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Scuola 2: i soldi, il metodo, l’azione per il pari accesso allo studio

Giustamente mi fate notare che, “va bene il tuo pezzo per la scuola, ma tu cosa proponi”?

Non sono un super esperto, ammetto. ma ammetto anche che la soluzione adottata dal rettore di Scienze Politiche a Parigi ha un grande senso. Lui lo faceva sui numeri piccoli, noi potremmo mettere in moto la macchina sui numeri grandi, su tutte le scuole, specie le tarde elementari e le medie inferiori.

Un maestro di sostegno non per i più meritevoli, ma per coloro che dimostrano un potenziale di attitudine allo studio che rischia di essere vanificato da circostanze esterne difficili, ambientali ed economiche. E vero supporto per questi ragazzi. Abbiamo dei maestri di sostegno bravissimi per i meno abili, inseriamone uno nelle scuole anche per questi talenti a rischio. Con ore suppletive sia in aula che fuori per concretizzarne il potenziale.

Va fatto prima del liceo. Mi ricordo di un bell’articolo di Paola Giuliano che non so se ho già citato su questo blog ma che merita di essere ricordato in questo contesto. Dicevo sul Corriere della Sera di più di 2 anni fa:

“Paola Giuliano, economista, ha di recente mostrato come le famiglie “povere” italiane non investono in istruzione perché loro stesse poco istruite e dunque non a conoscenza del suo valore per i figli. I padri, in questo caso, tendono a non indirizzare i figli verso il liceo reputando le scuole tecniche e professionali un miglioramento rispetto all’istruzione da loro stessi ricevuta. A parità di talento (voto alle medie) dei ragazzi, un padre con uno scarso livello d’istruzione riduce di oltre il 50% la probabilità che il figlio frequenti il liceo, anche se questo – mostra l’autrice – pregiudica le chance di successo e di completamento degli studi universitari, legate al tipo di istruzione superiore conseguita: “una volta che ragazzi di talento di famiglie non abbienti scelgono la scuola superiore “giusta”, il liceo, le loro possibilità di terminare l’università sono poco diverse da quelle di ragazzi provenienti da famiglie abbienti”…. Per risolvere questo “circolo vizioso dell’istruzione” è necessario dunque agire prima: per esempio, una capillare campagna di informazione, prima del termine della scuola dell’obbligo, sul valore dell’istruzione. Senza mai dimenticare di arricchire di sostanza il messaggio: ovvero garantire studi superiori di grande livello.”

Il maestro di sostegno potrebbe dunque anche avere anche quella funzione di tutor che aiuterebbe a segnalare ai genitori ed al Ministero i tanti casi di talenti che si perdono nei rivoli dell’indifferenza. E mobilitare le risorse a suo favore.

Ecco, siccome un altro lettore mi ricordava dei grandi sprechi negli acquisti di beni e servizi che avvengono nella scuola, suggerisco vivamente di trovare le risorse per questo progetto nel taglio agli sprechi proprio nelle scuole.

Ma di farlo.

10 comments

  1. Antonella Carusi

    03/06/2012 @ 08:12

    Sono pienamente d’accordo su quanto ha scritto in merito alla scuola e alla SUa proposta ( questo e’ il mio primo commento su un blog, preferisco limitarmi a leggere gli articoli ), ma su questo argomento non posso fare a meno di provare a dire un mio modesto parere, visto che sono coinvolta in quanto mamma di una figlia che frequenta il secondo liceo scientifico e con poca voglia di studiare ma per fortuna con tanta voglia di informarsi ( almeno una cosa e’ positiva!), fatta questa lunga premessa, mi piacerebbe che nella scuola ci fossero : professori piu’ preparati, meno superficiali, che coinvolgessero di piu’ gli studenti sui problemi della societa’ che li circonda, lo studio della Costituzione per esempio, la sua prof di storia lo fa, scambi culturali con l’Estero, quest’ anno l’ abbiamo provato ,ottima esperienza!
    Libri di testo migliori, il ns.Villari ( famoso libro di storia ai miei tempi) docet, e poi servono scuole professionali SERIE, prima di iscrivere mia figlia al liceo, ho fatto un giro delle scuole, come del resto tutti, e purtroppo mi sono resa conto che quelle professionali tipo : alberghiero, segretaria d’azienda, ragioneria, pedagogico, ecc… Non sono altro che dei luoghi in cui si ” buttano” i figli a cui non va di studiare e di fare nulla, per carita’ tra questi purtroppo poi c’ e ‘ una piccolissima parte che ha davvero voglia di impare una professione, che naturalmente viene penalizzata da un sistema sbagliato, parlo con cognizione di causa per esperienza vissuta da una figlia di miei amici, insomma proviamo a cambiare radicalmente tutto e tutti, specialmente la mentalita’ e’ dura lo so, dopo anni di ” veline , di bunga bunga e tronisti”, ce la possiamo fare!

