uscito su lavoce.info
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Con la nuova legge di stabilità si stabilisce un grado di centralizzazione degli appalti di beni e servizi presso la Consip (società di proprietà del Ministero dell’Economia) e le nuove centrali d’acquisto regionali finora sconosciuto.
In primis si abolisce la possibilità per le stazioni appaltanti – dal 2017 in poi e per specifiche merceologie di uso ricorrente (energia elettrica, gas, carburanti rete e carburanti extra-rete, combustibili per riscaldamento, telefonia fissa e telefonia mobile) – di poter procedere ad acquisti autonomi anche qualora vi fosse la possibilità di approvvigionarsi per conto proprio a prezzi inferiori. In secundis, gli obblighi d’acquisto centralizzato tramite le convenzioni Consip vengono estesi a tutti gli enti nazionali di previdenza e assistenza sociale pubblici nonché alle agenzie fiscali. Terzo, gli enti locali avranno da ora in poi l’obbligo per specifici beni e servizi, oltre una certa soglia, di ricorrere a Consip o alle altre “Consip regionali”. Si introduce poi la definizione di “caratteristica essenziale” di un bene o servizio, con la quale si intende forzare un’amministrazione, anche in presenza di differenze delle altre caratteristiche, ad aderire alle convenzioni o di applicare, quale limite massimo per i propri acquisti autonomi, i prezzi di aggiudicazione delle stesse. Per ultimo, le amministrazioni pubbliche che si approvvigionano di beni e servizi informatici vi provvederanno da ora in poi esclusivamente tramite Consip o le “Consip regionali”.
Finalmente? Queste mosse genereranno i risparmi da tempo attesi? La spending review finalmente funzionerà così da rilanciare lo sviluppo del Paese? Ho dubbi rilevanti al riguardo.
Primo, perché la dimensione delle gare d’appalto a causa della centralizzazione aggiuntiva crescerà ulteriormente (basterà ricordare, come ha fatto Cantone, che la dimensione media dei lotti in Italia è cresciuta, dal 2011 al 2014, del 33%, da 600.000 a 800.000 euro), rendendo ancora più difficile la vita a micro, piccole e medie imprese che dalla domanda pubblica dovrebbero invece ottenere commesse che rappresentano ossigeno e occasione di crescita dimensionale. Cosa che avviene negli Usa, dove l’aggregazione è scoraggiata (per farlo bisogna dimostrare risparmi particolarmente consistenti da essa) e si riservano appalti alle piccole imprese. Come avviene in Corea del Sud, dove la centralizzazione non riguarda le gare ma l’informazione: le stazioni appaltanti rimangono infatti autonome, le piccole imprese hanno i loro appalti riservati ma il Primo Ministro ha la possibilità di controllare in tempo reale se vi sono sprechi, dato che tutte le gare si svolgono sulla stessa piattaforma on-line.
Secondo, perché la legge scoraggia le migliori stazioni appaltanti dal darsi da fare per spuntare buone condizioni di prezzo. Leggere per credere: quelle amministrazioni pubbliche locali più virtuose che riescono a fare meglio di Consip (magari perché più vicine alle imprese e quindi con minori costi di trasporto sa subire o magari perché più competenti della pur brava Consip su quella specifica merceologia) saranno obbligate a comprare ai prezzi Consip più alti. Il paradosso è ancora più clamoroso se si pensa che ci apprestiamo ad approvare una nuova Direttiva europea sugli appalti tutta basata sulla fiducia e la maggiore discrezionalità delle stazioni appaltanti. Il disegno di legge invece di assicurarsi che le peggiori imparino a comprare bene si preoccupa che le migliori non comprino a prezzi più bassi! Altro che fiducia e discrezionalità …
Terzo, tutte le proposte governative sono incentrate su tagli lineari a casaccio o a decisioni di spesa che non eliminano gli sprechi: la previsione dei tagli di spesa ai Ministeri, dove si penalizzano di più le amministrazioni che hanno fatto meno ricorso a Consip e non quelle che hanno sprecato di più; la mancanza nel 2016 di tagli alle Regioni, indipendentemente dal fatto che una regione abbia speso meglio o peggio di un’altra; il grave taglio del 50% della spesa annua complessiva di beni e servizi informatici.
