Questa storia degli asili e delle scuole che caricano un prezzo ai genitori degli studenti ritardatari scatena i miei ricordi su un lavoro di Gneezy e Rustichini citato da Dan Ariely.
Raccontano di una scuola che si reggeva da tempo su un equilibrio di norma sociale e non di mercato dove i genitori ogni tanto facevano tardi nel recuperare i figli a scuola e la scuola non caricava nessuna penale. In assenza di un prezzo, i genitori, sentendosi in colpa rispetto ai maestri, non facevano tardi spesso.
Malgrado ciò la scuola decise di caricare un prezzo, un piccolo prezzo, per i ritardatari. Si decise dunque di abbandonare una norma sociale e di entrare in una norma di mercato. La reazione dei genitori fu sorprendente per la scuola: aumentarono notevolmente i recuperi-figli fatti in ritardo. I genitori smisero di sentirsi in colpa e valutarono che il costo caricato era notevolmente inferiore al beneficio di arrivare in ritardo. La scuola incassò denaro, ma si ingolfò con troppo extra lavoro per i maestri che restavano ancora di più coi ragazzi dei genitori ritardatari finita la scuola.
Si cercò di tornare indietro, al vecchio regime di norma sociale, abolendo la penale. Ma, sorpresa, i genitori smisero di pagare ma non smisero di arrivare spesso in ritardo: una volta abolita una norma sociale per una norma di mercato, è difficile ripristinarla. Il senso di colpa non c’era più.
Ecco, modesto consiglio a chi inserisce un prezzo là dove prima non c’era: ci pensasse due volte, perché il suo mondo rischia di cambiare per sempre, e non sempre in meglio.
13/03/2016 @ 08:35
Bello.
Il tema è delicato: citi il senso di colpa. Riporto poche righe del professor Sandell della Harward University tratte dal libro: Quello che i soldi non possono comprare: i limiti morali del mercato.
«Assegnare un prezzo alle cose buone può corromperle. Questo perchè i mercati non solo distribuiscono beni: essi esprimono e promuovono determinati atteggiamenti nei confronti dei beni oggetto di scambio. [...] Spesso gli economisti assumono che i mercati siano inerti, che non abbiano ripercussioni sui beni che scambiano. Ma questo non è vero. I mercati lasciano il segno. Talvolta, i valori di mercato scalzano i valori non di mercato di cui verrebbe la pena tener conto».
13/03/2016 @ 09:36
Già. Cito quella frase alla seconda lezione del primo anno di corso. Importante che i ragazzi capiscano la differenza tra economia di mercato e società di mercato.
13/03/2016 @ 12:14
Interessantissimo articolo, perche’ le cose cambiano se cambiamo noi, e noi cambiamo se siamo costretti a farci domande cui trovare ancora risposte, perche’ siamo spinti a comprendere cio’ che non ancora abbiamo compreso.
Dunque, pero’ se si sceglie di non si assegnare nessun valore al tempo, che e’ l’unica risprsa realmente scarsa che abbiamo, abbiamo due possibilita’ o la schiavitu’ o l’abbandono del minore.
Essendo le strade per diverse ragioni non percorribili, resta da raccogliere un’altra opzione: agire con un valore eterno, educazionale, non piu’ che educativo.
Bisogna porre al genitore domande, prima di proporre soluzioni:
Chi e’ tuo figlio per te? E’ parte di te? Lo senti parte di te? Come pensi di guadagnare la relazione con tuo figlio? Come pensi di accorgerti delle scoperte di tuo figlio e di come le sta elaborando? Piu’ di tutto non occorre sistemare, dare una soluzione recepita socialmente attraverso una soluzione economica, se non ridiamo valore al tempo passato con i figli, che comporta fuori dai prezzi del mercato un’educazione ai valori che abbiamo perso. Il mercato non puo’ regolare tutto, puo’ regolare lo scambio di beni, ma quindi questo sottende che o il bambino e’ un bene per la societa’ da proteggere o e’ un oggetto da scambiare in cambio di un prezzo.
Forse il mercato non regola bene questa dinamica, perche’ appunto la dinamica non funziona per beni non di mercato? Il bambino e’ un bene di mercato? No, E’ una persona e probabilmente i valori delle azioni della Lego si possono assumere come indicatori della grandezza del senso di colpa sociale dei genitori.. Onore alle Lego, e meno male che c’e’..per tutti splendida compagna di infanzia!
13/03/2016 @ 14:04
dello studio di Gneezy e Rustichini se ne era parlato un due anni fa in questo articolo http://www.linkiesta.it/it/article/2014/04/13/che-fai-mi-multi-e-io-trasgredisco/20638/