un viaggio da solo. Il problema sta nel fatto che il mercato non fornisce un meccanismo adeguato di coordinamento delle vacanze.

Molti paesi europei hanno risolto il problema della mancanza di coordinamento obbligando tutti a prendersi le ferie nello stesso periodo. Questo sistema comporta dei costi: il capitale resta inattivo ma, probabilmente, i vantaggi superano i costi.” Joseph Stiglitz, Il XXI° secolo di Keynes.

Molti paesi? Il Portogallo non più, visto che, addirittura con la mediazione del Vaticano, pare avere deciso di cancellare quattro giorni di vacanze (tranquilli, sospese solo … fino al 2018, il tempo di abituarcisi). Non di ridurre di 4 giorni le vacanze per i lavoratori. No, di ridurre 4 giorni di vacanze obbligatorie che si potevano “fare insieme”: i Santi del 1mo novembre,  il Corpus Christi, 60 giorni dopo Pasqua, il 5 Ottobre che commemora la formazione della Repubblica portoghese, ed il 1mo dicembre, giorno dell’indipendenza portoghese dagli spagnoli nel 1640.

Come dice la BBC, una sospensione che si spera “migliori la competitività e rilanci l’attività economica” portoghese. Davvero, dice proprio così.

Ecco l’austerità a tavolino che cancella cultura europea, valori, storia. A casaccio, sotto la pressione di una austerità che accelera le decisioni sbagliate, immotivate, affrettate. Fermateli.

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Prof. Monti, che posizione assume l’Italia in difesa della Grecia europea?

Se la guerra civile europea dovesse concludersi con una Francia ed un’Italia che abusano del loro momentaneo potere di vincitori sulla Germania e sull’Austria-Ungheria, oggi prostrate, le prime chiederebbero con ciò la loro stessa distruzione: tanto profondi ed inestricabili sono gli invisibili legami, psicologici ed economici, che le uniscono alle loro vittime.”

John Maynard Keynes, 1919, Parigi, Esortazioni e profezie.

Stiamo facendo la nostra storia. Oggi Bruxelles è come Parigi dove si firmava nel 1919 il futuro dell’Europa. E dove …

gravava un senso di catastrofe imminente, la futilità e la piccolezza dell’uomo di fronte ai grandi eventi che gli si oppongono, il significato equivoco e l’irrealtà delle decisioni, la leggerezza, la cecità, lo sprezzo insolente, le grida confuse dall’esterno: tutti gli elementi dell’antica tragedia erano presenti. In mezzo alla teatrale messinscena delle sale di rappresentanza dello stato francee, vi era da chiedersi se i volti straordinari di Clemenceau e di Wilson, immobili nei tratti, immutabili nel colorito, fossero veramente volti umani o non piuttosto maschere tragicomiche di un qualche strano dramma o di uno spettacolo di marionette.

In tutte le riunioni di Parigi regnava quest’atmosfera di suprema importanza e di estrema futilità ad un tempo. Le decisioni sembravano grevi di conseguenze per il futuro della società umana, eppure l’aria stessa diceva che le parole non avevano carne, che tutto era vano, senza senso o effetto, dissociato dalla realtà. E si provava, violenta, la sensazione …. degli eventi che procedono verso il loro fatale destino senza che le elucubrazioni degli statisti a convegno li tocchino o li sfiorino.”

John Maynard Keynes, 1919, Parigi, Esortazioni e profezie.

La nostra tragedia è vicina. Diciamo no all’uscita della Grecia, come ogni giorno gli Stati Uniti dicono no all’uscita degli stati strutturalmente e permanentemente più deboli al loro interno. Il Governo italiano prenda posizione subito, difendendo l’Europa delle nazioni.

