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Ci vuole il Buffon d’Europa. Al resto ci pensiamo noi.

A me spiace francamente di essere insaziabilmente scettico anche di fronte ai successi che vengono raccontati sulla stampa.

Mi dico che mi ricordo Buffon e la sua rabbia post-partita, insaziabile, sbuffante, critico, scontroso. Eppure Buffon è bravo, mi dico, la sua parata sulla punizione con la palla che schiaccia le sue lunga dita sulla traversa e salva l’Italia è stato un gesto meraviglioso, come il passaggio svogliato e perfetto di Cassano a Balotelli, quello dei muscoli e del sorriso, quello lì, sì, il bresciano doc.

Se vittoria sarà, sarà quella finale che salva l’euro. Non abbiamo vinto nulla, ha ragione Buffon. Non dobbiamo mollare. Dobbiamo capire la strategia migliore per vincere questa partita. Non far correre a vuoto i nostri più importanti giocatori, rischiare pure qualche contropiede pur di stringere l’avversario nella sua area, sostituire i giocatori che non giocano per la squadra ma per se stessi.

Chi siamo? Chi fa parte della squadra? Angela Merkel? Certo. E’ un giocatore eccezionale la Germania, con difetti evidenti di chiusura del gioco e incapacità di smistare la palla, ma che difensore superbo. Se la Germania è in squadra il contropiede verrà bloccato, gli errori, le sbavature del centrocampo, resi meno pericolosi.

Il centrocampo, ecco, è lì che aspettiamo il leader che orchestri, che faccia sentire la squadra unita e con uno scopo, che inventi il passaggio, l’idea vincente. Monti? Può darsi, se non si incaponisce a tirare lui stesso verso la porta. Se l’affondo finale lo lascia a qualcuno che capisca meglio di lui come inquadrare la porta. Ma il rispetto che genera può aiutare la squadra, certamente, può intimorire l’avversario.

Dopo la serata di ieri mi sono chiesto se la strategia seguita è giusta per segnare il gol della vittoria. Certo, io da ieri sera vedo 2 vincitori, ma non ancora l’Europa.

Vincitrice è Angela Merkel che porta a casa il regalo più dolce e gradito, la supervisione bancaria presso la BCE entro l’autunno. Ovvero: il controllo della politica industriale bancaria europea in Germania tramite la potente Bundesbank. Un risultato eccezionale (che infatti il Bundestag ha premiato concedendole il Fiscal Compact). Eccezionale per l’Europa? Lo sapremo solo dopo che avremo letto che garanzie verranno a controbilanciare un potere che, nelle mani della BCE, avrà tutta la tendenza a non essere esercitato naturalmente a favore di un credito efficiente ed efficace verso imprese e cittadini, vista la pessima supervisione sinora da parte delle banche centrali e la storica tendenza di queste a proteggere e favorire le banche piuttosto che a regolarle. Se il Parlamento europeo (Domenici, Serracchiani, e tutti voi parlamentari ci siete? Siete pronti?) pretenderà di essere delegato a esercitare la funzione di cane mastino che controlla, pretenderà che la BCE a lui riporti, pretenderà che questa sia obbligata a rispondere dei suoi errori, allora forse sì potremo sperare.

Il secondo vincitore è la Spagna che viene aiutata finanziariamente e ottiene ossigeno per i suoi conti pubblici. In parte ciò aiuta l’Europa: per ora lo spread di tutti i paesi in crisi scende perché il mercato respira per l’aiuto alla Spagna (dal 27 al 29 giugno lo spread italiano è sceso di 40 punti base, quello spagnolo di 61).

Che noi italiani si sia vincitori lo giudicheremo prima di tutto dall’andamento dello spread nei mesi a venire. Una volta incorporato l’effetto Spagna, la discesa dello spread italiano dipenderà solo da noi stessi. In primis da cosa effettivamente abbiamo ottenuto al tavolo negoziale. Il first best, l’ottimo, sarebbero stati gli acquisti diretti dei titoli italiani della BCE, ma non siamo riusciti ad ottenerlo. Ben presto il senso vero dell’accordo circolerà sui mercati e vedremo dove va lo spread: se il mercato si convince che l’Europa e la BCE intendono far sì che lo spread si abbassi permanentemente sotto quota 250, per esempio, ciò dovrebbe avvenire rapidamente. Altrimenti nulla è stato ottenuto.

Ma anche se lo spread scendesse a quota 250, per l’Europa dell’Italia e della Germania a me così care – e che non sopporto qualcuno contrapponga come se fosse l’Europeo di calcio –  la partita, come direbbe Buffon, non sarebbe finita.

Ci vorrebbe il gol, certo. E chi è l’unico attaccante che può segnarlo? Ovvio, siamo noi, i cittadini di questo meraviglioso continente. E per farlo, questo goal, per dire quel SI’ così tuonante da far tremare i mercati ed il loro piccolo potere, dobbiamo volerlo. Dobbiamo sentire fluire nelle nostre vene la voglia di stare uniti, la solidarietà tra cittadini dell’Europa, insomma, dobbiamo vedere il senso della marcia che stiamo percorrendo: la crescita, l’occupazione, il benessere comune.

Per fare questo non c’è spread che tenga: ci vuole molto di più. Ci vuole che si faccia crescita, subito e maledetta, così da avere poi spazio per fare le giuste riforme che ogni Paese necessita. Ci vuole che la Germania spenda in deficit, e che l’Italia spenda in una cornice credibile in cui distrugge quello che spesa pubblica non è: i mille trasferimenti inefficienti da contribuenti a imprese decotte, corruttrici o non concorrenziali. Questi soldi, assieme ai risparmi derivanti dal calo degli spread, man mano dovranno essere reimmessi come vera spesa pubblica nell’economia, generando crescita, e permetteranno pian piano al settore privato di riacquisire fiducia per investire  ed ai mercati di acquistare titoli a spread sempre più bassi. Quando il settore privato sarà pronto per rientrare a pieno titolo nell’economia, comincerà la ritirata del settore pubblico. Quando avremo segnato il gol, potremo tranquillamente difendere il vantaggio con il supporto della credibilità che ci da la Germania.

A quel punto questo mio giovane amico potrà dipingere sul suo splendido viso pieno di adulta e civica passione anche la bandiera blu a stelle gialle.

2 comments

  1. Giuseppe Pizzino

    01/07/2012 @ 11:00

    Il timore per un osservatore pagano è che la BCE possa, ancor di più, assumere maggior controllo (potere) finanziario nei confronti degli Stati Sovrani. Forse sembrerà semplicistico ma, dare la possibilità alla Banca Centrale di poter, attraverso una (ri)capitalizzazione forzosa ( acquisendone la proprietà), controllare le banche, anche quelle che fanno parte del board della Banca d’Italia, può sembrare che, semplicisticamente, così consegniamo la sovranità finanziaria, monetaria e politica alla Germania. Le banche tedesche non hanno bisogno di essere ricapitalizzate dalla BCE. Può capitare che, semplicisticamente, alla fine della fiera i soli soci della BCE saranno le banche tedesche e la stessa BCE. Non vorrei che questa sia la vendetta di Angela per l’eliminazione dalla semifinale. Ci ha fregato ?

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  2. Giorgio Zintu

    02/07/2012 @ 07:15

    Il calcio non è una buona metafora della situazione europea. E’ invece adeguata a descrivere la realtà italiana e (visti i numeri) il carattere degli italiani, molto distanti dal contrasto della corruzione, un requisito questo indispensabile per essere europei e per ottenere risultati onesti e apprezzabili.

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