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Cipro e quel prezzo zero della solidarietà che abbiamo cancellato per sempre

Erik Nielsen di UniCredit:

Un cipriota (o uno straniero) che hanno depositato €100.000 a Cipro nel 2008, a oggi dovrebbero aver guadagnato circa €15.000 in più che se li avessero depositati in Italia o Spagna (e circa €23.000 di più che se non in Germania). Perché il Parlamento cipriota (e molti commentatori) paiono suggerire che una tassa del 15% su tali depositi (che coprirebbe il conto anche per quelli sotto i 100.000 euro) sarebbe irragionevole ora che le banche sono in difficoltà, ma che tedeschi, italiani e contribuenti di altre zone dell’euro dovrebbero invece pagare il conto? Per me, la posizione cipriota è semplicemente invendibile al resto d’Europa

*

C’è un prezzo che è speciale, per noi economisti. E’ il prezzo zero.

Quando ad un individuo aumenti il prezzo da 5,5 euro e 5,51 euro, reagisce molto poco. Ma quando a volte lo alzi da zero a 1 centesimo cose incredibili avvengono.

Come negli asili nido israeliani. Dove le mamme erano abituate, quando in emergenza, a venire a riprendere i loro bambini con un po’ di ritardo e a sopportare gentili rimbrotti delle maestre che rimanevano con i bimbi fino all’arrivo dei genitori. Quel rimbrotto manteneva a livello di guardia ritardi eccessivi e ripetuti da parte dei genitori.

Ma poi la scuola ha deciso: basta. Se dobbiamo aspettare, che i genitori paghino una quota, un prezzo. Presto detto presto fatto, da una norma sociale si è passati ad una norma di mercato. E la scuola ha rimpianto la mossa: i genitori si sono abituati ed hanno cominciato a lasciare sempre più spesso i loro figli un po’ più tardi, dispostissimi a pagare un  prezzo positivo e non più curanti del tempo libero dei maestri, ora pagati.

Ma a quel punto la scuola non è più potuta tornare indietro come prima. Eliminato il prezzo, le mamme hanno continuato a fare tardi senza sentirsi in colpa: la norma sociale era stata cancellata nella loro mente dal periodo di relazione di mercato con la scuola.

*

Penso a questa storia così ben raccontata dall’economista Dan Ariely quando penso a Cipro. Ed al disperato e comico tentativo di tornare indietro nel negoziato sulla tassa patrimoniale sui depositi bancari, riducendola, ma mantenendola, cercando così di mostrarsi più comprensivi e solidali con Cipro.

Ormai la frittata è fatta: avere messo un prezzo sugli aiuti a Cipro cancella qualsiasi parvenza di solidarietà europea. Avere eliminato il prezzo zero da pagare per gli errori delle banche cipriote ma non dei depositanti ciprioti, ha eliminato qualsiasi percezione di solidarietà europea. Nella mente dei risparmiatori che valutano dove indirizzare nel mondo i loro risparmi e nella mente dei cittadini ciprioti il vulnus c’è e rimane.

Siamo passati ad una norma di mercato, via da una norma di solidarietà. E dunque, sapete cosa? Se tanto mi da tanto, dovessimo anche fare l’unica cosa intelligente geopoliticamente che ci rimane da fare, eliminare completamente la tassa, il vulnus ci sarebbe ancora, intatto quasi quanto prima, nella mente di ciprioti e risparmiatori. La frittata è fatta.

Siamo ormai nel mondo parallelo e fantasticamente assurdo ma logico di Erik Nielsen (che ovviamente ha anche interessi privati della sua banca per parlare in quel modo) per il quale non solo ora nei mercati finanziari chi guadagna di più deve essere punito, ma soprattutto dove le posizioni degli Stati devono essere “vendibili” a quelle degli altri, ovvero una norma di mercato nelle relazioni internazionali. Quegli stessi Stati che con il progetto dell’euro si erano impegnati a costruire una casa comune, una norma sociale, nella buona e cattiva sorte. O forse no?