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No vacation from austerity

“The idea is simple: the value to a husband of a vacation depends on whether his wife can take a vacation at the same time. If not, beyond a brief respite from work, each party would prefer the additional income to staying at home alone, or going on a trip alone. The problem is that the market does not provide a good mechanism for coordinating vacations. Many European countries have solved the coordination failure  problem by having everyone go on vacation at the same time. There are costs associated with this system: capital is idle. But, arguably, the benefits exceed the costs.” Joseph Stiglitz, in Revisiting Keynes- Economic Possibilities for our Granchildren.

Maybe still many European countries, but not Portugal anymore. Among the several quick fixes – taken with little reasoning under the pressure of this useless crisis that could have been avoided – it looks like Portugal has been asked to reduce the number of holidays for workers.  Attention: not any holidays, not the number of days granted by Portuguese firms, no. The holidays that were mandatory and thus could be enjoyed together. Not any holidays, the ones that have historic and cultural meaning for Portuguese people: the four days affected are All Saints Day on 1 November; Corpus Christi, which falls 60 days after Easter; 5 October, which commemorates the formation of the Portuguese Republic in 1910; and 1 December, which marks Portuguese independence from Spanish rule in 1640.

The I read the BBC quote: “It is hoped the suspension of the public holidays will improve competitiveness and boost economic activity”. I swear, they are not joking.

Here is Europe that disappears, the Europe of culture, of family, of values, of history. Little by little, detail by detail. For what? Well read the BBC quote and enjoy the sad show of a European project that dies day by day at the hands of the evil austerity.

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Sarebbe il caso che il Governo aiutasse le PMI

Come promesso, torniamo ad analizzare la situazione del credito alle PMI italiane. Ricordando comunque che ancor più che la disponibilità di credito è la mancanza di clienti che fa male (vedi post precedente) in tutta Europa alle piccole ed alle grandi imprese, è nell’accesso al credito che spicca una più forte differenza tra piccole e grandi.
Il rapporto semestrale della Banca Centrale Europea mostra come il 13% della imprese grandi considera l’accesso al credito come il problema più pressante (valore che comunque è al massimo storico dall’inizio della crisi nel 2009) risultando il quinto problema in ordine di importanza. Per le PMI rimane invece il secondo problema in ordine di importanza, ed il più importante per il 17% di esse (valore non ancora pari al massimo, raggiunto durante l’inizio della crisi).
Rispetto al secondo semestre 2011 le PMI europee:

- chiedono più credito per far fronte a carenze di fonti di finanziamento interno dovute o a minori profitti o a motivi precauzionali (e non tanto dunque per fare investimenti);

- percepiscono un deterioramento nella disponibilità di credito da parte delle banche (molto di più che le grandi imprese) a causa del peggioramento del ciclo e, in numero crescente, a causa della loro situazione aziendale specifica.

Tutti aspetti che si erano già riscontrati – molto di più anzi – durante la crisi del 2009; ma quello che spicca in questa crisi rispetto alla precedente è invece – secondo le PMI europee - la (non)disponibilità delle banche a prestare.

Se in Europa la situazione appare disomogenea per settori (più colpite le PMI nel settore delle costruzioni) ancora più diverse sono le condizioni tra Paesi. E l’Italia ha una serie di “maglie nere”, assieme a Grecia, Portogallo e Spagna, che vanno ricordate per capire meglio questa nostra crisi.

Quanto a fatturato e profitti non solo calano le PMI italiane che riportano aumenti rispetto a perdite, ma soprattutto calano a partire da una situazione dove già dominano le imprese che riportano perdite. Per capirci, in Germania è vero che diminuiscono le imprese che riportano profitti in crescita, ma queste rimangono decisamente superiori.

L’aumento della domanda di credito rispetto al 2011 è più ampio in Italia, Grecia e Spagna, specie per la mancanza di fondi interni. Ma la disponibilità di fondi declina maggiormente, specie per la mancanza di disponibilità delle banche, soprattutto in Italia, dove alti rimangono i tassi di rifiuto per quelle PMI che chiedono a prestito.

