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Di cosa discutere nelle riunioni dei capi di Governo

Dal mio caro collega Giovanni Pittaluga ricevo un pezzo che volentieri condivido con voi

Caro Gustavo, innanzi tutto, complimenti per il Tuo blog. In un paese in cui è difficile discutere di un problema in modo non ideologico e fazioso esso costituisce una preziosa eccezione. Condivido quasi interamente le Tue opinioni sull’euro, su ciò che esso è oggi e su ciò che dovrebbe essere. Mi pare che anche nel recente articolo di Alesina si parta dal presupposto che i problemi dell’euro derivino da una indisciplina comportamentale di alcuni paesi, tra cui il nostro. Non si analizza, per contro, quali sono le ragioni ultime istituzionali di questa indisciplina. Così facendo, si accredita la visione “tedesca” secondo cui nell’area dell’euro da una parte stanno le “formiche” (in primis la Germania) e dall’altra parte stanno le “cicale” (in primis la Grecia, ma poi gli altri, tra cui l’Italia). Questa visione della crisi, da un lato, è pericolosa in quanto crea inevitabili divisioni tra i popoli dell’eurozona e può indurre il popolo tedesco a considerare altri popoli “colpevoli” e, perciò da punire, dall’altro lato, nasconde i difetti strutturali dell’architettura dell’euro. Tra questi difetti, che sono molti e che noi economisti europei non abbiamo saputo focalizzare adeguatamente al momento della costituzione dell’UME, sta quello di non prevedere meccanismi di aggiustamento degli squilibri di parte corrente tra stati, finché non si sia fatta l’unione politica. Tutti i sistemi monetari internazionali si basano su meccanismi di aggiustamento da quelli automatici, o quasi, del gold standard alla possibilità di rivedere le parità nel Sistema di Bretton Woods. Nessun meccanismo di aggiustamento, invece, è previsto per l’euro. Di fatto, esso è lasciato alla discrezione dei singoli paesi. Ciò ha due conseguenze. In primo luogo, i paesi possono tardare ad aggiustare i propri squilibri, determinando tensioni in tutta l’area (è quello che è accaduto). In secondo luogo, l’aggiustamento ricade esclusivamente sui paesi in disavanzo, senza che vi sia alcuno sforzo congiunto dei paesi in avanzo. Quest’ultimo aspetto, dal momento che i costi ricadono su una sola parte, finisce per favorire fasi di grave recessione (come sta accadendo) e induce i paesi in squilibrio a ritardare l’adozione delle misure di aggiustamento. Tenuto conto di quanto detto, ci si deve chiedere perché nelle riunioni dei capi di governo dei paesi dell’eurozona si discuta quasi esclusivamente di provvedimenti tampone, per lo più di natura finanziaria, senza affrontare il problema del coordinamento delle politiche macroeconomiche. E ci si deve chiedere anche perché nei vari articoli sui quotidiani italiani questo aspetto non sia tenuto in nessuna considerazione.

Cordiali saluti, G.B. Pittaluga

4 comments

  1. Giuseppe Pizzino

    30/06/2012 @ 10:03

    Volevo associarmi agli apprezzamenti del Prof. Pittaluga per il contributo offerto dal suo blog e allo stesso modo complimentarmi per il suo ” pezzo”. Grazie, a voi, per aver reso comprensibile queste tematiche anche a non “tecnici”.

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  2. Da 16 anni la Germania non include nel suo debito pubblico le passività del Kreditanstalt für Wiederaufbau, posseduto all’80% dallo Stato e al 20% dai Länder, altri soggetti pubblici. Si tratta di € 428 mld interamente garantiti dalla Repubblica federale che, se fossero inclusi nei conteggi, come vuole il Trattato di Maastricht, farebbero salire il debito pubblico tedesco da 2.076 mld a 2.504 e la sua incidenza sul prodotto interno lordo 2011 balzerebbe dall’80,7% al 97,4%.