36 comments

  1. Marco Calabrò

    21/03/2013 @ 10:32

    Professore inizia anche lei a convincersi che il sogno €uropeo non è altro che un incubo? La cooperazione e la solidarietà non appartengono all’€uro, oramai è evidente… (in realtà sarebbe dovuto essere evidente già da quando la Germania ha iniziato a fare politiche economiche infischiandosene della cooperazione e della coordinazione con gli altri Paesi…)

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      • Buongiorno professore. Sono convinto che il suo sogno europeo sia il mio stesso sogno, e lo chiamiamo sogno solo perché non è ancora realizzato. Chiamiamolo “progetto”, così da eliminare ogni implicazione di astrattezza.
        Ora, il problema è che il “loro” progetto è in avanzata fase di realizzazione, anzi quasi ultimato, e quanto più si consolida tanto meno il “nostro” avrà possibilità di affermarsi. Persistere su questa strada è fare il “loro” gioco, il tempo è dalla “loro” parte, non dalla parte di noi (ex)cittadini.
        In tanti anni di montagna la cosa più importante che ho imparato è che quando si sbaglia sentiero la cosa migliore, prima di perdersi definitivamente, è tornare indietro e ritrovare la traccia da cui ripartire: frustrante, faticosa, ma unica opzione davvero saggia.
        Per restare in metafora, lei si ostina ad andare avanti in un bosco che si fa sempre più fitto; lei sa che ci siamo persi, ma confida di arrivare presto o tardi a una radura dove riprenderemo a orizzontarci. Intanto si fa notte.

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        • Bentornato Mauro! Sentivo la sua mancanza. Pensi che stranezza la sua metafora. Ho appena finito di leggere Kafka sulla spiaggia di Murakami e il personaggio si perde in una foresta fitta per arrivare … ad una radura. Interessante a sufficienza, la fine della foresta non è la risoluzione del problema. E’ l’inizio della vera sfida, quella con se stessi. Ecco Mauro, io credo che non siamo ancora arrivati al momento della verità. Ci siamo vicini. Poi comincerà la vera battaglia.

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  2. Stefano Caiazza

    21/03/2013 @ 10:59

    Personalmente ritengo che il problema Cipro sia più complesso.
    E per una volta tanto non sono in disaccordo con la linea europea.

    Intanto constato che parliamo di un Paese che, legittimamente, si è posizionato in Europa offrendo un livello di tassazione, finanziaria ma non solo, molto bassa, unitamente alla garanzia di segretezza sui depositi.
    Non è un caso che le banche cipriote siano (state?) piene di denaro di oligarchi russi ed ucraini.
    E’ un male? Certo che no.
    Però quando le cose “vanno male” è doveroso che sia il Paese, autore e responsabile delle scelte di politica economica, come anche della supervisione bancaria, a pagare. Per i cittadini si chiama peer monitoring: monitorare perché se le cose vanno male, pagano loro. Un atteggiamento potenzialmente in grado di esercitare pressioni politiche (nelal funzione obiettivo di tutti i politici vi è certamente la rielezione) e ridurre il fenomeno del moral hazard per cui, se pagano altri, non vi è nessun incentivo a comportarsi in maniera diligente.

    Nel caso cipriota c’è di più.
    Con la revisione del piano accettata dall’Europa, ossia con l’esenzione della tassa sui depositi fino a 100.000 euro, caso più unico che raro al mondo, sarebbero stati ricchi investitori stranieri a co-partecipare al risanamento. Questo atteggiamento mi sembra positivo non in quanto punisce la ricchezza, verso cui non ho ostilità anche se auspico che sia frutto di lavoro e/o atteggiamenti onesti, quanto per indicare che la distribuzione del rischio deve avere due code. Chi investe e si appropria dei benefici, anche consistenti, deve sapere che il pasto potrebbe non essere gratuito. Rendimento-Rischio, James Tobin 1958.

    Ed invece no. Si è deciso che il costo del risanamento non dovesse co-gravare su chi si è appropriato dei benefici.
    Ora il mondo plaude al Parlamento cipriota, capace di respingere “la cattiva Europa”.
    Ma sono stati davvero così coraggiosi? Hanno inteso salvaguardare i propri cittadini?
    Io non credo. Basta guardare il comportamento nel caso della vicina Grecia e della tragedia sociale che si sta consumando.
    La risposta è un’altra. PAURA.
    Paura dell’Orso siberiano. Non a caso il governo russo si è mosso con durezza ed esercitando le dovute pressioni. Non a caso Gazprom, il colosso dell’energia, è sceso in campo e probabilmente aiuterà finanziariamente Cipro (certo non a costo zero. Si parla di sfruttamento gratuito delle risorse energetiche del Paese).
    Ma ancor di più paura di una mafia, quella russa, al cui confronto la nostra sembra un collegio per educande.
    Non stati cavalieri coraggiosi i parlamentari cipriota, quanto “vasi di terra costretti a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro”.