Impressionante la crescita delle imprese che dichiarano di avere subito – già, in questo periodo di bassi tassi della BCE – un aumento del costo del credito. Insieme (giallo) alle PMI irlandesi le PMI italiane sembrano quelle più colpite dal cambiamento in peggio in questi ultimi 2 anni.

 

Il Bollettino della Banca d’Italia di aprile aggiunge a questo triste scenario altri dati utili per capire il dramma delle nostre PMI:

i prestiti bancari alle imprese non finanziarie al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine, che erano cresciuti a un ritmo annuo di circa il 3 per cento fino allo scorso ottobre, hanno successivamente subito una brusca decelerazione: la variazione sui dodici mesi, divenuta negativa in gennaio, si collocava in febbraio al -1,6 per cento (fig. 18). Il calo dei prestiti bancari ha interessato tutte le classi dimensionali di impresa, riguardando in misura più accentuata quelle piccole. L’andamento ha riflesso sia la riduzione della domanda di credito dovuta all’indebolimento dell’attività produttiva sia l’inasprimento dei criteri di erogazione dei prestiti da parte delle banche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spicca in tutto ciò il ruolo negativo di supporto svolto dalle 5 grandi banche (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banca Monte dei Paschi di Siena, Unione di Banche Italiane, Banco Popolare) che contribuiscono maggiormente al calo dei prestiti. Proprio quelle banche che hanno più guadagnato (è probabile, non abbiamo i dati) dalle garanzie offerte da noi contribuenti alle loro emissioni obbligazionarie.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sarebbe il caso che il Governo condizionasse tali garanzie all’aumento del credito alle PMI. Sarebbe il caso che il Governo risolvesse la questione dei debiti della P.A. che così tanto rappresentano liquidità per le PMI. Sarebbe il caso che il Governo riservasse gli appalti sotto soglia alle PMI.

Post Format

There is no Plague of Locusts. Shillers’ Balanced Budget Fiscal Expansion

Prof. Robert Shiller lecturing at the London School of Economics had a say also on the current world crisis (minute 59 of his lecture). He never mentioned the euro here, but it is as if he did. Here is what he said.

“There is a fundamental problem right now in the UK and the US of inadequate demand so that we are below our potential rate of output. It’s causing the nations to go into debt and it’s causing austerity, especially in the UK…

What we seem to be doing is hoping that people will start spending again and then all our problems will be solved if they would, but we wont take any action anymore to make that happen. And so there is a fundamental problem: “well, people aren’t spending because … people arent’ spending”, it’s a self-fulfilling prophecy, it’s like… a stupid problem, that we have, there’s no reason …

This is what our President Franklin Roosevelt said in the 1930s, “There is no plague of locusts”, there is nothing wrong with the economy in 1933, the only thing to fear is fear itself”, so he tried moral exhortation, “Come on, go out there and start spending, if you all do it we will be fine, there is nothing wrong”. We are exactly in that position in the UK today.

So how do we get people spending again? Well, I am thinking it is only government stimulus [...] we should go back to the balanced budget stimulus. If we are concerned about national debt, the government has to tax people and spend the money and that makes up for the missing aggregate demand, and it will bring unemployment down, it will bring our economy  back…

They just never did this enough, they never created enough demand. I am referring to an old economic literature from the 1940s of Paul Samuelson and William Peston who began advocating balanced budget stimulus for the contingency. They thought that after WWII the world might slip back into depression and the government had such high debt then that they couldn’t do deficit spending. Their solution has never really been needed until now …

My proposal to the British government: … raise taxes, raise expenditure and get the economy going again without raising debt.

And by the way that doesn’t mean the government hiring bureacrats with the money … it means spending the money on things that other people would like to spend their money on if we weren’t in this economic slump. It’s just seems the obvious and immediate thing to do to correct the situation. But it’s not just in our vocabulary these days.”