Su quest’ultimo punto varrà la pena soffermarsi. Gli investimenti in informatica sono un punto fondamentale ed indispensabile per ottenere risultati rilevanti nella lotta all’evasione e alla criminalità, nella prevenzione sanitaria, nella gestione del rischio idrogeologico ed in generale in tutti gli elementi di gestione di una società moderna e complessa. La spesa informatica va certamente riqualificata, riducendo gli sprechi: ad esempio, il consolidamento dei centri di calcolo consentirebbe risparmi significativi in termini di investimenti, personale e costi di gestione. Ma si tratta di un progetto complesso che va gestito con professionalità e che esso stesso necessita di investimenti.
Questi due articoli della legge di stabilità, che non stanziano risorse per rafforzare le professionalità delle stazioni appaltanti – opera decisiva – ma che distruggono il tessuto delle piccole imprese e riducono la spesa senza tagliare gli sprechi è quanto di peggio si poteva immaginare per la ripresa e lo sviluppo del Paese.
23/11/2015 @ 18:27
Gent.mo Prof. Piga,
come già abbiamo avuto modo di dirci più volte direttamente è il de prufundis per la PMI, ma nessuno pare accorgersene. Tutta l’opinione pubblica, di destra e di sinistra senza distinzione, è unanime nel considerare quest’opera di centralizzazione necessaria e sacrosanta! Nessuno che accenni alla confusione tra “prezzo” e “costo”!! Ma come mai, nonostante continuiamo a parlarne nei vari convegni, non cambia alcunché? Forse stiamo sbagliando tiro: stiamo a parlarne troppo agli addetti ai lavori, forse dovremmo parlarne all’opinione pubblica, a quei signori che adesso son contenti e non sanno che così facendo, tra un po’, vedranno licenziati i loro figli!! Forse bisogna parlare proprio a loro, all’opinione pubblica, unico vero spauracchio per politici e politicanti.
Ne riparleremo presto al MePAIE…
A presto, Gianmaria Casella
26/11/2015 @ 18:28
Cominciano a capire, poverini.
Ma fino adesso non avete fatto altro che il gioco di quegli stessi che vi vogliono distruggere, non ve ne siete accorti?
Sono cambiati i tempi cari amici, quei signori una volta erano i vostri garanti (e padroni), in cambio voi facevate da cuscinetto fra “loro” e la classe lavoratrice; oggi non servite più perché la classe lavoratrice è stata definitivamente sconfitta, proprio grazie alla vostra stolida complicità, quindi “loro” non hanno più bisogno di voi e si dispongono a rapinarvi di tutto ciò che possedete.
Siccome siete una classe sociale sottomessa per costruzione non riuscirete mai a trovare il coraggio né di comprenderlo né di ribellarvi.
E adesso, come era prevedibile, la paura vi spinge a chiedervi: “Dovremmo parlare all’opinione pubblica”.
Ma l’opinione pubblica è fatta da quei lavoratori dei quali avete contribuito a distruggere diritti e welfare…come vi aspettate che vi ascoltino?
Non siete nemmeno all’altezza di “immaginare” una proposta politica coraggiosa e valida che possa unire piccola impresa e lavoro per cui preparatevi a essere spazzati via senza pietà dalla storia.
Vi meritate tutto quello che vi sta per succedere e state sicuri che non sarà affatto piacevole.
01/12/2015 @ 13:05
Professore,
c’è però un fatto: troppo spesso il potere negoziale che le singole amministrazioni hanno nell’attivare le convenzioni Consip o meno è usato per sistemare amici e parenti nelle società aspiranti all’attivazione delle convenzioni stesse. Perciò non sono molto triste che le singole amministrazioni non abbiano più potere di scelta e debbano per forza attivare le convenzioni consip.
Un caro saluto
F