    Il risultato? Le banche riapriranno, i capitali prenderanno il volo, ed i cittadini ciprioti pagheranno il conto.
    Per una volta, abbiamo perso l’occasione di far pagare coloro che hanno beneficiato della passata munificenza dello Stato cipriota.
    Abbiamo perso l’occasione di indicare alla finanza che non ci saranno più pasti gratis.

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  3. Forse no.

    Credo che abbia davvero ragione lei, sono proprio stupidi! Se non sono stupidi sono in malafede. Ora devono minacciare di sbriciolare Cipro e i russi cercheranno di approfittarne in ogni modo.
    Come la vedrebbe una bella base navale russa nel mediterraneo?

    O forse era una mossa furba per destabilizzare i PIGS prima dei saldi di fine stagione e per spingere la gente a spendere gli ultimi euro…
    Fanno le prove di rottura disordinata? Ma lei che li conosce: ci sono o ci fanno ?

    Fate presto! chiamate Obama o la neuro! ;-)

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  4. Non c’è alcuna speranza che il suo sogno si avveri prof. Se ne renda conto anche lei.

    Abbiamo bisogno anche di gente come lei dalla nostra.

    Questa Europa è un incubo. va demolita perchè possa nascerne una migliore.

    pagando il prezzo, se sarà il caso. ma va fatto.

    ne va del nostro futuro e di quello di chi verrà dopo di noi.

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    • Grazie Mr. Tee. L’importante è avere valori comuni. Poi il futuro è così … futuro, che le strade si intersecheranno quando meno ce lo aspettiamo.

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  5. Stefano Caiazza

    22/03/2013 @ 07:57

    Grazie Paolo.
    Ho letto con interesse l’articolo di Alberto. Non trovo sostanziali contraddizioni. Anzi, ribadisco, che soprattutto quando si intraprendono politiche, come sostiene anche Alberto, di dumping fiscale, è giusto che il Paese contribuisca a pagarne il prezzo. Specialmente, è la mia tesi molto poco europea e molto orientata agli interessi nazionali, se una parte cospicua del costo grava su non-ciprioti. Il fatto poi che una parte, più o meno rilevante, provenga da attività probabilmente non totalmente lecite, può rendere più accettabile la norma. In maniera “egoistica”, avrebbe potuto comportarsi la Grecia quando una parte rilevante del proprio debito privato era in mano a banche estere.
    Se vogliamo cambiare direzione, non dobbiamo certo demonizzare né la finanza né la ricchezza. Ma rendere chiaro che i rischi sono reali. Tornando ad una visione Europa (mi sembra che negli ultimi anni vi sia questa tensione tra interesse comuni e interessi nazionali) è doveroso ribadire che i costi dei risanamenti non gravino unicamente sui contribuenti degli altri Paesi membri. Certo, da qui alla situazione Greca, vergognosa per insensibilità sociale, di acqua ne passa veramente molta. In medio stat virtus,

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    • @Stefano Caiazza @Paolo Gibilisco
      Scusate se mi intrometto… credo che la risposta di Paolo fosse diretta a Luca (non a Stefano) che attribuisce gli attuali problemi di Cipro all’eccessivo statalismo e all’aumento della spesa pubblica (nel post “PS su Cipro e sulla insipienza europea”).

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  6. Sono in completo disaccordo con l’uso che fa della parola “solidarietà” che implicitamente avalla la distorta logica moralistica dei “virtuosi” creditori del nord (la stessa logica per cui in un rapporto adulterino l’uomo è un abile conquistatore e la donna una pu–ana).
    L’unica differenza tra lei e mainstream €uro-dittatoriale è che lei rimette al buon cuore – che NON hanno, altrimenti non avrebbero fatto quello che hanno fatto – dei “virtuosi” la carità per i poveracci, mentre i secondi gli passano sopra come bulldozer.
    E questa logica emerge non solo da questo post, ma da altri articoli e da suoi svariati lapsus (che siano involontari è una mia supposizione).
    L’azzardo morale dei “virtuosi” creditori contro gli stati (i cittadini) non è per niente virtuoso, ma un autentico crimine contro la cittadinanza (facilitato dall’€ che protegge gli scellerati e incauti investitori dal rischio di svalutazione delle monete deboli).
    La solidarietà vera avrebbe dovuto essere il principio fondante, avrebbe dovuto evitare questa situazione, non è il tozzo di pane da elemosinare alla fine, in un sistema completatamente distorto e sbilanciato.
    Non voglio carità per chi ha avuto la “sfortuna” di nascere cittadino qualsiasi ancor peggio se in uno stato del sud, io voglio che A MONTE ci siano regole che garantiscano i diritti di tutti gli attori sociali e quindi evitano che si vengano a creare simili squilibri.
    Insomma, penso che “un colpo al cerchio e uno alla botte” non sia una strategia onesta (per caso glielo avevo già detto?)

    ps
    un caro saluto al professor Gibilisco!