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    • GianMarco Tavazzani

      04/06/2012 @ 07:13

      Antonella ci ricordi una cosa grande: forse persin più dei Maestri (di vita mentre insegnano) servon genitori motivati come Te!
      Ai tempi ‘deamcisiani’ l’ammirazione e la stima verso i maestri (sì, delle elementari già!) da parte della società) veniva trasmessa ai figli dai genitori e dal loro vivo desiderio di dare ai figli la possibilità di aprir alla loro mente nuovi orizzonti e quindi il fine ultimo dell’insegnamento.
      L’esempio di quell’ammirazione muoveva i ragazzi all’emulazione ed al desiderio di conquistar quella stessa stima dai propri genitori innanzitutto.
      Eran i tempi in cui un “BRAVO!” magari detto con occhi lucidi valeva più di un iPhone.
      Quei tempi non son finiti da soli, non è vero che il velinamento sia ineluttabile, dipende drammaticamente dal fatto che i genitori accettino di subirlo (e, nei casi peggiori, di incoraggiarlo!) o che vi guardino con sufficiente distacco perché ‘quidquid est’, i figli guardano ai genitori per una guida, loro basta uno sguardo, un levarsi di sopracciglio, un cenno, un tono… e già sanno come meritare un abbraccio!

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  2. GianMarco Tavazzani

    03/06/2012 @ 10:09

    Ho avuto tanta fortuna nei miei primi 21 anni di vita, quanto a Maestri!
    Ho forse avuto anche un ‘talentaccio’ nel cavarne sin il sangue con l’opportunismo dei giovani, capaci di crear desiderio di spendersi a loro favore.
    Se c’è un buon investimento sociale, quello sarebbe quest’espungere i più entusiasti di imparare, quelli che meglio han compreso la gioia d’aprir finestre sui nuovi fantastici panorami che la fantasia superano, prenderli e chieder loro di comunicare (dir ‘insegnare’ ne squalificherebbe la missione) quel che nessuno più di loro ha sperimentato di persona: la gioia di scoprire, quella di connetter concetti ed infine insegnare. Poi… anche morire divien più facile: appagati!

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  3. Sono d’accordissimo sul fatto che si dovrebbe permettere ai giovani talenti di sviluppare le proprie potenzialità. Tuttavia il numero di iscritti ai licei scientifici o classici è aumentato, a danno degli istituti tecnici o professionali. Ma quanti sono realmente tra gli iscritti a questi licei, coloro che hanno le capacità di potersi affermare? Lei è un professore universitario, ma quanti tra i suoi studenti pensa che sinceramente abbiano la possibilità di poter svolgere un ruolo importante nella società?
    Siamo realisti: non tutti possono essere essere presidenti della repubblica, direttori di banca, dirigenti di grandi società, professori universitari o svolgere altri lavori intellettuali. La società richiede anche chi svolge lavori manuali, quali il falegname, l’elettricista, l’idraulico, il negoziante di alimentari. Tutti lavori che nessuno vuole piu fare, ed è questa la causa dello scarso tasso di occupazione, specialmente tra i giovani. I licei e le università sono pieni di braccia strappate all’agricoltura, che non hanno grandi capacità intellettuali o grande voglia di imparare, e che sarebbero molto piu produttivi se iniziassero a lavorare a 18 anni.

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    • Concordo in parte. Ma le evidenze sembrano segnalare un mondo diverso da quello che lei teme: nessuno si laurea in Italia, siamo ultimi in Europa. Qualcosa vorrà dire. E soprattutto che dobbiamo rimediarvi, includendo nel rimedio il forte sviluppo di “università” altamente formative post-scuola per mestieri manuali.
      Sul liceo, i dati dicono questo: che i talenti alle medie, quando vengono da famiglie a basso reddito che non hanno fatto liceo, tendono a non fare liceo e dunque a non affermarsi all’università

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  4. Giacomo Gabbuti

    05/06/2012 @ 22:44

    Con un po’ di ritardo:

    Non stimava i geni, sia militari che politici. Sosteneva che per sconfiggere Napoleone, che era un genio, era stato necessario Wellington, che non lo era affatto. “Non scoraggiamoci, dunque – concludeva – per le poche doti che possediamo. Anche la nostra durezza di comprendonio è stata prevista nel disegno universale, contro le idee troppo allettanti, ovvero facili a diffondersi”

    Ennio Flaiano, Diario Notturno

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