    Ecco, forse sarebbe giunto il momento di alzare il sipario sulla realtà tedesca, assai meno virtuosa di quanto Merkel voglia far credere.
    È già riprovevole impoverire gli strati sociali svantaggiati in nome del pareggio di bilancio, ma è inammissibile farlo per obbedire agli ordini di chi trucca le carte.

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  3. Egregio Professor Pittaluga,
    l’indisciplina comportamentale dei PIIGS come causa della crisi è in pratica diventata pensiero unico a causa dei nostri politici, di economisti come Giavazzi&Alesina e dei massmedia di regime (praticamente tutti).

    Solo pochissimi economisti preparati, seri e onesti, voci isolate perlopiù in internet, con un atto di responsabilità e coraggio hanno cercato di portare l’attenzione su quelli che sono i reali problemi della zona Euro (per questo, in Italia, oltre al professor Piga vorrei ringraziare Brancaccio, Savona, Borghi e naturalmente l’incomparabile professor Alberto Bagnai. Spero di poter aggiungere anche Lei alla lista).

    Ormai questi luoghi comuni (cicale, formiche, maiali e altro bestiario) sono stati così capillarmente diffusi in tutta Europa che detti economisti (e chi ripete le loro giuste teorie) vengono liquidati come visionari (nel senso peggiore ed eufemistico del termine), semplicistici o invidiosi che non vogliono ammettere i meriti e le virtù altrui.

    Infatti, non sono solo i cittadini tedeschi, come lei osserva, a ritenerci colpevoli, ma un gran numero di cittadini-PIIGS è convinta che il proprio Paese lo sia e auspica il virtuoso vincolo esterno. Ormai la situazione si è spinta così oltre che nessun politico e nessun giornale può più dire la verità ai cittadini europei, contribuendo di fatto ad allontanare la soluzione e a fomentare pericolose acredini di stampo razzista.

    Le due domande finali sono molto interessanti, direi che sono il nocciolo della questione, ma lo sarebbero ancora di più le vostre esplicite risposte (sua e del professor Piga). Ecco, vi chiederei un ulteriore coraggioso passo avanti.
    Dunque, perché non viene affrontato il problema del coordinamento delle politiche macroeconomiche a livello europeo?
    Perché i quotidiani (e i partiti) italiani non tengono questo aspetto in nessuna considerazione?

    E aggiungo, a questo punto vi pare possibile recuperare quei nobili valori (ammesso che siano mai esistiti) dei padri fondatori, senza i quali il progetto europeo si riduce a un progetto imperialistico, antidemocratico e antisociale?
    E se non fosse possibile recuperare quei valori e quella volontà politica di cooperare per il bene comune (di tutti gli stati e di tutte le classi sociali), proseguire su questa strada non sarebbe criminale?

    Grazie

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  4. Approfitto dell’intervento di Silvia (30/06/2012 @ 12:31), per porgere anche il mio ringraziamento al professor Piga per il lavoro che svolge (è il mio secondo intervento, ma seguo il blog dal gennaio di quest’anno).

    “Ormai questi luoghi comuni (cicale, formiche, maiali e altro bestiario) sono stati così capillarmente diffusi in tutta Europa”, da far temere che si possano creare le condizioni in cui, come evidenziato dal professor Bagnai, “la politica lascia il passo alla storia con la doppia S maiuscola”.

    Speriamo ovviamente che non sia così, ma se si pensa che i vertici dell’Ue sono composti da annoiati ed avidi miliardari, e da bizzarri personaggi come Van Rompuy (quel buffo signore che vediamo spesso nei filmati dei vertici Ue mentre accoglie i leader europei come fosse il concierge di un albergo), Barroso, Rehn (l’uomo che si è fatto un’idea della cultura italiana leggendo Guareschi, e se ne vanta pure), ecc., la speranza vacilla.

    E se ricordiamo – se ne parla qui:

    http://www.gustavopiga.it/2012/banchiere-passera-crisi/

    che il fallimento delle politiche di austerità di Brüning aprì le porte al nazionalsocialismo di Hitler, la speranza soccombe.

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