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    • Solidarietà è un sostantivo che deriva dalla parola francese solidaire ed ha come suo significato principale quello etico-sociologico. Sta correntemente ad indicare un atteggiamento di benevolenza e comprensione, ma soprattutto di sforzo attivo e gratuito, atto a venire incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che ha bisogno di un aiuto. Wikipedia.

      Reply
      • Ma guardi che lo so cosa significa.
        Sto a dire che chiedere solidarietà per le vittime di un sistema ingiusto a chi questo sistema lo ha volontariamente creato è ridicolo. Come chiedere a un rapinatore di lasciare 3 € al derubato per comprarsi il pane.
        Dica che dietro al piano di salvataggio di Cipro ci sono 5,8 miliardi di crediti dei “virtuosi” investitori tedeschi (o solo per “coincidenza” corrispondono al piano di salvataggio richiesto dalla UE?!?).
        Scriva a chiare lettere che gioco sta giocando la Germania invece di veicolare velatamente il mito della virtù ariana. Spieghi che il loro è un modello mercantilistico, superato e inesportabile (a loro infatti interessa solo di esportare prodotti, mica modelli…. peggio degli States!!!).
        Dica a chiare lettere che vogliono l’impero (di cui noi siamo provincia da sfruttare). Dica che diventeremo la Grande Calabria d’Europa, che ci sarà la mezzogiornificazione, la desertificazione, che il nostro comparto produttivo sarà annientato.
        Faccia una bella biografia degli “idioti di Dusseldorf” (che non potendo fare la voce grossa al di là dell’Oceano, fanno i prepotenti con PIIGS) invece di appellarsi ad una falsa “solidarietà” di facciata per un misero tozzo di pane.

        ps
        Se vuole le riporto una sotta l’altra tutte le sue effermazioni equivoche, ma è un lavoro da certosino (e inutile: mi auguro sappia quello che ha scritto).

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        • Carissima, mi dispiace ma io non la vedo come lei. Anzi, sono agli antipodi. Per me cittadini tedeschi ed italiani non si sviliscono con stereotipi e la Germania non è l’Impero del male. Continuo a vedere nelle sue parole la vera causa del male europeo e non la soluzione, mi spiace.

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  7. Dimenticavo, cominci a scrivere il “coccodrillo” per la Slovenia (se non lo ha già fatto).

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  8. Ma quali stereotipi? Non cerchi di buttarla sul razzismo perché non attacca.
    Sto parlando della politica della Germania, non ho niente contro un qualunque signor Müller vittima di un raggiro quanto noi.
    Non è forse d’accordo che le virtuose banche tedesche hanno selvaggiamente foraggiato credito e bolle varie sotto la supervisione della Bundesbank che oggi fa la morale agli altri?
    Non è forse mercantilistico il modello tedesco? Le pare sostenibile? O solidale?
    Possono esistere esistere in quel modello “virtuosi” creditori e produttori se dall’altra parte non ci fossero debitori e consumatori?

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  9. “Non puoi prendere il denaro dei piccoli, che non hanno colpe, per darlo alle banche, che hanno truccato tutto”
    “C’è dolo dei governanti: ora ci sarà una fuga di capitali dalla Spagna, dall’Italia, dal Portogallo oltre che da Cipro e dalla Grecia. E chi si avvantaggia sono le banche tedesche”
    Jean-Paul Fitoussi
    Però sono le mie parole che hanno causato l’euro disastro, mica la politica tedesca e le banche!!!!

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    • Causa il disastro chi parla per stereotipi. Tedeschi o italiani che siano. Perché non ragiona per costruire ma per demolire. Le sue parole non hanno causato l’”euro disastro” ovviamente, ne rafforzano la causa solamente. Ma io non dubito che ci sono altre forze in gioco che lei fa nascere e crescere con le sue parole. Forze che aiutano l’Europa. Quindi le ritengo da sempre utili alla causa europea.

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      • Merkel, Bundesbank & C. NON SONO STEREOTIPI, sono la Merkel, la Bundesbank & Compagni (di ricche merende) in carne ed ossa con tanto di nomi e cognomi. Fanno esattamente quello che ho scritto e manovrano l’EU a vantaggio della Germania (non dei cittadini che comunque aizzano contro i PIIGS).

