La questione della qualità delle nomine dei componenti delle Autorità o delle società pubbliche controllate mi pare questione altamente rilevante. E difficile da risolvere. Se lasciata alla politica è altamente politicizzata, se lasciata ai tecnici politici è altamente individualizzata (che Monti per la Rai nomini 2 persone di qualità ma legate ad un ambiente a lui vicino è altamente significativo al riguardo).
E’ una questione complessa, da risolvere per il bene della collettività. Le Autorità furono create per essere indipendenti ed ho sempre trovato questa una contraddizione in termini piuttosto buffa e pericolosa. Buffa perché è impossibile che qualcosa in una società sia “indipendente” e la questione è piuttosto come renderle le più dipendenti possibile da una forma accettabile seppur vaga di “perseguimentoo dell’interesse generale”. Pericolosa perché concentrando il potere decisionale fuori dalle stanze della politica rendea il rischio di cattura da parte di interessi particolari più evidente e spiccato.
Che le soluzioni non siano semplici lo dimostra il caos occorso attorno alla questione dei curricula, da molti invocato come toccasana, soluzione che si è dimostrata assolutamente incapace di dominare il contesto di cattura delle nomine da parte della politica.
E poi non scordiamo che non sempre è detto che leader esperti e competenti nelle Autorità sappiano generare buoni risultati se pressati dalla politica o se circondati da funzionari incompetenti o catturati a loro volta. A chi rispondono del loro operato se non è stato a vantaggio dell’interesse generale?
Penso a tutto ciò mentre leggo un lavoro di 3 bravi economisti negli Stati Uniti che guardano al rapporto tra istruzione dei cittadini e “buon governo”.
Se c’è una cosa che sappiamo per certo è che il Buon Governo cresce invariabilmente con una maggiore “alfabetizzazione dei cittadini” (vedi grafico) e, importante, questo sia nelle democrazie che nelle dittature. Dunque votare serve, ma qualcosa altro fa sì che l’istruzione dei cittadini rende migliore l’azione del Governo. Cosa?
La loro opinione è che cittadini più istruiti “protestano di più”. Lo fanno o perché sanno farlo meglio, o perché hanno acquisito più sensibilità per il bene comune, o perché temono meno le possibili minacce dei burocrati. Un’altra possibilità è che i burocrati stessi con più istruzione migliorino.
Non credono molto all’idea che sia il maggiore reddito e non la maggiore istruzione a portare a protestare maggiormente per avere questo migliore Governo: più soldi, migliori avvocati, ecc… Ma mettono alla prova anche questa possibilità.
Con una ampia batteria di dati, si divertono infatti ad esaminare quali sono, nel mondo, le caratteristiche dei cittadini che protestano e che si esprimono più ampiamente e con più facilità.
Se 13,6 cittadini su 100 in media al mondo si lamentano dei servizi ricevuti dal Governo, per cittadini laureati la probabilità è del 4,5% più alta: un valore molto più alto.
Il risultato interessante è che questo effetto positivo della maggiore istruzione è più forte nei paesi a bassa istruzione che non nei paesi ad alta istruzione. In questi ultimi tutti “sanno o son capaci” di lamentarsi e protestare, aumentando la qualità complessiva del servizio pubblico. Nei paesi a più bassa istruzione, sembrano dire i dati, “solo l’élite istruita protesta”: e forse diminuisce con ciò (perché son pochi?) la probabilità di ottenere il Buon Governo.
Altri elementi dal loro studio. Il dato che i cittadini si lamentano in Paesi con ampia istruzione è indipendente dal fatto che il paese sia una dittatura o una democrazia. E’ un risultato importante, che suggerisce come il meccanismo vincente sia quello della “protesta dal basso”.
Come è altresì importante che le lamentele, scoprono gli autori, non dipendono dal reddito ma dall’istruzione. Se proprio qualche altro fattore spiega la capacità di lamentarsi maggiormente con un Cattivo Governo, oltre appunto all’istruzione, è … il possesso di un cellulare!
Mi direte, ma allora con i cellulari noi italiani siamo posizionati bene per ottenere un buon Governo, comprese delle buone Autorità? Purtroppo no: il livello d’istruzione italiano è così basso (24° su 27 nell’Unione europea quanto a laureati) che spiega benissimo perché non riusciamo a pretendere ed ottenere un buon Governo come gli altri Paesi.
