Parlare oggi della Consip, ora che questa è messa al centro della spending review, è parlare di un ricordo molto caro. Sono stato Presidente della Consip S.p.A. tra il 2002 ed il 2005, tre anni professionalmente incredibili, quando l’allora vice Ministro dell’Economia Mario Baldassarri, unico nel Governo Berlusconi di quel tempo, vide molto lontano e provò a fare quel che oggi finalmente un Governo, quello Monti, appare in procinto di progettare: il taglio degli sprechi di spesa, un taglio dunque non recessivo, che fa guadagnare spazio fiscale e credibilità per spendere nuovamente, meglio, per generare crescita e salvarci dalla tempesta perfetta di questa recessione.
L’avessimo fatto allora, quel che chiedeva Baldassarri, oggi l’Italia si troverebbe in situazione certamente diversa, più solida e vibrante. Ma le grandi gare Consip che facemmo, ottenendo significativi risparmi del 20%, come fu poi certificato da studi rigorosi a livello internazionale, non impedirono alla spesa di crescere: non c’era nessuna volontà ai vertici del Ministero dell’Economia di allora di chiudere i rubinetti della spesa. Così, mentre Consip risparmiava, i Ministeri – con i capitoli di bilancio vergini e mai ridotti – si trovavano a fine anno con più soldi a disposizione grazie agli sconti Consip e si affrettavano a spenderli (mai si sarebbero sognati di ridarli indietro!). Oggi invece quei tagli sono nel decreto. Era ora.
C’è di più. La legge di quegli anni prevedeva che nessuna amministrazione locale potesse farsi le sue gare aggiudicando a prezzi più alti di Consip, ma nessuno della Ragioneria Generale dello Stato controllò, come invece era (ed è) previsto dalla normativa.
Certo di guasti ne facemmo anche noi: le gare grandi misero in difficoltà le piccole imprese e non fummo sempre bravi a controllare la qualità della commessa di fronte a sconti sproporzionati. Ma certo era che per una breve frazione di tempo ci sentimmo al centro del mondo, 500 professionisti giovanissimi e pieni di entusiasmo e voglia di servizio pubblico, a scrivere le più belle gare che si siano mai scritte grazie ad una competenza straordinaria. Quella competenza così essenziale per ridurre gli sprechi, sostengono gli stessi studi internazionali: solo il 17% degli sprechi è dovuto alla corruzione, 83% all’incompetenza.
Certo è che Consip ha imparato dagli errori passati: le gare grandi non ci saranno, il nuovo decreto correttamente da grande stimolo alla creazione di tante Consip regionali, più vicine al territorio, con meno danni per le PMI. Le nuove merceologie per le quali è obbligatorio acquistare da una centrale acquisti, Consip o regionale, sono per mercati concentrati dove non ci sono molte PMI: energia elettrica, gas, carburanti rete e extra-rete, combustibili, riscaldamento, telefonia fissa e mobile. E per la qualità, ci sono da tempo certificatori della stessa che controllano i fornitori della P.A.
Il punto chiave di questa spending review non è la centralizzazione delle gare, anzi, ma quella delle informazioni sugli appalti. Così da poter controllare in tempo reale che nessuno spenda più di 5 quando c’è almeno una stazione appaltante che riesce a comprare a 5 quel bene. E bloccare eventuali sprechi prima che sia troppo tardi. Non c’è ancora l’obbligo di far fare alle stazioni appaltanti le gare sulla piattaforma Consip come sarebbe ideale, ma il modello di razionalizzazione dell’informazione è avviato, specie se Consip e Autorità dei Contratti Pubblici collaborano e condividono quanto a loro noto.
Non tutta la Spending Review è così intelligente. Per esempio uccide l’università e fa scappare i giovani bravi la riduzione dei fondi per l’assunzione di nuovo personale. Questi non sono tagli neutrali: sono tagli che peggiorano la maledetta recessione.
Resta che Consip è il miglior esempio di come vorremmo la Pubblica Amministrazione oggi: competente, flessibile, giovane. Ma per farla così bisogna spendere. Ecco il paradosso. La vera spending review, come quella britannica, coi tagli di sprechi finanzia la spesa là dove l’interesse nazionale lo richiede: ospedali e scuole.
Ma quale è oggi l’interesse nazionale italiano? Cosa persegue il Governo con questa spending review? A questo non può rispondere Consip.
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