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        • Ma certo che sono stereotipi. La Merkel non è un noome e cognome: rappresenta complessi interessi compositi tedeschi, ovviamente, e lo fa rispettando regole del gioco, e piuttosto bene devo dire, giocando duro. Il problema mi pare piuttosto della nostra grave incapacità di e attenzione a trovare chi rappresenta con altrettanta durezza e forza i nostri complessi e compositi interessi.

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          • E tuttavia il biglietto che mi era stato venduto – e che avevo acquistato con piacere – portavo dritto a un’Europa dei Popoli, solidale e sociale.
            Lei sta descrivendo un’Europa delle Nazioni, ciascuna lottando per il proprio interesse secondo la logica darwiniana del “chi è più bravo (forte) vince”.
            Che ne è stato dei concetti di fratellanza e cooperazione?
            Forse dovremmo finalmente ammettere che si è trattato di pubblicità ingannevole e reclamare il nostro diritto a scendere.

          • Che la Merkel rappresenti i “complessi interessi compositi tedeschi” – che stanno distruggendo l’Unione sottomettendola all’egemonia tedesca – non ci sono dubbi, ma non è uno strereotipo, non è una visione, un concetto astratto… non è un pregiudizio che esiste solo nella mente di chi guarda – purtroppo – e i risultati sono dolorosamente reali.
            E non è neanche vero che rispetta le regole del gioco, perché se l’EU è un’Uniione e la Germania ha accettato di aderirvi, non esiste che un membro giochi CONTRO gli altri. Non è leale e neppure intelligente. La Germania non ha MAI pensato all’unione se non in termini di SUOI esclusivi interessi. Neppure Kohl che pure aveva una visione più illuminata della migragnosissima Angela.
            Sono d’accordo che quelli dovrebbero rappresentare gli interessi dell’Italia e dei paesi periferici NELL’unione (non CONTRO l’unione come fa la Germania) sono degli incapaci, dei venduti o dei sostenitori del mito del vincolo esterno (corollario del mito ariano e della presunta superiorità tedesca).

          • Paolo Gibilisco

            25/03/2013 @ 17:03

            E’ questo il rispetto delle regole del gioco?

            http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/19/crisi-germania-accusata-di-dumping-sociale-davanti-allunione-europea/535542/

            Caro Gustavo, le dimissioni di Barroso le hai chiesto tu quando questa persona (che ha scandalosamente ritirato il premo Nobel per la pace) ha paragonato l’Europa a un club. Attualmente non esiste l’Unione Europea ma solo il Club delle Elite Europee (a guida tedesca). Ne prendo amaramente atto.

            I paesi periferici saltano come birilli e la colpa è sempre di qualcun altro: una volta sono i dipendenti pubblici, una volta troppi IDE (magari della mafia russa), una volta sono troppo pochi IDE, …

            E poi c’è la “stupida” austerità. Che magari tanto stupida non è se riuscissimo a dimostrare che qualche stato o qualche gruppo sociale ci guadagna.
            Senza dimenticare le letterine tipo Draghi-Trichet dove tra le righe c’è scritto “pregasi smantellare urgentemente ogni traccia di stato sociale”.

            A questo punto basta, le condizioni di vita di milioni di persone sono attaccate con inaudita violenza. Non si può più tacere.

            Consentimi la battuta: per capire che c’è un atteggiamento non cooperativo della Germania non mi serve vedere le divisioni corazzate della Wehrmacht a Mezzocorona, mi basta vederle a Bolzano!

          • Questo mi fa venire in mente …romano prodi
            (ascoltato in particolare dal minuto 32′ fino al ‘lattodotto’)

            http://www.youtube.com/watch?v=k1Dd-tNH_Ik

            comunque -se ce la fate – vi consiglio di ascoltare tutto l’intervento di romano prodi (la nostra merkel?) quello che avrebbe dovuto curare e rappresentare i complessi interessi degli italiani ….(e a mio parere -in un certo modo -qualche interesse l’ha curato veramente :il risiko bancario fra monte paschi antoveneta con relativa sopravvalutazione dell’acquisto della seconda
            e successiva disintegrazione della prima senza l’eurozona non sarebbe potuto accadere…)