Abbiamo dunque una ragione in più per spingere sull’acceleratore di una migliore e soprattutto più pervasiva istruzione superiore. Ma nel frattempo che fare per le nostre Autorità? Perché vengano assicurate le giuste nomine ed una loro efficacia nel dominare materie tecniche e complesse resistendo a pressioni politiche?
Ci vuole pressione sul Governo. Pressione di tanti, non di pochi, di persone istruite, capaci di individuare quando un candidato proposto non è all’altezza, capaci di individuare, selezionare, proporre, sostenere un candidato all’altezza, sorvegliandolo e aiutandolo durante il suo mandato una volta eletto.
Se è vero che è la domanda dal basso e la lamentela che ottiene il risultato del Buon Governo, allora credo che ci sia una sola strada obbligata. Quella percorsa da Stefano Quintarelli, candidato recente(e sconfitto) della Rete per la potente Autorità delle Comunicazioni. Appoggiato da tanti che credevano nella sua competenza e passione (io non lo conosco). Tanti a cui poi il Quintarelli avrebbe dovuto rispondere della bontà del suo operato con i fatti.
Se così sarà, se buone candidature nel futuro verranno sottoposte da tanti individui anche grazie alla forza della Rete, la politica dovrà ascoltare. Dovrà ascoltare quando arrivano dei curriculum non a casaccio dalla società civile, da tantissimi individui istruiti che avranno valutato e scelto un potenziale candidato.
Certo poi siccome i candidati saranno tanti, tutti scelti da vasti gruppi di cittadini, spetterà alla politica fare la scelta finale: ma la rosa finale sarà fantasticamente varia, competente e responsabile.
E’ andata male questa volta? Non bisogna mollare. Bisogna partecipare come cittadini, selezionando accuratamente i candidati, esperti e volenterosi. La strada è tracciata, basta lamentarsi, si può fare: usate i cellulari e organizzatevi!
09/06/2012 @ 18:19
Il problema italiano è la sua atipicità: tanti telefonini cell. e poca istruzione. Quindi tanta protesta e per i motivi (diagnosi) errate.
In pratica gli italiani sono facilmente eccitabili alla protesta e questo chi detiene il potere lo sa e lo usa. Perciò diffuso uno slogan (es; il concetto di casta), apparentemente protestatario, si va avanti con la protesta ottenendo esattamente il risultato voluto dai gattopardi: che tutto cambi restando tutto uguale.
Il problema della casta (che il sistema dell’insegnamento universitario esemplifica come paradigma) è un semplice problema di:
1) mancata attuazione della Costituzione, letta restrittivamente sul principio della selezione per pubblico concorso (che si espande comunque ad una precostituzione di requisiti adeguati e mirati, alla par condicio e alla costituzione di organi selettori imparziali nella sostanza);
2) mitologia (euro-legittimata) della “privatizzazione=liberalizzazione” (l’importante è confondere i due termini), il cui indispensabile corollario è che la spesa pubblica è tutta e sempre cattiva (tranne quella fuori bilancio, per capitalizzare e ricapitalizzare società dove nominare e assumere senza concorso e selezione di merito)…
La mitologia si è con immediatezza manifestata sulle Autorità indipendenti (che tali a rigore non sono mai state, secondo il rigoroso standard USA dove sono nate), dove oltre all’avidità della politica si è innestato l’autoritarsimo paternalistico della tecnocrazia (lasciaci lavorare ragazzo, tanto non puoi capire) e questo fin dagli esordi…
10/06/2012 @ 10:14
Bravo Professore! Continui cosi non dobbiamo mollare!!! Articolo fantastico!…..Mi dispiace solo non poter intervenire, sono diplomata in ist. Magistrale aime’ e tutto quello che so lo devo alla mia lunga esperienza lavorativa, sono un assicuratrice, pero’ sto leggendo di tutto grazie alla rete e alla tecnologia.In bocca al lupo!
11/06/2012 @ 08:26
Il problema delle authority indipendenti si potrebbe affrontare attraverso una radicale riforma dei criteri di scelta della dirigienza.
1) Chiunque abbia i requisiti necessari può candidarsi. Non potrà comunque candidarsi nessun ex-parlamentare o ex-ministro
2) Il Parlamento o il Goevrno, laddove previsto un loro intervento, potranno bocciare un candidato dandone motivazione
3) Tra tutti i candidati qualificati la selezione avverrà per sorteggio
4)Il Presidente ha piena autorità nella selezione del personale, avendo facoltà di rilasciare coloro che non lo soddisfino.
Lo stesso sistema dovrebbe applicarsi alle municipalizzate