            Comunque ha ragione alberto bagnai (e tremonti ) il problema piu’ grosso è (stato…) la liberta’ di movimento
            dei capitali in eu ..e in particolare in eurozona
            se le grandi banche e grandi banchieri fossere stati un solo un poco piu’ saggi e assennati la crisi cab dei paesi ‘debitori’ sarebbe stata gestibile (forse)

            onore alla disponibilita’ dialettica di gustavo piga
            (quasi) sempre disponibile a confrontarsi con chi è su una posizione diversa…

  10. Roberto Buffagni

    24/03/2013 @ 08:20

    Gentile Professore,
    con degli alleati come i tedeschi, chi ha bisogno di nemici?
    Questi procedono come negli anni immediatamente precedenti la IIGM, di ricatto in ultimatum in brutale conquista. Intanto, gli altri si chiedono tremanti: “Rovinarsi per la Grecia? Rovinarsi per Cipro?” come un tempo dicevano “Morire per Danzica?”.
    Io direi si smetterla di parlare di Unione, di solidarietà, etc. Se finora queste parole potevano esprimere una legittima speranza, un auspicio non del tutto infondato, oggi mi sembrano divenuto pure e semplici menzogne. Basta raccontare e raccontarsi delle storie.

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  11. Siamo i protagonisti certi di questo epocale cambiamento. Noi e non altri.
    Veramente possiamo pensare di vivere all’interno di una rivoluzione culturale ed economica di estensione mondiale che coinvolge milioni di individui, in maniera comoda, senza rischiare nulla? In tutta tranquillità.
    Possiamo pensare di evitare la terribile esperienza della paura dinnanzi ai ministri del caos e alla sofferenza? No non possiamo, non è naturalmente possibile. La paura però crea divisioni e distorsioni, una trappola che inibisce, che blocca le capacità di lottare e di sperare. Una trappola che imbriglia anche la forza della ragione. E allora usiamola noi questa paura, trasformiamola, sfidiamola, è così che si determina quell’azione che diventa coraggio. Interroghiamoci sui nostri scopi sulle nostre speranze e i mezzi per realizzarle.
    Leggo qui di sogni infranti, è risaputo oramai che i sogni finiscono tutti, e tutti si infrangono prima o poi contro qualcosa che si chiama realtà.
    Ci rimangono i desideri, le aspirazioni le idee. Le idee, quella straordinaria essenza che essere umano produce, intercettando i tratti più significativi della realtà esteriore ma anche interiore, che danno vita a progetti di espansione e rinnovamento, di unione e solidarietà spingendoci sempre più avanti nello sviluppo esistenziale. Quale è la nostra giustificazione ora?
    Se abbiamo creduto in uno scopo, in questo scopo di unione, teniamo vivo il desiderio di raggiungerlo, non perdiamo l’occasione per esserci in questa opportunità unica e irripetibile. Ogni sorta di disavventure attendono il Viaggiatore, ma chi è in viaggio sa bene che ciò che resta indietro non si ripresenterà più. Tuttavia possiamo scegliere, la decisione è alla portata di ognuno di noi, possiamo rinunciare alla lotta e ripararci nell’angolo ripiegato della nostra piccola storia o trovare in noi le motivazioni e le energie per contribuire a una nuova idea di Stati Uniti d’Europa, anche attraverso piccole cose ognuno con la sua personalissima direzione, per un progetto di risanamento , di armonizzazione che determinerà nel nostro futuro una nuova mentalità, un modo nuovo di percepire noi stessi in relazione al mondo e sue alle diversità. Un progetto di pace. Per tutto questo credo sia d’obbligo una profonda riflessione.

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    • Bello.
      Lo traduciamo in greco, spagnolo, portoghese, irlandese e lo diffondiamo fra la gente comune, quella che il sogno lo ha vissuto sulla propria pelle come un incubo e sulla propria pelle ha imparato che la bella utopia era in realtà una distopia atroce.
      Ciò che evidentemente a lei non è (ancora) successo.
      Quando ascolto frasi del tipo “Veramente possiamo pensare di vivere all’interno di una rivoluzione culturale ed economica di estensione mondiale che coinvolge milioni di individui, in maniera comoda, senza rischiare nulla?” immediatamente mi sorge il dubbio di un retropensiero per cui il NOI collettivo è la traduzione politically correct del VOI o del LORO escludente.
      Un po’ come quando ci dicono “abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi” e intendono “AVETE vissuto al di sopra dei VOSTRI mezzi”.
      Per favore… a questo punto della crisi la retorica è insultante nei confronti dei milioni di persone che stanno pagando, incolpevoli, una crisi indotta ed esasperata dal sistema finanziario, secondo il noto principio di privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite di cui questa Europa teo-liberista è alfiere indiscusso.
      Evitiamo, non foss’altro che per pudore.

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  12. Amato: “Tanti giovani si troveranno a dormire in auto”

    L’ex premier Giuliano Amato agli studenti della Luiss di Roma fa previsioni anche sulla previdenza: “Tanti giovani si troveranno con una pensione miserabile con cui non potranno vivere”.
    ROMA (WSI) – E’ la cruda realta’ e non una previsione strampalata, quella di Giuliano Amato sulle prospettive dei giovani, senza piu’ un futuro.

    “Tanti si troveranno con una pensione miserabile, con cui non potranno vivere e si troveranno a dormire in auto”: così si e’ espresso l’ex presidente del Consiglio, davanti agli studenti della Luiss di Roma.

    Reply
  13. Signor Mauro Poggi, ora mi sto recando al lavoro perchè io un lavoro ancora per fortuna ce l’ho ancora. Un azienda che ha visto decimare il personale nel giro di sette mesi dove i restanti pochi fortunatissimi io compresa hanno cinque mesi di stipendio arretrato. Io rimango solo perchè alla mia età, quell’età che ora mai ne ha potute vedere di tutti i colori, tenacemente cerco di resistere. La mia famiglia TUTTA è rimasta vittima di questa catastrofe economica, mio marito ha lavorato più di 30anni anni in giro per il mondo portando l’Italia che lui rappresentava con il suo lavoro di fronte a riconoscimenti oltre che prestigiosi utili per l’industria, l’ambiente e l’ecologia. SPAZZATA VIA. E ricordo bene gli immani sacrifici fatti per accompagnare almeno alla pensione i sui storici dipendenti, ho visto mio marito e la mia famiglia rinunciare a TUTTO, a TUTTO. Quei dipendenti però ora, sono anche i nostri più cari amici. Vede questa è stata un esperienza drammatica per un verso ma ricolma di valori inalienabili da un altro. Il mio augurio per lei è di togliere in fretta il piede che ha messo nella voragine del preconcetto,che insulta me e le tante persone che come me rimangono abbracciate ai loro ideali. La differenza fra me e lei è che io non indico mai una strada che non avrei mai osato percorrere, il suo dito invece indica il peggiore dei sentieri che un essere umano possa tracciare, l’ignoranza e il pregiudizio. Perché vede di stupido non c’è solamente l’austeritá.

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  14. p.s. @ mauropoggi / Suggerirei inoltre di non prendersi il disturbo di effettuare tutte quelle traduzione che sarcasticamente propone, a quando pare le risulta ancora difficile rapportarsi con la comunicazione, in un italiano che lei pratica bene, ma del quale evidentemente le sfuggono i fondamentali significati. La comprensione è quella virtù, quella forza che non conosce livore e che si pratica con la bontà e la sensibilità, oltre che con l’intelligenza.

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    • Cara signora Cristina.

      Mi scusi se l’ho ferita più di quanto non volessi.
      Prendo atto che anche lei ha ricevuto e riceve la sua bella fetta di crisi, da cui deduco che fa parte di quell’umanità dolente a cui è stato addossato l’onere di pagare le conseguenze di un’attività predatoria che altri hanno messo in atto e di cui solo costoro hanno beneficiato.
      A maggior ragione, devo dire, mi risulta incomprensibile la sua posizione… Anch’io, come tanti, ho creduto alla narrazione di una Comunità europea all’insegna della fratellanza, della solidarietà tra i popoli, della giustizia sociale. Ma l’evidenza è tutt’altra e occorre prenderne atto: ci siamo ritrovati a che fare con una distopia anti-democratica, dove solidarietà e giustizia sociale non trovano posto alcuno nella scaletta delle priorità, e dove le esigenze della finanza premiano su tutto.
      Lei pensa che sia questa la rivoluzione economica e culturale, l’epocale cambiamento per cui vale la pena sacrificare il futuro dei nostri figli? (Perché è il futuro dei nostri figli, oltreché il nostro presente, quello che stanno spendendo: generazioni alle prese con la precarietà come condizione permanente, oggi senza alcuna garanzia di lavoro, domani senza garanzia di una vecchiaia dignitosa).
      C’è chi crede che questa unione sia ancora redimibile, che possa essere corretta e trasformata in quel sogno comunitario che ci avevano propalato. Il professor Piga è tra questi.
      E’ un punto di vista che non condivido, secondo me occorre uscire se si vuole ricominciare da “un nuovo inizio”, perché restando vi saremo sempre più invischiati (vedi l’ultimo provvedimento, il Two-pack di cui nessuno, in Italia, al solito parla).
      Il professor Piga la pensa – legittimamente – in maniera diversa. Ma per quanto ho capito (e se ho capito male il professore mi smentirà) quello che ci divide è la diversa opinione sulla miglior strategia per cambiare il sistema, non il giudizio sul sistema in sé – indifendibile sotto ogni aspetto.
      Le rinnovo comunque le mie scuse.

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      • Non si preoccupi, il garbo col quale dimostra di volersi spiegare rappresenta le migliori scuse che lei mi possa porgere, sono io a ringraziarla. Comunque sia, per me l’incidente è chiuso.
        Lei mi chiede il significato della mia posizione, nonostante quelle circostanze tremende. È probabile che il mio post abbia potuto indurre a fraintendimenti proprio per quella frase forse troppo incisiva da lei citata “Veramente possiamo pensare di vivere all’interno di una rivoluzione culturale ed economica di estensione mondiale che coinvolge milioni di individui, in maniera comoda, senza rischiare ?”
        È una frase provocatoria. Un esortazione forse un po’ aggressiva, uno stimolo a non mollare ancora, è un morso dato allo sconforto della resa di chi sta vacillando e ha creduto profondamente al progetto di un un’Unione veramente democratica degli Stati Europei e dei Popoli che per molti tra l’altro assume anche il significato di uno sviluppo umanitario per la pace, propositi che rischiano di fallire rovinosamente per un aggressione finanziaria senza precedenti.
        Sono valori forti questi, andiamo a toccare dei fondamentali dell’animo umano, è difficile sbarazzarsene per chi li ha introdotti in profondità all’interno di sé, sono ancoraggi morali che potrebbero assumere la priorità assoluta nella scala dei valori di un individuo, anche sotto la pressione di un disastroso tracollo possono rafforzarsi nel processo di elaborazione della paura. Questo lo posso testimoniare per via diretta. Senza fare nessuna speculazione filosofica, rimango convinta che sia questa la rotta della nostra evoluzione, la tensione del progresso si estende verso l’unità non verso la separazione, è unendo che ci assumiamo la responsabilità dell’investimento che dovremo garantire alle future generazioni, che con la nostra resa, uscendo dall’Europa rispediremo indietro di 50 anni in una miseria di macerie culturali oltre che economiche, una condizione che non sarebbe molto diversa da adesso, dico questo perché non vedo progetti che diano buone possibilità di un vero recupero in tal senso. Sono egemonie quelle di cui parliamo riferite a quelle Nazioni tiranne, che si affermano nel vuoto politico che gli porgiamo, il piano terroristico di incutere questa paura, così efficacemente riuscito, affonda radici proprio in mancanza di quei valori che abbiamo citato. Che nei giovani risultano essere ancora acerbi e facilmente estirpabili, per questo motivo insisto fino all’ossessione, conosco la forza che tale preparazione può dare per tenere saldo il timone quando la tempesta incombe. Comprendo dalla sua bella mail che questi valori appartengono anche a lei ,altro che dal suo punto di vista la traccia verso questo raggiungimento non è più percorribile, questo ci differenzia solo questo. Ecco dunque le mie motivazioni. Il mio ottimismo appoggia ora più che mai sullo straordinario lavoro che il Professor Piga ha sviluppato nell’ambito dell’Associazione dei Viaggiatori con i Viaggiatori. Non so se ha avuto occasione di valutare questo programma per l’Italia. Un progetto, dettagliato altamente strutturato, al massimo delle competenze, che traccia un percorso possibile di immediata applicabilità. Che si interfaccia in primissima battuta con le urgenze da affrontare nell’immediato per arginare il crollo delle nostre strutture finanziarie, e tutto quanto possa mantiene eretta la struttura dorsale e politica di questo nostro bellissimo Paese. Per questo le parlo di scelte che non possono considerarsi dissennate e di progetti che stanno per concretizzarsi nella nostra realtà, con un passo già fuori da quel sogno. Poi magari non basterà e andrà a finire come lei teme. Per adesso però ancora si può fare.
        Un cordiale saluto.

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        • Per togioere qualunque altro eventuale fraintendimento aggiungo, di sostenere e condividre totalmente con il Professore la tenacissima lotta alla “stupida austeritá” che così bene riesce sempre ad argomentare per farci meglio comprendere.

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